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Autore: KiarettaScrittrice92    25/07/2014    5 recensioni
Ho deciso di raccogliere qui tutte le mie vecchie e future one-shot di Detective Conan.
Chiedo scusa se ho eliminato quelle vecchie con tutti gli splendidi commenti dei miei lettori, ma spero che questa raccolta riceverà altrettanti commenti e consigli stupendi.
P.S. Alcune informazioni della ff le ho messe in evenienza a one-shot future, quindi non vi scandalizzate XD
Genere: Romantico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Kaito Kuroba/Shinichi Kudo, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Senza di lei


Shinichi era chinato sui quei documenti, che raccontavano dettagliatamente uno dei tanti casi che aveva tra le mani. Stava seduto sulla sua comoda poltrona girevole davanti alla scrivania in mogano del suo ufficio: era talmente concentrato su quei documenti che non si accorse che la sua segretaria era entrata e l’aveva chiamato.
«Signor Kudo!» ripeté la donna.
«Dimmi Kasumi…» rispose finalmente senza però alzare lo sguardo dai quei documenti.
«Gli appuntamenti di oggi sono finiti, quindi pensavo…»
«Puoi andare a casa, allora.» disse senza farla finire.
La donna un po’ delusa, diede le spalle alla scrivania e uscì dall’ufficio, solo in quel momento lui alzò lo sguardo verso la bellissima donna che stava uscendo. Sorrise pensando che era fortunato ad avere una segretaria così efficiente, attraente e allo stesso tempo sensibile come lei.
Erano ormai tre anni che lavorava assieme a lui e, fin dall’inizio, lei aveva provato a fargli delle avance molto sentite. Lui avrebbe ricambiato volentieri quell’amore sincero, non fosse per il fatto che nel suo cuore c’era solo una persona.
Ad un tratto, mentre faceva quei pensieri, dalla radio accesa nel suo ufficio partì una delle tante canzoni che trasmettevano nella stazione, era una canzone italiana.

Io come un albero nudo senza te,
senza foglie radici ormai.
Abbandonata così,
per rinascere mi servi qui.

Rimase ad ascoltarla: attirato da quelle prime parole e da quella melodia malinconica. Rimase ad ascoltarla: impotente, sconvolto. Quella canzone l’aveva colpito.

E mi manchi amore mio,
tu mi manchi come quando cerco Dio,
e in assenza di te
io ti vorrei per dirti che
tu mi manchi amore mio,
il dolore è forte come un lungo addio,
e l’assenza di te
è un vuoto dentro me.

Strinse i pugni innervosito da quanto facevano male quelle parole, mentre l’immagine di quella ragazza stupenda, dagli occhi violetti e i lunghi capelli castani, inondò la sua mente senza lasciare possibilità di fuggire da quei pensieri. Rivide i momenti migliori che aveva vissuto con lei.

E mi manchi amore mio,
così tanto che vorrei seguirti anch’io
e in assenza di te
il vuoto è dentro me.

Il suo viso sporco di sangue, si piantò di nuovo nei suoi pensieri per l’ennesima volta. Erano passati tantissimi anni, troppi ormai, eppure quell’immagine era talmente vivida nei suoi pensieri da sembrare reale.

Grido il bisogno di te,
perché non c’è più vita in me.

Una lacrima gli rigò il viso, una sola, che cadde sul documento che pochi minuti prima stava osservando, creando un piccolo cerchio più scuro sul foglio di carta.
Quando la canzone era ormai alle ultime note si alzò deciso dalla scrivania, raccolse tutti i documenti e li ripose nel cassetto per poi chiuderlo a chiave. Dopodiché afferrò la giacca dall’appendiabiti e uscì dal suo ufficio.
L’aria fredda di quel pomeriggio gli investì il viso, ma non se ne curò. Salì in macchina e mise in moto. Per tutto il tragitto quella maledetta immagine che avrebbe voluto dimenticare per sempre rimaneva fissa davanti a lui.
I soliti pensieri lo pervasero, quel senso di colpa che lasciava un macigno sul cuore. Era colpa sua, era solo colpa sua se non c’era più: non l’aveva saputa proteggere ed era solo colpa sua.
«Non meriti di stare a questa veglia! Se mia figlia non c’è più è colpa tua!» gli aveva urlato Kogoro Mouri il giorno della veglia funebre e quelle parole continuavano a tormentarlo, perché era vero, era solo colpa sua.
Arrivò a destinazione e sistemò la macchina nell’immenso parcheggio semivuoto.
Con movimenti veloci e quasi nervosi si avvicinò al cancello, aprendolo con la mano destra, per poi iniziare a percorre i vialetti del cimitero, con passo spedito. Sapeva benissimo dove andare, ormai quella lapide l’avrebbe trovata ad occhi chiusi in quell’immenso giardino di pietre.
Arrivato a destinazione si buttò in ginocchio davanti alla lapide in marmo bianco.
«Perdonami Ran… Perdonami… Lo so, dovrei andare avanti… Dovrei accettare gli inviti di Kasumi, voltare pagina… Ma non ci riesco… In fondo Takahama non ha mai tradito Akiko, giusto?»
La sua voce iniziò a tremare e, come un moto di sfogo, tirò un pugno a terra.
«Mi manchi Ran… Sono passati dieci anni… ma continui a mancarmi…»
Alzò lo sguardo e vide il suo viso sorridergli. Quella foto rappresentava la vera essenza del sua Ran: era la foto di quando indossava il costume di scena della recita scolastica.

Qui giace Ran Mouri, grande combattente e dolce ragazza.

La sua principessa. Il suo unico amore.

 

Angolo dell'autore:
20/03/14
Lo so è tristissima... Però ogni tanto è giusto cambiare genere, non posso fare sempre la romanticona sdolcinata no?
Anche questa parteciperà alla domenica delle leggende e, per chi fosse interessato, la scorsa settimana ho nuovamente vinto il concorso ^^
Spero che comunque la ff vi sia piaciuta, e magari vi abbia fatto uscire qualche lacrimuccia, dato che io ne ho buttate giù tantissime scrivendola...
Un bacione da me e dal mio onii-san Kaito ;)
KiarettaKid

  
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