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Autore: NightWatcher96    27/07/2014    3 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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“Ragazzi, dov’è Mikey?” chiese Donnie, entrando nel salotto.
I due maggiori si scambiarono un’occhiata preoccupata: non ci avevano fatto proprio caso, effettivamente. 
“Hai controllato le altre stanze?” domandò Leo.
“Sì. Non c’è”.
“Forse ti servirebbe una visita oculistica”.
Si voltarono verso la zona notte, dove, da una porzione di ombre, Mikey comparve con una fredda espressione...


….

Secondi prima...

Il corpo di Michelangelo si materializzò nella sala enorme quanto buia del castello-prigione dove Ue Sama fissava fuori da una delle grosse finestre con le mani dietro la schiena.
Si voltò, percependo la pesante aura negativa e rimase impassibile.
“Allora?”.
Draiko allargò un ghigno e protese un braccio in avanti, lasciando cascare duramente in terra un sacco di iuta, dal quale fuoriuscì un gemito e un musino dolce.
“Papà?” fece Reiki, stropicciandogli gli occhi.
Ue Sama inarcò entrambi i sopraccigli, incredulo: la bimba somigliava incredibilmente ai suoi genitori e ciò non poté che farlo infuriare in silenzio.
“Zio Mikey? Dove siamo?” esclamò Reiki, aggrappandoglisi alla gamba.
Draiko soffiò infastidito e con un movimento veloce dell’arto, la scaraventò nuovamente in terra, lasciandola piagnucolare.
“Non sono chi tu credi sia!” ruggì.
La bimba si rimise in piedi, guardando con terrore Ue Sama che le accovaccio dinanzi: le poggiò la mano sulla testa, sentendo i suoi piagnucolii e iniziò ad accarezzarle la guancia.
Reiki, apprezzando quel gesto, sorrise un po’ ma ciò le costò un sonoro schiaffo sulla guancia. La piccola scoppiò a piangere adorabilmente, sotto le risate di Ue ma per vendicarsi gli mollò un forte calcio allo stinco.
Ue gridò e ringhiò in faccia alla bambina che gli fece una pernacchia.
Draiko rise sotto i baffi e inclinò in capo, a braccia conserte.
“Volevi la mocciosa? Eccoti accontentato. Ora, se non ti dispiace, dovrei tornare alla mia sceneggiata”.
“Aspetta!” ruggì Ue: “Dovevi portarmi entrambe le mocciose!”.
“L’altra ha la febbre. E’ sotto stretta sorveglianza di Leonardo e Raphael”.
Ue guardò Reiki che a pugni stretti e le lacrime rapprese sulle gote lo fissava con un’espressione da dura... ed emise un sospiro scocciato.
“Vedi di portarmi anche l’altra. Non posso attuare il mio piano senza l’altra!”.
“Hai trovato la soluzione per uscire di qui?” derise Draiko.
“Puoi scommetterci e fossi in te inizierei a portarmi rispetto”.
“E sentiamo? Come farai?”.
Ue sogghignò e si mise con le mani dietro la schiena: “Vedi, mio padre ha fatto un errore madornale a bloccarmi in questo posto. Specie se è fornito di una fitta libreria di antichi libroni pieni di arti magiche. Ho per caso scoperto che un guerriero imprigionato in un luogo può tornare in libertà se mette almeno due prigionieri bloccati al suo posto”.
Draiko annuì una sola volta e fissò Reiki che si era seduta in terra, con lo sguardo basso.
“Quindi, per fare un grande torto, hai intenzione di lasciar marcire le mocciosette qui? Non è male, devo ammetterlo. Ma a cosa ti serve il mio aiuto?”.
“Fatti scoprire. Mi porterai Leonardo qui e quando sarà il momento giusto, gli farò capire che essere dalla mia parte è qualcosa che è stato scritto nei nostri destini!” rise Ue.
“Certo, come no. Tu sei tutto pazzo, Ue”.
“Vuoi aiutarmi sì o no? Potresti essere anche tu in libertà! Magari sacrificando la tartaruga di cui ti sei già impossessato!”.
Draiko si leccò le labbra, pregustando la libertà e svanì in una nube di polvere, lasciando Reiki in balia del sadico figlio del Daimyo.
“E adesso, a noi due!”.
Reiki fece per fuggire, quando Ue la bloccò per una gamba e la sollevò a testa in giù: ignorando i piagnucolii della piccola e le grida furiose tipiche di Raphael, la sbatté in una piccola gabbia che aveva già preparato accanto al suo trono.
“Resta zitta e non ti farò del male” istruì, bloccandole la caviglia con una catena: “Almeno per ora”...

….

Leonardo cadde in ginocchio, senza preoccuparsi nemmeno di frenare le lacrime per aver smarrito Reiki, la sua piccola bricconcella.
Si morse le labbra, con la mente fissa sui buchi nell’acqua che avevano fatto nella perlustrazione nelle fogne e in gran parte della superficie, prima dell’alba. 
Reiki non era da nessuna parte.
Raph gli si fermò davanti, con Hanami nel porta infante, malata e febbricitante.
“Leo...”.
“Raph...”.
L’azzurro lo inghiottì in un abbraccio famelico, singhiozzando nell’incavo del suo collo, incapace di fermarsi. Dov’era la loro piccola? 
Hanami si svegliò, sentendo i lamenti del suo papà leader e si mosse un po’ nel porta infante, sbadigliando. Accarezzò un po’ la coscia di Raphael, sorridendo debolmente quando le fu rivolta l’attenzione.
Secondo Don, avrebbero dovuto partire subito per il Nexus in modo che asportarle le tonsille sarebbe stato rapido, per evitare danni in futuro.
Il rosso poggiò il porta infante sul divano e la raccolse, baciandole la fronte bollente e con Leonardo le trasmisero tutto il loro amore. La cucciola si aggrappò a ll’azzurro, sperando di confortarlo e sbadigliando ancora, gli accarezzò il naso.
“Papà non piangere” disse.
Il leader spalancò gli occhi, con più lacrime sul suo viso e le baciò la guancia, riconoscente.
Hanami tossì e la rimisero nel porta infante, mentre Splinter, Donnie e “Mikey” giunsero nel salotto, pronti a partire.
“Leonardo, Raphael, non ci sono parole per dirvi di quanto sia addolorato per quanto è accaduto” pronunciò il sensei, incapace di guardare il coniglietto preferito di Reiki seduto sulla sua poltrona.
“No, sensei... non è colpa tua” ammonì Leonardo, ora di spalle.
“Vero. Non potevi sapere che...” continuò Raph, a corto di parole.
Il sensei sospirò e iniziò a lisciarsi la barbetta, cercando una soluzione plausibile riguardo la sparizione della bambina. Tornò, quindi, sul “luogo del delitto” e iniziò a osservare in silenzio, contemplando ogni cosa.
Un frammento di aura oscura, però, non gli restò indifferente: il sensei mosse orecchie e naso e si inginocchiò accanto al futon di Reiki, palpando il letto vuoto con le dita.
Ritirò immediatamente la mano, prendendo un respiro tagliante.
Come aveva potuto essere così cieco e stupido?
“Figlioli!” chiamò.
I quattro ninja giunsero nella camera in questione in un batter d’occhio e rimasero in silenzio.
“Figlioli, la sparizione di Hanami è dovuta a un’aura oscura e potente che mai avrei pensato di percepire ancora una volta e dopo tutti questi anni”.
“Cioè? C’entra qualche stregone?” bofonchiò Raph, scattando.
Hanami sussultò, un po’ spaventata dall’eccessiva collera del padre che tanto amava e si rannicchiò sotto la copertina con fare terribilmente tenero.
“Scusami, bambolina. Papà è solo arrabbiato nero”.
La piccola annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Chi potrebbe aver rapito Reiki?” chiese Leo, un po’ impaziente.
Il sensei chinò le orecchie e fece un passo avanti; mostrò occhi addolorati ma successivamente furibondi e senza alcuna pietà piantò il bastone nel petto di Michelangelo, lasciando a bocca aperta tutti quanti.
“NO!” urlarono i tre.
Raph si strinse a sé Hanami per non farle vedere l’orrore, mentre il porta infante cadde sonoramente in terra, in un silenzio gelante.
“Guardate attentamente: questo non è vostro fratello Michelangelo!” esclamò Splinter, con voce fredda e autoritaria: “Perché non mostri la tua vera forma... Draiko?”.
Gli occhi delle tre tartarughe si magnetizzarono su Michelangelo che aveva allargato un ghigno e senza nemmeno morire per il bastone nel suo petto, se la rise.
“Mi compiaccio, Splinter” sogghignò, tirando fuori il bastone con uno scatto secco: “Mi chiedo come tu abbia fatto, sai?”.
“Dov’è Reiki?!” ruggì Leonardo.
Draiko lo ignorò e rigirò le dita nel buco nero e sanguinante, leccando disgustosamente il liquido cremisi ferroso. Le tartarughe non batterono ciglio e Raph strinse maggiormente Hanami al petto quando i freddi occhi corvini e scarlatti del mostro si soffermarono sulla bambina.
“Ue sarà molto contento dell’altra mocciosa, quando gliela porterò!” esclamò.
Leonardo spalancò la bocca, indietreggiando inconsciamente: un fiume di ricordi si riaprì nella sua mente, lasciando riaffiorare un passato non troppo piacevole. 
Si lasciò avvolgere un braccio alla vita da Raph e mostrò, per la prima volta, la sua debolezza nella pronuncia di quel nome infame.
“Shhh, Leo. Ti sta solo provocando” rincuorò Raph.
“Provocando? Io non credo proprio! E’ proprio da Ue che ho portato Reiki!” replicò Draiko.
Alzò la mano insanguinata e schioccò le dita, lasciandosi materializzare Hanami appesa per la dentellatura del guscetto.
“HANAMI! NO!” urlò Raphael, scattando in uno sprint.
Il mostro rise e avvalendosi dell’agilità innata del corpo allenato di Michelangelo, evitò facilmente un pugno al viso cogliendo l’attimo fuggente per usare la piccola Hanami come scudo.
Raphael non poté frenare un veloce pugno al volto del mostro e si ritrovò a colpire lo stomaco della sua figlioletta, scaraventandola pesantemente in terra.
“Un padre che attacca la propria figlia! Questo è veramente un orrore!” ironizzò Draiko.
“Michelangelo! Lo so che mi senti! Liberati di questo demone schifoso!” urlò Donatello, a pieni polmoni.
“Tanto è inutile” mormorò il drago, afferrando la gola di Raph per stritolarla.
“MIKEY!” continuò il viola.
“Muori!” gridò felicemente Draiko, mentre il volto di Raph si fece sempre più pallido.
Leonardo ringhiò, con le lacrime sul viso di un cuore infranto dal dolore e gridò nel modo più animalesco possibile, pronto per vendicarsi.
Draiko tolse il ghigno e scagliò il povero Raphael dritto sul Donnie, che non poté che soccombere sotto quella pesante muscolatura.
“Vediamo che sai fare, tu che hai stuzzicato l’interesse di Ue” ricordò il mostro.
“Io non appartengo a lui!” gridò Leonardo.
Il combattimento ebbe inizio: Draiko evitò con le mani sui fianchi una serie di pugni e calci al volto, indietreggiando volutamente per colpire la piccola Hanami, incosciente sul pavimento.
“Lascia stare la mia bambina!”.
Splinter intervenne in quella danza di lotta, ma solo per raccogliere la piccola e togliersi da lì.
“Non andrai da nessuna parte!” ruggì Draiko, protendendo la mano insanguinata.
Leonardo si caricò sulla mano e colpì l’arto nemico con un possente calcio, rimettendosi in piedi con una verticale strepitosa.
Draiko urlò, tenendosi il braccio interamente dolorante e sputacchiò del sangue: rimase per qualche secondo in silenzio, prima di scoppiare sonoramente a ridere.
“Leonardo! E anche tu, Splinter! Avete ferito il corpo del vostro amichetto!”.
I due citati lasciarono afflosciare le spalle tese: era dannatamente vero! Lo avevano completamente scordati, ora che si erano resi conto con chi avevano a che fare!
“Michelangelo verrà curato, alla fine” intervenne Donnie, in piedi e sostenendo Raph.
“Davvero?” derise Draiko: “E si lascerà curare da colui che lo ha reso debole per averlo scaricato?”.
Il genio si morse le labbra, addolorato per ciò che aveva commesso ma il focoso, la cui gola aveva già mostrato segni di strangolamento, gli diede una pacchetta affettuosa sulla guancia, sorridendogli.
Non doveva ascoltarlo!
Draiko si stava solo servendo delle memorie più recenti di Mikey e ne stava sfruttando il contenuto per corrompere la determinazione di Donnie.
“Hai ragione” mormorò il viola.
“Cosa?” ripeté Draiko, stupito.
“L’ho fatto soffrire e probabilmente adesso mi odierà. Ma... sono pronto a morire pur di salvarlo e se c’è una cosa che ho imparato nell’Incubo di Leonardo è che un demone che si impossessa di un corpo può essere tranquillamente cacciato!”.
“No! Questo è impossibile! Sono io a decidere quando lasciare!”.
“Davvero?” derise Donnie, lasciando andare Raph.
Quei suoi occhi nocciola brillarono di grande determinazione e il ghigno vittorioso sulle labbra lo rendeva terribilmente sexy: ma per Draiko tutto questo fu fonte di paura.
Indietreggiò, quindi, sentendo la sua determinazione vacillare.
Il viola brandì dalla sua cintura un kunai di acciaio con un kanji che rappresentava l’aria, ricevuto in dono dal Daymio quando liberarono Ue dalla fusione con Draiko.
Ma non era stato il solo: Leo aveva avuto quello dell’acqua, Raph quello del fuoco e Mikey l’elettricità.
Erano kunai in grado di porre fine all’esistenza dei demoni più oscuri.
Come, in questo caso, Draiko.
“NO! Non è possibile!” urlò il drago, appiattendosi contro il muro: “Non mi avrete mai!”.
Donatello scagliò il kunai ma Draiko fu più rapido e aprì un portale nero con un movimento circolare della mano insanguinata: ci si gettò dentro, mentre il kunai rumoreggiò contro il muro, cadendo in terra.
“Presto! Nel portale! Forse ci porterà da Reiki!” ordinò Donnie.
“Leonardo, vai anche tu. Io porterò Hanami sul Nexus” propose il sensei.
L’azzurro annuì e stampò un ultimo bacio sulla testa della bimba, sparendo nel vuoto, imitato da Raphael.
“Buona fortuna, figli miei” mormorò il topo...

….

“Ho fame!”.
Ue sbatté il pugno su uno dei braccioli del suo trono, esasperato. Scegliere Reiki era stato l’errore più madornale che avesse commesso! Stava, infatti, parlando da ore, ormai!
E l’uomo ne aveva abbastanza.
“Dammi da mangiare!” gridò Reiki, scuotendo la sua mini gabbia.
“Silenzio! Mi stai esaurendo!” tuonò Ue.
“Ho fame” replicò ottusamente Reiki.
Ruggendo, Ue allungò la mano al cestino ricco di frutta e pane che capeggiava in terra, accanto al suo trono e consegnò una mela piccola alla bambina che iniziò a mangiarla velocemente, tanta era la fame che aveva.
“Spero che ora tu rimarrai zitta”.
Ue non fece neppure in tempo ad appoggiarsi allo schienale del trono che il torsolo di quella mela gli arrivò duramente alla tempia, con le risate di Reiki come sottofondo.
“Tu, piccola...!” ringhiò.
“Fammi uscire” chiese la bimba: “Voglio andare a casa”.
“Tu non andrai da nessuna parte!”.
“Perché?”.
Se fossero stati in un manga, Ue avrebbe avuto gli occhi ridotti a due puntini neri dallo sgomento dell’innocente domanda posta da Reiki, la cui testolina era inclinata adorabilmente.
“Come perché? Tu sei la mia prigioniera!”.
“Anche tu?” formulò la piccola.
“Certo che no!” sbuffò Ue: “Accidenti! Hai la stessa lingua lunga di quello stolto di tuo padre!”.
Reiki smise di parlare e si chiuse in un silenzio così strano che si guadagnò un’occhiata perplessa da parte di Ue. Ma ecco che il suo labbro inferiore iniziò a tremare e grosse lacrime si gonfiarono agli angoli dei suoi occhioni e... in un’inalazione d’aria, un forte pianto bombardò il silenzio.
“Sei cattivo!”.
“Certo che sono cattivo! E’ il mio mestiere! E ora zitta!”.
“Papà è forte e ti prenderà a calci!” gridò la bambina.
Ue restrinse gli occhi e senza alcuna esitazione le mollò un colpetto dietro la nuca, lasciandola crollare priva di sensi.
“Finalmente!” esclamò l’uomo: “Non ne potevo più! Questa mocciosa è la copia dei suoi genitori”.
Nonostante tutto, contrasse l’angolo della bocca in un mezzo ghigno e fantasticò sulla sua vendetta coi fiocchi, fissando il vuoto... dove un portale corvino si aprì, rivelando non solo una tartaruga, ma ben altre tre!
“E che cazzo! Oggi non è giornata di silenzio!” bofonchiò Ue, alzandosi dal trono.
Draiko si accorse troppo tardi di essere stato stupidamente seguito e si rimise prontamente in piedi, ma Donnie scattò in uno sprint e lo tenne bloccato al suolo, sedendoglisi sullo stomaco e bloccandogli i polsi.
Ciò, però, gli ricordò una delle notti più focose e intense che aveva avuto con Michelangelo e il suo cuore scese.
“Donnie! Colpiscilo, forza!” urlò Raphael.
“Sì! Al resto pensiamo noi! Prendi questo!” continuò Leo, lanciandogli il kunai con il kanji dell’acqua.
Il genio lo strinse nel pugno, fissando il mostro inorridito e amareggiato dal morire sul serio e così tanto presto.
“Hai preso il mio adorato compagno. Non te lo posso perdonare, maledetto” sussurrò Donnie.
“NO! NO! UE, fa qualcosa!” implorò il demone.
“Hai fallito. Perché dovrei sporcarmi le mani con te?”.
Il mostro aprì la bocca, distraendosi: Donnie approfittò il momento propizio per affondargli nel petto il kunai con una perla azzurra alla fine del manico di metallo lucente e premette nella carne dello sterno (sull’ex-cicatrice anche) con tutte le sue forze.
Il demone inarcò la schiena, spalancando occhi e bocca, mentre un fumo nero e cremisi fuoriuscì da quelle due aperture, con un odore di zolfo.
Il genio si tolse prontamente, per evitare di intossicarsi e osservò Draiko urlare per un dolore bruciante partito dal kunai ancora bloccato nel petto e una forte folata di vento si levò dal corpo di Mikey, mentre il demone si staccò da quel corpo, restringendosi in una pallina di fumo nero per poi esplodere letteralmente, mutandosi in sabbia rossa.
“Tanto era solo un illuso” mormorò Ue.
Donatello si inginocchiò immediatamente accanto a Michelangelo, alzandogli debolmente la testa nella piegatura del braccio e guardò attentamente la gravità delle ferite... che stavano rimarginandosi!
“Mikey...” espirò incredulo.
Il buco al centro del petto iniziò a legare i vari legamenti muscolari, dei nervi e della pelle, ricostruendo ogni cosa alla perfezione!
“Mikey!” chiamò felice il genio.
La tartaruga arancione aggrottò le sopracciglia e iniziò a tossire violentemente, gemendo al residuo di dolore nell’essere stato sottomesso da Draiko. Aprì gli occhi opachi e mise lentamente a fuoco, ritrovandosi dinanzi un volto che non avrebbe voluto vedere.
Spintonò via Donatello e barcollò per rimettersi in piedi, respirando con fatica.
“Reiki!”espirò, voltandosi verso Leo: “Mi dispiace! Mi dispiace! Non ero in me!”.
L’azzurro e il rosso gli diedero dei calmi sorrisi e si voltarono, piuttosto, verso Ue Sama che scoppiò a ridere, avendo prelevato Reiki dalla gabbia in quel momento distratto nel seguire Draiko lasciar il corpo del minore.
“REIKI!” urlarono i genitori, attoniti.
Ue lasciò uscire da un guanto un pugnale e lo puntò alla gola della bimba svenuta, dondolandola nell’altra mano come un giocattolo.
“Voglio solo uscire di qui. Se vuoi riavere la mocciosa, Leonardo, dovrai lasciarti imprigionare in questo castello, al mio posto!”.
Aveva cambiato i piani ancora una volta, eh?
L’azzurro si irrigidì e guardò la piccola Reiki con quell’orribile lama alla gola. Mille dubbi salirono nella sua mente intorpidita ma alla fine, una sola decisione.
“Se è per salvare la bimba...”.
“NO!” interruppe una voce autoritaria.
Dal nulla ecco prendere forma un portale ovalizzato rosso fuoco, dove un’alta figura comparve.
“Non è possibile! Non è possibile!” urlò Ue.
“Sapevo che qualcosa di oscuro stavi tramando alle mie spalle, Ue. Mi hai deluso ancora una volta e prendersela con delle anime innocenti ti rende ancora più ripugnante”.
La sua maschera d’oro... lo scettro...
“I... il Daimyo è qui?” biascicò sottovoce Leo: “M... ma come...?”.
“Splinter mi ha avvertito e ho collegato subito a Ue. Ho sbagliato a imprigionarti in questo castello. Ancora una volta, meriteresti l’esilio ma... so che questo non farebbe che annerire ulteriormente la tua anima” continuò il padrone del Nexus, agitando lo scettro.
Una luce rossa colpì al cuore Ue, mentre Reiki fu sbilanciata in aria: Raph corse subito a recuperare la sua bimba e sospirando di sollievo, la baciò più e più volte sul capo.
“Reiki, amore di papà! Sono così felice di averti di nuovo tra le braccia”.
Seduto in terra, per attutire lo sprint “volante” che aveva spiccato per recuperare la peperina, Raph si rialzò e si lasciò abbracciare da Leonardo, che a stenti trattenne la voglia di piangere.
“Reiki... piccola mia!”.
La piccola si mosse nel sonno, solo per succhiarsi il pollice, come faceva sempre quando dormiva.

I genitori se la risero un po’ e guardarono piuttosto Ue costretto in ginocchio, soggiogato dal raggio paralizzante dello scettro di suo padre.
“Questo ti aiuterà definitivamente, figlio mio. Non combattere il raggio”.
L’uomo si mise a ginocchioni, urlando a squarciagola, imitando quasi la stessa misera sorte di Draiko: ma anziché dividere lo spirito dal corpo, qualcosa di molto più eccitante, e forse già noto, accadde.
Da un’esplosione di luce finale, dove un silenzio profondo regnò nel castello, un vagito risuonò ai piedi del trono: un bambino appena nato, ricoperto dagli abiti di Ue, piangeva.
“E’... è così carino...” mormorò Michelangelo: “Nonostante cosa fosse prima”.
“Ricominceremo tutto da capo, figliolo” mormorò il Daimyo, raccogliendolo in braccio e cullandolo.
Leonardo si strinse a Raphael, che gli baciò la fronte, accarezzando anche Reiki.
“L’incubo è finalmente finito...” sussurrò.
“Sì. Nessuno ci disturberà più... in caso di altre uova” stuzzicò il rosso.
“Raph... ti prego...!”.
“Cosa?” si difese il focoso: “A me è sempre piaciuta una famiglia numerosa”.
I due piccioncini risero e si inchinarono rispettosamente dinanzi al Daimyo che sorrideva al bambino tra le braccia.
“Grazie, Daimyo. Ancora una volta” fece Leo.
“Merito di Splinter, ragazzi. Adesso, credo sia meglio assistere Hanami per il suo intervento alle tonsille”.
“E... il suo pancino? Sapesse che calcio che le ho mollato ingiustamente!” esclamò il rosso.
“Avrà solo un livido. Nulla di rotto”.
“Per fortuna...”.
Mentre continuavano a chiacchierare, due sole tartarughe non se la spassavano: Mikey era di spalle mentre Donnie cercava solo di parlare.
“Non siamo più compagni. Ricordi? Abbiamo rotto”.
“Mi dispiace... lo so! Ho sbagliato! E anche esagerato! Ma... io non sono scattato perché hai detto quella parola... ma solo perché mi ero lasciato sopraffare dal terrore di essere padre, un giorno. Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo, Mikey! Te l’ho dimostrato salvandoti!”.
“Q... quindi...” balbettò l’arancione, respirando con sempre più fatica.
“Mikey? Stai bene?”.
L’arancione ebbe solo il tempo di sorridere al genio, prima di crollare fra le sue braccia.
“D... Donnie... i... io ti amo...”.
E tutto divenne nero...


Angolo dell'Autrice

Tadà! Ecco un altro capitolo di questa storia che si sta evolvendo sempre di più e vi dico semplicemente che coinvolgerà anche "volti familiari del passato delle tmnt" (non pensate al film del 2007, ok? LOL!). Quindi, non crediate che le cose siano finite qui. C'è solo qualcosa di molto, molto più grande che dovrà affrontare la nostra famiglia guerriera preferita.
Baci e come al solito abbraccio tutti quelli che si fermano a leggere, a commentare e non!
Buona domenica a todos!


  
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