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Autore: SallyLannister    25/07/2014    2 recensioni
Carter era un uomo insensibile e a tratti crudele. Non si curava del prossimo nemmeno per attimo, quando però nella sua vita accadde l'impensabile. Diverse vicende si abbatterono su di lui, rendendo la sua vita diversa da come in realtà il giovane aveva sempre voluto.
Questa è la storia di tradimenti, inganni, menzogne, crimini e sì, anche d'amore.
___ Dal Testo ___
[...] Pianse in singhiozzi mentre il ragazzo la guardava senza la minima espressione sul volto. Aveva visto tante donne piangere, lei era una di loro, non aveva nulla di particolare.
Senza degnarla di uno sguardo la lasciò sul letto a piangere e infilandosi un paio di pantaloncini si diresse verso la finestra, arrampicandosi per ritrovarsi sulle scale antincendio del palazzo.
Dopo vari istanti i singhiozzi cessarono e la porta di casa sbatté.
Carter trasse un lungo e intenso sospiro, finalmente era finito tutto.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3
 

Un sussurro, un sospiro e infine un gemito riempirono la buia stanza da letto, dalla piccola e quasi misera casa che Carter aveva affittato in un quartiere di Brooklyn.
Carter rotolò sulla schiena, distendendosi sulle lenzuola beige del letto matrimoniale che per la prima volta in vita sua stava condividendo con una donna da più di un mese e mezzo. La donna in questione è la figlia del suo capo: Kimberly Smith.
L’uomo non avrebbe mai immaginato che avrebbe trovato una donna che l’avrebbe fatto impazzire a tal punto da decidere di passare con lei tutte le notti per un tempo che era decisamente più lungo di una sola notte senza importanza.
Non si potevano certo definire fidanzati, poiché Carter non l’aveva mai nemmeno baciata, figuriamoci averle chiesto di stare con lui. Il loro rapporto era strettamente fra quelle quattro mura; si vedevano, scopavano e poi lei tornava a casa, fingendo per tutto il tempo che Carter non le mettesse le mani sul suo corpo, ancora in fiore.
«Carter… ogni volta è sempre meglio della precedente. Sei un Dio. » Sussurrò la ragazza dopo essersi ripresa dal forte orgasmo che l’aveva travolta pochi istanti prima.
La ragazza dal canto suo era felice di ciò che era accaduto fra loro, ma allo stesso tempo non poteva dire di esserne particolarmente entusiasta; anzi, tutt’altro. Kim non era un tipo romantico, ma non poteva nascondere che aveva un debole per quell’uomo di sei anni più grande di lei. Non era perché fosse più grande o perché fosse più esperto, era decisamente perché lei ne era follemente invaghita.
I sentimenti che attraversavano la ragazza erano complessi e alcune volte rischiosi per se stessa. Era ben consapevole che ogni sentimento nei confronti di chi si coricava ogni notte con lei, non sarebbero mai stati ricambiati e non sarebbero mai stati accettati da suo padre.
«Me l’hanno detto spesso, sì. » Disse con un sorrisetto compiaciuto il ragazzo. S’issò sul gomito per osservare la ragazza, una volta sdraiata accanto a lui. Si concesse il privilegio di osservarla; il suo viso era fresco e dolce, i suoi lineamenti erano delle curve perfette ove Carter ci sarebbe morto ben volentieri, i seni due rotondità perfette che egli adorava baciare e toccare con tutta l’avidità possibile. Era la donna perfetta, se solo non fosse stato quel solo piccolo e unico inconveniente: lei probabilmente si stava innamorando di lui.
La buona coscienza di un uomo normale, avrebbe consigliato chi laddove non ci fossero stati sentimenti ricambiati, egli avrebbe dovuto lasciar andare la ragazza per evitare di spezzarle il cuore, ma la coscienza di Carter semplicemente taceva, tanto che per un periodo pensò di non averne mai avuta una.
Il problema che Kim si fosse innamorata di quella figura così burbera ma sostanzialmente così sexy, non gli sfiorava nemmeno per un istante. Non si preoccupava dei sentimenti della ragazza, perché in cuor suo sapeva che non si sarebbe mai innamorato. Certo, era stata la prima fino a quel momento di aver avuto il piacere di raccontare come fosse avere una relazione – se così si poteva chiamare – con termini più lunghi da parte dell’uomo. Egli non dormiva mai più di una volta a settimana con lei, non le teneva mai la mano durante i loro rapporti e molte volte si asteneva da guardarla negli occhi, lo faceva solo nel momento in cui lei era nel pieno dell’apice del piacere, ma solo per bearsi del suo viso e dei suoi occhi intrisi di piacere; per altro non gli importava di stabilire un qualche contatto con la ragazza.
«Posso farti una domanda? »
«Se proprio devi. » Rispose lui con un’aria scocciata. Ed erano ritornate le solite domande, lui le odiava a morte. Odiava dover rispondere, il fatto di essere costretto a fare conversazione quando odiava qualsiasi rapporto con le persone che non fosse di affari o di sesso.
«Perché fino ad ora non mi hai mai… ba-baciata? »
«Non ne trovo l’utilità. »
«Non credi che sia più intimo fare sesso con una persona che baciarla? »
«Noi siamo intimi. » Tagliò corto lui, già stufo della piega che aveva preso quel discorso.
Per un attimo, entrambi tacquero, nessuno dei due osò proferire parola, anzi Carter per evitare il tutto, si girò di lato dando le spalle alla ragazza che rimase alle sue spalle a pensare.
Egli non la sopportava quando gli faceva delle domande, ma allo stesso tempo non riusciva a smettere di vederla, non perché ci fosse un qualche interesse dalla propria parte, ma semplicemente perché lei lo attirava in modi che non aveva mai creduto possibile. Più l’aveva e più la desiderava. Appena sentiva l’ultimo gemito della ragazza, subito avvertiva la voglia di sentirne ancora, sentendosi per la prima volta VIVO.
Forse era proprio lì che il problema era radicato; il sentirsi vivo. Il fatto che continuasse continuamente di andare da donna a donna era un modo per esprimere la sua voglia di vivere, sentirsi parte di un ciclo di emozioni e sensazioni che altrimenti non avrebbe mai avuto.
Le emozioni che ricercava, però non erano le stesse che gli avrebbe dato una relazione con una donna. Non s’immaginava proprio a fare il padre, nemmeno il marito e quindi nemmeno il fidanzato. Non riusciva a vedersi nei panni del fidanzato premuroso che si preoccupa della ragazza, di andare e prenderla a lavoro o farle regali a ogni ricorrenza. Il brivido? Il brivido di avere a che fare con tante donne tante da perderne il conto, di avere a che fare con ragazze che non sanno nemmeno che lavoro fa, come ha passato la sua infanzia e la vita prima di fare la sua conoscenza. Quello è il vero brivido che Carter cerca dal sesso opposto.
«Hai capito a che intimità mi riferisco. »
«No. Non credo. »
«Sì che lo hai capito. Avanti Carter… perché devi comportarti così, sai che esistono cose migliori da avere solo avventure di sesso. »
L’uomo si mise a sedere, rivolgendo l’attenzione alla ragazza, la guardò negli occhi così profondamente che quasi la turbò. Il suo sguardo non era per niente dolce e comprensivo, anzi aveva una vena di cattiveria che quasi Kim ne fu impaurita.
«Avanti! Adesso parla ne sono curioso. »
«Beh, il fatto di avere una persona che possa amarti…»
«Impossibile. »
«Fammi finire di parlare! » Sbottò la ragazza issandosi a sedere anch’ella per guardare Carter.
Irato di rabbia, anche se non era una rabbia, del tutto giustificata scattò in piedi, mostrando il suo colpo scultoreo e possente alla ragazza. Sembrava veramente una divinità Greca, sembrava baciato dagli angeli se non fosse stato per quella cattiveria assurda che era impregnata nel suo cuore.
«Mi hai rotto ok? Ma cosa diavoli sei una psicologa? »
«Se tu mi facessi parlare invece di blaterare ogni volta. »
«Per farti dire minchiate? L’amore, fidanzatini, pucci pucci? » La prese in giro gesticolando con le mani dinnanzi a sé.
«Non dico che dobbiamo stare insieme, ma almeno di fare un po’ di conversazione.»
«Non ho bisogno di sentirti parlare, se volevo sentirti parlare avrei preso un pappagallo. Almeno sapevo che avrebbe detto cose intelligenti una volta che apriva quel dannato becco!»
Dopo di ché andò verso i piedi del letto e raccolse tutti i vestiti della ragazza e glieli gettò letteralmente in faccia, esortandola in quel modo ad abbandonare la casa del ragazzo.
«Perché fai così?»
«Non ho bisogno di te. Non ho bisogno di parlare e non ho bisogno delle tue schifose attenzioni. Ok?»
Quelle parole colpirono nel segno nel cuore della ragazza che si sentì così usata da scoppiare in lacrime. Gli occhi verdi cominciarono a riempirsi di lacrime che velocemente scivolarono giù per le candide guance screziate di rosso. Pianse in singhiozzi mentre il ragazzo la guardava senza la minima espressione sul volto. Aveva visto tante donne piangere, lei era una di loro, non aveva nulla di particolare.
Senza degnarla di uno sguardo la lasciò sul letto a piangere e infilandosi un paio di pantaloncini si diresse verso la finestra, arrampicandosi per ritrovarsi sulle scale antincendio del palazzo.
Dopo vari istanti i singhiozzi cessarono e la porta di casa sbatté.
Carter trasse un lungo e intenso sospiro, finalmente era finito tutto. Non l’avrebbe più chiamata e se il padre l’avesse licenziato non se ne sarebbe importato. I suoi sentimenti non dovevano prendere il sopravvento, non poteva premettersi di provare qualcosa, perché ogni volta che ci provava qualcosa, glielo portava via.

**

Da quei singhiozzi disperati erano passati già due mesi. Settembre era alle porte e stava portando via l’ultimo straccio di estate di quell’anno.
Ogni tanto Carter pensava ai suoi natali, pensava alla sua città riflettendo sul fatto che non avrebbe mai più rivisto i luoghi in cui era cresciuto.
Ogni volta che ci pensava, però era costretto anche a ripensare ai momenti difficili della sua adolescenza; al momento in cui aveva cominciato ad assumere la cocaina fino a quando si era ridotto a tentare il suicidio in tutti i modi possibili e immaginabili.
Sembrava che più voleva uccidersi più trovavano un modo per servargli la vita, quindi dopo essere stato ricoverato d’urgenza per un Overdose, decise di smettere di provare a uccidersi, impiegando il suo tempo presso l’organizzazione criminale per cui lavorava.
Tim e Ostroff erano i suoi compagni più fidati, insieme facevano tutti gli incarichi che il suo capo gli affidava. La fiducia che aveva riposto in entrambi era veramente alta, fin quando giunse quella fatidica sera che la polizia arrestò i tre e per colpa di un proiettile sparato nel momento sbagliato Ostroff, perse la vita, lasciando dietro di sé un enorme senso di vuoto che Carter non sarebbe mai riuscito a colmare. Lui era stato come un fratello, lo aveva salvato in determinate circostanze nella sua vita che gli sarebbe stato riconoscente per la vita, anche se era morto e i favori non servivano più.
Quelli per Carter erano pensieri troppo intensi da pensare un mattino come un altro di un Lunedì passato a fare la fila da Starbucks per il suo caffè al caramello.
La ragazza dietro al bancone era particolarmente carina, aveva avuto modo di guardarla per tutto il tempo mentre tagliava su un espositore una torta ai lamponi e more.
Quando finalmente fu il suo turno di ordinare la guardò con un sorriso, tanto che spinse la ragazza a scrivergli il proprio numero sul colletto di cartone del bicchiere. Lo porse al ragazzo sorridendo a trentadue denti e lui le ricambiò il sorriso con lo stesso ardore, contendo di aver fatto un’ennesima conquista.
Solitamente una volta preso il caffè, Carter si dirigeva a lavoro, ma quella mattina aveva stranamente il giorno libero, così si concesse di sedersi a una delle poltroncine del locale, lontano dal chiacchiericcio delle persone e si concentrò alla lettura della pagina sportiva.
«Dannazione, quest’anno il campionato hanno intenzione di perderlo? » Bofonchiò fra sé e sé mentre era intento a prendersela con il giornale per i risultati di una partita di Baseball andata male.
«Presumo proprio di sì. »
Carter alzò lo sguardo per vedere da dove arrivasse quella voce femminile, quando si stupì di trovare una ragazza seduta al suo stesso tavolino che mangiucchiava una torta rossa con sopra una spruzzata di cacao.
«Dolcezza potevi almeno chiedermi se potevi sederti. » Carter la guardò e s’incantò sugli occhi nocciola della ragazza. I capelli marroni lunghi e perfettamente piastrati, le ricadevano quasi all’altezza della vita, mentre le sue guance erano sempre di più colorate di rosa, rendendo l’espressione di quella ragazza così innocente. «Non ti avrei detto di no.»
«Punto uno, non mi chiamo dolcezza. Punto due, ti sei seduto al mio tavolino. Avresti dovuto almeno chiedermi se potevi sederti, no? » Lei piuttosto divertita gli fece il verso e ciò fece ridere anche Carter di cuore, cosa che succedeva sempre così raramente.
«Questo tavolino era vuoto. »
«Certo ero a fare la fila per questa torta, è deliziosa. » Rispose lei mandando l’ultimo boccone e poi si ripulì le labbra con la punta della lingua.
«Sono sicuro che tu lo sei di più. » Disse lui in modo malizioso, posando il giornale sul tavolo e mangiandosi quasi con gli occhi la ragazza. Lei scoppiò a ridere e quella situazione fece per un attimo rimanere Carter perplesso. Okay, i suoi metodi non funzionavano, com’era possibile?
«Scusa non volevo riderti in faccia… solo che sei divertente.»
Lui la guardò perplesso non riuscendo a decifrare la ragazza a cosa stesse realmente pensando, ma per di più esitante poiché non riusciva a fare colpo su di lei. Com’era possibile? Lui piaceva a tutte!
«Adesso devo andare. E’ stato un piacere. »
«Ehi, no. Dimmi almeno come ti chiami bambolina. »
«Il mio nome sicuramente non è bambolina. » Replicò lei facendogli l’occhiolino, dopodiché prese la borsa nera borchiata e se la mise in spalla lasciando Carter con la bocca aperta e l’espressione stupefatta sul volto.

 

 
 
Mi scuso per eventuali errori nei capitoli precedenti, ma purtroppo l’ispirazione mi colpisce sempre di notte. La storia sta prendendo vita in questi capitoli, mentre nei precedenti era considerata ancora una sorta di prologo. La vera storia avrà corso più nel tempo e cerco di farla meno banale possibile.
Se arriviate a leggere questo, vuol dire che mi state in un certo senso seguendo e voglio ringraziarvi per il tempo impiegato a leggere questa storia che alcune volte mi soddisfa altre no. Come ho detto precedentemente, è la prima volta che pubblico qualcosa di mio e lo sottopongo alla visione di qualcuno che non sia me medesima, quindi mi piacerebbe sapere un po’ cosa ne pensiate. Ringrazio ancora ogni singolo lettore.
(Mi scuso anche se la lettura risulta difficile, ma non sono brava con i codici e nemmeno con l'editor. ahahah Sono inceppata, perdonatemi!)
Spero di aggiornarla con costanza. ^^
Baci –Sally.
   
 
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