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Autore: Dom Turco    28/07/2014    2 recensioni
Tutti mi chiedevano: “agita questo vessillo, segui questa insegna, abbraccia quest’idolo di cartone”. Ma io, esasperato, risposi urlando contro i loro volti dipinti “Libertà”, bandiera piantata sulla dura roccia dell’anima, epitaffio scolpito nelle carni. E infine tornai nella mia torre d’avorio, ultimo cavaliere di un esercito di sognatori, guerriero della luce nel tempo delle tenebre…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Le voci che ascolto mi trasportano all’improvviso in un sogno fatato; l’incantesimo è qui, ora, e niente ha più importanza, nessun sorriso, nessuna lacrima di pioggia…
 
Eppure a volte resto a terra, ritrovo il mio destino nel cammino che percorro dall’alba al tramonto, ebbro d’ombra sotto cieli incuranti, messaggero di oscure solitudini. Era primavera quando mi svegliai da un lungo sonno, in aprile o maggio – è passato molto tempo, non ricordo bene, ma non potrò mai dimenticare il canto dei passeri del mattino, né le parole di una lunga assenza, nutrita di aspirazioni inconfessate…
 
Sentii una strana melodia insinuarsi nel cervello, sussurro d’angeli esuli dal paradiso, trillo di cristallo multicolore. Vidi un volo di colombe tra i rami frastagliati, e una lama di luce cremisi spezzò il fronte delle nuvole annunciando il crepuscolo.
 
..E poi mi voltai, per guardare i campi d’oro: aranci, limoni, prati d’erba vergine e strani nespoli con infiorescenze bianche emananti il chiarore delle lucciole e delle stelle,  alberi immensi nella terra dei ricordi, splendide gemme azzurre strappate al diadema della memoria…
 
Ormai non oso più pensare a stagioni andate via con le fole dell’adolescenza, tristi stagioni di desiderio e frustrazione, di trasformazione e conservazione. Allora mi fu facile fingere la gioia, immaginare un radioso futuro – dolce valle sempre verde, sempre in fiore, sempre aperta al libero respiro della brezza, al soffio del luminoso scirocco profumato di sale, alghe brune, benzina per andare.
 
Vivere, vivere… quante strade cosparse di polvere, quante rotte di mare o terraferma, quanti mondi sospesi nel tornado della mente!
 
Ed io, foglia nell’aria sospirosa, sognante creatura della tempesta, fluttuo agli angoli del globo lasciando tracce sparse di una vita svanita, solo a metà vissuta…
 
Ieri: il luogo della notte, vortice tenebroso alle mie spalle, vortice di terrore o meraviglia inghiottito da un oceano di nulla.   
 
Tutti mi chiedevano di chiudere gli occhi davanti alle ingiustizie della mia epoca di fuoco e piombo, età oscura spacciata per eliso, tutti mi chiedevano: “taci, e lascia che le cose siano come sono!”. Ma io, allievo della Verità, non m’inchinai alla tirannia del silenzio, né all’arroganza di falsi profeti, né ad alcun ordine giunto dall’alto, eco del vento acceso tra le montagne del tuono e della folgore scoppiata in mezzo al vuoto.
 
Tutti mi chiedevano: “agita questo vessillo, segui questa insegna, abbraccia quest’idolo di cartone”. Ma io, esasperato, risposi urlando contro i loro volti dipinti “Libertà”, bandiera piantata sulla dura roccia dell’anima, epitaffio scolpito nelle carni. E tornai nella mia torre d’avorio, ultimo cavaliere di un esercito di sognatori, guerriero della luce nel tempo delle tenebre…  

Di Domenico Turco - Proprietà letteraria riservata@
 
 
 
   
 
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