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Autore: spiritodellaspada    24/07/2014    1 recensioni
Era furibonda. [...] Ma cos’era che la faceva sentire così? Che cosa la faceva andare a fuoco? Era forse per quello scherzo? In fondo non le ne era importato nulla. Era uno scherzo così stupido…eppure la rendeva furiosa. Rivide mentalmente i fatti accaduti e realizzò.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«MA SIAMO TUTTI IMPAZZITI?!» urlò il professore di matematica di Mirko.
I due ragazzi sbiancarono.
«Tu! De Filippo che ci fai nel bagno delle femmine? E tu, ragazzina, le tue urla si sentono in tutta la scuola! TORNATE IN CLASSE ALLA VELOCITA’ DELLA LUCE!»  gridò furibondo.
Mirko non se lo fece ripetere due volte, sapeva quanto poteva essere pericoloso il prof. di matematica. Marina era terrorizzata e corse via rischiando di inciampare ad ogni passo, lodando il cielo di non avere quel tizio come professore.
Tornò in classe dicendo che si sentiva meglio. Per fortuna quel professore non sapeva il suo nome e non poteva risalire a lei, ma Mirko era nei guai. Mirko tornò in classe e fu nuovamente sgridato dalla professoressa di musica (che aveva anche una certa ragione visto che era in bagno da circa cinquanta minuti, senza che avesse dato nessuna spiegazione). Si sedette al suo posto e passò il resto della giornata a cercare di dare un senso ai pensieri nella sua testa. Marina passò il tempo che mancava al suono della campanella a guardare fuori dalla finestra. Vedeva l’acqua cadere ed infrangersi al suolo. Il cielo era grigio e fuori sembrava sera, sebbene fosse mezzogiorno, d'altronde era dicembre. “…dicembre! Fra un po’ è Natale! Anzi fra una settimana esatta!” pensò Marina. Le piaceva il natale, era allegro. Ma l’allegria non durò molto e ritornò a torturarsi per quello che aveva detto a Mirko. Fino a quel momento era riuscita a non pensarci, ma dopo appena cinque minuti cedette e cominciò ad arrossire, poi sbiancò di colpo, poi una smorfia di dolore, poi rabbia, incominciò a torturare la penna che aveva in mano e non si fermò fino alla completa distruzione della stessa. La compagna di banco di Marina la guardava terrorizzata, non sapeva come comportarsi e temeva che se le avesse fatto notare che sembrava una psicopatica ubriaca la situazione sarebbe precipitata. La lezione continuò e dopo aver distrutto la sua penna Marina cadde in una profonda depressione. Sentiva che era arrivato il momento di ammettere qualcosa, almeno a se stessa. Doveva farlo, non poteva continuare così, pensava che le cose si sarebbero risolte da sole, che con naturalezza tutto sarebbe andato al suo posto, ma no! Eh no! Ci voleva proprio una tizia che complicasse la situazione. Nuovamente se la prese con la penna, poi si ricordò che se si erano conosciuti era tutta colpa sua e desiderò trafiggersi con quella stramaledettissima penna. Uscì da scuola, senza ombrello ovviamente. La madre la stava aspettando come al solito al parcheggiò a cento metri dalla scuola. Appena sentì la pioggia caderle in testa, ebbe come un mancamento. Tutte le sue convinzioni caddero miseramente. Si spostò dalla calca di studenti che correvano per non bagnarsi e si mise a sedere sul muretto davanti alla scuola e rivide tutto. Tutto quanto. Lo scherzo in piscina, il calcio, la finta operazione, sentì nuovamente tutta l’angoscia di quei giorni che sembravano lontanissimi eppure vicinissimi. Sentì le lacrime scorrere sul suo viso. Rivide lo schiaffo e sentì tutta la rabbia che era in esso, rivisse il momento della corsa in strada e della dichiarazione. Le parole di Mirko, così belle, così vere. Parole che sembravano dire nulla e sottintendere tutto. Parole cariche di rabbia e di amore, di odio e di sofferenza. Sentì un colpo al cuore, ripensò all’appuntamento con Caio. Quanto era stata stupida, perché non aveva capito tutto prima? Perché non poteva rimediare? Ma che razza di amore era quello di Mirko? Perché diceva di amarla e poi, alla prima bionda che passa, la scarica senza problemi? No, andava bene così, al diavolo Caio, al diavolo Mirko, al diavolo Sara Tufo, al diavolo tutti! Ma chi se ne importa! Caio, quel ragazzo che le aveva fatto battere il cuore per così tanto tempo non era altro che un approfittatore, Mirko ormai era completamente preso da Sara. Come non esserlo? Era una ragazza talmente bella, talmente femminile e dolce. Altro che Marina! Chi se ne frega di lei? Non è meglio “una ragazza che non lo picchia al primo problema”? Come no! Ma per forza! Chi vorrebbe una come lei? …nessuno.  

“Marina…io… a me piace Sara, se ti va bene, bene, se no, meglio” ah! Quella voce maledetta che le ripeteva tutto ciò che c’era di più doloroso nella sua vita! Perché doveva torturarsi così? Ma stiamo scherzando che motivo c’è? Davvero, basta! In piedi! Non c’era nulla per cui essere triste! A lei non importava nulla di Mirko! Nulla! Si alzò in piedi, rivide il sorriso di Mirko, così dolce e malizioso e non potè far altro che risedersi e piangere un altro po’. Era passato qualche minuto dall’uscita e ormai c’erano pochissime persone fuori. Sentiva gli abiti zuppi e tremava per il freddo, portò le ginocchia al petto e si rannicchiò così fissando il prato sotto di lei, ma senza riuscire a vederlo a causa delle lacrime.
“Se non mi comportassi così, tu non ti accorgeresti neanche che esisto!"sentendo risuonare nella sua mente queste parole Marina non  potè che pensare: “Me ne sono accorta che esisti…sei felice adesso?”





Ci avviciniamo alla fine :) buona lettura!

  
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