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Autore: JeyCholties    25/07/2014    2 recensioni
CROSSOVER: HARRY POTTER - DIVERGENT.
Jessica Spreadwood non appartiene a nessuna Casa, è una Divergente.
Una volta c'era una Casa anche per quelli come lei.
Cinque fondatori, un suicidio, un mistero irrisolto che grava sulle spalle di Hogwarts da secoli.
I Divergenti hanno un dono. Quale?
Questa storia è situata nell'epoca dei Malandrini, Sirius Black e James Potter scopriranno il club dei Divergenti, nato come arma per la prima guerra magica.
Dal testo: «Cominciamo con lo smentire il fatto che i fondatori fossero quattro. In realtà erano cinque: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Tosca Tassorosso e Salazar Serpeverde e Alexander Lupoargento.»
Sgranai gli occhi sorpresa da quella rivelazione.
«Ma perché... »
Silente mi ignorò e continuò il suo racconto.
-
Spero di avervi incuriosito! :)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I fondatori, I Malandrini, James Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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Grandi piccole incomprensioni.


Jessica aspettava il momento giusto da tutta la giornata.
Aveva continuato a lanciare occhiate nervose e frequenti a Peter durante tutte le ore di lezione, a cui non aveva prestato la minima attenzione.
Il ragazzo si era accorto dell'improvvisa agitazione della ragazza, che in qualche modo comprendeva lui, e ogni tanto i suoi occhi acquosi incontravano puntualmente quelli cioccolato di Jessica.
Quando suonò la campanella che segnava il pranzo, gli studenti che occupavano la serra numero 7 di Erbologia la abbandonarono chiacchierando allegramente, Jessica scattò in piedi e sfrecciò verso Peter, che stava ancora trafficando con il suo vaso ancora pieno di terra.
« Peter » lo chiamò, sistemandosi la borsa sulla spalla.
Il ragazzo alzò lo sguardo, mentre dietro di lui lo raggiungevano Remus, Sirius e James.
« Possiamo parlare in privato? » azzardò Jessica, evitando lo sguardo dei tre ragazzi dietro di lui.
Peter si pulì le mani sulla divisa e si alzò barcollando, prese la sua borsa e abbandonò il suo vaso per terra.
Lui e Jessica si allontanarono cautamente dagli altri, quando raggiunsero una distanza più che soddisfacente Jessica trasse un profondo respiro.
Peter la fissò accigliato, mentre si torceva le mani grassocce.
« Peter » esordì Jessica, decidendo di andare dritta al punto « So che sei un Divergente ».
L'espressione tormentata e nervosa di Peter cambiò totalmente.
I suoi occhi si riempirono di una sincera confusione, per poi rischiarsi in una determinazione che Jessica non gli aveva mai visto addosso.
« Non so di cosa stai parlando » disse Peter, con voce atona.
Jessica lo fissò, con le labbra serrate.
« Peter, sono anche io una Divergente, puoi dirlo a me! » si affrettò a spiegare, presa da un improvviso attacco d'insicurezza.
« Jessica io ho fatto una scelta... Ora sono un Grifondoro... Lo sono sempre stato » farfugliò Peter, cercando di mantenere ferma la voce.
Jessica lo fissò, senza parole.
Poi capì.
Era per loro.
Per i malandrini.
Perché mai Peter avrebbe dovuto lanciarsi in una missione strampalata e suicida per poi dover abbandonare tutto quello che considerava casa e famiglia?
Peter era sempre stato un abitudinario.
Lui non rischiava.
Si legava a una persona, gli donava tutta la sua lealtà e poi rimaneva lì... In attesa di una nuova mossa.
« Va bene » sussurrò Jessica.
Peter la guardò incamminarsi con passo spedito verso il castello.
Se Peter avesse scelto diversamente, un sacco di cose non sarebbero mai successe.

***

Nathan fissava Ayana da mezz'ora.
Odiava il modo in cui lei si scostava i capelli ricci dal viso quando parlava.
Odiava la sua piccola bocca rosata.
Odiava il modo in cui teneva la forchetta.
« Nathan! ».
Il ragazzo trasalì e incontrò lo sguardo ghiaccio di Nora.
« Che fai? Non hai toccato cibo! » lo rimproverò lei.
Nathan abbassò lo sguardo sul suo piatto colmo di insalata e carne.
« Non ho fame » dichiarò, annoiato.
Michelle, di fronte a lui, sbuffò.
Nathan riportò lo sguardo sul tavolo dei Tassorosso.
Richard e Sarah si tenevano per mano, sotto il tavolo.
Nathan si lasciò sfuggire una smorfia e i suoi occhi incontrarono quelli di Ayana.
Lei lo guardò con noncuranza, poi colpita da un pensiero il suo viso si distese in un sorriso.
Nathan la guardò confuso, poi Ayana tirò fuori la lingua e gli fece una boccaccia.
La labbra di Nathan si allargarono in un sorriso spontaneo.
Rimasero per un momento a fissarsi, confusi.
Non erano mai andati d'accordo, i loro battibecchi si concludevano sempre con una sberla o un insulto, ma qualcosa stava cambiando fra di loro.
Erano sempre stati carboni ardenti, troppo orgogliosi per accendersi fra di loro, ma ora sentivano una scintilla fremere nell'aria, in attesa di essere scaturita.
Ayana tornò a concentrarsi sul suo piatto, Nathan si lasciò sfuggire un sospiro.
Non si era accorto di aver trattenuto il fiato.
Nora e Michelle si scambiarono un'occhiata complice, e sogghignarono divertite.
« Che avete da ridere voi due? » sbottò Nathan, imbronciandosi.

***
Simon, Jerry e Brad avevano saltato il pranzo per un assurdo esperimento in una vecchia aula.
« Funzionerà di nuovo, ve lo assicuro ragazzi » borbottò Simon, riposizionandosi davanti al tavolo, il braccio teso.
« Simon, non per demoralizzarti, ma penso che tu te lo sia immaginato » disse Jerry, sospirando.
Brad accompagnò le sue parole annuendo.
Simon, infatti, aveva chiamato i primi Divergenti che aveva trovato sulla sua strada, dichiarando di aver fatto un incantesimo senza bacchetta.
Sosteneva di aver fatto lievitare il suo quaderno quasi per caso durante Trasfigurazione.
« Lasciatemi provare un'ultima volta, vi prego » sussurrò Simon, aggrottando la fronte.
Brad e Jerry accolsero la sua richiesta facendo un passo indietro, e incrociando le braccia.
« Wingardium Leviosa » sussurrò Simon, lo sguardo fisso sul bicchiere raccattato in tutta fretta, la mano tesa e aperta.
All'inizio non successe nulla, poi il bicchiere cominciò a fluttuare.
Simon lanciò uno strillo gioioso, mentre Brad e Jerry fissavano il bicchiere precipitare a terra, con un espressione vacua.
« Wow! Merlino, allora è vero! » esclamò Jerry, avvicinandosi a Simon.
« Vuol dire che la profezia si sta compiendo » decretò Brad, a voce bassa.
Simon e Jerry alzarono lo sguardo, e lo fissarono preoccupati.
« Siamo in dodici, e siamo stati tutti scelti; solo tre di noi sono i prescelti per fare qualcosa; uno di noi fallirà con il suo stesso sangue e sette di noi verranno scelti da Priscilla, il dono l'abbiamo scoperto perciò bisognerà sacrificare qualcosa per fare risorgere un misterioso erede » riassunse Jerry, l'espressione cupa.
« Hai dimenticato la parte più inquietante » disse Brad, lo sguardo perso nel vuoto.
« La vecchia Hogwarts risorgerà... ciò significa che la casa di Alexander in qualche modo verrà ristabilita ».

***
Quando Brad raggiunse Jessica, il pranzo era finito.
« Ehi straniera... Che è successo ieri sera? Te ne sei andata di punto in bianco? » chiese, affiancandola.
Jessica si riscosse dai suoi pensieri.
« Oh... Beh ero molto stanca » mentì, in realtà dopo aver trovato il biglietto con i nomi dei Divergenti, era salita verso la sua Sala Comune rileggendolo più volte, e assicurandosi di non aver capito male.
Aveva riconosciuto anche altri nomi, piuttosto familiari, ma li aveva scartati perché non voleva immischiarsi più del dovuto.
L'unica cosa che gli era rimasta impressa era stata il nome di Peter.
« Capisco » annuì Brad, superando la biblioteca « Senti Jessica... Volevo chiederti una cosa ».
La ragazza alzò lo sguardo.
« Dimmi ».
« Vorresti provare a fare quella roba dei ricordi... con me? » disse Brad, un leggero velo d'imbarazzo.
Jessica lo guardò, curiosa.
« Okay » annuì più volte.
« Quando ti va... Se hai un momento libero ecco... » cominciò Brad, ma Jessica lo interruppe afferrandogli la mano.
Ci fu uno scatto e videro un'immagine sfocata.
« Wo! » esclamò Brad, sciogliendo la presa.
« Ti sei spaventato? » ridacchiò Jessica, scostandosi i capelli dal viso.
« No, è stato strano ecco...» sussurrò il ragazzo.
« Ti va di riprovare? » chiese Jessica, porgendogli la mano.
Brad gliela strinse con più sicurezza e chiuse gli occhi.

« Non hai speranze in un duello contro di lui! » Priscilla camminava avanti e indietro, in un'aula abbandonata della scuola, la sua voce era intrisa di preoccupazione.
« Grazie per la fiducia » borbottò Alexander, appoggiato al muro.
« Ti ucciderà » sussurrò Priscilla, realizzando solo in quel momento quello che stava per perdere.
« Avremmo dovuto stare più attenti » aggiunse, affondandosi la testa fra le mani.
« Ehi... Non permetterò che succeda... Troveremo un modo, e potremmo stare insieme per sempre » disse Alexander, avvicinandosi alla donna e prendendogli le mani.
« Alexander... io aspetto un bambino » la voce di Priscilla si spezzò in singhiozzi e sussulti.
Alexander rimase immobile per un secondo, poi senza proferire parola la trasse a sé e la abbracciò.
Passarono parecchi minuti avvolti dal più pesante dei silenzi.
« Posso... Posso creare un incantesimo » singhiozzò Priscilla, allontanandosi e infrangendo il silenzio.
Alexander la fissò, storcendo la bocca.
« Che tipo di incantesimo? » chiese, la voce carica di amarezza.
« Potrei legare la tua anima a qualcosa o a qualcuno... » cominciò Priscilla, asciugandosi le lacrime.
« Come quelle stronzate che ha creato Salazar? Mh? » Alexander si allontanò, scuotendo la testa.
« No, no... niente Horcrux...» si affrettò a dire Priscilla.
« Alla fine del duello... farò in modo che la tua anima venga raccolta in un qualcosa che al momento giusto saprà cosa fare per riportarti indietro... » spiegò la donna, torcendosi le mani e riflettendo.
« Riportarmi indietro come? » chiese l'uomo, sempre meno convinto.
« Useremo delle persone » disse Priscilla « che si sacrificheranno al momento giusto ».
« Come puoi chiedere a certe persone di compiere un atto del genere? E poi a cosa servirebbe? Tornerei in vita e Godric mi ucciderebbe di nuovo...».
« Vorrà dire che aspetteremo che lui muoia... Non sto dicendo di ucciderlo, ma di aspettare che lui muoia di vecchiaia » disse Priscilla, alzando la voce.
« Hai tralasciato un dettaglio bello e grosso... Se lui invecchia, invecchierai anche tu! Morirete entrambi... Tanto vale lasciarvi vivere insieme » sbottò Alexander.
« No, ascoltami... Aspetteremo che lui muoia... Nel frattempo io legherò le nostre anime a questa scuola... Quando i prescelti arriveranno e si sacrificheranno... noi risorgeremo insieme ».
« Quali persone Priscilla? Quali persone vorranno fare una cosa del genere...» la voce di Alexander si spense lentamente.
Priscilla lo guardò, cercando quelle risposte negli occhi azzurri di Alexander.
« I miei studenti... Useremo i miei studenti... » sussurrò, lo sguardo perso nel vuoto.

Il ricordo si interruppe bruscamente.
Jessica scivolò a terra, senza forze.
Brad, accasciato sul muro accanto a lei, tossì più volte.
Jessica sbatté più volte le palpebre, cercando di recuperare le sue facoltà mentali.
Domande e risposte le vorticavano in testa, senza un ordine logico.
Le mancava il filo conduttore.
« Jessica... » Brad si avvicinò a lei, e affondò la testa nell'incavo della sua spalla.
« Ci hanno usati » sussurrò, poggiando le labbra sul suo collo e lasciandosi sfuggire un singhiozzo soffocato.


***
« Jessica! » la voce di Sirius, costrinse la ragazza a fermare la corsa verso l'ufficio di Silente.
Brad era andato a chiamare gli altri, avrebbero riunito tutti i Divergenti per un incontro fuori dall'orario.
« Mi devi delle spiegazioni... Me le devi da parecchio tempo » annaspò Sirius, fermandosi davanti a lei.
Jessica lo fissò mortificata, mordicchiandosi il labbro.
Sirius aveva girato l'intero castello, dopo pranzo, per trovarla.
« Che spiegazioni, Sir? Non capisco » azzardò Jessica.
« Ma ti sei accorta che non parli con me e James da … quanto? Una settimana?!?» la aggredì Sirius, puntandole un dito contro.
« Sir, mi dispiace... Sono solamente presa dallo studio...» rispose Jessica, evitando il suo sguardo e cercando invano delle scuse.
« Stronzata numero uno: ti ho osservata sai? Oggi non hai badato a una parola di quello che hanno detto i professori... Eri tutta impegnata a fissare Peter! ».
Sputò l'ultima parola come se fosse stata un insulto spregevole.
Jessica sbarrò gli occhi e serrò le labbra.
Una rabbia indefinita stava crescendo dentro di lei.
« Sirius, non hai il ...» cominciò, cercando di controllare la propria voce.
« E poi di che Merlino dovevate parlare in privato, eh? » continuò a sbraitare lui, gesticolando furiosamente.
Jessica lo fissò a bocca aperta.

Ho notato che Black è parecchio coinvolto... A livello emotivo...

Le parole di Michael le risuonarono in testa, come un campanello d'allarme.
« E poi sparisci con quel gruppo di persone... Dannazione, JESSROOD! Non sono stupido... So che c'è qualcosa sotto! » ruggì lui, scuotendola.
La reazione di lei fu immediata.
Cinque dita furono stampate con violenza sulla guancia di Sirius.
« Tu non hai nessun diritto di venire a pormi queste domande » sibilò Jessica, gli occhi colmi di lacrime.
Sirius la fissò in silenzio, toccandosi la guancia colpita.
« Sono affari miei, Sir. E se potessi ti direi tutto, ma io ti devo proteggere, tutto questo è più grande di quanto immagini... ».
« E per quanto riguarda la tua cotta... Fattela passare » in un moto di impulsività Jessica si lasciò sfuggire quelle parole.
Sirius non batté ciglio, le rivolse l'occhiata più sprezzante che trovò nel suo repertorio, dopo di ché la superò con una spallata, senza dire nulla.
Jessica rimase ferma in mezzo al corridoio, il cuore che le batteva all'impazzata e un groppo in gola che non accennava a diminuire.

***

« Fammi capire... Il nostro Fondatore ci avrebbe usati come sacrificio per ritornare in vita? » la voce di Sarah era carica di indignazione.
Si erano riuniti quasi tutti (mancavano Jerry e Simon all'appello) nell'ufficio del preside, si stava un po' stretti, ma nessuno si lamentava.
L'aria era carica di tensione, il preside una volta ascoltato tutto il racconto di Brad e Jessica, non aveva proferito parola.
Si era limitato a unire le dita e a riflettere in silenzio, atteggiamento che aveva innervosito parecchi Divergenti, sopratutto Janice, che aveva cominciato a fumare accanto alla sua fenice.
« Ehilà... Perdonate il ritardo, ma io e JerJer ci stavamo esercitando! » una voce squillante irruppe nella stanza.
I ragazzi si voltarono, riconoscendo Simon e Jerry che si facevano largo fra di loro.
« Jerry... Abbiamo grandi novità » disse Richard, affiancando il Grifondoro.
« Anche io e Simon... credimi » Jerry gli fece l'occhiolino, per poi dirigersi verso la scrivania del preside.
« Pronto JerJer? » esclamò Simon, guardando Jerry complice.
« A te l'onore » disse Jerry.
Simon alzò il braccio e lo tese verso uno strano strumento di vetro.
« Wingardium Leviosa » disse, con chiarezza.
Passarono alcuni istanti e l'oggetto cominciò a fluttuare.
Silente rimase a bocca aperta, e dagli altri Divergenti partirono esclamazioni soffocate e commenti meravigliati.
« Funziona... » sussurrò Janice, lasciando cadere la sigaretta sul tappeto ai suoi piedi.
Nathan e Ayana si scambiarono un'occhiata complice.
«Tocca a me! » esclamò Jerry, posizionandosi come Simon.
« Prego ...» Simon gli fece spazio.
« Reducto » disse Jerry, l'oggetto esplose in mille pezzi di vetro.
Silente non poteva dichiararsi più meravigliato.
« Questo è assolutamente straordinario » sussurrò, gli occhi colmi di stupore.
Il suo commento fu accompagnato da un sacco di esclamazioni.
« Merlino, voglio provarci anch'io! »
« Siamo dei geni incompresi »
« Dite che posso farlo anche io? »
« Fermi tutti! Riordiniamo le idee... » Silente si alzò e appoggiò i palmi sulla scrivania.
« Tutto questo è assolutamente incredibile e straordinario... Capisco la vostra voglia di mettervi alla prova al più presto, ed è per questo che istituiremo un incontro serale fisso nella Stanza delle Necessità» disse Silente, gli occhi di tutti i ragazzi erano puntati su di lui.
« Ma ora come ora è necessario chiarire alcuni punti, come ad esempio la profezia che sta cominciando a compiersi... Verrete sicuramente scelti e distinti in qualche modo e il vostro compito vi sarà spiegato da qualcuno che non sarò io...» la voce di Silente era carica di preoccupazione.
« Devo dirvi la verità... Non so cosa aspettarmi... Se la Casa di Alexander dovesse risorgere qui si scatenerebbe il caos più totale... Quello che voglio è che la profezia non si compia...»
« Non si può fermare una profezia » disse Janice, con disappunto.
« Possiamo sempre cambiare il suo corso e il traguardo, non credi? » Silente si voltò lentamente verso di lei.
Janice si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo.
« Per quanto riguarda gli incontri » riprese il preside « Non siete obbligati a partecipare a ognuno di essi, siete liberi di saltarne qualcuno ».
I Divergenti annuirono, grati per quella libertà.
Fra di loro scorreva un sottile velo di elettricità, ognuno voleva mettersi alla prova e capire, e l'attesa alla quale erano stati forzati li rendeva più inclini all'azione.
« Molto bene, ora ho bisogno di un momento » li congedò Silente, tornando a sedersi « Buon proseguimento di serata ».
I ragazzi si trascinarono verso la porta, alcuni eccitati, altri ancora confusi.

***

Mentre la folla di Divergenti si diradava qua e là, Nathan si fermò e cercò Ayana con lo sguardo.
Quando la individuò si lanciò verso di lei, bloccandole il polso e trascinandola verso un corridoio parallelo.
« Nathan che ti prende... Vuoi uccidermi? » sbottò la ragazza, divincolandosi.
Lui sogghignò e le rivolse uno sguardo divertito.
« Magari fosse così facile... »
« Avanti, non ho tempo per un litigio sono già in ritardo! » esclamò Ayana, cercando di sorpassarlo.
Nathan si piazzò di fronte a lei.
« Non voglio litigare » sussurrò, cercando il suo sguardo.
« No, vuoi solo farmi perdere tempo! » sospirò Ayana, abbassando le spalle.
« Aspetta, dai ascoltami... » la implorò Nathan, cercando di non sembrare frustrato.
Ayana smise di spostare il peso da una gamba all'altra e, finalmente, alzò lo sguardo.
« Che vuoi? »
« Ultimamente... le cose fra noi sono cambiate » cominciò Nathan, farfugliando.
Okay, che Merlino stava facendo?
Dove voleva andare a parare con quel discorso?
Da quando voleva parare civilmente con Ayana?
Nathan la fissò, mentre quelle domande gli si affollavano nella testa, una sopra l'altra.
« Allora...? » lo incalzò lei, sinceramente curiosa di sapere dove volesse arrivare il ragazzo.
Nathan fece scivolare le mani sui suoi avambracci e la trasse a sé.
Quando le loro labbra si incontrarono, Ayana trattenette il fiato, mentre la sua mente lavorava frenetica cercando di dare un senso a quel bacio.
Quando Nathan si staccò da lei, con il fiato corto che doveva essergli stato somministrato del whisky Incendiario per fargli compiere un gesto del genere.
Ma ahimè, no, niente Whisky Incendiario.
Ayana fece un passo indietro, sciogliendo la presa di Nathan, e continuò a guardarlo negli occhi, senza proferir parola.
Poi senza nessun preavviso gli stampò uno schiaffo sulla guancia.
« Continua a prenderti gioco di me, Nathan... Fai pure » ringhiò prima di sorpassarlo.
Nathan rimase a contemplare il vuoto, le mani gli bruciavano e la guancia era in fiamme, tuttavia sorrise, e si passò la lingua sulle labbra.
Capendo, finalmente, che da Ayana avrebbe voluto altri mille baci, anche se avrebbe significato ricevere altrettanti schiaffi.


Note dell'autrice: Looooo soooo, è da un botto che non aggiorno.
Avrei voluto farlo prima, ma si è rotto il pc che hanno successivamente riparato.
Ed eccomi qui! Con un altro strambo capitolo...
Non mi dilungherò in spiegazioni futili, sappiate solo che se avete delle domande potete lasciarmi una recensione.

Un bacio,
-Jey.

ps. perdonate eventuali errori.
Pss. Nella recensione sarebbe gradito trovare anche un piccolo commento per i miei Nathan e Ayana... cwc.... PLZ. PLZZZZZ :') Okay, basta.

 

Adios amigos.

 

 

  
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