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Autore: SallyLannister    26/07/2014    0 recensioni
[...]«Hai ragione sono un cretino. » Disse lui abbassando le braccia, facendole ricadere ciondoloni lungo il corpo.
«Stronzo. » Corresse Em con un colpo di tosse, che intanto aveva raggiunto i due.
Adam la guardò per un attimo e poi rivolse l’attenzione verso la sua – ormai ex- ragazza.
«Ho sbagliato, lo so. Io non provo più nulla per te e ho sbagliato a non dirtelo. Non dovevo continuare questa farsa. » Ammise con sincerità il ragazzo guardando Raye.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo. Nessuna delle parole che aveva in servo per lui erano giuste. Erano tutte una serie d’insulti, ma nessuno di quelli l’avrebbe fatta sentire meglio; così richiuse la bocca e si rivolse alla sua migliore amica.
«Andiamo Em. Lasciamo questi due rifiuti a continuare le loro effusioni. » E proferendo quelle ultime parole, si girò di spalle e lo lasciò immobile nell’atrio del cinema.
Le cose sarebbero mai potute andare peggio di così?
Il mondo le era crollato sulle spalle. [...]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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PREFAZIONE
 
«Devi fartela passare. » Disse quella voce dall’altro capo del telefono. Il suo tono era rassicurante, dolce e comprensivo.
«Tutto mi ricorda di lui. Non posso andare avanti. » Un singhiozzo quasi spezzò la frase.
Silenzio e poi un sospiro dall’altro lato del telefono.
«Senti Raye, lo sai che sono la tua migliore amica e ti voglio bene, ma non puoi far così. Adam non è l’unico uomo al mondo. Anche un marziano avrebbe più umanità di lui. »
Raye alle parole della sua migliore amica tirò su col naso e cercò di calmarsi. Non voleva piangere, l’era bastato farlo per tre mesi, finalmente era estate e poteva divertirsi e non pensare a nulla.
«Forse hai ragione. » Raye fu più lamentosa di quanto sarebbe in realtà voluta sembrare.
«Ho sempre ragione! »
 
+++
 
- Tre mesi prima. –
 
«Forse dovrei riprendere a suonare il piano. » Disse Raye mentre usciva dalla scuola statale della sua città, in Ohio.
«Probabilmente dovresti davvero. Eri anche brava. La tua musica… non so come dirlo, è qualcosa di bellissimo. » Convenne anch’essa la sua amica Emily.
Raye si ritrovò ad annuire, spingendo lo spesso maniglione dell’uscita della scuola.
Emily e Raye sono migliori amiche da tempo immemore, da quando entrambe ne hanno memoria. Hanno avuto la fortuna di essere vicine di casa, da quando entrambe avevano cinque anni. A distanza di ben tredici anni, erano ancora unite come il primo giorno a differenza che non litigavano per delle Barbie e a chi doveva accaparrarsi il “Ken” più bello e quello con più capelli in testa.
Ogni giorno percorrevano insieme la stessa strada, una andava, dove si spostava l’altra e se una era malata, doveva esserlo anche l’altra. Erano inverosimilmente inseparabili.
«Credi che Adam mi porterà al ballo di fine anno? » Domandò Raye alla sua migliore amica, facendo ciondolare i piedi dalla panchina, piazzata sotto una cupola di vetro dello stazionamento degli autobus.
«Cavolo sì. State insieme da quanto? Due anni? » Replicò Emily senza guardare la sua amica, ma intenta a cercare un pacco di caramelle all’anice, che erano le preferite di entrambe.
Una volta trovate, Emily ne porse una a Raye che guardava con aria assente il vuoto dinanzi a sé.
In verità stava pensando a quando tempo era passato da quando aveva conosciuto Adam.
Lui era stato il suo primo in tutto. Con lui poteva dire di aver provato ogni sorta di emozione. Per lei, Adam era qualcosa che non si poteva descrivere, il suo amore infinito e la luce che le brillava negli occhi, la stessa luce che lui amava tanto.
 
Il tragitto in pullman era sempre tranquillo. Raye fissava fuori dal finestrino il paesaggio scorrere intorno a lei, mentre nelle sue orecchie il ritornello delle canzoni dei Nickelback si ripetevano, diventando la colonna sonora ufficiale dei suoi viaggi.
Mentre Emily era il suo netto opposto, lei si divertiva a guardare i posti occupati da persone di ogni genere, divertendosi a modo suo a prendere in giro i poveri malcapitati; una volta aveva riso così forte solo perché una donna era salita in vestaglia da notte color zaffiro e nella tasca sinistra aveva un gattino che a tutti i costi stava nascondendo dall’autista del bus.
Le ragazze erano così diverse fra loro e forse proprio per questo erano così amiche.
Raye era la solita sognatrice, artista a tutti gli effetti e con la testa sempre altrove; invece Emily era quella ragazza briosa e giocosa che faceva amicizia in ogni luogo e in ogni dove, anche quando la situazione faceva sembrare difficile fare conversazione.
Anche a livello estetico le due non potevano essere più diverse.
La prima sembrava una piccola nerd, occhiali neri di cellulosa le coprivano quasi gli occhi color ambra, che s’intravedevano a stento sotto la frangetta che le copriva le sopracciglia sottili. I capelli erano neri e lucenti che facevano a botte con la sua carnagione bianca, quasi cadaverica. Il suo fisico era asciutto e quasi del tutto privo da ogni genere di curva. Emily invece era bassina e i capelli biondi erano acconciati in morbidi ricci che ricadevano un po’ più al di sotto delle spalle, gli occhi verdi s’intonavano perfettamente al colore della sua pelle, rendendola così bella, quasi come se fosse una divinità greca, uscita da chi sa quale libro di epica.
Tra le due, in ambito amoroso era stranamente più fortunata Raye. Lei aveva Adam e lui a detta della ragazza, era il suo fulmine a ciel sereno.
Si erano incontrati due anni prima alla festa che il fratello di Emily aveva dato in giardino quell’estate.
Siccome Raye non era un tipo che amava il divertimento, si rintanò in un angolino a leggere il suo libro preferito: “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”.
Era rimasta tutto il tempo con il naso sul libro che non aveva prestato attenzione all’unico ragazzo seduto a brodo piscina a guardare lei, invece che a giocare a Guitar Hero nel televisore montato in giardino.
I due parlarono fino a tardi finché non decisero d’incontrarsi altre volte, sin a diventare una coppia a tutti gli effetti tre settimane più tardi.
 
«Allora stasera andiamo al centro commerciale e guardiamo un film. Adam ha detto che stava tutta la serata dal cugino a guardare la partita. Uomini. » Aveva aggiunto l’ultima parola alzando lo sguardo al cielo.
Erano giunte ai saluti, che erano come un rituale per entrambe una volta raggiunto il viottolo che conduceva alle due abitazioni separate delle ragazze.
«Sì. Voglio vedere quel film con quel figone di Johnny Depp! » Emily era così entusiasta di vedere una pellicola con il suo attore preferito che si mise a saltellare per la felicità.
Raye scoppiò a ridere e si aggiusto i capelli neri dietro l’orecchio.
«Allora per le otto. Guido io. Poi andiamo al ristorante cinese! Niente scuse Em! » Urlò la ragazza per farsi sentire dalla sua migliore amica, che nel frattempo si era avviata verso casa, scuotendo la testa in segno di dissenso per l’ultima idea della sua migliore amica.
Sorridendo fra sé, Raye entrò in casa, trovandola completamente vuota. Solito.
 Velocemente salì le scale per dirigersi nella sua camera, una volta lì spalancò la porta e notò il suo cagnolino Gale che saltellava sul suo letto.
«Gale! » Corse verso il cane abbracciandolo così forte che quasi rischiò di stritolarlo.
 
Impazientemente le dita tamburellarono sullo sterzo della macchina, parcheggiata in strada.
Raye controllò il display digitale dell’auto che segnava le 19:58. Em era in ritardo, come al solito.
Approfittando di quel ritardo ne approfittò per tirar fuori dalla tasca dei jeans il Blackberry e comporre un messaggio:
Io ed Em guardiamo un film. Sappi che mi manchi. Non vedo l’ora che sia domani per fare la nostra cenetta. ;) A più tardi! Divertiti con Max. XX
Inviò il messaggio riponendo il telefono giusto quando Em salì di corsa in auto, portando una scia con sé di caramelle e zucchero filato.
«Scusa per il ritardo. Dovevo farmi bella. » Scoppiò a ridere guardandosi nello specchietto della macchina, arricciando le labbra per aggiustare il rossetto vermiglio sulle sue labbra. «Che cosa dico! Io sono sempre bellissima. » Ammise con tutta la convinzione del mondo, rivolgendo uno sguardo ammaliatore allo specchio.
Raye scosse il capo divertita e mise in moto la macchina.
 
«Un sacchetto di popcorn XXL, per favore. » Il ragazzo dietro al bancone dei dolciumi guardò le ragazze con l’aria sorridente, probabilmente non erano in molte a prendere quel formato gigante, ma le ragazze non mangiavano tutti quei popcorn, bensì si divertivano a lanciarsi a caso durante la riproduzione del film.
«Metti anche del burro fuso e un po’ di zuccherini! » Aggiunse Emily sporgendosi sul bancone per richiamare l’attenzione del commesso che stava versando del burro fuso.
Raye la guardò di sottecchi.
«Shh, fallo perdere tempo. E’ così carino. Poi sai che amo quei cosini così carini, mi piace il rumore che fanno sotto i denti. » Ammise la ragazza sorridendo poi al ragazzo dietro al bancone.
Con il loro enorme scatolo di popcorn in bano e discutendo animatamente di quanto fosse carino quel ragazzo, le due si avviarono verso la sala di proiezione, cercandosi di non perdersi nei corridoi. La prima volta che erano andate da sole al cinema, avevano passato buoni quaranta minuti a cercare la sala, perdendosi nel bagno e poi nelle altre sale, fermandosi poi in una sala che non era la loro per guardare un cartone animato.
Occuparono posto nelle poltrone che si erano scelte da casa. Raye doveva avere il controllo di tutto, così si era abilmente preoccupata di prenotare i posti da casa.
Em poggiò le sue converse con i lacci multicolore sul sedile davanti a lei, non curandosi di chi doveva occupare quei posti; Raye ormai ci aveva rinunciato, tanto faceva ciò che voleva e rischiava solo di parlare inutilmente.
«Zitti! » Urlarono in coro appena sullo schermo comparve il logo della casa produttiva del film. Era un loro rito, dovevano farlo ogni volta che andavano al cinema, non curandosi delle occhiatacce che entrambe potevano attirare con quelle urla.
Il film fu abbastanza piacevole, Raye cercò di seguirlo, ma controllava costantemente il cellulare che aveva a riparo nella borsetta. Ancora nessun messaggio da Adam, il che era strano. Lui scriveva sempre.
Cercò di non badarci più di tanto, visto che Em le aveva giurato di sbatterle il telefono in testa se solo l’avesse disturbata durante la visione del film.
«Raye! Raye! »
Em l’aveva scossa dandole alcune gomitare per attirare l’attenzione della ragazza, come se non bastasse la sua voce squillante chiamarla sottovoce.
La ragazza si girò con aria interrogativa. Em le indicò una coppietta poche file più avanti che si stavano animatamente baciando senza curarsi del film.
«Anche tu fai così al cinema? » Chiese Em mentre storse il naso, come se non volesse sapere la risposta alla sua stessa domanda.
Scosse il capo e arricciò la fronte. «No. Ad Adam da fastidio. »
La ragazza si portò l’indice alle labbra e senza farsi vedere lanciò una generosa manciata di popcorn in testa al ragazzo che stava pomiciando con la ragazza indisturbato.
«Andate altrove! Se volvevo guardare le vostre lingue scambiarsi vomitevoli effusioni sarei andata a guardare il porno nella sala 7. » Alzò la voce Em per farsi sentire da tutti nella sala. L’attenzione si rivolse verso la coppietta che smise di baciarsi. La ragazza che era impegnata in un discorso poco verbale si alzò in piedi e con un’aria di sfida prese la mano al ragazzo che stava con lei e lo tirò su.
Fu l’ultima cosa che Raye vide, perché poi il mondo si frantumò.
«Mi fai schifo Adam! » Urlò Raye in preda alle lacrime, correndo verso l’uscita del cinema con al seguito di Adam ed Em poco dopo di lui.
«Fammi spiegare! Ti prego. » Disse lui con la voce alta ma leggermente affannata per la corsa.
«Vuoi spiegare come la tua lingua è finita nella bocca di quella ? » Enfatizzò quella domanda guardando con aria di disgusto la poco di buono che il suo fidanzato si era portato dietro.
Lui si fermò e rimase in silenzio, rendendosi conto che in realtà non avrebbe mai potuto giustificare il suo comportamento.
«Hai ragione sono un cretino. » Disse lui abbassando le braccia, facendole ricadere ciondoloni lungo il corpo.
«Stronzo. » Corresse Em con un colpo di tosse, che intanto aveva raggiunto i due.
Adam la guardò per un attimo e poi rivolse l’attenzione verso la sua – ormai ex- ragazza.
«Ho sbagliato, lo so. Io non provo più nulla per te e ho sbagliato a non dirtelo. Non dovevo continuare questa farsa. » Ammise con sincerità il ragazzo guardando Raye.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo. Nessuna delle parole che aveva in servo per lui erano giuste. Erano tutte una serie d’insulti, ma nessuno di quelli l’avrebbe fatta sentire meglio; così richiuse la bocca e si rivolse alla sua migliore amica.
«Andiamo Em. Lasciamo questi due rifiuti a continuare le loro effusioni. » E proferendo quelle ultime parole, si girò di spalle e lo lasciò immobile nell’atrio del cinema.
Le cose sarebbero mai potute andare peggio di così?
Il mondo le era crollato sulle spalle.
Aveva perso l’amore della sua vita, colto in flagrante fra le braccia di un’altra donna. Che forse non era abbastanza per lui?
 
«Ehi… Mi dispiace. Mi sento colpevole in qualche modo. » Sussurrò mortificata Em, una volta ferme in macchina davanti casa.
«Non è colpa tua, lo sai. » Rassicurò l’amica che davvero non c’entrava nulla in quella storia. La stupida era stata lei a fidarsi di lui.
«Se hai bisogno, di me lo sai che ci sono. » Em era incerta, non sapeva cosa dire alla sua amica, ma lei capì il messaggio che si limitò ad annuire.
Em scese dall’auto e lei percorse la strada fino al proprio garage.
Entrò in casa, che era di nuovo, vuota, ma non era quello il vuoto che la opprimeva di più in quel momento.
Il vuoto che Adam le aveva lasciato dentro era il più difficile da colmare.
Ancora vestita si abbandonò sul letto, che la avvolse immediatamente. Senza indugiare ancora, infilò le sue amate cuffiette nelle orecchie e si rifugiò nel mondo che le faceva meno male.
La canzone dei Foo Fighter la colpì subito:
One of these days
I bet your heart'll be broken
I bet your pride'll be stolen
I'll bet I'll bet I'll bet I'll bet
One of these days
One of these days
 
Quel giorno era arrivato. Il suo cuore era stato spezzato. Pensò a quanto visto poco prima e una cascata di lacrime fuoriuscì dai suoi occhi ambrati.
Poi il nulla. Era sprofondata nella sua prigione personale.
 




Ho voluto scrivere questa storia che scrissi un po’ di tempo fa, che in realtà era una FF su Harry Potter. Successivamente ho deciso di apportare alcune modifiche perché la storia non mi convinceva molto. Credo che questa sia nettamente di qualità migliore a quella che avevo scritto tempo fa.
Spero che vi piaccia. Ho deciso d’incentrare la prefazione su un Flashback per far capire un po’ la dinamica dell’accaduto, visto che la prima parte della storia si svolgerà su questa vicenda.
Lasciate qualche pensiero in merito, se vi và!
Ah! Passate – sempre se volete – sulla storia che sto scrivendo in parallelo a questa, anche se il genere di scrittura è un po’ diverso.. Almeno credo.
Grazie a voi lettori.

Baci –Sally. 
   
 
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