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Autore: Blue Sunshine    27/07/2014    2 recensioni
Emma è rilegata nella razionalità che il padre le ha sempre costruito intorno.
Le ha cucito nel cuore quella sicurezza che la rende una forza della natura.
Lei, ha imparato da subito cosa fosse male e cosa fosse bene.
Nella compostezza del suo essere, Emma è normale.
Magari un po’ più forte, un po’ più sicura, un po’ più spavalda.
Evita ciò che cataloga come sbagliato, e abbraccia solo ciò che è sicuro, palpabile, evidente.
Emma Harrison e il suo ordinato mondo.
Ma lui è sbagliato. Eppure, Emma non lo scaccia.
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IN REVISIONE
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Meglio delle parole,
Più di un sentimento.

A te, così bella e speciale.
A te Chiara,
Che la distanza prima o poi si fotta.

 
 
Niall sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Lasciò penzolare la testa nel vuoto, mentre i tiepidi raggi del sole pizzicavano la sua pelle pallida. Chiuse gli occhi e stese le lunghe gambe sul terriccio ancora umido.
-Ti ho amato per sei anni, Niall …-
-E non mi ami più ora?-
-Non pensi che sia stato abbastanza?-
Gli occhi del giovane si spalancarono e nella loro visuale subentrò una cascata di capelli riccissimi.
-Ehi Niall!- Il sorriso di Allison lo illuminò e per qualche istante il biondo pensò che la ragazza fosse solo frutto della sua immaginazione e che, in realtà, fossero i raggi del sole a folgoralo.
-Allison!- La sua voce risultò strana alle sue stesse orecchie e infatti la fronte di Allison si aggrottò.
-Tutto bene?- Sedendoglisi accanto, sfiorò involontariamente la mano di Niall, abbandonata sulla panchina ed entrambi percepirono una forte scossa.
-Scusa …- Soffiò lui, allacciando il suo sguardo a quello di Allison. Abbozzò un sorriso e scosse la testa, accomodandosi.
Il silenzio calò su di loro, mentre osservavano i bambini giocare a calcio. Uno di questi cadde a terra e incominciò a piangere. Allison si alzò velocemente ma Niall scattò per primo, giungendo accanto a lui. Si inginocchiò e gli scostò i capelli sudaticci dalla fronte.
-Mi fa male! Mi fa male! Non sento più il piede!- Le lacrime inondavano il suo viso e Niall, attentamente, gli scostò il calzino. Massaggiò leggermente la caviglia, mentre il bambino piangeva disperato.
-Ehi, non fare così. Come ti chiami?- Il bimbo tirò su con il naso e arricciò le labbra.
-Josh- Niall si aprì in un sorriso limpido, tanto che Allison sentì il cuore mancare un battito.
-Bene Josh ora ti massaggio finché non ti passa il dolore, va bene? Ma devi promettermi che non piangerai. Sei un ometto e poi credo che lì ci sia una persona che non vuole assolutamente vederti in questo stato.- Sia Allison che Josh guardarono il punto indicato da Niall e trovarono una bambina dai codini biondi che stringeva a sé il pallone con cui si era fatto male Josh e lo guardava, mordendosi il labbro.
-Elena …- Niall ricominciò a massaggiare e Allison si perse ad osservare i suoi decisi ma, allo stesso tempo, dolci movimenti. La luce del sole investiva la sua pelle diafana mentre i capelli, mossi dal vento, mostravano sfumature caramellate e mogano. Alzò leggermente lo sguardo e venne investita dall’azzurro lucente di quegli occhi. Di risposta, lei osservò Josh che oramai non piangeva più e guardava timido verso Elena.
-Non mi fa più male …- Niall sorrise e aiutò il piccolo ad alzarsi. Gli pulì il viso e i pantaloni, gli scompigliò i capelli e lo osservò mentre correva verso la sua amica. La prese per mano, fece un cenno di saluto al ragazzo e cominciarono a camminare insieme. Allison raggiunse Niall e lui se ne accorse dal profumo che i suoi capelli emanavano.
Si guardarono negli occhi per alcuni secondi, poi Niall sorrise.
-Odio vedere i bambini tristi.-
E io odio vedere te, triste … Ripensò agli occhi spenti di lui, qualche secondo prima. Scosse la testa e gli sorrise, la mano che sfiorava ancora quella di Niall.
 
 
Cara Emma,
sei tornata e io ancora non ci credo. In queste settimane ho davvero creduto che fossi stata frutto della mia immaginazione, un frutto troppo bello per la mia mente malata. Eppure mentre scrivo questa lettera sento ancora il tuo profumo, la tua pelle liscia contro le mie dita violente, i tuoi capelli soffici sulla mia guancia e sì, sei reale. Bella e reale. Ora lo so. Ti ho lasciato andare con la promessa di esserci domani e sempre, ma prima di stringerti ancora c’è qualcosa che devo donarti affinché la mia promessa non sia vana: la verità. E’ sepolta così in profondità nel mio animo che io stesso fatico a riesumarla e più chiamo immagini di quella sera nella mia mente, più sento di impazzire e vorrei che tu fossi qui. Amavo Emily come la cosa più preziosa che possedessi perché effettivamente lo era nel panorama della mia schifosissima vita. Io e Clare non abbiamo una famiglia, siamo sempre stati noi due … Noi tre, dopo che un maledetto bastardo l’ha presa davanti ai miei occhi, l’ha sedotta e poi abbandonata. Amo quel bambino come se fosse mio figlio e non posso immaginare Clare lontana da me. E’ l’unica famiglia che ho … Emily era tutt’altro. Era la soluzione alla malattia del mio animo, alla delusione nei confronti del mondo, all’odio che nutrivo verso i miei genitori che ci avevano generato e poi abbandonato. Era la salvezza per un me stesso che non mollava solo perché teneva troppo alla propria sorella e al proprio nipote, altrimenti non avrebbe esitato a eliminarsi. Subentrò che ero un tossico e ladro, proteggevo quel che avevo con la forza e la rabbia, stringevo invece di accarezzare. Il suo sorriso fu la droga più prelibata mai assaggiata dalle mie labbra, come anche le sue guance e i suoi occhi. Emily mi baciò che ancora ero un malfattore e mi amò ancor prima di riprendere gli studi, dimenticare le cicatrici procurate dalle risse, prendere Clare e trasferirmi in una casa non migliore della precedente ma lontana da quel passato. La mia vita era perfetta qui a Bradford, fra cittadini che non mi guardavano con disprezzo ma curiosità, fra sorrisi timidi e amichevoli finché non ho incontrato lui. Emily apparteneva a una famiglia importante, una delle più ricche della città. Charlie Smith, suo padre, era l’uomo più spocchioso e viscido che avessi mai conosciuto. Emily lo temeva … Temeva lui, ma soprattutto temeva il suo lavoro. Ufficialmente era un architetto, ma in pratica il suo lavoro era molto più oscuro. Emma … Il padre di Emily è uno dei più grandi spacciatori a Bradford. La sua fama è a livello nazionale ma accrebbe solo quando si mise in affari con James Evans. Te lo ricordi? Io non ero a Bradford quando egli era ancora in libertà, ma so come questa città fu letteralmente piegata dalla volontà di quell’uomo. Emily era l’unica figlia di Charlie e quando mi conobbe, mi odiò profondamente. Emily era diversa da lui e non voleva condividere quella vita. Eppure il suo destino era già stato scritto e io ero un piccolo scoglio debole che doveva essere frantumato affinché l’onda violenta del padre la travolgesse nella sua corrente. Un giorno Charlie mi diede appuntamento nel parco di casa loro, quando Emily era all’Università. Mi trattò come un suo pari, cosa che nel corso dei mesi precedenti non aveva mai fatto. Mi offrì una sigaretta e ricordo che mi fece accomodare e portare una limonata ghiacciata. Rimanemmo in silenzio per istanti interminabili finché semplicemente non allungò una foto. Ritraeva Emily, la mia Emily fra le braccia di un ragazzo sorridente e che la guardava come se fosse tutto il suo mondo.
-Tu non sei abbastanza per lei. Che futuro puoi dare a mia figlia? Anche Emily se ne è accorta, ma proprio non sa come dirtelo.- Ignaro della cattiveria e del reale scopo di quell’uomo mi allontanai dalla villa con la promessa di uscire dalla vita di Emily. Charlie aveva ragione: non potevo darle nemmeno la metà delle cose che meritava. Tornai a casa e piansi. Piansi osservando il telefono squillare con il suo nome sopra senza che potessi risponderle. Perché io non ero abbastanza … Dopo due settimane Emily mi mandò una lettera, come sto facendo io ora. Mi scrisse una via in periferia e mio malgrado, andai. E lessi nei suoi occhi cupi e spenti tutta la verità. Lei mi amava, lei non voleva la lussuria ma la felicità, per lei ero abbastanza. Quella notte, però, conobbi un’altra verità: Charlie Smith spacciatore di droga, armi, farmaci e non so cos’altro. Assassino della moglie, vanitoso amante della ricchezza. E lei … Lei era designata come sua erede. Il giorno stesso le aveva narrato la vera storia della famiglia Smith, così legata agli Evans. Le illustrò le più grandi imprese condotte dai loro antenati e nei suoi occhi mi narrò come bruciasse la luce della pazzia. Charlie era un pazzo e io non sono stato in grado di difendere Emily. A breve Charlie scoprì che la figlia non aveva intenzione di seguire le sue orme ma piuttosto, insieme a me, voleva smascherare il pericoloso giro che stava infettando la nostra città. Avevamo fatto una promessa: dopo che finalmente si fosse liberata dalla stretta maligna del padre, Emily sarebbe fuggita con me e Clare lontano dall’Inghilterra. Avremmo viaggiato fino al momento in cui non avremmo trovato il luogo ideale per noi;  magari la Francia, la Spagna o l’Italia … La nostra non sarebbe stata una lotta semplice ma insieme, io e lei, avremmo distrutto quella storia che non era sua. Ci muovemmo nell’ombra di quel vialetto troppo stretto, seguendo Charlie nelle sue riunioni settimanali; durante una di queste, fu commissionato l’uccisione del sindaco per facilitare l’entrata della droga a Bradford. Miracolosamente riuscimmo a registrate quella conversazione che avrebbe incolpato non solo Charlie ma anche le personalità più importanti della città … Ma come potevamo sapere che Charlie ci aveva scoperto? Emily si mosse dopo mezz’ora di totale immobilità e ricordo come fosse ieri il fruscio del suo maglioncino contro il ferro dietro cui eravamo nascosti. Il suo sguardo su di noi … Ma nient’altro che un’alzata di spalle per farci sospirare di sollievo e uscire, entusiasti per la prova ottenuta. Quella notte ci lasciammo con la promessa che nel giro di pochi giorni avremmo potuto vivere la vita che meritavamo, lontani da tutto quel male.
-Sono disposta a creare il mio bene solo se tu sei con me.-
Potevamo sapere che io stesso ero il suo male? Il giorno dopo il padre finse di partire e Emily colse l’occasione per chiamarmi a casa sua e preparare l’accusa. Quel giorno citofonai e mi aprì la cameriera. Raggiunsi Emily in salotto e dopo un lungo bacio ci stringemmo forte.
-Amore mio, siamo quasi liberi.- Quelle furono le ultime parole che mi concesse. Cadde fra le mie braccia con gli occhi spalancati e una macchia di sangue che si allargava sul suo petto e gocciolava sulle mie mani tremanti, mentre osservavo la sua vita terminare senza che io potessi fermarla in alcun modo. Crollai insieme a lei, con lei e per lei, stringendola a me come se questo potesse farle tornare l’anima e farle riaprire gli occhi. Nulla di questo accadde e il solo suono che ricordo è quello delle mie urla e della sua voce.
-Sei un assassino. Se non vuoi che uccida tua sorella, fingi di essere stato tu ad ammazzare mia figlia. In fondo, non è così Zayn Malik? Se l’avessi amata davvero, l’avresti portata via da me.- E aveva ragione … Charlie Smith aveva ragione, Emma ed è per questo che ho accettato senza minimante pensarci. Senza pensare che forse avrei dovuto dire no e dare giustizia alla mia Emily. In quel momento, con il suo corpo fra le braccia e la consapevolezza di averla perduta per sempre, ho semplicemente visto nero e ho stretto fra le mani il pugnale che me l’aveva strappata via. Se non avessi potuto vivere con lei, tanto valeva terminare la mia vita in un carcere poiché il mondo non aveva più senso per me. Nemmeno il pensiero di Clare abbandonata a sé stessa mi smosse l’animo. Quel farabutto mi teneva fra le sue grinfie e nel giro di due ore mi ritrovai dentro la cella in cui vivo oramai da diversi mesi. Mi ricattò facendomi capire in tutti i modi possibili che se avessi fatto un passo falso, avrebbe preso mia sorella. Ho perso me stesso in questo carcere e mi sono visto sommergere dal passato, come se magicamente fossi tornato a essere il delinquente di qualche anno prima. Come se Emily non fosse mai esistita. Ma poi sei arrivata tu, Emma e ora sento la voglia di vivere che fluisce in me. Il sangue contaminato dall’odio ha sempre accecato la mia mente, finché non sei giunta per farmi capire quanto tutto ciò fosse ingiusto. Per me ma soprattutto per Emily. Le avevo promesso che saremmo stati liberi e dopo la sua morte non ho fatto altro che rilegarla anche da morta. Non mi perdonerò mai per ciò che le ho fatto e stringerti fra le braccia è un po’ come tornare a stringere lei. Ma tu … Tu sei un’altra cosa ancora rispetto a Emily. Nei tuoi occhi leggo la voglia di bere un succo d’ananas al bar sotto casa, correre dietro l’autobus, laurearmi e mettere su famiglia. Fino a questo momento, io non avevo una famiglia. Ma poi mi hai baciato e ho capito che se non potevo averla, almeno potevo costruirla. Non so se riuscirò mai ad affrontare la verità, perché in fondo l’unico colpevole della morte di Emily sono io ed è giusto che paghi. Ma ora ho un’altra certezza: la voglia di combattere e di averti al mio fianco.
Zayn
 
Emma non piangeva ma strinse al petto quelle pagine oramai consumate. Harry la guardava da dietro la sua tazza di caffè fumante, mentre lentamente il mondo cominciava ad apparire di nuovo agli occhi della ragazza. I suoni quotidiani di Bradford raggiunsero le sue orecchie, sorde a quel baccano perché perse ad immaginarsi la sua voce a dirle tutte quelle cose. Deglutì a fatica, mordendosi il labbro inferiore e spostando lo sguardo su quello limpido del poliziotto. Harry sospirò e la guardò, passandosi una mano fra la capigliatura riccia.
-L’hai letta?- Chiese Emma con voce atona, meravigliandosi lei stessa della freddezza con cui riusciva a gestire la situazione. Harry si concesse qualche secondo per osservarla: il viso era pallido e stanco, i capelli rossi raccolti in una coda disordinata e le labbra erano secce e graffiate. Gli occhi, però, rilucevano di un folgore quasi ipnotico.
-No.- Lei gli sorrise, tornando ad essere la ragazza solare di cui gli aveva parlato Charlotte e che nelle ultime settimane stentava a ritrovare.
-Perché lo fai?- La domanda di Emma lo colse alla sprovvista, come la prima volta che gliel’aveva rivolta. Harry prese un altro sorso di caffè caldo e poggiò il viso contro la mano destra, fissandola.
-Zayn è innocente- disse solo, osservando la fronte di Emma corrugarsi e le sue pupille castane vibrare – e questo lo sai meglio di me. –
-Come fai a esserne certo?-
-Come hai fatto anche tu. L’ho guardato negli occhi-
-E non hai mai pensato che forse hai sempre sbagliato tutto? Che Zayn fosse effettivamente l’assassino?-
- No, mai.- Emma allungò, timida, una mano e andò a stringere quella di Harry. Lui sorrise, contraccambiando la stretta e capendo nello sguardo della ragazza tutte le parole che lei voleva dirgli.
Grazie, sei un amico, forse ti voglio bene.
Dopo un’ultima occhiata a quello che oramai considerava un suo amico, Emma si sporse e dalla borsa di scuola recuperò un foglio e una penna. Guardò un secondo attraverso la vetrata del bar, concentrandosi sul cielo azzurro e limpido che lasciava sperare all’arrivo della bella stagione. Ma distolse subito lo sguardo e incominciò a scrivere quando il suo cuore sussultò al ricordo di un cielo troppo plumbeo, sconfinato e immenso, racchiuso negli occhi di un ragazzo dallo sguardo ipnotico.
 
Voglio solo te. Tutti i tuoi difetti, gli sbagli, i sorrisi, le ferite, le lacrime, gli scherzi, la cattiveria, la paura, le abitudini. Tutto. Io voglio solo te.
 
Liam osservava i capelli color cioccolato della figlia e sospirava, mentre la sua risata limpida e ingenua si spandeva per il giardino dietro la casa. Stava rincorrendo una farfalla e il vestitino lilla le svolazzava intorno. Liam la amava moltissimo sebbene nell’osservarla, alcune volte, provasse una grande tristezza.
-Papà, aiutami a prendere la farfalla!- Lui sorrise e scosse la testa, sedendosi sui gradoni e poggiando la schiena al muro.
-Non potevi tenerla lontana da questo posto. E’ parte di lei, in fondo.- Liam alzò lo sguardo, incrociando gli occhi vispi di Rose. La prese per mano e la fece sedere davanti a lui, per poi racchiuderla fra le sue braccia. Rosalie sospirò e gli accarezzò le braccia, sporgendosi per baciarlo continuamente sulla guancia.
-Questo posto è ancora doloroso per me, Rose.-
-Lo so-
-Non avrei mai voluto che mi vedessi in questo stato …- Rosalie si morse il labbro inferiore, chiudendo gli occhi per non permettere alle lacrime di fuoriuscire. Neanche lei avrebbe mai voluto fare i conti con quella parte della storia del compagno; piuttosto avrebbe preferito vivere nell’oscurità che lui portava dentro, illuminandola con i suoi sorrisi, il suo amore, con la loro bambina.
-La ami ancora?- Liam tremò, stringendola di più al suo petto e Rosalie si perse in quel contatto.
-Mamma, papà venite ad aiutarmi o no?- Entrambi i giovani sorrisero e si alzarono. Liam prese per mano Rosalie, senza però contraccambiare lo sguardo che lei gli lanciò. Si incamminarono verso Helen che saltellava fra i cespugli per cercare la sua amica farfalla.
-Non la trovo più! Laila, dove sei finita?- La bambina aveva gli occhi lucidi mentre Rose le si inginocchiò di fronte, permettendole di strofinare il visino triste contro la sua spalla.
-Amore della mamma, sai perché le farfalle hanno le ali?- La piccola scosse la testa, osservando il papà da dietro i capelli della madre.
-Perché devono volare via, libere. Loro non sono fatte per questo mondo, sono troppo delicate. Si farebbero del male.- Helen strinse fra le mani la maglietta di Liam costringendolo a piegarsi alla loro altezza. Sorrise e le baciò la fronte.
-Tu sei la farfalla più bella che abbia mai visto, amore.- Helen lasciò la mamma e si fiondò fra le sue braccia, oramai dimentica della farfalla Laila. Solo con la bambina fra le braccia, Liam trovò la risposta alla domanda di Rose.
-No, io amo voi.-
Laila, intanto, volava via verso il cielo assolato.
 
Le labbra di Niall si muovevano dolci contro quelle di Emma e lei, istintivamente, strinse le braccia intorno al suo collo. Lui l’avvicinò di più a sé, premendosela contro come se temesse la sua fuga. Ma Emma non fuggiva  piuttosto lo accarezzava, graffiando la sua pelle, arpionando le sue spalle per sentire che era lì e suo. L’aria non era più necessaria e nessuno dei due, intenti a cibarsi dei reciproci respiri. I boccoli di Emma solleticavano il viso di Niall, affondato completamente sul suo collo. La ragazza, d’altro canto, preferiva assaporarlo e accarezzarlo per perdersi fra il suo profumo. Ma nella sue mente apparve uno sguardo e all’improvviso il respiro e il profumo di Niall non erano sufficienti per farla respirare. Con tutte le forze in corpo lo spinse via ma Niall non la lasciò e fu costretta a cercare il suo sguardo tenendosi lontana da lui con le mani premute sul suo petto.
-Lasciami Niall, stiamo sbagliando tutto- gli occhi dell’amico vibrarono leggermente e le sembrò quasi che l’azzurro delle sue iridi si sciogliesse.
-Perché dici questo?-
-Perché tu non mi vuoi- Lui la lasciò andare ma questa volta fu Emma a non volersi allontanare. Gli rimase vicino, conscia che la separazione sarebbe stata meno complicata senza quella perfezione a un nulla di distanza. Ma voleva sentire ancora per un po’ il suo calore. Ne aveva bisogno.
-E tu? Mi vuoi?- Emma lo guardò dritto negli occhi e si spezzò. Sì, certo che lo voleva. Ma voleva anche qualcun altro. E lo voleva più di Niall.
-No- Fu Niall ad allontanarsi, con le mani in tasca e un sorriso triste.
-Ti ho amato per sei anni, Niall …- La sue voce era flebile e quelle parole sapevano di giustificazione non richiesta.
-E non mi ami più ora?-
-Non pensi che sia stato abbastanza?-
Emma corse via. Se fosse rimasta ancora, avrebbe sentito la risposta di Niall e non sarebbe più andata via.
-Sì, visto che ora ti amo anche io.-


Angolo autrice:
Eccoci qui con il nuovo capitolo! Scusate per il ritardo ma sono partita per Amsterdam con amici e sono tornata da poco. E' stata una vacanza bellissima e la città è meravigliosa, per quel che ricordo. Scherzo ahahahahah
Allora, torniamo a noi. Questo è un capitolo importante, perchè Zayn svela la vera storia. Ciò che è davvero successo il giorno della morte di Emily. Si spiega uno Zayn diverso da quello presentato nel corso di questi capitoli e inutile dire che questo sia il vero. Harry e Emma cominciano a considerarsi amici e finalmente viene anche spiegato cosa sia successo fra Emma e Niall. Allora, che ne dita? Niall innamorato di Emma, quando Emma si rende conto che vuole Zayn. Chi la scamperà? Pro Zemma o pro Emiall(orrendo lol)?
E poi c'è Liam ... Il dolcissimo Liam *-*
Spero in un vostro commento, davvero, visto che l'ultimo capitolo non è stato molto considerato. Vi mando un bacio e spero che questa long non cominci a stufarvi. 
Sonia.  
 

  
  
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