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Autore: Riholu    24/07/2014    2 recensioni
[Storia ambientata prima degli eventi di B2 e N2]
Ad Unima non c'è più tempo di divertirsi, perché i Pokémon stanno soffrendo per mano di un team sconosciuto.
Non c'è più tempo di giocare al novello allenatore, e Touko dovrà impararlo presto, se vorrà aiutare la sua regione a curarsi dalle Ombre.
Tratto dal testo:
I due ragazzi si guardarono per un attimo, per capire chi è che dovesse parlare.
Alla fine prese parola il primo.
«Ciò che stiamo per dirti probabilmente ti scioccherà un po', ma non è il caso di addolcirti la pillola. Hai comunque l'età per capire, quindi cerca di affrontare la verità con diplomazia. Qualunque sia. E di crederci, soprattutto»
[REVISIONE IN CORSO --> Capitolo 13]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Touko
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 86



Nel secondo pomeriggio i marinai che, quella mattina, erano rimasti spiazzati dall'avanzare di due Pokémon Leggendari sopra le loro teste, rimasero doppiamente stupiti quando le suddette teste si alzarono al cielo per seguire il volo di un terzo Pokémon Leggendario.

Per la precisione, quest'ultimo era Reshiram, il drago dal candido pelo setoso e antica nemesi di Zekrom.
Sul suo dorso stava N, aggrappato saldamento alla bestia, che guidava il suo volo indirizzandolo nella via giusta.

Dove stava andando?
Ad Auros, anche lui. Seguiva il percorso degli altri due ragazzi, sorvolando le stesse montagne e le stesse pianure, gli stessi mari.

Ma cosa lo portava in una regione tanto lontana?
Semplice: voleva andare via.

Dopo aver discusso con Touko a Ponentopoli sull'operato del Team Plasma, l'obiettivo che perseguiva e il metodo utilizzato, la sua mente era stata dominata dai dubbi.
Cominciava a chiedersi se fosse davvero giusto quel che stavano facendo, se davvero il loro obiettivo avrebbe portato del bene ai suoi amici Pokémon... o se invece quel che voleva suo padre era avere il monopolio su di loro, essere l'unico ad averli al proprio fianco.

Quando la brunetta gli aveva fatto comprendere come lei vedesse la cosa, lui aveva davvero compreso cosa lei volesse dire.
Era anche sotto i suoi occhi, il modo in cui umani e Pokémon collaboravano: molti cantieri li vedeva affianco, occupati ad aiutarsi tra il trasporto dei materiali e la salvezza degli operai stessi, indifferentemente dalla razza e specie.

Si era posto una domanda, allora, che lo aveva messo in seria difficoltà.
Perché stava facendo tutto questo, suo padre?

Touko e i suoi compagni avevano ragione: il legame che intercorreva tra le due creature era davvero profondo quanto antico. Da secoli e millenni convivevano in quasi totale pace e armonia.
Perché, allora, Ghecis si ostinava a ripudiare questo?
Se il sistema funzionava molto bene, perché cambiarlo? Andare alla cieca? Probabilmente anche sbagliando di brutto, e commettendo un errore imperdonabile che avrebbe portato il mondo al collasso, come la sua avversaria gli aveva fatto capire.

Aveva bisogno di parlarne con qualcuno, di questi suoi dubbi.
Le uniche persone che avrebbero mai potuto ascoltarlo, nonostante fosse il “principe” del Team Plasma, erano le sue due balie Antea e Concordia e Touko.
Sì, lei.

Per questo stava andando ad Auros, per poterle parlare...
Non ci aveva pensato due volte a partire, dopo aver saputo dai suoi compagni di viaggio dove fosse.
Sapeva che molto probabilmente non avrebbe gradito la sua visita, né la sua richiesta di delucidazione a proposito del suo dilemma, ma aveva davvero bisogno di confrontarsi con lei.
Lei, che aveva una percezione chiara della vita... a differenza sua.

Sorvolò le ultime montagne: avendo spinto il suo Pokémon al massimo della velocità, sicuro della sua direzione, non aveva impiegato molto a raggiungere la regione, che certo vicina non era proprio.
Forse era la più lontana di tutte, da Unima.

Avvistò Hoenn e cominciò a decelerare, puntando lo sguardo oltre: il territorio di Auros, prevalentemente montanaro e desertico, si palesò ai suoi occhi.
L'immenso vulcano, che sembrava quasi potere creare una breccia tra le nuvole nel cielo, torreggiava su tutti i territori.
N si chiese cosa sarebbe successo se avesse eruttato: probabilmente avrebbe devastato tutto.

“Come possono i suoi cittadini sopravvivere in un luogo simile?” si chiese, pensando a questo costante pericolo e a tutto quel che sapeva su quella regione.
Poco e nulla, a dire il vero, ma avendo conosciuto Wes -che ne era natio- poteva immaginare che tipo di persone circolassero in quel deserto, e quale aspetto potessero avere.

Con un sospiro, cominciò la discesa sulla regione.
Voleva incontrare Touko, sì, ma non certo il suo rivale in “amore”.




-Dunque, Wes, cosa ti porta nuovamente in questo Villaggio? Pokémon Ombra ancora da liberare?- chiese Salapuzio, guardando il giovane Campione.

Dopo l'arrivo all'idilliaco paese di montagna, Wes e Touko erano stati fatti accomodare nella casa dell'anziano governatore del luogo, Salapuzio.
L'abitazione del vecchio, aveva scoperto la brunetta, era l'immenso albero che capeggiava sulla cima dei pendii su cui si fondava Villaggio Sofo: il tronco era ormai vecchio e morto, vivo solo per il potere rigenerativo di Celebi su tutta la natura di quel luogo -da qui la ricchezza della vegetazione-, ed era da sempre stato previsto che il capo del luogo avrebbe dovuto abitare lì.

L'albero era dunque stato scavato e la casa era stata costruita al suo interno, basandosi sulla morfologia del tronco stesso e senza intaccarne nulla.
Le fronde erano sparite da tempo, però, senza che Celebi potesse fare nulla per lui.

La casa dei due anziani inquilini non era grande, come ci si poteva invece immaginare guardando il “guscio” esterno. Era, piuttosto, molto piccola e modesta; si snodava verso l'alto per soli due piani: al pian terreno stavano la cucina e il salotto, mentre al primo il bagno e la camera da letto.
I colori che la componevano erano principalmente sul verde.

Touko si sorprese della semplicità di quel luogo, in generale.
Aveva visto già da fuori che l'intero villaggio non badava certo all'aspetto esteriore, quanto più all'utilità delle abitazioni stesse: tutto quel che veniva utilizzato veniva dalla natura e serviva alla natura.
Mobili e suppellettili erano un vezzo umano, ma abbellivano il tutto con semplicità.

Ora sedeva sul divanetto del loro piccolo salotto e ascoltava la discussione che si stava svolgendo tra il suo compagno di viaggio e l'anziano uomo.

-Non è per i Pokémon Ombra che sono tornato... non precisamente- rispose il biondo, sorseggiando il tè che, nel frattempo, era stato servito loro.
Sembrava la bibita principale da offrire al prossimo, constatò la ragazza.

-Giacché erano degli anni che non ti facevi più vedere e sentire, se non per questioni giuridiche quali ad esempio il nuovo sistema della regione, cominciavamo in molti a credere che il nostro Campione non sarebbe più tornato a casa- disse il vecchio, sospirando.

-Non potrei mai andarmene di qui... a causa del nostro innato “amore per la patria”- sbuffò il ragazzo, seccato per questa cosa.
Nemmeno se avesse perso ogni cosa avrebbe potuto allontanarsi per sempre da Auros.

-Ne parli come se fosse una maledizione-.

-Per me lo è. Sai benissimo, al di là del mio status sociale, la mia stessa situazione familiare... (*)- sospirò il giovane diciottenne, secco.

-Lo so, sì... e capisco come ti senti, nel tornare in questi territori. Ma Auros è una tua responsabilità dal giorno in cui distruggesti il vecchio covo dei Clepto, nel Canyon dell'Eco, e ti opponesti al sistema del Team Cripto, che comandava le file di quasi tutti i commerci clandestini al tempo. Che tu lo voglia o meno, questa regione resterà sempre tua- gli ricordò Salapuzio, con un sorriso.

-Non è solo mia, anche Michael è Campione-.

-Certo, come è sicuro che senza la sua scelta di seguire le tue impronte noi saremmo ancora sotto il comando di Malerio. E perché no, anche Malvaro. Tuttavia, tu hai dato la prima scossa a questi delinquenti che siamo... sei il nostro capo. Ad ogni modo, cosa ti porta in queste foreste? Cerchi ancora la pace?-.

-Quella sono condannato a cercarla per sempre, temo. No, no. Devo parlare con Celebi di alcune cose che implicano i Pokémon Ombra. I Cripto si sono insediati a Unima, adesso, e il problema è identico – ma molto più esteso, tempo. Il problema principale è la sua complessità, ma basterà scovare il capo come sempre e poi ripulire il macello... il motivo principale è legato al suo starter, che mostra segni di aggressività e potrebbe avere un'Ombra non artificiale in sé- spiegò Wes, guardando Touko che annuì.

-Beh, dovrebbe bastare il comprendere questa sua paura e risolverla. Ma mi sembra davvero poco, per scomodare il nostro piccolo guardiano- rispose l'uomo, perplesso.

-Effettivamente... temo di avere anch'io un'Ombra, e vorrei chiedere a Celebi come potermene liberare. L'ho da tre anni, temo, e l'ho riscoperta solo di recente-.

La notizia scioccò Salapuzio, che si sporse verso di lui preoccupato.
-Ma come... come è possibile?- chiese, stralunato.

-E' colpa dei Cripto... mi rapirono, me la "prelevarono", mi fecero fare il giro di tutte le paure degli altri e poi mi rimisero la mia. Da lì venni spedito sotto il comando dei Clepto... ecco come sono finito al loro servizio, senza il ricordo di aver mai fatto richiesta- raccontò velocemente il ragazzo, maledicendo per l'ennesima volta i Cripto nei suoi pensieri.

Piano, bada che sono pure dirette a me” gli arrivò da Abys.

“Tu non rompere”.

-Sono più malvagi di quanto temessi e immaginassi... le Ombre degli umani sono più complicate di quelle dei Pokémon. Più profonde. Andrebbe estirpata via subito, anziché indugiare oltre- esordì il vecchio, alzandosi subito in piedi.

-Ma Wes non conosce ancora il modo per liberarsene- gli disse Touko, seguendo il gesto dell'amico, che si era alzato a sua volta per seguirlo.

-Il nostro Campione non può avere un'Ombra nel suo corpo. Chi ha paura di sé stesso è instabile, piccola Touko, e lui non può permettersi di esserlo. Soprattutto perché costituisce un pericolo per la sua salute e incolumità, visto che se lo attaccasse in un momento critico potrebbe rimetterci la vita. Seguitemi, dunque: vi porterò da Celebi, anch'io voglio sapere- le rispose Salapuzio, uscendo di casa.

I due ragazzi si guardarono, poi lo seguirono lungo il pendio in discesa.
La strada per raggiungere la Foresta Nascosta continuava a scendere, a snodarsi tra i vari corsi d'acqua e zolle di terreno ed erba, raggiungendo la zona più bassa e nascosta del villaggio.
Raggiunsero un piccolo ponte, che sovrastava gentilmente un ruscello creato da uno dei piccoli corsi d'acqua che abbellivano il posto, caduto fin lì.
Oltre al fiume c'era un piccolo pezzo di terreno erboso, poi l'entrata di una grotta, che lasciava intravedere un piccolo laghetto sotterraneo.

Solo allora Touko si accorse che erano sotto alla casa-albero dell'anziano, notando le radici della pianta arborea che si snodavano pallide dentro la grotta, visibili sull'acqua, e anche in rilievo oltre le pareti esterne.
Rimase davvero stupita.

Salapuzio li condusse oltre il ponte, fin dentro la grotta, mentre lei si guardava intorno estasiata: dentro era abbastanza scuro, l'unica luce che filtrava era quella esterna del forte sole di Auros, ma il suono dell'acqua che si muoveva per la corrente rendeva l'atmosfera tranquilla e serena, intima quasi.
In genere lei non sopportava il buio, ma in quell'ambiente si sentiva totalmente sicura.

La camminata era lunga, e lo sembrava di più a chi ne percorreva le vie: dato che accedere alla foresta oltre Villaggio Sofo era principalmente proibito, qualunque via per potervi giungere era davvero contorta, come forma di protezione per il monolite di Celebi.
Considerata la gran quantità di vicoli, anche ciechi, era facile perdersi nei suoi meandri.

-Certo che questo posto è un dedalo...- considerò la ragazza, guardandosi attorno.
La sua voce rimbombò tra le pareti, seppur avesse parlato a bassa voce.

-In verità il percorso è semplice e ripetitivo. Per ora non vedi nulla, per questo ti sembra complicato, ma un giorno lo conoscerai anche tu. Devi solo non preoccuparti del buio. Comunque non manca molto alla foresta- le disse Wes, stringendole la mano visto che le era affianco, parlando sottovoce.

Come aveva detto il ragazzo, dopo qualche altro passo e un nuovo cambio di direzione, davanti ai loro occhi videro l'uscita, oltre il quale si intravedeva una fitta nebbiolina verdognola.

Appena attraversarono l'uscio, la Foresta Nascosta si mostrò loro in tutto il suo mistico splendore: l'erba, smeraldina e alta fino quasi al fianco della brunetta, popolava il terreno perfettamente livellato e faceva da sfondo ad alberi alti e massicci, antichi, tutti latifoglie vivi e rigogliosi che si estendevano apparentemente all'infinito.
Il sole filtrava attraverso le fitte fronde, fendendo la fitta nebbia color smeraldo che dava al luogo un che di fiabesco, di irreale, dando l'impressione di star sognando.

Ancora una volta Touko rimase sconvolta e incantata.
Scinse la mano da quella dell'amico e le portò entrambe alla bocca, gli occhi spalancati.

-Questa, piccola Touko, è la Foresta Nascosta. Il tesoro più prezioso che viene custodito in questa regione costantemente baciata dal sole- disse l'anziano, parlando con tono solenne e sereno, mentre respirava a fondo il dolce profumo di quella vita.

-Questo... questo posto...- balbettò lei, incapace di esprimersi.
Poteva solo rimanere lì, ferma, ad osservare tutto quel che aveva attorno con occhi pieni di sincera ed infantile meraviglia.

-Non c'è luogo che possa essere sereno quanto questo, in tutto il mondo. Questa foresta è viva, ti parla e ti osserva, sempre. Devi solo chiudere gli occhi... è un posto magico. E' tutto questo grazie a Celebi- disse Wes, guardandosi attorno e avanzando un po'.
Subito venne inghiottito dalla nebbia, diventando poco visibile all'occhio dei due che erano con lui.

-Wes?!- lo chiamò stupita la ragazza, tirandolo di nuovo verso di sé e abbarbicandosi al suo braccio, perché non sparisse di nuovo.

-Guarda che non me ne vado, sono qui! La nebbia è fitta, quindi fai attenzione a dove metti i piedi: chissà che pesti la coda di qualche Sentret o Furret- le rispose lui, facendole una carezzina sul capo e cominciando a camminare, portandosela dietro – l'anziano sempre al loro seguito.

Lei lo seguì, tenendosi stretta a lui: sapeva di avere Zekrom con sé, in caso si fosse eventualmente persa, ma non voleva allontanarsi comunque.
Nonostante la pace che provava, la sensazione di sentirsi osservata -come le aveva detto lui- non l'aveva ancora abbandonata, nonostante sapesse che erano occhi gentili.

A causa della coltre verdognola non si vedeva molto, per cui la brunetta non poté godere di particolari scoperte: si guardava attorno, ma tutto le appariva sempre sfocato e confuso, sempre come se stesse sognando tutto.
Il biondo, invece, proseguiva tranquillo e sicuro, avanzando come nulla fosse e seguendo un percorso che già conosceva alla perfezione.

Presto si trovarono davanti a una piccola scaletta, contro cui Touko incespicò non avendola vista.
-Ma cosa...?-.

-Ci stiamo avvicinando al monolite- spiegò semplicemente lui, aiutandola a salire.

Uno, due, tre gradini.
La pedana sopraelevata, in pietra, coperta qua e là dal muschio, proseguiva per soli venti passi per poi aprirsi in una più vasta base circolare, composta da forme geometriche irregolari e alquanto complicate, che si intersecavano tra loro dando vita a un disegno particolare.
Alcune forme sporgevano dal limite, formando degli insoliti raggi, lunghi o corti che fossero, a quello che sembrava un sole di pietra.
Al centro di questa pedana stava il monolite, anch'esso irregolare nella sua circolarità: era cavo all'interno ed era formato da quattro strati e quattro sezioni, che formavano un sistema a croce.

-Quello è il monolite di Celebi?- domandò la ragazza, osservandolo curiosa.

-Esatto. Ma Celebi non viene, se non è chiamato-.

-Hai ancora un Flauto del Tempo con te, Wes?- chiese Salapuzio, rimasto ai margini della pedana in vece di spettatore.

-Credo di sì... non li ho mai usati- rispose il biondo, togliendosi lo zaino color pece dalla schiena e frugandovi dentro silenziosamente.
Controllò le diverse tasche, finché non trovò quel che cercava: un piccolo flauto di un colore indefinibile, diverso dagli altri che tutti conoscevano sia nell'aspetto che nello scopo.

Lo prese e richiuse la tasca, posando lo zaino a terra e portando lo strumento alla labbra per suonarlo.
Una dolce e melanconica melodia si fece strada nell'aria, allietando le loro orecchie, raccontando in quelle note una storia che sembrava intrisa di antichità.

Chiusero gli occhi, ascoltando la musica -e nel caso di Wes suonandola-, mentre diverse immagini si formavano nella loro testa, seguendo il racconto che era nascosto all'interno di essa: immagini di guerra e di pace, di tristezza e felicità, si rincorrevano velocemente o a ritmo più lento.

Quando il ragazzo allontanò il flauto dalle labbra, questo si dissolse senza fare alcun rumore, mentre dal monolite sgorgava una flebile luce verde chiaro, 
proveniente dal foro al suo interno, che filtrava dalle fessure delle pietre impilate l'una sull'altra.
Pochi secondi d'attesa dopo, Celebi fece la sua comparsa, materializzandosi come se fosse sempre stato lì, invisibile, a osservarli.

La piccola creaturina dal corpo verde chiaro emise il suo versetto, volando leggiadro verso il mulatto, il suo corpo toccato talvolta dai timidi raggi di luce che penetravano dalle fronde.
Prese a osservarlo, svolazzandogli attorno, finché non emise nuovamente il suo verso e gli parlò, tramite il suo cuore.

Sei dunque tornato, amico mio!” gli disse, sollevandosi fino al suo viso, non più all'altezza di quando aveva quindici anni, e osservandolo con i suoi grandi e innocenti occhi azzurri.
Le piccole antennine verdi con la punta cerulea gli solleticarono la fronte.

Wes gli rivolse un sorriso, divertito da quel suo modo di fare sempre infantile.
-Sì... sono tornato- annuì, lasciando che quegli occhi gli scrutassero l'anima nel profondo.

Celebi divenne triste, mentre entrava in contatto con lui: aveva percepito Abys.
Avverto in te una profonda paura. Non dovresti temerti, Wes, non sei più quello di prima! Ora sei tu e solo tu, quest'Ombra è solo un residuo di quel che sei stato e che non tornerà mai più. A meno che non lo debelli dal tuo inconscio” gli rispose, posando una manina sul suo cuore.

-Cosa intendi dire?- gli chiese perplesso il biondo.

Ma l'esserino volò via da lui, rivolgendosi piuttosto a Touko.
Tu sei amica di un mio fratello, vero?” le domandò, lasciandola basita quando avvertì la sua voce da bambino.

-I-io... sì... Intendi Zekrom, no?- domandò lei.

Ma nuovamente il piccolo Pokémon non diede una risposta.
Mi piace il tuo cuore” le disse semplicemente, andando poi da Salapuzio.
La brunetta rimase un po' perplessa dal suo comportamento: poneva delle domande, ma non rispondeva a queste con chiarezza...
Trovò che fosse un tantino sfuggente, come creatura e come carattere.

-Celebi, abbiamo bisogno di avere delle risposte...- lo richiamò Wes, vedendo che aveva cominciato a distrarsi.
Difatti, si era messo a svolazzare di qua e di là, felice e spensierato com'era da sempre stato.

So cosa tu vuoi chiedermi, come so cosa la tua compagna vuole chiedermi. Conosco il vostro futuro, il vostro passato e il vostro presente” rispose il Leggendario collegandosi a tutti e tre, avvicinandosi al monolite e osservandolo curioso nei suoi dettagli.

-E quindi... quali sono le risposte che puoi darci?-.

Celebi si volse verso il ragazzo, guardandolo dritto negli occhi, penetrandogli dentro.
Poi gli volò incontro, piano, con tranquillità.
Tu devi risolvere i tuoi problemi, una volta e per sempre. I dolori del tuo passato ti perseguitano, insieme ai rimpianti e ai desideri che hai nascosto e represso per diventare quel che dovevi diventare per sopravvivere. Devi risolvere questi dolori, devi affrontarli... ahimè, non sarà facile. Ti costeranno un grande sforzo. Dovrai avere fiducia in chi hai sempre temuto” gli rispose, serio.

-Fiducia in chi ho sempre temuto?...- ripeté lui, confuso.

Tuo padre, Wes. Tsutai Mokura. Non puoi scappare da lui per sempre, prima o poi dovrete fare i conti... e allora, nulla potrà evitarlo. Devi affrontare le tue paure per vincere le tue ombre, e la tua paura più grande deriva da lui. Tutto ciò che è Abys è sorto dal lui, come conseguenza”.

Wes spalancò gli occhi.
-Non potrò MAI dargli fiducia!!- negò ostinatamente.

Dovrai affrontarlo con la calma, la lucidità. Non lasciare che la tua paura per lui ti accechi: ora non hai più di che temerlo, puoi benissimo affrontarlo ad armi pari. Non sei più il bambino che eri un tempo. Inutile dirti anche che, conseguentemente a tuo padre, anche tua madre verrà coinvolta: anche lei rappresenta un tuo rimorso... l'hai abbandonata per poter vivere la tua vita. Non potrai mai perdonartelo” proseguì il Pokémon, posando nuovamente la mano sul suo cuore.

Ma la libertà da questi timori non cancellerà affatto Abys. Gli darà, invece, la sua libertà. Abys non è un'Ombra comune... non lo è più. Vivendo per lungo tempo con il suo vero Io, che sei tu, ha sviluppato definitivamente sentimenti suoi, una sua capacità logica e una sua volontà. Volontà che, come la tua, non può venire piegata e scomparire. Abys verrà scisso da te, ottenendo una sua totale forma. Ma non svanirà mai, sarete legati anche dopo questo”.

Wes poté sentire il diretto interessato sconvolgersi per quella possibilità e cominciare un po' a preoccuparsi.
Incredibilmente, riuscì a comprendere cosa stesse pensando, benché non proferisse parola: desiderava un corpo suo, Abys, ma davvero sarebbe stato in grado di vivere?

Celebi, mentre il ragazzo abbassava il capo e si chiudeva in un silenzioso e riflessivo discorso interiore con l'Ombra che era in sé, volò verso Touko.
Il tuo Haku?” le chiese.

-Sì... Cosa... posso fare per lui? Per la sua paura? Lui di cosa ha paura?-.

Haku ha solo un enorme timore di perderti. Di vederti in pericolo e di non riuscire a salvarti, aiutarti, come già è accaduto in passato. Prova per te un affetto incondizionato, di quelli che si sviluppano spesso tra allenatore e Pokémon, ma solo dopo un certo tempo. Come Wes e Umbreon, sai? Lui si è affezionato a tal punto fin da subito, però, e non avendo la sicurezza di cui gode un Pokémon veterano -citando l'esempio di prima- il timore di perderti lo consuma. L'unica soluzione è la reciproca fiducia” le spiegò.

-Quindi... dobbiamo solo crescere insieme come abbiamo fatto fino ad ora?- domandò lei, riflettendoci su.

Come minimo! Come per Wes, quella di Haku è una paura naturale. Lui ha solo paura di perderti. Col tempo crescerai, crescerà anche lui, e la maturità sostituirà questo timore più che giovanile. Devi solo controllarlo e richiamarlo subito, in caso di scatti. E' semplice!”.

-Non sembra essere altrettanto semplice per Wes, pur essendo la sua una paura “naturale”, come l'hai chiamata-.

Quella è una paura che non è paura... il suo è un trauma infantile e un prolungato e profondo odio nei confronti del padre. Terrore e ostinazione uniti insieme. Strano come la chiave per la libertà di entrambi sia proprio quel padre che uno rinnega e da cui l'altro è stato creato, eh?” sorrise il Pokémon, svolazzando poi via.

La brunetta rimase un attimo ferma, poi si riavvicinò a Wes, ancora perso nei suoi pensieri.
Lo chiamò più volte, riscuotendolo dalla riflessione solo dopo cinque richiami.
-Cosa c'è, Touko?- le rispose lui.

-Credo sia meglio tornare, ora... Abbiamo avuto le nostre risposte, non abbiamo altro motivo per restare in questo posto- disse Touko, incerta, nel vederlo così preso.
Doveva proprio essere rimasto sconvolto...

-Mmh... d'accordo- annuì, cominciando ad allontanarsi.

Mentre l'anziano uomo, sempre rimasto ai margini e in silenzio, lo seguì subito senza fiatare, la ragazza si trattenne un po' a testa china, anche lei pensierosa.
Alzò un secondo il viso verso il monolite, rendendosi conto di aver ancora una domanda da porre al piccolo Leggendario, ma non trovò traccia di vita alcuna: la luce verdina era scomparsa, dissolta, così come Celebi si era volatilizzato.

La ragazza sospirò, cominciando ad avviarsi per raggiungere i suoi compagni.
Doveva solo andare diritto, no?
Tuttavia, quando voltò le spalle al monolite una voce infantile le giunse leggera, come trasportata dal vento:
Il tuo cuore qui troverà sempre la risposta, Touko”.

Trasalendo per la sorpresa, la brunetta si volse, guardandosi attorno: era la voce del Pokémon, quella, o si sbagliava?
Attorno a lei non vide altro che nebbiolina color smeraldo, per cui scosse le spalle e tornò sui suoi passi, non prima di aver fatto un piccolo inchino al monolite in segno di rispetto.

Celebi sorrise, mentre la osservava a distanza, sia nel tempo che nello spazio, attraverso una piccola finestrella sul mondo, nella sua dimensione senza un'ubicazione precisa.
Sì, gli piaceva proprio il suo cuore.

                                                                                      *
(*): la vita degli altri è privata, quale che sia il suo status sociale. Nella regione, a parte i diretti conoscenti e amici del Campione nessuno conosce la vita privata di quest'ultimo, così come non se ne conosce la famiglia. Infatti di Wes e Michael la gente sa solo che sono fratelli, poi sta ai diretti interessati rivelare di più su di loro.

Okay, sono le 22:55.
Ma!! Ho finito il capitolo oggi, ma sono dovuta uscire prima di poterlo postare.
Che motivo ho di rimandare oltre se il capitolo è già scritto e rischio di sforare il limite di tempo auto impostomi?

Per quanto riguarda il capitolo, chissà che intende fare N! C'è, si sa cosa vuole: ma credo non gli sarà facile avvicinarla in solitario, né beccarli anche insieme. Dato che Wes ha accesso a tutti i siti della regione e Touko l'accompagna, mentre l'altro se li deve procurare i passpartout! XD
Il destino gioca loro un pessimo tiro: mi chiedo quanti di voi avrebbero mai pensato a questo, come modo per liberarsi dall'Ombra, per Wes.
E Abys che non scomparirà? Per la gioia di chi lo odia, oserei dire.
Ma vedrete, anche lui ha un'anima. Per quanto nera possa essere, anche lui ne è ora dotato.
Per Touko la faccenda è molto semplice.
Deve solamente fare molta attenzione, perché Haku non perda la via. Altrimenti sì, che diventerà un Pokémon Ombra... per il bene/male della sua padroncina.

Ringrazio per la recensione:
Noel Le Blanc, che nonostante la fretta mi ha lasciato un commento. Grazie di cuore!!

Bene, ora vi saluto.
Sono un tantino stanchetta =_=
Ciaoo!

 

   
 
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