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Autore: JessyR89    25/07/2014    6 recensioni
Dopo "My Children" ho deciso di scrivere una raccolta sull'infanzia di Jonathan e Clary.
Piccoli episodi di vita quotidiana di due fratelli.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jonathan
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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New York - Alicante 23/12/2014


Un bianco strato di condensa si era formato sull’angolo del vetro della finestra della stanza di Clary. La città di New York alla vigilia di Natale era completamente innevata, un manto soffice di neve ricopriva le strade affollate di auto e i marciapiedi pieni di gente che si affaticavano nell’ultima ed estrema corsa ai regali. Clarissa osservava lo scenario offerto dalla sua camera pensando alla grande festa che si sarebbe svolta quella sera al Palazzo della Guardia, il Conclave aveva deciso di festeggiare lo scambio dei doni tra l’Angelo Raziel e i Cacciatori, facendo coincidere questa tradizione dei Nephilim con la festa di Natale mondana. Era molto euforica, non vedeva l’ora di partire, di respirare di nuovo l’aria di Alicante, delle campagne di Idris, della sua casa, di riabbracciare i suoi genitori, ormai era quasi un anno che non li vedeva. Aprì le finestre, una folata di vento gelido si spinse nella stanza, piccoli fiocchi di neve caddero sul davanzale, l’odore di caldarroste colpì le narici di Clary, facendole brontolare lo stomaco. Prese un profondo respiro, richiuse la finestra e si avviò verso il letto per terminare di sistemare le ultime cose in valigia.
“Non credi di essere troppo elegante….” Una testa bionda apparve davanti alla porta della camera di Clary: Jonathan se ne stava appoggiato con una spalla sullo stipite della porta, un sorrisetto beffardo sul viso perfetto, spigoloso e con un accenno di barba.
Clarissa guardò il suo abbigliamento….leggins neri e maglione di lana ampio “ da quando sei un esperto di moda? Isabelle ti sta contagiando?” lo prese in giro Clary prima di scoppiare a ridere nel vedere Jonathan aprire le braccia e mostrare il suo abbigliamento curato, tutto coordinato dalla giacca alla camicia, dalla cintura alle scarpe e atteggiarsi fiero “Aprirò il Portale a casa di mamma e papà, mi cambierò li”
Gli occhi verdi di Jonathan si illuminarono, come lei era impaziente di rivedere i loro genitori, si avvicinò a Clary e l’aiutò a richiudere la cerniera della valigia che proprio non voleva saperne.
Il tintinnio di tacchi riecheggiò nel corridoio, battevano un maniera regolare, si facevano sempre più forti “ tua moglie sta arrivando…” ridacchiò Clary vedendo suo fratello fissare l’entrata quasi aspettasse l’apparizione di qualcosa di mistico. La figura di Isabelle si materializzò seguita da Jace, il contrasto tra loro era abissale: Isabelle era vestita di tutto punto, pantalone nero aderente, stivali lucidi rigorosamente a tacco a spillo, camicetta e blazer, Jace invece aveva optato per un semplice jeans e un maglioncino grigio.
“noi siamo pronti” Isabelle gettò sul letto tre grandi sacche da viaggio e un beauty-case. Jonathan socchiuse gli occhi scuotendo la testa, l’aria esasperata….non riusciva proprio a comprendere sua moglie, questa sua passione per i vestiti, per la moda, a lui piaceva vestirsi semplice, una felpa e un pantalone erano gli ideali, ma lei insisteva sempre con i suoi consigli, tanto che alla fine aveva accettato la sua guida. Spesso invidiava Jace, Clary era tutto l’opposto di Isabelle, non faceva mai un dramma se non aveva la scarpa o l’accessorio giusto, quando uscivano, lei e Jace sembravano una coppia di trasandati usciti da un manicomio….con Isabelle invece era sempre un gala. A Jonathan non dispiaceva essere elegante ma spesso preferiva la divisa agli abiti mondani.
“guarda che stiamo andando li per due giorni” Isabelle lo fulminò con lo sguardo e assunse un’aria quasi indignata alle parole di Jonathan.
“è semplicemente quello che mi serve per la festa” puntualizzò stringendo gli occhi scuri. Alle sue spalle Jace scoppiò in una fragorosa risata.
“povero cognatino…” Jace strinse le braccia intorno alla vita di Clary e le stampò un bacio sulla guancia, mentre anche lei se la rideva alla faccia ancora sconvolta di Jonathan.
 
Clary afferrò lo stilo e tracciò una runa sulla parete di legno della sua stanza, il marchio si illuminò appena e pian piano, come una voragine azzurra, si aprì illuminando con la sua luce chiara tutt’intorno. La parete luminescente e apparentemente acquosa tremolava, Jace afferrò la mano di Clary e varcò il Portale seguito da Jonathan e Isabelle. Clary avvertì il tipico fischio nelle orecchie, il pizzicore della pelle, il freddo del passaggio, si sentiva tesa, il suo stomaco si contrasse e istintivamente strinse più forte la mano di Jace. Non era la prima volta che attraversava un Portale, ma quella volta le sembrò diverso.
Una luce bianca accecante si squarciò su un piccolo salotto, i pavimenti chiari erano ricoperti da pesanti tappeti, il fuoco scoppiettava nel caminetto decorato con ornamenti e piccole rune. Il profumo di pittura fresca, di acqua raggia, di legno bruciato colpì in pieno Jonathan e Clary che si lanciarono verso Jocelyn e Valentine che li attendevano impazienti. Clarissa si precipitò tra le braccia di suo padre che la strinse forte, respirò l’odore della sua giacca di pelle, sentendosi cosi bene.
“Mi sei mancato papà” gli occhi di Clary si fecero appena lucidi, guardò dritto suo padre che le teneva il viso tra le mani. Erano calde e ruvide, erano le stesse mani che ogni giorno l’avevano guidata, l’avevano alzata quando era caduta, le avevano insegnato a impugnare la spada, le avevano asciugato le lacrime, abbracciata e consolata, erano le stesse mani che l’avevano sorretta e stretta quel giorno di Dicembre mentre avanzava sulla navata verso Jace, il giorno del suo matrimonio.
“Anche tu piccolina mia…non piangere, sono felice anch’io di vederti” Valentine strinse ancora una volta Clarissa tra le braccia, le arrivava a mala pena a una spalla, i suoi capelli rossi spiccavano in contrasto sulla sua tenuta scura. Sentiva il cuore impazzito, aveva rischiato di perdere sua figlia anni prima, non era fiero di quello che le aveva fatto, avevano avuto un periodo abbastanza duro, in cui Clary gli aveva parlato a sillabe e lui c’era stato molto male. Jonathan continuava a ripetergli che le sarebbe passata, che era solo sconvolta, che per lei era stato come un castello di carte che veniva abbattuto da un alito di vento radendo al suolo tutto. Avevano avuto un lungo confronto, durante il quale si era vergognato e maledetto per le cose che aveva taciuto e scorgere la delusione nei suoi occhi verdi era stato insopportabile. Clarissa però l’aveva perdonato, aveva accettato il suo dono, era una guerriera molto potente e il suo legame con Jace non faceva che renderli ancora più forti. Ricordava ancora quando gli aveva chiesto di accompagnarla lungo la navata, a quanto fosse splendida nel suo abito dorato e quanto fosse felice quel giorno. A distanza di anni sentiva ancora la paura di perderla.
Jonathan strinse la figura minuta di sua madre, era cosi piccola che scompariva tra le sue braccia. Aveva il viso impreziosito da qualche piccola ruga, i capelli rossi presentavano dei fili argentei, cosa che invece non si notava su suo padre e Jonathan fu felicissimo di aver il suo stesso colore di capelli, una cicatrice bianca appena sopra il labbro.
“mamma…che ti è successo?” Jonathan passò leggero un dito sul labbro di Jocelyn accarezzando la cicatrice, lo sguardo preoccupato.
“niente, piccolo scontro con un demone a Edimburgo” sorrise la donna baciando il viso di suo figlio.
“Valentine” Jace si avvicinò e strinse in un abbraccio suo suocero. Valentine ricambiò caloroso, adorava Jace, era stato felicissimo dell’unione tra lui e sua figlia….anche se inizialmente era rimasto spiazzato alla notizia, la sua Clarissa, la sua piccolina fidanzata.
Isabelle fece altrettanto, salutò con entusiasmo Jocelyn ma si dimostrò, come sempre, timorosa verso Valentine, la sua imponenza la metteva sempre a disagio, sin da piccola l’aveva sempre intimorita, cercava sempre di essere impeccabile, sia nei comportamenti, sia nel vestire, voleva essere perfetta, ma spesso questo suo atteggiamento la portava ad essere presa in giro da Clary, che sosteneva che i suoi le volevano un bene dell’anima e non badavano minimamente al suo abbigliamento.
 
La grande stanza del Consiglio scintillava in una luce calda, dal soffitto scendevano delle pietre runiche accese nella loro luce bianca, fiaccole di fuco bruciavano alle pareti, tutte le volte erano addobbate con nastri, vischio, rune e drappeggi rossi. Una lunga tavola si stagliava sulla destra, ricoperta con una tovaglia bianca, con piedistalli che reggevano le stregheluci e tantissime pietanze, servite su piatti placcati in oro. Dalle alte finestre che davano sulla piazza dell’Angelo, si scorgeva la neve cadere fitta, le strade di Alicante erano completamente ricoperte dal ghiaccio, la statua di Raziel completamente innevata. La sala pullulava di gente, Shadowhunters, nei loro abiti da cerimonia migliori, chiacchieravano e brindavano, per una volta le menti lontane dalle guerre, dai demoni, dalle minacce esterne, ma le armi sempre pronte sotto le giacche, mantelli o sottovesti.
Quell’anno non ci fu un tema specifico per la festa, come accadeva all’Istituto di Londra dove si svolgeva la festa di Natale dei Nephilim più famosa, tutti optarono per abiti eleganti. Jocelyn e Valentine furono i primi a varcare la grande sala del Palazzo del Conclave, seguiti subito dopo da Jonathan e Isabelle e Jace che stringeva la mano di Clary. Tra la folla si fecero largo i coniugi Herondale, Stephen e Cèline strinsero forte loro figlio e sua moglie, scambiando i consueti auguri con i Morgenstern.
“Auguri, buon Natale” Stephen porse loro dei calici di champagne, alzando il suo.
“Auguri anche a voi” Valentine lo imitò seguito da tutta la sua famiglia.
“oh, oh ecco che arriva il caro Robert!” scherzò Valentine alla vista di Robert Lightwood che si faceva strada tra la folla di Cacciatori con Maryse al suo fianco, vestito in un completo scuro, un medaglione al collo che indicava lo stemma della sua famiglia. Camminava fiero, teneva a braccetto sua moglie che si aprì in un luminoso sorriso alla vista dei loro amici, ormai anche parenti. Era stata una gioia per lei il matrimonio di Isabelle con Jonathan, erano innamorati e facevano anche una bella coppia. Alec si materializzò alle sue spalle con accanto lo stregone di Brooklyn, Magnus Bane, stranamente in abiti sobri. La loro unione era stata ormai da tempo accettata dai Lightwood, Magnus ormai faceva parte della loro famiglia.
Con l’arrivo di Robert, tutti si gettarono in una serie di chiacchiere che annoiarono Cèline “ma vie*, mi fai ballare? Non ti dispiace vero, Clary?”
“certo che no” le sorrise Clary, mentre Jace lasciava i suoi fianchi baciandole i capelli rossi, acconciati morbidi, prima di prendere la mano di sua madre e condurla al centro della sala per farla dondolare al ritmo di una musica lenta.
“dato che mia moglie è presa dalle chiacchiere politiche, la mia sorellina me lo concede questo ballo?” Jonathan fece un piccolo inchino con una mano dietro la schiena e una protesa verso Clarissa.
“con piacere, fratellino” Clary prese la mano di Jonathan che le fece fare una giravolta e si portarono tra la folla, alzò appena il suo vestito blu cosi da evitare che si incastrasse sotto le sue scarpette argentate e iniziarono a volteggiare. Clary emise un profondo respiro e appoggiò la testa sulla spalla di suo fratello, gli occhi chiusi.
“ehi, è tutto ok?” Jonathan sollevò il viso di sua sorella e la guardò dritta negli occhi. Nella sua mente si stavano annidando milioni di pensieri e preoccupazioni, perché aveva sospirato cosi? c’era qualcosa che non gli diceva? Si irrigidì tutto, Clary sentì le sue spalle farsi come un pezzo di marmo, anche se continuava a muoversi al ritmo delle note di sottofondo.
“si, certo” Clarissa corrugò la fronte alla reazione del fratello, cercando di trattenere un sorriso.
“Lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa…” Jonathan era serissimo, lanciò un’occhiataccia verso Jace che ballava con sua madre poco distante da loro. Clarissa gli strinse il braccio ridacchiando per riportare la sua attenzione su di lei, dato che Jace li stava guardando stranito e un po’ preoccupato.
“non è niente Jonathan, sono solo un po’ stanca…e mi fanno male i piedi, queste scarpe me li stanno massacrando” posò nuovamente la testa sulla sua spalla facendo finta di piagnucolare.
Jonathan rise rilassandosi completamente, si diede mentalmente dello stupido, sapeva benissimo che Clary odiava le feste e i tacchi, certe volte si sentiva troppo protettivo nei confronti di sua sorella ed esagerava nelle preoccupazioni.
 
Fuori dalla grande vetrata lo sguardo si perdeva sull’immensa distesa delle campagne di Idris completamente coperte di neve. Il cielo era completamente oscurato da nuvoloni che si muovevano veloci con il vento e spargevano fiocchi di neve tutt’intorno. La tenuta dei Morgenstern era totalmente immersa nel silenzio, Valentine se ne stava seduto in veranda ad osservare il nulla davanti a sé, i piedi stanchi poggiati su un piccolo puff preso in salotto, la vestaglia calda lo avvolgeva, la mente e il cuore felici per aver di nuovo i figli in casa. Li aveva controllati dormire, come faceva quando erano bambini, era entrato piano piano, aveva sorriso nel vederli dormire sereni, accanto ai loro compagni di vita. Jocelyn si sarebbe arrabbiata se l’avesse saputo, l’avrebbe rimproverato per essere entrato in camera loro senza avvertire….rise, erano i suoi bambini, aveva il diritto di controllare se dormissero sereni, con o senza partner al fianco.
“papà” Valentine alzò lo sguardo per piantarlo sulla porta, Clarissa lo osservava, fasciata in una vestaglia di pile, i capelli un groviglio e le occhiaie. Fu sorpresa di trovare suo padre ancora in piedi, di solito era molto mattutino, ma la notte era un vero e proprio ghiro. Era più facile trovare sua madre nel cuore della notte in piedi, magari davanti a una tela, persa nella sua arte, ma no Valentine…a meno che non doveva rubare qualche biscotto e allora lo ritrovava in cucina, pieno di rune del silenzio che mangiava. Clarissa sorrise al ricordo.
“tesoro…vieni qui” Clary prese posto accanto a suo padre che le passò un braccio intorno alle spalle riscaldandole un braccio. Era cosi bello poter riavere la sua famiglia riunita, si vedevano cosi poco e sporadicamente, anche se ogni volta era una grande emozione. Si sentiva spesso solo, la casa era cosi vuota e silenziosa senza i suoi ragazzi, lo facevano sentire vecchio. Jocelyn diceva che era esagerato, che non erano ancora vecchi, ma che era normale che prima o poi Jonathan e Clarissa sarebbero andati via e fatti la loro vita. Valentine non riusciva a capire perché tutto quello era successo cosi in fretta. Sembrava solo ieri che stringeva tra le braccia Jonathan e adesso erano due adulti.
“come mai sei ancora sveglio?” gli chiese, abbracciandolo.
“non riuscivo a dormire….sono, come dire, euforico. Mi siete mancati tanto e avervi qui per me è come tornare a quando eravate bambini, quando correvate come matti in questo giardino, le vostre urla mi mancano! Perfino i disastri che combinavate, credimi ne avete combinati davvero tanti, mi mancano, facevate impazzire vostra madre…siete andati via troppo presto” Valentine diede voce ai suoi pensieri. Si fermò ingoiando, gli si era formato il groppo in gola, la vista traballava.
“grazie di tutto, papà” Clary si strinse a lui. Lo sentì prendere un profondo respiro, suo padre sapeva benissimo a cosa si riferiva.
Rimasero cosi abbracciati per diversi minuti, finchè la voce di Jonathan non ruppe il silenzio intorno a loro “che fate?”
“ecco il solito prezzemolo” sbuffò Clary senza alzare la testa dal petto di suo padre.
“che vuoi tu, nana” Jonathan corrugò le sopracciglia biondissime mettendo il broncio.
“ragazzi…” li ammonì bonariamente Valentine, sapeva che se avessero cominciato a punzecchiarsi sarebbe stata la fine.
Jonathan fece una linguaccia a sua sorella sedendosi accanto a suo padre. Valentine strinse le sue spalle. Si sentiva tranquillo, finalmente insieme a loro, chiuse gli occhi scuri, poggiò la testa contro la parete, il suono dei loro respiri e dei loro cuori fu come un calmante, la mente si rilassò completamente.
 
“dov’è papà?” Jonathan rientrò in veranda, lo sguardo cadde sulla figura di sua sorella da sola sulla panchina di legno.
“è andato a dormire…che vuoi è anziano non può stare sveglio fino all’alba” ridacchiò Clary, seguita da Jonathan che le posò una coperta di lana sulle spalle mettendosi sotto anche lui.
 “Cla, avrei voluto dartelo a mezzanotte, ma non c’è stato modo” Jonathan tirò fuori dalla tasca della giacca una piccola scatoletta di velluto blu, di forma quadrata. La porse a sua sorella che osservava meravigliata il gesto di suo fratello. Jonathan era consueto farle dei regali, anche senza un’occasione in particolare, a lui piaceva semplicemente coccolare Clary, gli piaceva vedere i suoi occhi stupirsi, sorridere, essere felici….voleva farla sentire semplicemente importante.
“Jo, non dovevi…” Clary afferrò la scatoletta, un sorriso stampato sulle labbra e l’aprì. A Jonathan piaceva l’espressione che faceva quando scartava un regalo, era tutta una frenesia, nascondeva il labbro inferiore sotto quello superiore facendo un’espressione buffissima. All’interno era adagiato, su uno strato di raso color crema, un braccialetto. Era a maglie strette, intrecciate in un ricamo elegante, una placchetta era posta al centro. Su di essa vi era un’incisione in una carattere raffinato: Sorella mia, mia amica, mia perfetta**. Sul retro c’era semplicemente scritto Jonathan.
“Jo è bellissimo, grazie…è semplicemente perfetto, ti voglio bene fratello!” Clary emise un singhiozzo, stritolò Jonathan in un abbraccio, le sue braccia erano strette intorno al suo collo, mentre lui la teneva stretta contro di sé.
“devo dedurre che ti è piaciuto” Clary sciolse l’abbraccio, asciugò veloce la lacrima che le colava sul viso e stampò un bacio sulla guancia di Jonathan. Gli porse il braccialetto che ancora stringeva tra le dita e lasciò che suo fratello glielo legasse al polso. Clarissa accarezzava la scritta con un dito, l’espressione visibilmente emozionata.
“Jonathan c’è qualcosa che dovrei dirti…” Clary alzò gli occhi che luccicavano ancora per le lacrime, ma Jonathan poteva scorgervi tutta la serietà di quello sguardo. Il suo cuore prese a battere forte, una sensazione di gelo gli percorse tutto il corpo, piantò il viso su quello di sua sorella.
“Lo sapevo, non puoi nascondermi niente Clary, ti conosco, lo sapevo che mi stavi mentendo!” era agitato, cercava di nasconderlo a sua sorella, ma con scarsi risultati dato che Clary gli fermò le mani che avevano iniziato a torturare l’orlo della sua giacca.
“Jonathan… fammi finire! Non c’è niente che non va, anzi….volevo che fossi il primo a saperlo, dopo Jace naturalmente” gli poggiò una mano sul suo ventre “diventerai zio, Jo…..aspetto un bambino”
Jonathan rimase un attimo senza parole, i suoi occhi verdi fissavano la sua mano posata sulla pancia di Clary “Diventerò zio….” Mormorò tra sé prima di aprirsi in un radioso sorriso “congratulazioni sorellina! Abbracciamoci!” strinse forte Clary, era al settimo cielo, si sentiva tutto un fremito per quella notizia, continuava a stringere sua sorella per evitare che lo vedesse con gli occhi pieni di lacrime. La sua sorellina sarebbe diventata mamma, era cosi orgoglioso, pensò a quanto sarebbe stato bello il suo nipotino, a quando lo avrebbe preso in braccio, coccolato… una morsa gli attanagliò lo stomaco.
Clary continuava a farsi aria con le mani sugli occhi per smettere di piangere ma al contempo rideva, era felicissima della reazione di Jonathan, aveva bisogno di lui adesso più che mai. Si accoccolò su di lui.
“quindi tu e Jace…” Jonathan si finse sconvolto mentre sgranava gli occhi verdi nel far capire a sua sorella cosa intendesse.
“No, ci guardiamo in faccia” Clary alzò la testa dalla sua spalla con il viso incredulo, le guance in fiamme, non poteva credere che suo fratello stava aprendo quell’argomento con lei.
“Non me l’hai mai detto” ribattè Jonathan quasi offeso.
“Non sono affari che ti riguardano e poi stiamo insieme da 7 anni, da 4 siamo sposati, beh mi pare ovvio che….” Clary pensò che Jonathan fosse proprio strano, come avrebbe mai potuto dirgli una cosa del genere? Si sarebbe scioccato, si sarebbe fatto salire la pressione e avrebbe massacrato Jace.
“Credevo che mi avresti raccontato sempre tutto…” nella voce di Jonathan c’era una punta di tristezza, avevano sempre condiviso i loro più intimi segreti.
“Non mi risulta che tu me l’abbia detto” sottolineò che la mancanza vi era stata anche da parte sua.
“Eri troppo piccola” Clary rilassò di colpo i muscoli facciali e sgranò gli occhi. Jonathan le strizzò l’occhio.
“A differenza tua, io però immaginavo che tu…” soffocò una risatina.
“Io no, va bene….” Jonathan incrociò le braccia e mise in broncio. Lei era sua sorella, punto, non pensava a lei che facesse certe cose scabrose. Avrebbe dovuto intuirlo, era naturale, ma lei era la sua sorellina, non era facile da digerire. Aveva già avuto problemi con il primo bacio…
“Povero ingenuo” ridacchiò Clary
“Clarissa….” L’espressione di Jonathan era seria, lo stava prendendo in giro?
“Che c’è? Faccio quello che fai tu con Isabelle….guardo che lo so, lo sento!” Mostrò la runa parabatai sul polso, un ghigno malefico sul viso.
“Cambiamo discorso?!”



* traduzione Vita mia ( Francese)
** è la citazione dalla Bibbia che Sebastian recita a Clary in City of Lost souls, naturalmente mancante dell'allusione alla sposa




Note: Ciao a tutti!
questo capitolo parla di tutto e di niente, ho cercato di fare una fotografia della loro vita, non sono molto soddisfatta, ho fatto una fatica immensa a finirlo.
il fatto che ho difficoltà a scrivere in questo momento, la mancanza di idee, tempo e volontà mi hanno portato a decidere di chiudere la raccolta! non volevo lasciarla in sospeso, ne darvi capitoli mediocri ( anche se questo lo è) quindi preferisco chiudere con un pò di dignità!
non so come ringraziarvi per aver seguito questa folle raccolta, ho sognato molto nel scriverla, ci sono molto affezionata, dopo COHF per me questi capitoli sono diventati qualcosa di speciale.
Ci tenevo a ringraziare in particolar modo KARA è stata lei a spingermi a pubblicare questa raccolta, ero piena di dubbi e le sue parole sono state di grande incoraggiamento, quindi GRAZIE! e grazie anche per il meraviglioso BANNER!!
Grazie anche a PERLA, GIADINA  e soprattutto a CLARY F, sempre presenti e grandi consigliere!
grazie anche a tutte le ragazze che hanno commentato i vari capitoli (scusate se non vi nomino tutte) e a chi li ha semplicemente letti!
ho riordinato i capitoli in ordine cronologico
un bacione

 
  
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