Prologo: come è difficile essere me stessa nel corpo di qualcun'altro.
Fingere di essere qualcun altro fa
schifo e vivere la sua
vita è ancora peggio.
Ci sono pezzi della tua vecchia te che emergono e che
sono in contrasto totale con la tua nuova identità.
Chia Malone e la sua nuova identità di Jen Jenkins hanno
qualche problema di convivenza, soprattutto perché gli amici
di Jen non
capiscono io mi metta a frequentare persone che prima lei non avrebbe
frequentato.
Io un po’ li rassicuro, un po’ me ne sbatto.
Voglio tornare a vedere Tom alla luce del sole, uscire
con Johnny e gli altri e finalmente dopo un lungo anno lo
potrò fare.
Inizio l’università a San Diego e me ne vado dal
paesino
in cui mi ero ritrovata costretta a vivere, Mark è
già là e tra poco mi
raggiungeranno gli altri.
Non vedo l’ora di vedere Tom.
Come sorpresa per l’inaugurazione del buco in cui vivo li
trovo tutti lì e la prima cosa che faccio è
baciare Tom.
“Finalmente sei tornata e potremo di nuovo uscire
insieme!”
Quella sera abbiamo fatto festa come non facevamo da
tempo, ci siamo tutti più David che ormai sa tutto, visto
che è il ragazzo
fisso di Keisha.
Abbiamo cantato, bevuto, urlato fino a quando i vicini
non sono venuti da me, minacciando di denunciarmi per disturbo della
quiete
pubblica.
Noi abbiamo semplicemente preso le birre, le patatine e
le chitarre e abbiamo tirato l’alba in spiaggia.
Quel giorno io e Tom abbiamo visto il sole abbracciati,
gli unici svegli della compagnia.
“Questa è l’alba di un nuovo giorno, Jen.
L’alba di un giorno in cui saremo insieme ora e sempre,
mi sei mancata in tutto questo tempo.”
“Anche tu, ogni singolo giorno. Sei il sole che illumina
le mie giornate.”
“E tu il mare che mi fa vedere come sono, se mi comporto
bene o male.”
“Ti amo, Tom.”
“Ti amo anche io, Chia o dovrei dire Jen?”
“Quando non c’è nessuno sono Chia, in
pubblico Jen.”
Lui ride.
“Come per le super eroine!”
Io rido a mia volta, il paragone calza quasi a pennello.
Intanto si svegliano anche gli altri, si stiracchiano e
borbottano cose incomprensibili, credo siano gli effetto della sbornia.
Raccogliamo i nostri rifiuti e le chitarre – tre, quella
di Mark, quella di Tom e quella di David – e ce ne andiamo,
inutile dire che
Tom dorme da me.
Ci buttiamo sul letto sfiniti, ma felici, come ai vecchi
tempi. Entrambi sorridiamo come degli ebeti, ci mancavano queste cose e
il mio
pensiero corre a Isabel. A lei sarebbero piaciute queste cose, passare
una
notte in spiaggia tra le braccia di Mark sarebbe stata una cosa
bellissima per
lei.
Isabel…
Mia sorella mi manca ancora e i
sensi di colpa non se ne sono andate,
nonostante la morte del suo assassino, ci sono delle volte in cui mi
dico che
avrei potuto fare attenzione e che se fossi stata meno presa dal ballo
mi sarei
accorta della sua sparizione.
Ogni tanto, di notte, vado al cimitero e parlo alla sua tomba,
una notte ci ho sorpreso un
gruppetto di
satanisti e li ho spaventati a morte, nessuno deve fare delle cose del
genere
sulla tomba di mia sorella se vuole vivere.
Spero solo che sia felice, dovunque sia ora. Ho sempre
creduto all’ aldilà e ai fantasmi e mai come ora
vorrei trovare una porta per
poter parlare con lei.
“A chi pensi?”
Mi chiede Tom, mezzo addormentato.
“A Isabel.”
“Lei sta bene, sono certo che sta bene e che ci guarda da
lassù e ci proteggerà.”
“Pensavo sarei stata meglio quando ho ucciso Joel, ma non
è cambiato nulla, sento lo stesso senso di colpa che sentivo
prima.
L’ha lasciata da sola nel momento in cui aveva più
bisogno di me e sapevo che c’era un nemico pericoloso in giro.
Dio, quando ho visto cosa c’era sulle ferite sono morta:
non potevo curarla, per poterlo fare sarebbe servito un vaccino che qui
non si
trova.”
Appoggio le mani sugli occhi, qualche lacrime scende lo
stesso, nonostante i miei tentativi di darmi un contegno.
Lui me le toglie e mi asciuga le lacrime, per poi
attirarmi sul suo petto.
“Piccola, va tutto bene. Ci sono io e ci sono gli altri,
non sei sola e non è colpa tua. Il colpevole ha
già pagato per i suoi crimini,
direi che è tutto a posto.”
“Lo so, ma, cazzo, mi manca. Mi manca lei, la mia
famiglia, quello che avevo allora.
So che almeno i miei stanno meglio, perché si devono
occupare dei gemelli, solo che vorrei rivederli tutti e quattro e non
posso.
Chi sono io?
Una sconosciuta, per di più amica della ragazza che ha
distrutto loro la vita.”
Lui mi stringe senza dire nulla e io piano piano mi
calmo, pensando che non ho perso tutto e che la persona più
importante della
mia vita è in questo letto con me.
“Così va meglio. Vuoi che ti canti una ninna
nanna?”
“Mi basta che tu stia vicino a me e andrà
bene.”
Lui inizia ad accarezzarmi i capelli piano.
“Mi mancano i tuoi capelli azzurri, queste meches non gli
rendono giustizia.”
“Jen non si sarebbe mai fatta i capelli azzurri.”
Rispondo piatta io.
“È un casino quando devi far combaciare la tua
vita con
quella di una perfetta estranea di cui hai i ricordi e tutto il resto.
Non sono
più io e non sono lei, non so chi sono.
So solo che ti amo disperatamente e che da qui riparte la
mia vita.”
“Giusto e
io ci
sarò sempre e non mollerò mai.”
“E se non centreremo un obbiettivo ci riproveremo fino a
riuscirci, se tu giochi la tua parte io giocherò la
mia.”
Sorridiamo, lui strofina il suo naso contro il mio.
“Adesso dormiamo.”
Sì.”
Ci aspetta un nuovo giorno e una nuova vita e dovremo
dare il cento per cento di noi stessi.