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Autore: Dryas    27/07/2014    3 recensioni
Terza classificata al contest "Tre il numero perfetto!" indetto da Ayumu7 sul forum di EFP.
Quando si tradisce, la colpa è tutta di chi ha commesso l’errore? O anche l’altro necessariamente ne condivide una parte?
Ino affronterà questa situazione, divisa tra la passione travolgente e un amore più difficile ma completo. Dovrà fare i conti con se stessa, le sue debolezze, i suoi difetti e i suoi limiti per trovare una soluzione.
Pensavo che una volta donato il mio cuore all’uomo giusto gli sarei rimasta fedele per sempre. Non concepivo come fosse possibile fare del male volontariamente alla persona più importante della nostra vita.
Come mi sbagliavo.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara | Coppie: Kiba/Ino, Shikamaru/Ino
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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PREMESSA

Le parti in corsivo sono ricordi, più o meno lontani nel tempo, ma non sono necessariamente in ordine cronologico. Sono semplicemente legati alle emozioni di Ino di quel momento.





Rain of Flowers






Rose


Salii le scale lentamente tenendo lo sguardo basso. La mia testa non era mai stata così confusa e il mio cuore non era mai stato così fragile. Abbassai la maniglia della porta ed entrai in casa. Lo specchio mi accolse come tutte le sere al ritorno dal lavoro. Se fosse stato un giorno qualsiasi, avrei fatto una piroetta per osservarmi da ogni lato, soffermandomi sulle mie cosce sode e il seno perfetto; poi mi sarei avvicinata e avrei ammirato la mia pelle liscia e il mio sguardo magnetico. Adoro l’azzurro dei miei occhi, chi non si perderebbe in quell’oceano celeste? Ma non era un giorno come tutti gli altri e notai un solo particolare nel mio aspetto: un petalo rosso tra i miei capelli d’oro.
Brillava sotto il sole di giugno, riflettendosi nello specchio come un faro abbagliante. Feci scorrere le mie dita tra le ciocche bionde e lo rimossi. Scottava come un carbone ardente e pesava come piombo.
Guardarlo mi fece mancare il respiro.



Entrò dentro di me con forza.
Non fu rude, ma nemmeno gentile.
Mi sollevò e iniziammo a muoverci, con una coordinazione che infiammò ogni parte del mio corpo.
Accompagnai le sue mani alle mie natiche, invitandolo a stringere, mentre la sua lingua solleticava i miei seni.
Spostai la testa all’indietro, lasciando uscire un gemito dalle mie labbra.
Sapevo che mi voleva da molto tempo, e il mio cuore rimase ammaliato dal pensiero di essere desiderata fino a quel punto.
Il mio corpo rispose al suo, lo cercò e ricambiò.
Cambiammo posizione, istintivamente, obbedendo solo alla nostra passione. L’intensità aumentò, tanto che mi sembrò di non poter sopportare tutto quel piacere, ma non riuscii a fermarmi.
Un vaso di rose cadde nell’esatto momento in cui raggiungemmo l’apice. Il rumore della ceramica che va in mille pezzi si sommò all’eco che risuonava dentro di me. Kiba urlò il mio nome, e quello fu l’ultimo suono che il mio cuore udì.
Poi il vuoto.
Rose rosse sul pavimento di marmo, dove rimasi distesa per un tempo infinito, i capelli intrecciati di petali e foglie, il corpo tremante.
Il nome che uscì dalle mie labbra non fu quello di Kiba.
… Shikamaru.



Il cellulare squillò per la terza volta, ma io, invece che rispondere, sprofondai ancora di più nell’acqua calda della vasca. Chiusi gli occhi e il mio sospiro si trasformò in un vortice di bolle.
Prima o poi avrei dovuto affrontare Shikamaru. Tutto il rancore che provavo per lui fino a qualche ora prima era sparito e il senso di colpa si era impossessato di ogni fibra del mio corpo.
Presi il bagnoschiuma alla fragola e lo versai in acqua. Magari la schiuma mi soffocherà, pensai, mentre la osservavo scivolare di là dal bordo. Un pensiero assurdo, come quello che il sapone avrebbe lavato via il mio peccato.
Non mi era mai capitato di odiare il mio corpo in ventitré anni di vita e pensavo che non sarebbe mai successo. Quanto mi sbagliavo.
E insieme al senso di colpa c’era la paura. Mi venne naturale pensare di non dire nulla, ma mi conoscevo abbastanza bene per sapere di non essere in grado di mentire. Avevo il terrore di dire la verità, di ammettere ad alta voce alla persona migliore della terra che l’avevo tradita. Ebbi la nausea nell’immaginare il suo viso, la sua delusione, il suo odio; ma io l’avevo fatto, avevo tradito la sua fiducia e mi meritavo di essere considerata nel peggiore dei modi.
In realtà, però, la paura peggiore è un’altra: è quella che ti paralizza, che impedisce alla tua mente di essere lucida, che ti logora dall’interno. Il pensiero di una vita senza di lui.
Pensavo anche che una volta donato il mio cuore all’uomo giusto gli sarei rimasta fedele per sempre. Non concepivo come fosse possibile fare del male volontariamente alla persona più importante della nostra vita.
Mi sbagliavo ancora di più.




-Allora stasera ti va di venire a casa mia? I miei sono partiti, potremo dormire insieme!-
-Ino, mi piacerebbe molto, ma per ora la risposta è no-
-Perché no?-
-Lo sai perché, sono impegnato-
-Anche di notte?-
La mia voce suonò dura. Capitava una volta l’anno che avessi la casa libera e ancora più rare erano le occasioni in cui io e Shikamaru potevamo passare una notte intera insieme. Di solito cercavamo qualche luogo appartato per avere un po’ d’intimità, posti decisamente meno comodi di un letto.
-Questo lavoro per l’Hokage mi sta prosciugando le energie, non posso avere distrazioni-
Mi aveva chiamata “distrazione”. Di solito mi chiama “seccatura”, che non è certo un complimento, ma con il tempo ho imparato ad amare quel suo modo di rivolgersi a me. Pian piano ho desiderato essere la sua seccatura, quell’imprevisto che la sua mente geniale non riesce a prevedere e che lo fa impazzire.
Ma “distrazione”? Neanche morta!
-Senti, se non vuoi stare con me, allora dillo chiaramente-
I suoi occhi, di solito annoiati, ebbero un guizzo. Si tolse la sigaretta dalle labbra e mi guardò con attenzione, studiandomi.
-Non è che non voglio stare con te. Lo sai, è una cosa nuova anche per me, tutto questo impegno. Mi sento in colpa se non faccio bene il mio dovere-
“Si sente in colpa a stare con me”.
Queste sono le parole che la mia mente ha registrato. Un colpo dritto al cuore, come un pugnale piantato con violenza nel mio petto, e il dolore non scomparve con il tempo, ma si amplificò, torturandomi.
L’uomo che amo pensa che il tempo passato con me sia un peccato. Perché, mi sono chiesta, non desidera essermi sempre accanto? Eppure mi ha detto che mi ama. Anche io lo amo, e manderei a quel paese il mio dovere se fossero quattro settimane che non mi permette di passare del tempo con il mio fidanzato.
-Allora ci vediamo-
Gli dissi e me ne andai.
Lui non mi fermò.



-Scusa, ma non me la sento di uscire. Credo di avere l’influenza-
Mi ero dimenticata che quella sera avevo appuntamento con Sakura. Indosso avevo un vecchio pigiama e i miei capelli erano ancora umidi. Gli occhi gonfi e lo sguardo spento l’avrebbero facilmente convinta della mia presunta malattia.
-Che è successo Ino-pig?- mi chiese preoccupata.
Dimenticavo anche che sa distinguere gli occhi lucidi per la febbre da quelli per un dolore più grande.
-Niente- risposi, ma sentii la voce morirmi in gola. Deglutii. –Non mi sento bene, tutto qua-
-Chi credi di prendere in giro? Dai, andiamo in camera tua-
Non so come, ma mi alzai dal divano e mi lasciai guidare. La mia testa urlava di non cedere, di mantenere il segreto perché in qualche modo avrei risolto tutto, ma il mio corpo non l’ascoltò. Il mio cuore aveva così bisogno di comprensione che cedetti alle carezze della mia migliore amica.
Le raccontai tutto.
-Cosa dirai a Shikamaru?- mi chiese, dopo aver ascoltato in silenzio.
-Potrebbe non accorgersene nemmeno- risposi –visto che non ci vediamo da quattro settimane-
-Vi siete lasciati?-
-Oh no, siamo felicemente fidanzati, solo che lui ha il suo dovere da compiere-
-Cioè in quattro settimane non ha mai trovato il tempo per stare con te?!-
Il fatto che Sakura fosse sorpresa, anzi, sconvolta esattamente come quella situazione sconvolgeva me, mi fece sentire incredibilmente bene. Ognuno ha bisogno dei suoi spazi, è chiaro, e Shikamaru ne ha bisogno più della media, visto la pigrizia intrinseca del suo carattere, ma a questo si era sommata la nuova situazione. Incredibile ma vero, Shikamaru s’impegnava in un lavoro serio. Feci un sorriso amaro e annuii a Sakura.
-Sono anni in realtà che questa storia va avanti- continuai, sentendo le parole premere per uscire dalle labbra –quando ha molto lavoro da fare, sparisce, non si fa vivo per settimane. Ma non era mai arrivato a tanto come questa volta-
-E' possibile essere così idioti? E il dovere che ha anche verso di te?!-
-Mi ha chiamata “distrazione”-
-Io lo ammazzo!-
-Avrei voluto farlo anch’io. Ero così arrabbiata, anzi, lo sono! Mi sento … sempre al secondo posto, mentre lui per me … -
Cominciai a piangere e non riuscii a finire la frase. Shikamaru per me è la mia stessa vita. Io sacrificherei tutto per lui, specialmente il mio tempo. Sakura lo capì, e mi abbracciò. Restai tra le sue braccia per un tempo infinito, facendomi cullare e lasciando scendere tutte le lacrime che avevo accumulato ogni volta che Shikamaru non sceglieva me. Il rancore che provavo verso di lui era talmente profondo che l’ultima cosa che pensai prima di addormentarmi fu che quelle braccia tanto accoglienti avrebbero dovuto essere le sue.
Il suo posto era lì, accanto a me, ma lui non c’era.
E Kiba l’aveva occupato per lui.



-Mare o montagna?-
-Cento volte montagna!-
Era la prima missione che eseguivo insieme al team Kurenai e, sebbene all’inizio non fossi stata entusiasta dell’idea, rimasi piacevolmente colpita dai miei nuovi compagni di squadra. Specialmente da Kiba.
Avevo sempre pensato che fosse un bruto. Il suo carattere, egocentrico e un po’ arrogante, mi irritavano a tal punto di considerarlo più insopportabile di Naruto.
Invece, dopo due settimane passate insieme, avevo capito che quella non era nient’altro che una maschera. Con me e Hinata fu sempre gentile, cortese, e la barriera che avevo eretto contro di lui si sgretolò.
Era innegabile che tra noi due ci fosse un’intesa naturale, ma nulla di più.
-Ma sei matto? Cento volte mare!-
-Ci sono gli squali, vuoi morire perché vieni scambiata per una foca da centocinquanta paia di denti affilati?-
-Sei un ninja grande e grosso, affrontalo!-
-Posso sempre stare sulla spiaggia a guardare te mentre rischi la vita nel tuo striminzito bikini fucsia-
-Pff, tu non mi vedrai mai in bikini-
-Mi accontenterei di molto meno. Shikamaru è uno geloso?-
-Ma ti pare?-
-Sicura che abbia un quoziente intellettivo di oltre 200?
Ovviamente avevo anche giudicato il suo aspetto e, nonostante fosse un po’ troppo incolto, diedi un giudizio positivo. Aveva dei begli occhi, un portamento virile e un fisico decisamente atletico.
Più di quello di Shikamaru.
-Allora? Quando usciamo insieme?-
Mi aveva chiesto, una volta tornati a Konoha. La missione era finita, ci stavamo salutando e promettendo di vederci presto. Ma Kiba era andato oltre. L’aveva capito già da molto tempo, tuttavia avevo sempre amato circondarmi delle attenzioni dei ragazzi e neanche questa volta le avevo rifiutate apertamente.
Lo chiamai la notte in cui Shikamaru non venne a dormire da me.




La mattina dopo Sakura mi preparò un’abbondante colazione e mi accolse con un sorriso dolce. Parlare con lei mi aveva fatto capire che il mio errore era nato da un accumularsi di cose non dette e problemi mai affrontati. La colpa, insomma, non era tutta mia, anche se non sarei mai riuscita ad assolvermi dal peccato che avevo commesso.
-Lascialo- mi consigliò Sakura ed era la cosa giusta da fare, lo sapevo bene anch’io. Se non l’avessi amato così tanto, probabilmente non avrei avuto alcun dubbio. Eppure, da quando l’avevo conosciuto, c’era sempre stata una voce dentro di me che mi sussurrava “lui è speciale”. Avevo sopportato il suo carattere difficile, le poche attenzioni, la scarsità di complimenti solo grazie a quella certezza.
E poi sapevo che mi amava: mi aveva posto su un piedistallo.
Suonò il campanello.
-E’ Kiba- mi disse Sakura con aria preoccupata. Io annuii, avevo sperato che fosse Shikamaru.
-E’ un brutto momento?- domandò Kiba entrando, ma Sakura negò e se la svignò in fretta, lanciandomi però un breve sguardo d’affetto.
La prima cosa che notai furono i suoi capelli. Li avevo stretti tra le mie dita la sera prima, sul pavimento del negozio, mentre mi baciava con intensità, provando un brivido ogni volta che mi solleticavano la pelle. Shikamaru non li scioglieva mai, nemmeno quando facevamo l’amore. Quelli di Kiba, invece, erano così selvaggi e ribelli da sembrare vivi.
-Sei molto bella con quel pigiama-
Abbassai il capo per guardarmi e vidi l’enorme viso di un orso spuntare dalla mia maglietta. In condizioni normali sarei corsa a nascondermi, ma placai facilmente il mio istinto e mi decisi a incontrare i suoi occhi.
-Perché sei qui?-
-Per chiarire le cose- disse, facendo un passo avanti. Non appena si mosse, sentii il mio corpo rispondere alla sua presenza. Aprii la bocca e mi irrigidii. Non volevo provare quella sensazione, non con lui.
-Quello che è successo ieri … -
-E’ stato incredibile- finì lui la frase. Non lo contraddetti, perché aveva ragione. Le sensazioni che avevo provato, l’intesa che c’era tra di noi, la passione e il desiderio di creare sempre più piacere per l’altro era qualcosa che con Shikamaru non c’era mai stato.
-Ma è stato un errore-
Appena lo dissi lui mi baciò. Provai a sottrarmi, ma di nuovo quell’attrazione che avevo per il suo corpo vinse la mia volontà. La determinazione con cui mi sfiorava e la decisione con cui mi baciava mi fecero sentire desiderata a tal punto che decisi di arrendermi.
Andammo in camera da letto e lì mi fece stendere, mettendosi sopra di me.
Erano settimane, mesi, che anelavo di sentirmi così amata.
-Kiba … - lo fermai solo quando le sue mani iniziarono ad accarezzare la mia intimità –io non posso-
-Non hai detto che non vi vedete più?-
-Sì, ma non perché ci siamo lasciati-
-Allora lascialo-
Ricominciò a baciarmi, le sue dita si muovevano delicatamente facendomi impazzire. Mi tolse le mutandine e si sfilò la sua maglietta.
-No!- gridai, e mi tolsi da sotto di lui, recuperando in fretta i miei vestiti. Lasciai Kiba mezzo nudo sul mio letto, mentre mi precipitavo giù per le scale. Per uscire dovetti passare attraverso il negozio di fiori al piano terra. Il vaso di rose era ancora lì, disteso sul pavimento, come un cadavere coperto di sangue.






# Le rose sono i fiori che tradizionalmente simboleggiano la passione.






Lo ammetto, esco un po’ dal mio solito tracciato, e mi lancio in qualcosa di nuovo. Spero di non aver fatto totalmente schifo! Preciso che la storia sarà composta da solo due capitoli.

Con “Rain of Flowers” ho tutta l’intenzione di scatenare un putiferio: quanti sarebbero stati disposti a perdonare come Shikamaru? O quanti avrebbero sopportato per tanto tempo, come Ino, di essere trascurati in quel modo?

Sicuramente Shikamaru impegnato dal lavoro non è il classico Shikamaru, ma mi sono chiesta: se uno svogliato come lui fosse costretto a lavorare, come affronterebbe la situazione? Io mi sono immaginata che eliminasse ogni fonte di distrazione, e involontariamente anche Ino perché non è in grado di gestire la nuova situazione in altro modo. Ovviamente a questo sommate la pigrizia, ma spero che non sia troppo OOC!

Bene, con questo dovrei aver detto tutto.
Spero che qualcuno avrà il buon cuore di farmi sapere cosa ne pensa, anche che è orrenda, ogni consiglio è ben accetto.
Al prossimo capitolo,

Dryas



   
 
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