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Autore: kannuki    08/01/2005    3 recensioni
Due mondi sotto un'unica egemonia. La Terra, devastata da terremoti e la Luna, colonizzata e trasformata in un'immensa prigione, obbediscono alle leggi dure imposte dai governatori della Dawn. Amora deve recarsi al più presto sulla stazione abitante e deve farlo in fretta, ma ha bisogno di un 'passaggio'... Spero di non fare una schifezza, mai scritto un racconto di fantascienza prima. Commenti e critiche: tutti ben accetti!
Genere: Azione, Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Penny tornò nell’ufficio con sguardo depresso

Penny tornò nell’ufficio con sguardo depresso. Nora non aprì bocca. Aveva osservato tutta la scena dalla microtelecamera e si era resa conto che qualcosa non andava.

La rossa si sedette e aprì il notebook elettronico, rileggendo il paragrafo che aveva già imparato a memoria, con la testa appoggiata sul palmo della mano e lo sguardo concentrato.

“Secondo te chi è?” chiese all’amica dopo un breve minuto.

Nora scosse la testa perplessa “Non ne ho la più pallida idea! Usciva con qualcuna prima di partire?”

“Non che io sappia”

“Beh, a meno che non sia qualche venusiana teletrasportata sulla Klondike nell’ultima settimana…”

Borbottò l’amica soprappensiero “pensi ti abbia bidonato di proposito?”

La ragazza alzò le spalle depressa “può essere…”

Si alzò passeggiando lentamente. “Magari si è stancato di festeggiarlo con me…”quella cosa la rendeva triste. Era un rituale ormai!

“Usciamo stasera?” le chiese Nora incoraggiante. Penny annuì sorridendo appena. Aprì un cassetto e tirò fuori il regalo di Harlan “che ci faccio? Glielo spedisco con un corriere?” le chiese alzando su di lei due occhioni azzurri rattristati.

L’amica s’imbufalì “se davvero ha una sciacquetta fra le mani, non vuol dire che può buttare nel cesso la vostra amicizia!” esclamò arrabbiata sbattendo le mani sul tavolo liscio. “stasera gli imbocchiamo a casa e ci facciamo una bella panoramica della tipa, se esiste! Voglio proprio vederla!”

Penny la guardò sorpresa e poi sorrise divertita. “Ma tu l’hai mai vista casa sua?”

“No, perché?

“Ti verranno le vertigini”

 

Settore Delta:  Garage riservato

 

I due uomini uscirono dalla stazione aeroportuale in fretta, prima che li beccassero i colleghi e attaccassero i soliti ‘pipponi’ che Leroy non sopportava in maniera più assoluta.

Scostante rompicoglione, pensò Amora finalmente in strada. Quella tipa che si era gettata addosso alsuo’ bel pilota non gliela raccontava giusta. Altro che amica! Quella gli va dietro, pensò scocciata.

Un insetto le girò attorno, infastidendola. Alzò una mano per scacciarlo e si rese conto per la prima volta dello stato del quartiere.

Era un disastro, un vero macello, quel posto: palazzi divelti alle fondamenta, lampioni ancora piegati in due. I bambini giocavano ai lati delle carreggiate dal cemento crepato. In alcuni punti si poteva vedere la strada sprofondare in voragini. Su di esse, erano state sistemate dei lamieroni metallici per consentire il transito ai pedoni.

Amora non si sarebbe mai sognata di metterci i piedi sopra, ma quando vide Harlan procedere tranquillamente, lo seguì un po’ scettica, affrettandosi ad oltrepassarli.

Parlottando fra di loro, come se lei non esistesse,  si diressero verso un garage all’aperto.

Li vide salutare le guardie all’entrata e chiacchierare del più e del meno, mentre Amora fremeva per andarsene.

Che tristezza…quel posto era veramente disastrato!

 

“Bene! Buona fortuna, Preverte. Hai già pensato a dove portarla?!” gongolò divertito Banks, quando si diressero ognuno al proprio mezzo di trasporto.

Amora osservava le macchine incuriosita…quei macinini ancora si muovevano?

La sua attenzione fu distratta dal tono ironico del co-pilota. Guardò Harlan che faceva le smorfie perplesse.

“Non c’ ho pensato...” Bofonchiò appoggiandosi alla portiera chiusa.

Stette un po’ a rifletterci e sospirò esasperato dopo qualche secondo. “Mi farò venire qualcosa in mente!” esclamò aprendo l’auto nera metallizzata.

Leroy lo fissò seriamente, bloccandolo mentre si accingeva ad entrare dentro “lo sai meglio di me che non puoi andare sulla stazione spaziale!”

Harlan lo fissò sorpreso: Banks che si preoccupava per lui? Sorrise divertito “non fare la mammina, non mi succederà niente!”

Chiuse la portiera guardando accanto a se “ci sei?” chiese al nulla.

“Si”

La voce dolce della ragazza rimbalzò nell’abitacolo chiuso e lo fece sorridere.

“Bene...una volta fuori di qui, potrai spegnere quell’affare. Ho paura che ti faccia venire in cancro, quell’affare elettromagnetico!” le disse facendo manovra fuori del parcheggio. La risata allegra della ragazza era piacevole da ascoltare.

Quando furono lontani, Harlan le diede l’ok e Amora apparve al suo fianco facendolo sobbalzare.

“Oddio!” esclamò fermandosi ad un semaforo rosso “non mi ci abituerò mai!”

Amora gli scoccò un sorriso di scuse che lo mandò in fibrillazione. “Vi pagano poco quelli della ‘International Cruise’?” gli chiese indicando l’automobile.

Harlan sollevò un sopracciglio semi offeso “Tsk! Guarda che sei seduta in una signora  macchina!”esclamò battendo il volante in pelle.”le modifiche al motore le ho fatte personalmente e posso assicurarti che non mi sta dietro nessuno, quando decido di tirarla!!”

“Scusa non volevo essere sgarbata” mormorò la voce timida della ragazza.

Il pilota la fissò per un attimo, prima di parlare. ”Figurati! Da quest’impressione a tutti. Ha il motore ricoperto di grafite che è una bellezza e poi..armeggiò col piccolo computer laterale “questo tesorino vola.”

La ragazza si girò con un sorriso ironico “E quando si rompe la ripari a calci?”

“No…questa no”

Il silenzio calò nell’abitacolo mentre si guardavano intensamente. Il semaforo scattò e lo costrinse  a ripartire.

 “Hai qualcuno a cui rivolgerti? Che ti possa aiutare o dare ospitalità?” le chiese serio dopo un pò.

La vide sgranare gli occhi e guardare davanti a se. “No, non ho nessuno” mormorò osservando lo stato delle strade migliorare, mentre si allontanavano dallo spazioporto. 

Ah! Pensò Harlan grattandosi la testa...quindi la doveva lasciare in mezzo al nulla?! Non se ne parla neanche! Con la brutta gente che gira di quei tempi!

“Senti..”

Amora si girò verso di lui e lo fissò con i suoi occhioni scuri.

Ora mi annoda gli intestini! “che ne diresti… io abito da solo…se vuoi..

“Ok” mormorò contenta la ragazza…un luccichio in fondo agli occhi: certo che ci vengo, bambolotto.

Ok?! Le lanciò un’occhiata sorpresa e la vide sporgersi fuori del finestrino con aria incantata.

Quella meraviglia vivente a casa sua?! Dio ti ama, uomo!!  

 

Un palazzo come tanti

Ore 18:00 p.m.

 

Ingo continuava a tirare freccette contro un bersaglio più vecchio di lui.

Aspettava la comunicazione di Audrine da un momento all’altro e continuava a fissare il videofono.

Sbuffò girovagando per la stanza spoglia e guardando l’orologio ad energia solare sul palazzo di fronte...che aspettava chiamarlo? Avevano controllato tutti gli orari dei piloti di carghi provenienti dal pianeta 2 ...la ragazza doveva essere sbarcata per forza!

Un sonoro ‘bip’ lo distrasse. L’immagine di una donna bionda  apparve sul video “non c’era!” esclamò arrabbiata.

L’uomo vestito con una tuta nera, bestemmiò pesantemente “Cage ci hanno assicurato che il soggetto si è regolarmente imbarcato!”

La donna imprecò a sua volta “Senti, io non l’ho vista! I due piloti se ne sono andati per i fatti loro e della ragazza non c’era traccia alcuna!” insistette guardandosi alle spalle.

“Quella tipa ha un congegno appresso che la rende invisibile o cazzate del genere...potrebbe essersela filata alla chetichella ed essere ovunque, in questo momento!” sbottò Ingo col suo sonoro accento tedesco.

“Allora chiama gli altri e cerchiamola! Dobbiamo portarla sulla stazione al più presto o ci rimettiamo tutti la pelle!”

L’uomo spense il videofono con un gesto irritato. Chiamare tutti…e in fretta!

 

 

  
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