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Autore: Love Girl    26/07/2014    3 recensioni
Il padre di Kagome si è indebitato con la Yakuza e, mentre Kagome e Sota erano a casa della cugina Sango, tutta la famiglia muore "accidentalmente" e loro si ritrovano in orfanotrofio.
Pochi mesi dopo la Yakuza scopre che loro sono ancora vivi ma non gli danno peso perché sono solo dei bambini e non sanno nulla sugli imbrogli fatti contro il padre.
Intanto lo zio, il padre di Sango, cerca di adottarle ma fa una brutta fine, mentre la madre di Sango muore di depressione.
Così i 4 bambini si ritrovano soli ed abbandonati, dove, per non farsi separare, fanno dispetti a chiunque cerchi di adottarli.
Intanto Kagome nutre un forte desiderio di famiglia, che pian piano diventerà una vera e propria fissa.
Un giorno, all'età di 14 anni, Kagome e Sango, insieme ai due fratellini di 12 anni ciascuno, tornando da scuola, incontrano due teppistelli, InuYasha e Miroku.
Cosa succederà? E se la Yakuza si intromettesse ancora? E se ci fosse un mistero che avvolge i quattro orfani? E se la chiave la avesse Kagome? Vi ho incuriosito? Bene allora leggete e recensite in tanti mi raccomando, un bacione!
Baci
Love Girl
P.S. grazie choppy_choppy
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cacciatore di stelle

Gocce di memoria

Alle sei del mattino, mamma mi chiama con un dolce bacio, cosa quasi rara ultimamente.

-cucciola, dai, vieni a fare la doccia- ed eccomi qua, con un frettoloso getto d’acqua che mi colpisce mentre alcune copiose lacrime escono dagli occhi neri della mia mamma, che ora appaiono più profondi e tristi.

Mi ritrovo in un momento con una salopette a gonna rosa e una maglietta bianca, con delle ballerine bianche e due nastrini lilla. I miei genitori, sempre sul lastrico, sempre pronti a comprare ogni cosa per noi. Per me in modo particolare.
Li vedo li.. con un viso funereo, delle occhiaie spaventose, gli occhi arrossati dal pianto, e… due valigie con sé. –mamma, di chi sono quelle valigie?- chiedo innocente e spaventata –di nessuno, cara…- fa mamma mentre io mi preoccupo. Sota piangeva, forse anche lui sentiva quell’aria di mistero che ci avvolgeva. Ma lui si calma subito, basta il suo regalo, un peluche di un orsetto giallo di nome poh.
Dopo pochi minuti, eccomi qui, davanti la casina dei miei zii. Zia Sakura e Zio Jun corrono incontro, prendono le valigie e Sota, che, nuovamente, dormicchia.
-mamma…. Portatemi con voi… per favore… oggi voglio stare con voi…- dico con le lacrime agli occhi per dei brutti presentimenti. Mamma mi guarda in lacrime e, mordendosi il labbro inferiore per trattenere le lacrime, scuote la testa ed entra in auto di corsa senza proferire altre parole. Papà stringeva i pugni mentre parlava disperato ai zii. Poi mi da un bacio e parte veloce verso casa.
-andiamo, kaggy…- dice zio Jun, mettendomi una mano dietro le spalle e portandomi dentro il minuscolo appartamento, anche se, come me e zia, anche lui fissava la nuvoletta di polvere che l’auto di papà aveva lasciato, anche lui in lacrime.
E, come se non mancasse, il cielo ha iniziato a piovere forte all’improvviso, come se anche lui piangesse. Le sue lacrime, mischiate alle nostre erano come gocce di memoria. Gocce di memoria per i proprietari di quella mini auto vecchissima, rossa come il sangue, che avevano parcheggiato davanti ad un condominio abbandonato che era saltato in aria con una bomba-carta.
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Come stabilito, alle 3 del mattino Sesshomaru mi chiama, io sono terrorizzato all’idea di essere scoperto. E, come se mi avesse letto nel pensiero, mio fratello mi rassicura dicendo che li ha messo un sonnifero, uno di quelli che usava papà per non sentire Shihori piangere, quindi un sonnifero potentissimo, nella tazza del tè e ora ronfano come ghiri assatanati.
-pronto, inu-chan?- sospiro e annuisco poco convinto, lui mi da un bacio sulla fronte –andrà tutto bene, promesso- faccio una smorfia e prendo i zaini. Sesshomaru mi da una leggera pacca sulla spalla –sessomaru…..- lui mi guarda perplesso –si?- abbasso lo sguardo –ma noi ora ce ne andiamo… ma sai già dove andare?- lui sorride-ovvio che si, scemotto, è il mio posto segreto per quando devo piangere o sfogarmi. Però è lontano…..-
In punta di piedi, Sesshomaru scende e porta le borse fuori, per poi aiutare me a far scendere la carrozzella con Shihori.
Ad un tratto, però, da una delle due poltrone dei due tizi si sente un tonfo…. Un orologio era caduto dai jeans di quei due…. L’orologio…. Che papà aveva donato a mamma… perché lo avevano loro?
Non avevo tempo per chiederglielo, si stavano per svegliare, ma non potevo lasciare l’orologio di mamma in mano a quei due gorilla. Di slancio prendo l’orologio e corro fuori, dove Sesshomaru mi guarda male –che ci facevi li dentro?! Potevano scoprirci!! Sai che…- si blocca, guardandomi la mano, escoriata dalla fibbia dell’orologio mal preso. Me la prende fra le sue mani –che cavolo ha fatto?- la apre e vede l’orologio. Sbianca e sbarra gli occhi –e…e… e questo? Come lo fai ad avere tu? Da quando ce l’hai?- sentivo delle gocce calde bruciarmi la mano, così allungo l’altra mano e gli asciugo alcune lacrime –è caduto a quei due…….- si fa pensieroso, ma lo squillo di tromba che è mia sorella lo ridesta e, prima che desti anche quei due tizi, andiamo velocemente fuori dal cancello, coccolando la piccola.
-ehy, voi due!- dice una voce roca dietro di noi. Sussulto, mentre Sesshomaru si mette sulle difensive –e lei chi è? Che vuole da noi?- fisso terrorizzato l’uomo mezzo ubriaco che ci guarda minaccioso –dovrei dirlo io… che ci fate qui? Tornate a casa immediatamente o chiamo la legge!- Sesshomaru sorride in tono di sfida –lo faccia pure, signore- l’uomo chiama la polizia di Tokyo e io guardo interrogativo e impaurito sesshomaru che all’improvviso da un calcio all’uomo, appena costui ha chiuso la chiamata, e mi fa segno di camminare il più veloce possibile. L’uomo ci ha perso di vista, noi ci siamo nascosti in un cortile e vediamo arrivare la polizia, che guarda distrattamente in giro, ma che poi prendono l’uomo sotto braccio dicendo di portarlo all’ospizio.
Sospiro e ci rincamminiamo verso la nostra nuova casa.
Dopo un po’ vedo l’orologio segnare le cinque. “mamma mia che sonno!!!!” penso, mentre un enorme sbadiglio si fa strada in me -ahahah, tranquillo, cucciolo, siamo quasi arrivati, un kilometro circa e poi siamo a “casa”……- annuisco assonnato, sono circa le 6.
Quando arriviamo davanti a una casa abbandonata, Sesshomaru si ferma e guarda triste la porta semi chiusa –eccoci……- sussulto.
-la…la… la casa dei Takira? La casa delle streghe? Quella disabitata da cento anni?- lo guardo sconvolto, lui annuisce e apre la porta.
-oh, Kami!- non credo più a ciò che i miei occhi vedono…. Mio fratello dove cavolo ci ha portati?!
Lui mi guarda dispiaciuto, mentre io fisso il tutto…. Come si può vivere in una casa che non è più una casa?! Ha una stanza…. Forse prima erano due, giacchè c’è il solco di un muro che divide in due la stanza. Ma non è questa la cosa brutta…. A terra è pieno di cocci di bottiglie, cosa che fa pensare che la casa è frequentata; e dove dovrebbe esserci una terza stanza o un bagno c’è un immenso giardino, che d’invero ci farà compagnia dato che non ci sono tende o nulla per parare il vento; la porta quasi cade a pezzi, è pieno zeppo di povere, non c’è neppure una coperta…….. come faremo a vivere là?! Infastidito dalla polvere esco fuori in “cortile” ma vengo investito da un suono…. Simile ad una grande esplosione…. Mi affaccio alle grandi siepi e agli alberi che nascondono il “giardino” e vedo un condominio cadere a pezzi e un’auto rossa e molto antica volare via… insieme a un grido e poi un’eco di una voce femminile che urla *ADDIO KAGOOME! ADDIO SOOTA!* e una di un uomo che dice *ADDIO ORSETTO, ADDIO RAGGIO DI STELLA E ABBI CURA DI TUO FRATELLO* ma l’eco maschile lo sento solo concentrandomi molto, le urla sono state lanciate poco prima dell’esplosione quindi è già tanto che le sento e poi l’esplosione ha coperto troppi suoni, per non parlare di urla e bisbiglii della gente e del lamento di Shihori. –InuYasha, vieni dentro, non è bello vedere certe cose… Kami proteggete le anime delle vittime di quest’esplosione…- io entro e dico a bassa voce –Kami, vegliate, proteggete bene Kagome….-
Intanto un tuono spezza il silenzio, inizia a piovere… fisso l’orologio di mamma, 7 del mattino in punto. Inizio a piangere. Piango per mamma, per quella coppia, per quei due orfanelli…. Per Kagome, che non conosco, ma che spero di conoscere, e che ora ha addosso un enorme responsabilità, suo fratello. Anche il cielo piange, entrambi piangiamo a gocce grosse, gocce fredde come uno schiaffo, vuote come la neve, disperate come la voglia di morire, gocce che pare siano fatte di memoria, memoria di quello schiaffo datomi da Sesshomaru quando augurai esplicitamente a Shihori di morire, memoria di quella nevicata improvvisa a marzo, quando papà si tentò di uccidere, memoria di quella voglia di morire che ebbi io, che ebbe Sesshomaru e che ebbe papà… e chi lo sa…. Forse anche mamma una volta avrà chiesto di morire, forse per non dover patire più le prepotenze e le violenze di papà contro di lei…
Sesshomaru entra, esce di casa e torna, dopo una ventina di minuti con una scopa, una coperta enorme, alcune cose da mangiare e dei soldi…. –d…dove hai preso queste cose…?- lui abbassa lo sguardo, poi lo rialza al cielo con lo sguardo che chiede perdono…. Lo sguardo con cui LE chiedeva perdono, prende in braccio Shihori che dorme, mi abbraccia, mettendo la piccola fra noi, posando addosso a tutti e tre la coperta e sussurrando –non importa….-

 

   
 
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