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Autore: barbara_f    27/07/2014    1 recensioni
Una storia diversa dalle altre che ho già pubblicato; più delicata, più insolita, più breve.
5 sensi, 5 momenti importanti, 5 sensazioni, 5 emozioni, una sola voce narrante, quella di Edward, solo sette capitoli. Spero la segiuate con lo stesso interesse con cui avete seguito le altre FF
dal prologo:
"Mi guardai attorno, cercando di trovare una spiegazione logica a quell’insolita tensione, ma non c’era nulla, niente di diverso attorno a me: tutto era al posto giusto, come ogni giorno, come sempre...
Carezzai ancora la lastra d’acciaio e un leggero sorriso fiorì sulle mie labbra...
Era il luogo in cui preferivo stare e questa, era la mia ora preferita: quella della quiete prima della tempesta.
Fra poco la stanza sarebbe stata ricolma di voci, di suoni, di odori... fra poco, come animata da una magia nota, tutto avrebbe preso vita."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 3
 
Udito
 
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare.

Ivano Fossati
 
Quanti ricordi può scatenare una canzone?
Quanti sogni, desideri, speranze possono essere contenuti in alcune semplici note?
 
Chiusi gli occhi mentre la sua voce, lentamente, colmava ogni angolo della mia mente.
Mi piaceva abbandonarmi ai ricordi, mi rasserenava sapere che bastavano alcune semplici note per far apparire immagini nitide alla mia mente….
Proprio in quell’ora, buia e silenziosa, il suono della sua voce tornava a farmi compagnia rassicurandomi, cullandomi con dolcezza fino a quando, ormai sfinito, mi lasciavo sopraffare dal sonno.
A volte mi sembrava di sentirla canticchiare gioiosamente, altre volte invece, avevo l’impressione che mi chiamasse implorandomi di raggiungerla…
Ma nei miei sogni la sua voce era sempre dolce e calda, senza la nota di sofferenza che l’aveva caratterizzata nell’ultimo periodo.
Nei miei sogni, tutto era rimasto inalterato, come la prima volta che, con un sorriso, mi aveva rivolto la parola.
Allungai la mano illudendomi caparbiamente di poterla toccare ancora una volta, di riuscire a carezzare il profilo del suo corpo e perdermi ascoltando il suono del suo respiro o del suo cuore che batteva all’unisono col mio.
Le mie dita sfiorarono soltanto la tiepida aria della sera.
Ero solo… solo con i miei fantasmi.
Lei non era più al mio fianco, da troppo tempo ormai.
“Buona notte amore mio!” dissi piano.
“Ovunque tu sia!”
****
L’annuale festa a casa dei Newton era uno degli eventi mondani più importanti della città, chiunque avrebbe fatto carte false pur di poter rimediare un invito e io… ero uno dei pochi fortunati partecipanti.
Mike, uno dei miei più cari amici, mi invitava ogni anno ma io declinavo sempre… odiavo mettermi in smoking, fare sorrisi falsi o fingermi interessato a conversazioni frivole e modaiole o peggio, a trovarmi impegnato in conversazioni sulla qualità del catering.
Quest’anno però non avevo potuto rifiutarmi… il mio amico si sposava e io ero il suo testimone.
Jessica, la futura sposa, mi prese per un braccio trascinandomi verso il tavolo del buffet… sembrava agitata e molto, molto nervosa…
“Devi darmi il tuo parere…”
No, un parere sul catering... come volevasi dimostrare...

“Questa tempura non mi sembra affatto croccante! Dev’essere croccante, vero Edward?…” alzai mentalmente gli occhi al cielo e presi  in mano un gamberetto pastellato… Jessica aveva ragione, il catering aveva fatto un pessimo lavoro quest’anno, la tempura era molliccia e fredda… qualcuno a fine serata avrebbe pagato con la perdita del posto per un così cattivo servizio.
Non volevo creare problemi al malcapitato cuoco ma la mia onestà intellettuale mi impediva di mentirle.
 “Jessica veramente…”  il mio sguardo era dispiaciuto ma lei mi aveva già voltato le spalle, ora il suo interesse era attirato da una ragazza di cui scorgevo solo la bella schiena color del latte e i capelli raccolti in un morbido chignon, qualcuna che mi sembrava stranamente conosciuta, anche se non avrei saputo dire chi fosse.
“Isabella!!!” gridò facendola sussultare.
La ragazza si voltò ed io mi persi in due enormi laghi color cioccolato... era lei, la bellissima ninfa del parco…
Rimasi senza fiato quando sentii Jessica pronunciare quelle parole.
“Isabella ti voglio presentare un amico di Mike, nonché suo testimone … non è bellissimo?!!” disse ridendo e trascinando la ragazza per un braccio.
“Vedrai, ti piacerà! Se non mi fossi innamorata di Mike io....” pausa e poi un sorriso imbarazzato.
“No, per me non sarebbe mai andato bene ma per te...” lasciò la frase in sospeso rendendosi conto, solo in quel momento, di parlare a voce troppo alta.
Sorrisi sornione facendo arrossire una Jessica ormai al colmo dell’imbarazzo.
“Isabella, lui è Edward... Edward questa è Isabella, una delle mie più care amiche nonché mia testimone di nozze....” sfoderò un sorriso un po’ tirato mentre il mio si allargava ad illuminare lo sguardo.
“Ciao Isabella, è un vero piacere conoscerti, Mike mi aveva parlato della bellissima testimone di Jessica ma... beh, la sua descrizione non ti rende onore” le avevo detto sfoderando il mio sorriso migliore e ostentando una sicurezza che non avevo.
Lei alzò il viso verso di me, lo sguardo lucente e le gote arrossate come dopo una corsa nel prato.
“Ciao Edward, Jessica non mi aveva detto che oltre ad essere bello eri anche galante”.
Colpito e affondato.
“Come avrai capito mi chiamo Isabella ma, ti prego, chiamami Bella, è più corto, più immediato, più fresco!” rispose sorridendomi.
La sua voce, melodiosa calda, accarezzò dolcemente il mio cuore, era più bella di quanto pensassi.
Me ne innamorai perdutamente.
****
Era l’alba, mi rigirai nel letto, ormai sveglio da troppo tempo.
Non riuscivo più a dormire bene, ero troppo abituato alla presenza di Bella al mio fianco, al suono del suo respiro, alle parole tenere ed inconsapevoli che sussurrava nella notte; per riposare senza di lei.
Eppure erano passati già alcuni anni da quando era andata via da me.
Mi sedetti sul bordo del letto mentre un fulgido rosso sole riempiva di luce dorata la mia stanza e la mia vita da troppo tempo cupa e triste.
Un nuovo giorno stava iniziando, un nuovo giorno senza di lei, un nuovo giorno colmo di silenzi e solitudine, un nuovo giorno in cui simulare una serenità che non proverò più, in cui immergermi nel mio lavoro con tutto me stesso per non pensare a lei, al suo sorriso, al suono melodioso della sua voce...
Una melodia che mi aveva colpito dritto al cuore anche il giorno in cui se ne era andata; anche allora la sua voce non aveva perso il suo fascino.
****
“Dove stai andando amore?” dissi sorpreso vedendola preparare le valigie.
Silenzio, un lungo e denso silenzio prima che pronunciasse delle parole che mai e poi mai avrei voluto sentire.
“Non posso più restare con te Edward io”... io non ti amo, forse non ti ho mai veramente amato!”
Non potevo credere che l’avesse detto, non potevo; non poteva essere stata una così brava attrice da fingere per più di due anni.
Caddi a sedere su una poltrona, completamente inebetito.
“Io... io non ti credo!” riuscii a dire mentre, impietrito, la osservavo prendere le sue cose e gettarle alla rinfusa nella valigia.
“Isabella, ti prego... se ho fatto qualcosa, qualunque cosa che ti ha offeso...” la mia voce era tremante di dolore e di panico; non avevo mai provato una sensazione tanto intensa in tutta la mia vita.
“Parliamone, ti prego... non puoi comunicarmi questa notizia e aspettarti che io l’accetti senza nemmeno tentare di capire...” si voltò verso di me, gli occhi lucidi di pianto a stento trattenuto.
“Edward io... io sto con un’altra persona...”
****
Scossi la testa al ricordo di quella assurda conversazione, a distanza di anni non riuscivo ancora a credere alla veridicità delle sue parole; Bella non era una persona volubile o frivola,  ma una donna forte e razionale non si sarebbe mai comportata in modo così insolito ed istintivo eppure... eppure non era tornata più da me, aveva fatto perdere le sue tracce, dissolta come neve al sole.
 
...E poi, quando avrebbe incontrato questa presunta persona?
Quando, se vivevamo pressoché in simbiosi?
 
No, non potevo, non dovevo più pensarci, la sola idea di lei con un’altra persona mi faceva impazzire.
 
Come poteva il nostro amore essere stato così fragile da non superare le insidie del tempo o la fascinazione di un nuovo amore?
 
Diedi un pugno sul nostro letto lottando contro la voglia di sbattere la testa contro il muro o di imbottirmi di alcool fino a non ricordarmi più il mio nome.
Stupido, stupido, stupido.
Basta farsi del male, basta soffrire per qualcuna che ti ha lasciata senza batter ciglio.
Eppure....

No, basta!
 
Come potevo ancora essere così legato al ricordo di una donna che non faceva più parte della mia vita?
Come potevo essere ancora così schiavo dei sentimenti che mi legavano a lei?
 
Mi alzai faticosamente, stremato dal troppo dolore e dalle tante notti insonni.
Dovevo uscire di qui da questa casa che mi opprimeva con l’intensità dell’invisibile presenza  di Bella.
Avevo bisogno di scaricare la tensione accumulata, avevo bisogno di correre; ma per quanto fuggissi lontano,lei era sempre con me, così ancorata al mio cuore che non sarei riuscito a strapparla via senza uccidere anche una parte della mia anima.

****
Stasera a lezione avrei insegnato come si cucina una vera tempura e il ricordo della prima volta che avevo udito la sua voce mi avrebbe accarezzato dolcemente il cuore.
 
Tempura
Carote 1
Zucchine 2
Funghi champignons 4
Gamberi code di gambero 12
 
Per la pastella:
Acqua gassata ghiacciata 200 ml
Farina 00 100 gr
Uova 1 tuorlo
 
Per friggere
Olio di semi
 
Preparazione
- Lavare bene le zucchine, eliminare le estremità, tagliatele a metà per il lungo così da ottenere delle listarelle utilizzando solo la parte verde della zucchina.
- Pelare la carota, tagliatela a metà e poi a fettine per il lungo, poi ancora a metà per ottenere dei bastoncini un po’ appiattiti
- Pulire gli champignons e tagliateli a fettine spesse circa 3 mm, cercando di mantenerne la forma.
-Privare i gamberi della testa, delle zampette e dei carapaci, lasciando però l’estemità con la coda. Eliminare con uno stuzzicadenti il filetto nero e asciugarli bene.
-Preparare la pastella in un contenitore di metallo immerso in una ciotola più grande contenente del ghiaccio (in questo modo la pastella si manterrà sempre ben fredda). Sbattere bene il tuorlo e incorporare l’acqua gassata gelata, setacciare infine la farina.
-Mescolare non troppo a lungo (non importa se si formano dei piccoli grumi di farina); l’impasto non deve risultare colloso.
-Scaldare dell’olio di semi in un wok e portarlo a 180°C di temperatura.
-Immergere le verdure e i gamberi nella pastella con l’aiuto di una pinza e friggere dorando bene ogni lato (la pastella fritta non deve eccessivamente scurirsi).
-Quando le verdure saranno ben croccanti toglierle dall’olio e porle su carta assorbente da cucina per eliminare l’olio in eccesso.
-Servire la tempura ben calda accompagnandola con la salsina apposita o con la salsa di soia.

 
   
 
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