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Autore: Lushia    24/07/2014    1 recensioni
Sono passati all'incirca due anni, dopo un misterioso sogno la famiglia trova uno strano bambino. Due sconosciute figure li stanno inseguendo, una oscura profezia pende sulle loro teste e il loro futuro è incredibilmente scomparso. La strada verso la verità è ancora lontana.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 36 – La decisione di Decimo

cover

Non riusciva a lasciarsi dietro il peso dei suoi errori, i suoi pensieri continuavano a confonderle la mente, già abbastanza provata. Dentro di lei c'era ancora lo spavento di essersi ritrovata difronte al loro nemico, senza possibilità di scampo e la terribile prospettiva di stare per morire.
Tuttavia non erano morti, sia lei che Masato erano riusciti a scamparla, l'illusionista aveva preso lo sciamano e se n'era andato, lasciandoli in mezzo alla stradina di un vicolo, da soli e spaventati.
Masato non sapeva combattere, ma la donna possedeva degli artigli e alcune conoscenze in merito, purtroppo però non era minimamente alla sua altezza e qualsiasi resistenza sarebbe stata vana, com'era infatti accaduto.

Continuava a trascinarsi dentro i sensi di colpa, mentre l'uomo biondo li scortava lungo il passaggio segreto che conduceva all'interno della magione.
Masato aveva più volte dato qualche pacca sulla sua spalla, cercando di attirare la sua attenzione e di strapparle un sorriso. La bionda aveva alzato il capo verso di lui, i suoi occhi verdi puntati sull'uomo occhialuto, i loro sentimenti espressi in uno sguardo.
- Avanti... non pensarci più. - disse lui – Non è stata colpa tua, non potevamo farci nulla. Ci ha teso una trappola. -
- E' difficile non pensarci. - sospirò, afflitta.

- Ehi, cosa sono quei musi lunghi? - l'uomo biondo si voltò verso di due, osservandoli con serietà, quasi paterna.
- ...Dino-san, mi dispiace. - Arina chinò il capo, abbastanza mortificata.
L'uomo portò una mano sulla testolina della ragazza, arruffandole dolcemente i capelli color cenere.
- Smettila di essere così giù. - disse poi, riprendendo a camminare, scortando i due.

La donna non sapeva cosa pensare, era ancora abbastanza scossa e si sentiva colpevole di ciò che era accaduto al bambino. Tuttavia, decise di ascoltare i consigli di Masato e Dino, alzando il capo e assumendo un'espressione già più seria, decisa a non mostrare a Decimo quello sguardo triste.
- Come mai Decimo mi ha chiamata? - chiese poi, abbastanza nervosa e non sapendo cosa aspettarsi.
- Quando arriveremo, lo saprai. - il biondo le sorrise, mentre percorrevano il corridoio in pietra dall'aspetto molto antico.

Subito dopo essere arrivati in Sicilia, i due si erano diretti verso la città dov'era situata la base dei Vongola. Il loro obiettivo era proprio la grande magione, purtroppo sotto attacco dei cloni di Clover, così come le basi delle famiglie alleate e non. Proprio prima di raggiungere l'ingresso, i due furono fermati dal biondo boss dei Cavallone, antico alleato dei Vongola e grande amico di Decimo, il quale guidò i ragazzi verso una piccola pizzeria situata in un vicolo poco trafficato. Perplessi, i due avevano seguito il boss fino al retro, dove si trovava l'ingresso per un passaggio segreto che portava direttamente all'interno della magione.
Nonostante Arina fosse cresciuta in quel castello, non conosceva affatto quel passaggio, inoltre era convinta che nemmeno la sua allieva ne avesse mai sentito parlare.
Le pareti erano strette e buie, in pietra così come il pavimento. L'antro aveva un aspetto abbastanza inquietante, illuminato solo dalla torcia di Dino, mentre le ragnatele e gli odori di chiuso e di sporco regnavano sovrani.

- Spero non sia nulla di preoccupante. - Masato sospirò, continuando ad affiancare la donna, dall'aria sempre più preoccupata.
Probabilmente Dino già lo sapeva, ma tutta quella segretezza non poteva fare a meno di renderla più ansiosa.
Raggiunsero degli scalini, anch'essi abbastanza rovinati dal tempo, l'uomo poggiò il piede sul primo e si piegò in avanti, scivolando e finendo con la faccia sulle gradinate.
- Dino-san! - urlò Arina, avvicinandosi a lui e aiutandolo ad alzarsi – Sta bene?? -
- Uh... Sì, tranquilla, è tutto a posto! - l'uomo si stava massaggiando il volto, abbastanza dolorante, mentre si rialzava lentamente.
Iniziarono a salire i gradini, giungendo ad una piccola porticina, situata alla fine delle scale.
- Siamo quasi arrivati, dopo questa port-
L'uomo afferrò la maniglia della porta e l'aprì di scatto, sbattendo con il già dolorante viso sul legno .

Mentre tornava a massaggiarsi il volto, i due ragazzi si lanciarono sguardi perplessi.
- … Dovremmo aiutarlo? - chiese Masato, confuso.
- Non so... Reborn-san mi raccontò una storiella, tempo fa, ma non pensavo fosse vera. -
- Storiella? -
- Uhm... disse che Dino-san era davvero maldestro quando non c'erano i suoi uomini in giro. - raccontò lei.
- … Pensi che sia vera? - chiese il rosso, osservando l'uomo mentre tentava di aprire la porta correttamente.
- … A questo punto... - rispose lei, sospirando.
- Ma... avrà più di quarantacinque anni... - affermò lui.
- Certe cose restano per sempre... -

Finalmente, il boss riuscì ad aprire la porticina senza farsi male, perciò invitò i due ad entrare. La stanza in cui si ritrovarono assomigliava quasi a una cantina, c'erano molti barili e damigiane vuote, Dino si avvicinò ad una parete e bussò un paio di volte, spostandosi verso l'interno, finchè non sembrò soddisfatto e richiamò i ragazzi con un cenno della mano.
Quando si avvicinarono, l'uomo spinse una pietra in rilievo sul muro, che si incastrò perfettamente con un suono quasi metallico. Pochi istanti e, proprio sotto la pietra, si aprì automaticamente un minuscolo passaggio, alto all'incirca un metro, dove i due sarebbero dovuti passare.
- Non viene con noi? - chiese Arina, osservando l'uomo.
- No, non posso. - rispose lui, arruffandole nuovamente i capelli con evidente disagio della ragazza – Ho degli impegni qui fuori. Voi entrate, ci sarà qualcuno ad aspettarvi. -
I due ragazzi annuirono e oltrepassarono il buco, ritrovandosi all'interno di un'altra cantina, stavolta piena di bottiglie di vino impolverate riposte su lunghi scaffali in legno.

Dopo qualche passo, una sagoma fece sussultare la donna, che si voltò verso l'entrata e individuò l'uomo in completo, appoggiato alla parete, che sorrideva beffardo da sotto alla fedora scura.

- Reborn-san! - esclamò lei, avvicinandosi rapidamente al suo “quasi” tutore, che accolse i due con un sorriso.
- Chaos. - fece un cenno con la mano, osservando la bionda – Ben arrivati. -
- Dino-san ci ha scortati fino a qui. - disse lei, voltandosi nuovamente verso il punto da dov'erano venuti. Il passaggio era stato richiuso e, adesso, sembrava una comune parete in pietra – Decimo ha richiesto la mia presenza... cosa succede? - chiese lei, voltata nuovamente verso l'uomo.
- Vieni, te lo spiegherà personalmente. -

L'ex Arcobaleno fece strada ai due nuovi giunti, inoltrandosi nel cuore della magione, attraverso i corridoi e sotto gli occhi preoccupati dei membri dello staff, forse spaventati per la situazione riguardo i cloni. Nell'aria sembrava esserci abbastanza nervosismo, anche se non molto marcato, probabilmente la situazione era sotto controllo ma comunque preoccupante.

Finalmente l'uomo si fermò davanti a una porta decorata e Arina riuscì a riconoscere quella stanza. Si trattava del salottino personale del boss, dove solitamente si svolgevano alcune riunioni, di quelle a cui serviva chiacchierare seduti comodamente su un divano e non ad un lungo tavolo in legno, come quello presente nella principale sala riunioni.
Dopo aver bussato una volta, senza nemmeno attendere la risposta, Reborn aprì la porta e fece accomodare i due, che si ritrovarono in un piccolo salotto composto da alcuni divani scuri, un tavolino in ebano, così come alcuni scaffali colmi di libri e statuine all'apparenza costose, posizionate dietro alle vetrine.
Due alte finestre illuminavano la stanza, le tende scarlatte erano aperte e la luce del sole riusciva a filtrare attraverso le nuvole, giungendo al centro della stanza, sul viso di Decimo, seduto con le gambe accavallate sopra il divano centrale.
Accanto a lui, il suo fidato braccio destro stava leggendo qualcosa da alcuni fogli che aveva in mano, il guardiano della pioggia aveva le braccia conserte e ascoltava con attenzione, il cognato si trovava in piedi davanti agli scaffali, pensieroso, mentre l'unica guardiana donna della decima generazione era accomodata in modo composto accanto ad una splendida donna dai capelli scuri, che indossava una veste bianca e un copricapo particolare. Accanto a lei c'era il suo braccio destro, un uomo alto e biondo.
Arina aveva già incontrato quella donna, proprio alcuni mesi prima. Quasi non si stupì di rivederla proprio quel giorno, alla magione dei Vongola.

Al loro ingresso, i presenti si voltarono, Decimo abbozzò un sorriso e si alzò dal divano raggiungendo la donna, di cui si era preso cura sin da quando era una infante.

- Decimo! - salutò Arina, raggiante, felice che il suo secondo padre stesse bene. L'uomo la strinse a sé leggermente, salutando inoltre il giovane Masato con una stretta di mano.
- Sono felice che stiate bene. Venite, sedetevi. - disse lui, guidandoli verso i divani.
- Decimo... che sta succedendo qui? - chiese la bionda, mentre si sedeva accanto a Yamamoto Takeshi. - La situazione con i cloni... -
- Tutto sotto controllo. - fu lo stesso guardiano della pioggia a rispondere, cercando di rassicurare i due – Non preoccupatevi di loro. -
- Ma ne sono parecchi. - insistette Masato, perplesso – Hanno anche attaccato gli Elektrica... -
- Oh, ma non solo loro. - Arina si voltò verso il rosso – Caesar disse che molti alleati sono sotto attacco. -
- Esatto. Ma non solo gli alleati. - il Vongola sospirò, osservando il cielo al di fuori delle vetrate.
- Il quartier generale dei Neveria è caduto. - disse Gokudera, lanciando uno sguardo severo alla bionda, che quasi non ebbe un colpo.
- ...EH? Il quartier generale dei Neveria?? - ripeté Masato, dando voce alle preoccupazioni della ragazza – Ma... non era introvabile? -
- No aspetta, non è questo il problema! - la bionda scosse il capo, incredula – Undicesima è lì! Lei, Lilium, gli altri boss... -
- Stanno bene. - stavolta fu l'ospite a parlare, la splendida donna vestita di bianco nonchè boss dei Giglionero. - Sono tornati qui in Italia e fra poco ripartiranno, diretti verso la loro ultima meta. -

Arina si voltò verso Yuni, quasi sudando freddo. La donna sembrava tranquilla, le sorrise, ma la bionda non riusciva a calmarsi.
- Ultima meta? Che sta succedendo? - chiese, con un po' di coraggio - … accadrà qualcosa...?
- Sta già accadendo. - rispose lei, calma – E' il normale scorrere degli eventi, non devi temere. - chiuse gli occhi, sospirando.
- … Accadrà qualcosa ai bambini? - chiese ancora.
- Non sono più bambini. - Decimo si voltò, lo sguardo serio incrociò quello di Arina.
- Ma... sono ancora... -
- Sono quasi tutti maggiorenni, secondo la legge Italiana. - disse lui, avvicinandosi al gruppo – Non sono più considerabili come bambini. Ormai sono adulti. -
- … Quindi... anche lei... - Arina sentì quasi un tuffo al cuore. Non avrebbe mai immaginato di sentire quelle parole venire pronunciate da Decimo stesso.
- E' adulta, anche lei. - disse l'uomo, alzando lo sguardo dapprima verso Reborn, che annuì, per poi voltarsi verso Yuni, sorridente.
- Ad ogni modo, i cloni sono deboli ma si riproducono troppo rapidamente. - intervenne Ryohei, portando una mano al fianco e osservando i presenti con apprensione – Come Yuni ha detto in precedenza, l'unico modo di debellarli completamente è distruggere la fonte, Clover II. -
- Si riproducono? - chiese Masato, confuso – Non sapevo si riproducessero! -
- Gli ultimi possiedono questa capacità. - rispose Chrome. - Sono stranamente tutti collegati alla fonte, perciò va distrutto l'originale. -
- Quindi... per annientarli dobbiamo sconfiggere l'esperimento principale, giusto? - ripeté Arina, quasi afflitta. Lo stesso illusionista li aveva messi in ginocchio poche ore prima, rapendo il bambino che stavano disperatamente proteggendo. Non voleva affrontarlo di nuovo, ma probabilmente non c'era altra scelta.

- Nozomi e i suoi amici sono determinati a porre fine a tutto questo? -
La voce di Decimo interruppe i suoi pensieri, alzò lo sguardo verso di lui e cercò di focalizzare la domanda.
- … Eh? - si lasciò sfuggire. Non capiva cosa stesse accadendo né perchè l'uomo le avesse posto un simile quesito. Voleva forse mandarla a combattere? E perchè mai, dopo tutti quegli anni passati a cercare di tenerla lontano dai guai?
Il suo sguardo era serio, in attesa della risposta, perciò la donna chiuse gli occhi e cercò di pensare.

Il suo primo ricordo andò agli sciamani, all'inizio pericolosi ma infine amici, volenterosi di conoscere meglio la ragazza e la sua famiglia, ritrovandosi poi preda dell'illusionista dai capelli verdi. Volevano proteggerli ad ogni costo, erano ormai molto legati a loro, sopratutto dopo il viaggio nella loro terra d'origine e la macabra scoperta.
Un brivido percorse la sua schiena, quando Ex-Ten raccontò loro del nonno di Arashi e Masato, del suo tradimento, dell'omicidio dei genitori, di Stanford e i suoi folli esperimenti. La ragazza e Masato erano davvero furiosi, delusi, avrebbero fatto di tutto affinchè i colpevoli venissero affidati alla giustizia.
Un problema dopo l'altro, tutti nati due anni prima, per colpa delle idee di un folle scienziato. Eppure, nonostante tutto, non si erano mai persi d'animo. Alla fine riuscivano sempre a trovare la forza di combattere.
Perchè? Per quale motivo?
Si sforzò di dare una risposta a quella domanda interiore, voleva davvero poter capire la situazione secondo l'ottica dei ragazzi.

Ma, alla fine, aveva già compreso tutto.

Perchè quella squinternata della sua allieva e i suoi amici volevano a tutti i costi prendere parte a pericolose guerre e problematiche situazioni?
Per realizzare i loro sogni, come avevano detto anni prima?
No, assolutamente.

La risposta era davvero molto più semplice.

- Sì. - rispose lei, osservando l'uomo con decisione. - Farebbero di tutto per sistemare questa situazione. -

“Perchè vogliono aiutare.”

L'uomo abbassò lo sguardo, rassegnato, chinandosi verso il tavolino scuro e prendendo una scatola in legno con decorazioni dorate, che porse senza indugi alla bionda.
La donna afferrò il cofanetto e lo osservò, perplessa, prima di riportare l'attenzione su Decimo.
- Reborn verrà con te. - affermò, serio – Yuni-chan gli ha già spiegato come arrivare da loro. -
- Da loro? - chiese lei, confusa – Perchè, dove si trovano adesso? -
- In Brazile. - rivelò Yuni, anche lei sembrava stranamente più seria – Non importa il luogo esatto, ho già indicato dov'è che vi incontrerete. -
La bionda era quasi incredula, sapeva che Yuni era una sciamana, appartenente inoltre all'antica civiltà, ma non immaginava che avesse un potere divinatorio così potente. Era forse in grado di prevedere perfettamente il futuro? Eppure era impossibile riuscire ad anticipare molti eventi, il futuro cambiava a seconda delle scelte delle persone. Probabilmente riusciva a percepire qualcosa, il futuro più prossimo a loro, sicuramente in un modo più chiaro e veloce di Shinji.
- D'accordo. - rispose lei, decisa. Avrebbe seguito quegli ordini e avrebbe raggiunto i ragazzi, dopotutto era preoccupata per loro e per ciò che stava per accadere, nonostante non sapesse ancora di cosa si trattasse.
- Ti ringrazio. - Decimo abbozzò un amaro sorriso, probabilmente non era davvero sicuro della sua scelta, e forse non poteva fare altrimenti. - Raggiungi i ragazzi e consegna loro i Vongola Ring. -

- Cos-
La donna, che si era alzata poco prima e si era voltata verso Reborn, in quel momento si girò verso il Vongola, il suo sguardo era incredulo e scioccato.
Portò l'attenzione nuovamente verso il cofanetto e poi verso Decimo.
- … I Vongola Ring? -
L'uomo non rispose, si limitò ad osservarla in silenzio.
- Ma... Siete sicuro?? E' davvero giusto che lasciate tutto nelle sue mani?? - chiese ancora.
Anche Yuni si alzò, arrivando di fronte alla ragazza.
- Nella vita, arriva sempre il momento in cui bisogna lottare per i propri ideali, non si può scappare. - affermò lei, sorridendo. - Adesso tocca a loro. -
Nonostante le parole poco promettenti, quel sorriso stranamente le scaldò il cuore, così tanto che non riuscì a controbattere, limitandosi ad un sospiro preoccupato.
Probabilmente anche Decimo si era affidato alle parole della donna e non solo.
Voltò il capo verso Reborn, stava sorridendo anche lui. Aveva sempre sostenuto che, un giorno, la ragazzina avrebbe dovuto combattere così come a suo tempo fece suo padre. Decimo stava solo rimandando quel giorno, cercando di esorcizzare la prospettiva che sua figlia dovesse trovarsi in situazioni pericolose.
Anche Arina stessa, alla fine, si era ricreduta e aveva deciso di lasciarla andare. Tutti gli sforzi di Decimo non erano serviti a nulla, il pericolo continuava a trovare lei e la ragazzina continuava ad affrontare ogni situazione a testa alta.
Era impossibile rinchiuderla in una gabbia, era una Vongola, dopotutto.

- Decimo... quindi, tutti gli sforzi sono stati vani? - chiese la donna, all'improvviso colta da una curiosità. - Intendo, avete cercato di tenerla lontana da ciò per tutto questo tempo... -
L'uomo non rispose, la osservò sottecchi.
- Tu cosa dici? - chiese Reborn, osservandola serio - Cosa pensi di Nozomi, adesso? -
Venne colta alla sprovvista dalla domanda e sembrò rifletterci un po' su, ma alla fine sapeva anche quella risposta. Ci aveva già pensato dalla discussione con Caesar e Duchesse.
- Penso che sia il cielo a guidarla. - affermò, quasi ridacchiando - Avrà anche fatto dei casini, ma ha imparato molto. -
- Allora non sono stati vani. - concluse Tsunayoshi, allargando le labbra in un sorriso.
La donna strabuzzò gli occhi, incredula. Cosa esattamente voleva dire?
Data la situazione particolare, tuttavia, cercò di non rifletterci più del dovuto. I piani di Decimo erano, dopotutto, un grande mistero.

- E' giunto il tempo di affidarci ad una nuova generazione. - scherzò l'uomo in completo, sistemandosi il cappello e avvicinandosi alla porta, invitando la bionda a seguirlo.

Già, una nuova generazione di idioti disorganizzati.”

Quasi non scoppiò a ridere, completamente dimenticandosi del pericolo incombente, mentre raggiunse l'uomo e lanciò uno sguardo alle sue spalle.
Decimo si era seduto nuovamente, il suo volto calmo e fiducioso, un sorriso tingeva le sue labbra.

Probabilmente anche lui aveva visto più in là di chiunque altro.

   
 
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