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Autore: matildemazzocchi    24/07/2014    5 recensioni
Dopo il terzo libro "Allegiant" si pensava che per Tris fosse game over ma la storia continua...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tre anni. Sono passati tre anni da quando c'è stata la querra dei GD ribelli contro il dipartimento. Tre lunghi anni rinchiusa in questa cella della Periferia aspettando di avere notizie di quando uscirò. Tre anni passati ad aspettare di rivederlo.
Lui.
Tobias.
Dopo che David mi aveva sparato non ero del tutto morta. Con tecniche avanzate erano riusciti a tenermi in vita, alcuni scienziati del Dipartimento che vivevano nella Periferia, i quali pensavano che il mio patrimonio genetico fosse troppo inestimabile. Dopo che le cure erano terminate mi hanno rinchiuso in questa cella logora di una parte della periferia sconosciuta al Dipartimento. E oggi sarebbe il giorno in cui dovrei essere liberata, e domani, scortata fino a Chicago. 
L'unica cosa che mi è permessa qui è andare tutti i giorni per cinque minuti al centro di controllo a controllare dei monitor su Chicago, sì, ci sono dei monitor anche qui, ma sono solo lo svago di alcuni a cui piace spiare la gente. 
Controllo sempre se Tobias è in giro, con Christina, Zeke o gli altri. Una volta, qualche mese fa, li ho visti fare la zip-line e c'era anche Tobias che è sceso con un'urna. Forse in tutto questo tempo è riuscito a vincere questa paura. 
Appena sono arrivata qua, dopo molti mesi passati in ospedale mi hanno detto che avevano fatto vedere il mio corpo ai miei amici e dopo l'avevano portato qua, mi hanno anche spiegato che avevano cremato un altro corpo e che quindi le ceneri che Tobias ha sparso durante la zip-line erano di uno sconosciuto. In questo momento mi trovo nella mia cella. 

Da dietro l'angolo a un certo punto arriva Don, il capo della polizia. Ha sempre avuto uno sguardo molto deciso, messo in evidenza dai capelli bianco latte. Oggi invece ha un che di spaventato con un velo di mistero in fondo. «È ora di andare» dice mentre io mi alzo dal mio letto e mi dirigo verso la porta dove Don mi sta aspettando, con passo veloce e deciso.
Quando esco dall'edificio la luce del sole mi abbaglia gli occhi, il caldo è essiccante. A pochi passi dalla porta c'è un furgoncino bianco giá messo in moto. Don mi fa salire e partiamo andando verso casa.

Passiamo davanti al Dipartimento, il quale non cura il nostro passaggio. 
Quando arriviamo in cittá Don tira fuori dal retro del furgone un astuccio da cui estrae una siringa: «È un rintracciatore.» allunga il braccio, fa per inserirmi l'ago nel collo ma io lo fermo dicendo «l'ultima volta che mi hanno iniettato un rintracciatore è stato per comandare un esercito che ha ucciso una comunità intera di persone!» sarcastica. Lui fa una smorfia e poi mi decido a chinare la testa per lasciare che me lo inietti. Ormai le punture non mi fanno quasi più male. 
Il resto della strada la facciamo a piedi, tutti i campi dei pacifici, fino allo Spietato Generale, poi Don si gira dicendomi che d'ora in poi ero libera e che il rintracciatore si attiva solo se mi allontano dalla città per più di 48 ore.
Sono a casa.
Subito mi dirigo verso il quartiere degli Intrepidi, mentre cammini vedo delle luci accese sull'Hancock e mi avvicino furtivamente. Entro dalla porta principale e mi dirigo con passo spedito verso la segreteria. «cerco Caleb Prior.» l'unico di cui effettivamente so il cognome. «caleb?» non è la voce della segretaria. Una voce che ho già sentito non conosco a chi appartenga. «Caleb non vive qui sta vicino al Millenium. Sei Tris vero? Io sono Mike piacere» «come sai chi sono? Per tutti io ero morta, come...» rispondo irritata «be', ecco, io fino a due mesi fa lavoravo nella periferia dove stavi tu e, insomma, avevi una certa fama in quel posto, eri sopravvissuta, eri ai livelli di Harry Potter» dice con una risatina. «be', dicevi che cercavi Caleb, no?» «ah sì, puoi accompagnarmi? Sono tre anni che non faccio un giro in città, faccio fatica a ricordare» dico con un finto sorriso. Ho veramente bisogno però di qualcuno che mi aiuti, troppi cambiamenti. «certamente» risponde ricambiando il sorriso.
   
 
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