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Autore: _Angel_Blue_    26/07/2014    14 recensioni
E se i draconiani fossero dei normalissimi adolescenti senza nessun potere che hanno una vita come qualsiasi altro giovane della loro età? Se anche i loro nemici fossero degli esseri umani? Cosa succederebbe?
Sofia era una ragazza normale, le piaceva leggere libri, stava sempre chiusa in casa dove George, con pazienza infinita, le faceva da professore. Forse non aveva degli amici ma perlomeno la sua vita era tranquilla e non doveva pensare ai veri problemi della gioventù.
Poi tutto cambiò, così repentinamente che non ebbe neanche il tempo di protestare o evitare il continuo susseguirsi di catastrofi. Tutto si capovolse e si ritrova di fronte ad una realtà molto più dura da accettare, costretta a dover frequentare una vera scuola per “socializzare” con gli altri.
Con addosso un uniforme orribile, un carattere burbero e sgarbato, il prof decise di iscriverla nell'istituzione Dragoni, dall'apparenza normale quando qui è tutto tranne che ordinario. E tra una lezione con insegnanti impossibili, tra un bacio qua e là, tra segretarie troppo rigide, pettegolezzi e party notturni, Sofia scopre un mondo del tutto nuovo, un mondo che ha sempre voluto evitare, che cambierà la sua vita in una una frenetica corsa verso l'adolescenza.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Fabio, Nidhoggr, Nuovo personaggio, Sofia
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'An Impossible Love'
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"I need your love,
I need your time"

-Calvin Harris

Capitolo 15

Sofia

Non credevo possibile, neanche nei miei sogni più remoti, che potessi udire le parole “Ti amo” dalla bocca di Fabio né tanto meno che potessero essere rivolte a me. Diamine, tutta la nostra rivalità restaurata mesi prima era andata a farsi fottere insieme al mio buon senso. Il cuore aveva vinto contro la mente appropriandosi di tutte le mie funzionalità, sia quelle psicologiche che fisiche. Ero incapace di ragionare coerentemente, sembravo posseduta ma per quanto ancora potevo ignorare e far finta di nulla davanti a quell'incontenibile attrazione che provavo per Fabio? Semplicemente non ne ero capace e pregustai ogni bacio, ogni carezza ed ogni parola. Io e Fabio sembravamo da sempre destinati a incontrarci e solo quando le mie labbra toccarono le sue potei realizzare che era lui il pezzo mancante del mio puzzle, Lung era sempre stato un pezzo provvisorio che apparteneva ad un altro quadro che non avrebbe mai coinciso con il mio. Oh diavolo, solo Fabio era riuscito a far battere quel mio cuore arrugginito che aveva smesso di funzionare da tempo. Che lui provasse le stesse emozioni e sentimenti che provavo io? Non ne ero sicura nonostante c'era quella vocina che rispondeva di . Il suo corpo fremeva come il mio, bramava ogni contatto della mia pelle come io bramavo della sua. Si, io e il viverniano eravamo una coppia troppo strana.
Ero sicura che il prof non sarebbe ritornato a casa quel giorno e siccome Thomas era scomparso per fare chissà cosa, pregai a Fabio affinché rimanesse con me tutta la notte, si, avevo diciassette anni ma come tale temevo la solitudine. Non sarei mai stata così paranoica se perlomeno vivessi nel cuore della città circondata da persone, in parole povere: nella civilizzazione. Tuttavia, mi ritrovavo in una villa sperduta davanti al lago Albano dove a farmi compagnia c'erano dei pini possenti ed alti. In quell'angolo di universo ero strettamente in contatto con Madre Natura.
Un gentiluomo avrebbe detto: "No, non posso, se vuoi dormo in un'altra stanza oppure per terra" o cose simili. Ma siccome stiamo parlando di Fabio Szilard, lui non sbatté neanche le ciglia e accettò immediatamente, così ci ritrovavamo nella mia stanza con la porta chiusa a chiave (non volevo farmi cogliere in fragrante dal prof o da Thomas mentre dormivo con un ragazzo), sopra il mio letto mentre le nostre gambe erano intrecciate e le mani che non smettevano di scoprire ed esplorare il corpo dell'altro. Per la prima volta, Fabio non sembrava interessato a fare sesso e la cosa mi lasciò senza parole. Dalla mia finestra filtrava il bagliore appena accennato della luna, per il resto, tutta era oscuro e nella casa regnava il silenzio. Ero sdraiata di lato e Slizard mi circondava con un braccio mentre con il pollice faceva dei cerchi irregolari nella mia schiena. Avevo affondato il mio viso sul suo collo e di tanto in tanto gli lasciavo dei leggeri baci sulla mascella. Seguii con lo sguardo il profilo delicato del suo viso, ammirai e mi persi nei suoi occhi neri che in quel momento sembravano scintillare come un diamante, notai che aveva un accenno di efelidi intorno al naso e con una mano gli accarezzai la guancia. Dall'espressione che aveva assunto, sembrava rilassato, quasi in pace con se stesso e davanti ai miei occhi appariva più giovane e terribilmente fragile. Ma c'era sempre quella ombra che lo perseguitava, c'era qualcosa che lo tormentava o preoccupava e io volevo aiutarlo. Se solo il mio amore bastasse a guarirlo da quel male che lo assillava...
-Non mi hai ancora spiegato perché diamine hai lasciato quel fottuto fogliettino nella mia stanza- borbottai di punto in bianco. -Come se bastassero dei baci a farmi dimenticare quel che hai fatto-
Fabio sorrise divertito. -Per facilitarti le cose- rispose vago.
Odiavo quando si comportava così, come se fosse un ragazzino irresponsabile. -Tu...- stavo per insultarlo quando lui mi azzittii con un bacio. -Ti hanno mai detto che parli troppo?- mormorò sarcastico.
-Ti hanno mai detto che è da maleducati interrompere qualcuno che sta parlando?- replicai stizzita.
Lui mi tirò a sé e mi depositò una scia di baci lungo il collo. Rabbrividii e con un leggero pugno, lo scostai da me. -Sto parlando seriamente- dissi.
Lui sbuffò irritato ma continuo a tenermi stretta. -Avevi alcuna intenzione di dirle su di noi due o volevi tenerlo segreto ancora a lungo?- domandò lui, serio.
Potevo mentire spudoratamente ma dall'espressione che mi rivolse optai per la sincerità. -Non volevo raccontarglielo...-
-Appunto- concluse soddisfatto lui.
Alzai gli occhi al cielo e non protestai quando appoggiò la testa sul mio petto. Inizia a giocherellare inconsapevolmente con i suoi capelli. Ero immersa nei miei pensieri quando il mio cellulare squillò per un secondo, avvisandomi che era arrivato un messaggio. Con gli occhi leggermente socchiusi, lo presi da sotto il cuscino e lessi con la fronte aggrottata le parole impresse sullo schermo del telefono.

Dato che sono sparito per una settimana senza preavviso, voglio recuperare il tempo perduto invitandoti ad una cena la prossima settimana. Sogni d'oro,
Lung xx
Ricevuto: 23;55 - 1 Nov

Cazzo, cazzo, cazzo.
Lanciai un gemito quando Fabio mi prese il cellulare dalla mano. -No, aspetta!- lo supplicai ma ormai era troppo tardi, vidi come leggeva il messaggio e come il suo sguardo cambiò, diventando una lastra di vetro, impassibile e gelida. Potei percepire la sua rabbia ma non disse nulla, lasciò il mio telefono sul mobile che stava accanto al letto e mi abbracciò con forza, tenendomi stretta come se temesse di vedermi scomparire. Mi baciò la guancia. -Non ci andrai- disse freddamente.
Mi bloccai. -Cosa significa che non ci andrò!? Non puoi decidere per me!-
-Sono capace di legarti su questo letto se solo ti azzardi ad andare a quell'appuntamento-
Spalancai la bocca, sbigottita e offesa. -Ci andrò- replicai con orgoglio.
-No-
-Non sei mio padre, diavolo!-
Successe tutto troppo rapidamente. Se solo pochi istanti prima mi ritrovavo a dover reggere solo la testa di Fabio sul mio petto, ora avevo tutto il suo corpo sopra il mio, mi teneva in trappola ed ero schiacciata tre lui e il materasso. Aveva il respiro affannato e nei suoi occhi neri balenò una scintilla di collera. I nostri visi erano fin troppo vicini, volevo spingerlo ma mi era impossibile dimenarmi, con le sue mani mi teneva i polsi e con le sue gambe intrecciate alle mie, non riuscivo a muovere gli arti inferiori. L'avevo fatto arrabbiare.
Nelle sue labbra si formò un sorriso beffardo. -Hai condannato la tua fine nello stesso istante in cui mi hai baciato-grugno lui con voce roca.
Deglutii a fatica. -Sei stato tu a baciarmi!- ringhiai a bassa voce.
-Ma lo desideravi, no?- chiese furbo.
Stronzo, stronzo, stronzo!
Rimasi in silenzio e lo guardai infuriata. -Sei geloso- l'accusai.
Lui si accigliò, sorpreso ma ritornò il Fabio di sempre in meno di un secondo. Ovviamente non rispose o replicò, semplicemente mi morse il lobo dell'orecchio e iniziò a scendere fino al collo dove, senza nessun preavviso, succhiò la pelle. Mi resi conto troppo tardi cosa stava cercando di fare e quando alzò lo sguardo, con occhi languidi mi baciò. Cedetti immediatamente e ricambiai, desiderosa di quel bacio. Quando ci staccammo, Fabio appoggiò la fronte sulla mia. -Con questo spero aver risposto la tua domanda-
Sospirai arresa. -C'era proprio bisogno di farmi un succhiotto?-
Sorrise. -Si, ora mi appartieni e devo iniziare a marcare il mio territorio se non voglio che altri me lo freghino-
-Ma Fabio, voglio andare all'appuntamento solo per troncare la relazione con Lung, dopotutto sono ancora legata a lui, non posso presentarmi in giro con te senza prima lasciarlo-
Fabio ci penso su e infine, sbuffando, annuii. -Andrai all'appuntamento ma non indosserai nessuno di quei vestiti sexy e qualora tu non mi obbedisca ti legherò sul serio su questo letto, devi vestirti come se dovessi andare ad un convento, non ti lascerai toccare da lui o baciare perché ci sono alte probabilità che lo uccida personalmente ed infine, dovrò essere presente anche io in qualunque posto in cui vorrà portarti-
Con una spinta, riuscii a toglierlo da sopra. Sbuffai spazientita e imbronciata, mi voltai, dando le spalle a Fabio.
-Buonanotte- bofonchiai.
Udii sulla mia testa la sua leggera risata. Mi si accapponò la pelle e mi si rizzarono i peli sulla nuca. Era un suono così piacevole. Fabio mi abbracciò da dietro e sussurrò nel mio orecchio un "Buonanotte, Zucca".

***

Avevo caldo. Tutta la mia pelle stava bruciando e sudavo. Sembravo stare in fiamme quando sentii che qualcosa si muoveva al mio lato e percepivo la testa di qualcuno sul mio petto. Biascicai qualche parola incomprensibile e aprii un occhio. Sussultai quando vidi Fabio accanto a me mentre dormiva beato. Era completamente appiccicato a me e cercando di non svegliarlo, riuscii a togliermelo da addosso mentre mi alzavo dal letto e a passi veloci mi dirigevo alla porta. Feci un sospiro di sollievo quando uscii dalla mia stanza. La casa era illuminata dai raggi del sole che filtravano dalle finestre, forse erano le dieci del mattino se non le undici, avevo la sensazione di aver dormito un'eternità. Ero in perfetta forma e quella dormita sembrava avermi rigenerato. Scesi di sotto, facendo attenzione a non incrociare il prof o Thomas, nessuno poteva assicurarmi che durante la notte non fossero ritornati a casa. Quando arrivai in cucina notai un pezzo di carta attaccato con un magnete a forma di pizza sul frigorifero e prendendolo in mano, riconobbi la calligrafia di George.

Scusami tanto Sofia, ma rimarrò tutto il giorno al lavoro e anche oggi rimarrai sola siccome Thomas ha la giornata libera, se vuoi, puoi invitare i tuoi amici, un giorno di questi mi farò perdonare per non essere mai presente,
il tuo,
prof.

Incredibile ma per la prima volta, dopo tanto tempo, la buona sorte voleva stare dalla mia parte. Scuotendo la testa con un sorriso iniziai a mettermi tra i fornelli per preparare la colazione. La villa fu velocemente invasa dall'odore di uova, pancetta e caffè. Solitamente, era sempre Thomas a preparare i vari pasti durante il giorno, dopotutto era nostro maggiordomo. Tuttavia quando avevo 10 anni e giocai per la prima volta a Cooking Mama, mi misi in testa di dover imparare anche io a cucinare. Il prof non voleva vedermi così vicina al fuoco e rischiare che potesse succedermi qualcosa perciò per un periodo si era negato di esaudire questo mio capriccio. Ma non mi arresi, dopotutto sono fatta così: non mi fermo davanti ad un ostacolo finché sono sicura di poterlo superare, che sia certa che rientri nei miei limiti quindi dopo tanta insistenza il prof cedette e Thomas divenne il mio insegnante. Che dire? Come una spugna che assorbe tutta l'acqua che la circonda, imparai velocemente le regole basiche e dopo vari mesi ero in grado di preparare piatti deliziosi. Il prof non si pentii della sua scelta e quando giungevano occasioni speciali (come la festa del padre), iniziavo a cucinare per George e Thomas. Poi, c'erano giorni come quelli in cui rimanevo sola a casa, quindi prendevo l'iniziativa e mi mettevo a fare sperimenti con il cibo.
Senza rendermene conto, iniziai a cantare le prime note di Unintended e forse sarei andata avanti ancora a lungo se non fosse che qualcuno mi prese per i fianchi facendomi fare un giro di 180°. -Cosa stai facendo?- squittii, presa alla sprovvista.
Rimasi di sasso quando Fabio strusciò il naso contro il mio. -Eri sparita e ora voglio il mio bacio del buongiorno-
-Come puoi ben vedere, sto cucinando...- replicai quasi stizzita.
Ora che lo avevo di fronte potei ammirarlo con occhi incantati. I capelli erano più arruffati del solito e io lo trovai adorabile. Indossava i jeans di ieri che erano stropicciati e la camicia bianca stava messa peggio. Stentavo a crederci che proprio quell'angelo che avevo davanti mi avesse baciato e avesse dormito tutta la notte con me. Stava scalzo e i suoi occhi apparivano più chiari, più luminosi come se risplendessero di luce propria. Era così dannatamente bello e ora era mio. O quasi... Dovevo risolvere il più prima possibile quel problemino con Lung. Fabio, senza chiedere permesso, mi avvicinò a sé e mi ritrovai le sue labbra premute contro le mie. Mi mancava il respiro e temevo che le gambe cedessero. Lui, intuendo che stavo per lasciarmi andare, mi alzò come se non pesassi nulla e mi appoggiò sul tavolo di legno che avevamo in cucina senza mai smettere di baciarmi. Affondai le mie mani sui suoi capelli e non mi vergognai dello stato in cui ero messa, sicuramente avevo i capelli disordinati, il maglione era tutto sgualcito e non mi ero lavata né il viso né i denti. A malavoglia, lo allontanai da me, stavo ansimando e dovevo ritrovare un po' della mia dignità, non potevo cadere ai suoi piedi così velocemente, dovevo resistere.
-Muse- disse divertito.
Inclinai la testa, confusa. -Cosa?-
-Stavi cantando una canzone dei Muse, giusto? Non sembri quel tipo di persona che ascolta musica come la loro-
Misi il broncio, offesa. -Le apparenze ingannano- replicai.
Uno strano sorriso apparse nel suo splendido viso. -Potresti essere colei che ascolta le mie inquisizioni più profonde- citò. Arrossii, per essere stata così stupida da farmi cogliere da Fabio mentre cantavo.
-Sarà la nostra canzone- mormorai imbarazzata.
Lui ci pensò un attimo ed annuii pensieroso. Lasciò la presa sui miei fianchi e mi lasciò libera, così potei correre a spegnere i fornelli e mettere in due piatti le uova e la pancetta che avevo preparato. Percepii la presenza di Fabio dietro le mie spalle, il suo respiro mi sfiorava il collo. Un brivido mi scese lungo la schiena e maledii Fabio, per essere capace di scombussolarmi ogni pensiero.
-Sai cucinare?- domandò, scettico.
Non mi voltai a guardarlo, indaffarata a mettere in due tazze qualche goccia di caffè. -Si- risposi secca. Senza degnarmi di dargli qualche altra spiegazione o occhiata, presi il mio piatto e la mia tazza e dirigendomi con il mento alto e passo lento, andai verso il tavolo dove mi sedetti. Fabio, che stupido non era, intuii di aver detto qualcosa di poco appropriato ed imitandomi, prese in mano la sua colazione e venne a sedersi accanto a me.
-Ho colpito il tuo orgoglio, eh?- mi stuzzicò.
Uccidilo, uccidilo, uccidilo ringhiava la mente. Abbi pazienza, che altro puoi aspettarti da Fabio Szilard? diceva il cuore.
Alzai lo sguardo e nella mia occhiata gelida non c'era neanche un velo di sarcasmo. -Mangia, Szilard, e chiudi quella cazzo di bocca-
Uno a zero per Sofia
Schlafen. Odiavo che la gente dubitasse delle mie capacità culinarie. Potevo anche essere goffa o imbranata ma di certo non ero un pericolo ambulante anche in cucina. Con la coda nell'occhio lo vidi sorridere compiaciuto. Perché diavolo stava sorridendo!? Arrg, potevo anche essere follemente innamorata di lui ma rimaneva sempre quel mio istinto omicida pronto a farlo fuori. Mangiammo nel silenzio più totale, Fabio fu il primo a finire, si era divorato tutto e ci era riuscito in meno di un minuto. Io, invece, sono sempre stata lenta a mangiare, tuttavia, ebbe la pazienza di aspettarmi. Ma è difficile ingerire del cibo quando hai un ragazzo seduto accanto che ti fissa con attenzione. Infatti poco dopo mi arresi e lanciando un'occhiataccia a Fabio mi alzai.
-Non hai mangiato neanche la metà- disse con disapprovazione.
Scrollai le spalle con indifferenza e prendendo il mio piatto, lo lasciai nel lavastoviglie.
Non mi soffermai a parlare o chiacchierare con Fabio e andai dritta al salone dove accesi la t.v. e mi buttai a peso morto sul divano. Fabio mi seguiva come se fosse un fantasma e sembrava infastidito. -Per quanto ancora vuoi ignorarmi?- borbottò.
-Non saprei, forse quando ammetterai di essere un'idiota e mi chiederai scusa per aver lontanamente pensato che non fossi capace di cucinare-
La sua risata riecheggiò su tutta la casa. -Sei così infantile-
-E tu sei così cretino- controbattei.
Alzò le mani, in segno di arresa. -Hai vinto tu, sono uno stronzo, okay?-
Alzai un sopracciglio. -E...?-
-E ti chiedo scusa per aver lontanamente pensato che non eri capace di cucinare- ripeté.
Sorrisi soddisfatta. -Non era tanto difficile, no?-
Non rispose. Semplicemente prese posto accanto a me nel divano e mi abbracciò con foga. -Sei troppo fiera- disse ironico.
Sospirai amareggiata. -Lo so-
Fabio rimase altre due ore con me, poi se ne andò, doveva fare alcune cose in giro. Mi promise solamente che ci saremmo visti a scuola e mi lasciò con un semplice baciò sulla fronte. Forse non era romantico come Lung, lui l'affetto lo dimostrava in modi più rudi e non mi diceva ogni secondo che mi amava, anzi, solo il giorno prima era riuscito a dirmelo per la prima e ultima volta, ma mi bastava averlo accanto per sentirmi viva e completa.

***

-Non sai cosa sono venuta a sapere!- mi urlò Lidja nell'orecchio. Era lunedì mattina e le lezioni sarebbero iniziate da lì a pochi minuti. Lidja era all'oscuro che avevo dormito il giorno prima con Fabio, che ci fossimo baciati e dell'intenzione di Lung di portarmi in un appuntamento romantico. Ovviamente non mi ero dimenticata della promessa che le avevo fatto, non volevo tenerle nascosto altre cose e prima o poi le avrei raccontato tutto ma in quel momento ero troppo occupata a tenere con egoismo quei attimi che appartenevano solo a me e Fabio e a nessun'altro. Riscuotendomi dal mio mezzo torpore, sospirai con stanchezza. -C'è in giro qualche nuovo pettegolezzo?-
Sorrise. -Beh, a dire il vero no...- Maledetta, mi stava occultando qualcosa... Ma decisi di non insistere e continuai a camminare senza degnarle di un'altra occhiata.
-Aspetta- disse. Quando fu vicina lo sufficientemente, inclinò la testa verso il mio orecchio. -Dicono che sono in arrivo i figli del preside- sussurrò.
La guardai seccata. -E con ciò?-
Nei suoi occhi vidi passare un lampo che non mi piacque. -Beh...- tossì con imbarazzo mentre guardava tutto tranne me... Quel suo atteggiamente mi mandò su tutte le furire. -Cosa vuoi dirmi!?- sibilai irritata.
-Dato che tra te e Fabio è sbocciato un certo feeling, ci tenevo a dirti che Matilde è stata la ragazza di Fabio due anni fa, lui ovviamente l'ha solo usata come tutte le altre ma nonostante questo, si era presa una bella cotta per lui e anche quando Fabio l'ha lasciata, lei faceva la vita orribile alle ragazze che gli gironzolavano intorno o le sue ipotetiche “fidanzate”, quindi dovrai tenere gli occhi aperti- Per qualche strana ragione fui scossa da un brivido di paura. -Comunque...- continuò Lidja. -tra te e Fabio è successo qualcosa ultimamente...- cercò di domandare con indifferenza nonostante morisse di curiosità.
-Si...- mormorai a bassa voce mentre arrossivo come un pomodoro. -Ehm... Fabio è venuto a casa, mi ha baciato e ha dormito con me- cercai di riassumere con voce apatica.
Come era prevedibile, Lidja lanciò un urlò estasiato e sembrò dimenticarsi che un tempo anche lei odiava Fabio Szilard. -E dimmi, avete fatto quella cosa che inizia con la lettera s...-
Aggrottai la fronte, confusa. -Intendi sesso?-
Fu il turno di Lidja di arrossire. -Si, quello- biascicò imbarazzata.
-Ovviamente no! Come può venirti un'idea simile!?-
-Scommetto le mie lezioni di danza che tra un mese tu e lui finirete col fare... ehm... sesso...-
-No, no e no!- borbottai. -Non sono pronta e non sta a decidere a lui quando farlo, comunque ho altri problemi...-
Lidja alzo gli occhi al cielo e fece spallucce. -E quali sarebbero...?-
Abbassai la voce di vari decibel. -Con Lung...- sussurrai mentre mi guardavo intorno come se temessi che qualcuno mi stesse spiando da lontano e che quel qualcuno fosse il diretto interessato.
La mora sgranò gli occhi e mi lanciò uno sguardo di disapprovazione. -Beh, cosa aspetti, sbrigati a farlo! Non ci metterà molto a capire che tra te e Fabio c'è qualcosa e che lo stai spudoratamente tradendo-
Lanciai un'occhiataccia a Lidja. -Grazie, eh, mi fai sentire terribilmente in colpa- Lei non aggiunse altro e ci sedemmo su una panchina vicino all'ingresso della scuola. Controllai l'ora e sbuffai quando notai che mancavano ancora altri lunghi dieci minuti. Per distrarmi un po' lanciai uno sguardo in giro. Ormai più della metà della scuola stava riunita nel cortile, aspettando come me che suonasse quella maledetta campanella, dopotutto lì fuori si gelava, sembrava stare nell'Era Glaciale. Mi aggiustai la sciarpa che indossavo, era della scuola ed era verde come la gonna. Imprecai per la milionesima volta contro l'istituto Dragoni dato che era l'unica delle poche scuole in tutta Roma in cui eravamo obbligati ad indossare un'uniforme. Con quella gonna avevo le gambe gelate e solo grazie alle calze (sempre dell'istituto) non mi agghiacciavo del tutto. Perlomeno i ragazzi potevano indossare dei pantaloni. Avevo tirato fuori il libro di letteratura dato che alla prima ora avevamo un'interrogazione quando udii delle esclamazioni sorprese provenire da un gruppo di ragazzi. Guardai Lidja confusa e quando notò il mio sguardo, sorrise divertita. -I gemelli sono arrivati- fu tutto ciò che disse. Mi voltai con aria suscettibile e guardai verso il punto in cui erano raggruppati i ragazzi. Con loro a impedirmi la visuale, non riuscivo a comprendere tutto questo entusiasmo, non vedevo oltre le loro spalle. Ma all'improvviso vidi un ragazzo attorno al quale la massa di ragazzini vocianti si era divisa in due ali ammirate. Era alto, con un sorriso da divo del cinema e un fisico palestrato che si intravedeva sotto la giacca di pelle nera. Era castano, gli occhi, i capelli, tutto. Sedeva su una moto con la carenatura da corsa, e intorno a lui i platani scossi dal vento facevano cadere le loro foglie gialle sul ciottolato. -Oddio...- mormorai.
Lidja annuii con apprezzamento. -Lui è Mauro Dragoni, fratello di Matilde, più grande di lei di solo qualche secondo, ha l'età di Fabio-
Fu allora che vidi anche lei. Esile e slanciata, emergeva a poco a poco dalla folla di ragazzi. Indossava l'uniforme della scuola, i lunghi capelli castani gli scendevano morbidi sino al seno ed aveva due occhi grandi e chiari. Era bellissima, il corpo snello, la pelle accesa da una luce che non avevo mai visto, lo sguardo fiero.
-La loro famiglia discende dal fondatore di questa scuola...- continuò a dire Lidja. -Da Ettore Dragoni*-
Io pendevo dalle sue labbra mentre fissavo incantata quei due ragazzi che sembravano essere appena usciti da un film, ai miei occhi potevano benissimo essere delle divinità greche. Fortunatamente fui distratta dalla campanella e prima di voltarmi notai vagamente l'occhiata che mi lanciarono Mauro e Matilde.

***

Nella scuola Dragoni non si parlava d'altro che dei due nuovi arrivati. Io non ne potevo più. Nell'ora di letteratura Karl mi raccontò dettagliatamente tutta la storia sulla fondazione dell'istituto Dragoni. A chimica, invece, Lidja mi aveva fatto impazzire siccome non smetteva di chiedermi “Secondo te quante ragazze ha avuto Mauro?” e io stizzita le rispondevo: “Sei fidanzata con Ewan, cazzo!”. Poi, per mia sfortuna, anche Chloe era segretamente innamorata di Mauro e mi parlò della sua vita nella scuola Dragoni. Quando giunsi all'ora di Inglese, Ewan sembrava posseduto e si limitò a insultare il povero Mauro siccome Lidja non riusciva a togliergli gli occhi da addosso e quando gli chiesi: “E cosa ne pensi di Matilde?”, lui sorrise furbo mentre rispondeva “E' il sogno sessuale di tutti i ragazzi eteri di questo istituto”.
Come ben potete immaginare, nella mia testa rimbombava il nome: Mauro Dragoni. Io, per quanto quella mattina fossi rimasta per un istante solo attratta da lui, ora non sopportavo neanche il suo nome, appena lo nominavano io sbuffavo stizzita. Avevo Fabio e non volevo nessun'altro se non lui. Per la prima volta da quando misi piede in questo collegio da pazzi non vedevo l'ora di fare biologia. Non vedevo Fabio dal giorno prima e durante il trascorrere delle ore, non vidi neanche Lung. Non sapevo se preoccuparmi per Szilard o per il mio vero ragazzo. Stavo dirigendomi all'aula 50 quando sbattei contro un ragazzo. Sarei caduta a terra se il ragazzo che avevo di fronte non mi avesse preso il polso impedendomi di finire a terra.
-Ops, scusa- disse con voce soave e seducente. Alzai lo sguardo e lanciai un gemito quando vidi due occhi nocciola che mi fissavano con interesse. Come se avessi ricevuto una scossa elettrica, mi allontanai immediatamente da lui. -No, è stata colpa mia...- balbettai a disagio.
Mauro sorrise schietto e con una mano mi prese il gomito. -Non ti sei fatta del male, vero?- domandò con voce roca mentre mi sfiorava con un dito il braccio. Il contatto mi fece rabbrividire e il mio corpo sembrava non voler rispondere a nessun mio commando. Maledizione, in che guai volevo mettermi?. -Sto bene- cercai di rispondere freddamente.
Lui non lasciò la presa dal mio braccio e io mi stavo innervosendo. Forse lo avrei picchiato se qualcuno non si fosse intromesso, prendendomi per i fianchi per allontanarmi da Mauro. -Non è il momento di importunare una studentessa, Dragoni, sopratutto se si tratta di Thuban- sibilò Fabio.
Il sorriso di Mauro rimase impresso nella sua faccia e volevo toglierlo a suon di schiaffi. Lo odiavo già. -Non sapevo che fosse una tua proprietà, Szilard-
-Aspetta, aspetta, aspetta!- alzai la voce io. -Io non appartengo a nessuno!- precisai. -Ne tanto meno a Szilard-
Mauro scoppiò a ridere e avvicinandosi mi disse: -Beh, allora dovresti nascondere meglio quel segno- e con il mento indicò il mio collo.
Istintivamente mi portai una mano nel punto dove Fabio mi aveva lasciato il succhiotto.
-Che brutto vizio, il tuo- continuò il figlio del preside. Mi guardai intorno, nel corridoio c'eravamo solo noi tre: io, Fabio e quello stronzo. Rischiavo di arrivare tardi alla prossima lezione.
-Hai sempre lasciato quel segno sul collo a tutte le ragazze con cui sei stato, appena sotto l'orecchio nella parte destra- Sbiancai e lanciai uno sguardo a Fabio che si era irrigidito. Era lo stesso luogo in cui io avevo il succhiotto.
-Dopotutto, hai fatto la stessa ed identica cosa con mia sorella- e detto ciò, se ne andò. Quando nel corridoio rimanemmo solo io e Fabio mi voltai e lo guardai duramente. Ero caduta nel suo gioco e ora mi ritrovavo ad essere uno sei suoi tanti giocattoli. Come se la sera prima non fosse mai esistita. In quel momento potevo anche dargli un calcio o insultarlo, ma non volevo cadere così in basso, semplicemente lo fissai ferita. -E io come una stupida mi sono fidata di te- mormorai.
-Sofia!- mi chiamò. Mi ero girata senza dargli il tempo di darmi delle spiegazioni. Non ne avevo bisogno. Miracolosamente, non scoppiai a piangere e camminai fiera verso l'aula di biologia.
-Non è come pensi!- continuò a ripetermi Fabio. -Te lo giuro!-
Ormai mancavano pochi metri e sarei arrivata all'aula, lo stavo ignorando divinamente ma lui ovviamente voleva complicarmi le cose. Mi prese per la vita e mi sbatté al muro, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Non mi resi conto di star piangendo finché lui, con un pollice, mi asciugò una lacrima uscita dall'angolo dell'occhio. Non smettevo di ripetermi fino alla nausea quanto ero stata stupida. E io che avevo creduto per un solo secondo che mi amasse sul serio. Odiavo tutti quei sentimenti che provavo per lui, dal primo all'ultimo. Ero felice che nessuno stesse in giro, che fossimo solo noi, sarebbe stato davvero imbarazzante farmi cogliere da qualcuno mentre Fabio mi teneva stretta tra lui e la parete.
-Lasciami!- ringhiai con tono minaccioso.
-No- replicò serio.
-Dammi un solo motivo valido per cui noi dovremmo stare insieme-
Fabio non sembrò pensarci due volte e decise di rispondere la mia domanda con un bacio. S'impossessò completamente delle mie labbra. Inzialmente cercai di ribellarmi e non contracambiare, ma come sempre, cedetti fin troppo facilmente. Il bacio fu violento e le mie lacrime lo resero salato. Fabio infilò una mano sotto la mia camicetta e mi sfiorò la pelle. Non mi lasciò, continuò a baciarmi quasi con disperazione e i suoi sentimenti mi arrivarono addosso come la pioggia. Dolore, passione, amore, attrazione, lussuria, tutto in un unico bacio, il suo corpo premuto al mio mi fece comprendere che non voleva perdermi. Perché? Cosa ero io per Fabio? Quando si staccò, con una mano mi sfiorò il viso con dolcezza infinta. -Non lasciarmi- mormorò, più a se stesso che a me.
-Perché?-
-Perché sei la prima a cui ho detto ti amo, sei la unica e la prima che amerò, Sofia, le altre non valgono neanche la metà di quanto vali tu. Non riesci proprio a comprenderlo?-
-Non sono una tua proprietà-
Fabio mi accarezzò con il pollice il mento e solo più tardi la bocca. -No, non lo sei-
-Non sono neanche un giocattolo-
Lui sorrise ma fu un sorriso amaro, triste. -Non ho mai pensato a te in quel modo-
-Le mie implicazioni, te le ricordi?- gli chiesi con un filo di voce. -Devi dimostrarmi che mi ami realmente, che io non sono come le altre con cui sei stato, dovrai farmi capire che a me ci tieni sebbene dovrai mostrarmelo in mille modi diversi-
-Ti amo, okay? Penso solo a te, sei la unica che guardo o flirto, non ci sono altre, Sofia, fidati di me-
Sospirai con stanchezza. -Allora mi fiderò-

***

-Cosa hai intenzione di fare, sorellina?-
Matilde sfiorò con il pollice la copertina del diario. -Dobbiamo prima separarli-
-E come pensi di farlo?-
-Con questo- alzò il diario di Sofia Schlafen e glielo mostrò al fratello che la guardò annoiato. -Così lei sarà tua mentre lui sarà mio-


Note dell'Autrice:

Ehm, ciao a tutti!
Allora, finalmente sappiamo chi sono i nuovi personaggi che ho nominato vagamente nel cap precedente e nella relazione tra Sofia e Fabio iniziano ad apparire i primi malintesi. Ovviamente se speravate che sarebbe andato tutto per il verso giusto... beh... PUAHAHAH Non è così :3 I'm evil. 
Allora, che ne pensate di questo Fabio quasi dolce? Vi piace? Fatemelo sapere in una recensione xD
Beh gente, questo cap, se non sbaglio è uno dei più lunghi che ho scritto finora :')
Spero che vi sia piaciuto e un grazie a tutti quei fan che mi seguono da sempre e a quelli che hanno iniziato a leggere questa storia da poco, le vostre recensioni mi ispirano molto :D
Un bacio,

marty_598

P.S. *Ettore DragoniQuesto personaggio è unicamente frutto della mia immaginazione, nella saga non c'è nessun Ettore Dragoni,
Se ve lo stavate chiedendo:
Matilde è una custode come George, viene uccisa a Benevento quando davano la caccia alle streghe, nel suo spirito c'era quello di Idhunn. Viene nominata nel secondo libro: L'albero di Idhunn.
Mauro è il fidanzato di Giada, viene nominato una sola volta nel primo libro: L'eredità di Thuban.

   
 
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