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Autore: Saecchan    07/09/2008    2 recensioni
Una fanficcy semplice semplice, dove Bella incontra tre nuovi vampiri amici di "famiglia".
"Mi sentii schifosamente umana, quando mi accorsi di essere ancora accovacciata per terra. Mi alzai goffamente, e corsi verso Edward, che mi accolse tra le sue braccia, sospirando tranquillo. , sussurṛ silenzioso al mio orecchio."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Tadadadaaa *musica tetra*! Sono tornataaa +_+. E con un secondo capitolo, ha! No, non abbiate paura, non sarà lungherrimo come il primo! Anzi, questo è proprio piccino! >_<
Spero vi stia piacendo la storia, anche se non è proprio chissa che! XD Ma non fa niente, mi migliorerò a furia di scrivere cavolate u.u

Come al solito, se avete qualcosa da dire - anche gli insulti vanno bene! XD- recensite!
 Ciau! >*<
Sae~*

 

Quando detti un’occhiata all’orologio mi accorsi che erano passate più di tre ore e i miei pensieri volarono subito a Charlie, che mi aspettava probabilmente a casa affamato.

Edward notò il mio viso preoccupato e iniziò ad accarezzarmi i capelli, restando attento sul racconto di Sabrien, che intanto narrava le vicende successe nei dieci anni di lontananza.

<Beh, sì, insomma, non erano più gli anni Novanta che tanto amavo. Ma l’ho capito troppo tardi>, disse Sab.

<Quanti anni avevi?>, dissi interrompendola. Non mi accorsi neanche di aver parlato, fu un gesto spontaneo.

Sabrien parve disorientata dalla mia domanda spuntata dal nulla, e dopo un secondo rispose.

<Sedici, appena compiuti>.

<Per questo avevi tutti questi…>, dissi muovendo il mento in direzione dei capelli e degli orecchini.

<Intendi questi?>, indicò con l’indice l’anello al centro delle labbra.

Annuii.

<Oh, beh. Sono troppo nostalgica per toglierli. A quell’epoca andavano molto di moda>.

Pensai all’ago e al dolore nel farli. Rabbrividii. Di sicuro non avrei mai avuto il coraggio, era già tanto avere i buchi ai lobi.

<I capelli… uhm, sono rimasti gli stessi di quando avevo sedici anni. Non possono cambiare, dato che scientificamente… beh, io sarei morta>.

Sgranai gli occhi. Non ci avevo mai pensato.

Il solo pensiero che il mio angelo più incantevole possa essere morto mi mise i brividi. Eppure era così, scientificamente parlando.

Che cosa sciocca!

Era così evidente! Come avevi fatto a non pensarci, stupida Bella?

Avrò fatto sicuramente la figura della svampita. Ne sono certa.

Probabilmente Sabrien lesse sul mio volto i miei pensieri, e scoppiò a ridere divertita.

<Non ci avevi mai pensato, eh?>, disse sopraffatta dalle risate.

<In un certo senso…>, fu l’unica cosa che riuscii a dire fissandomi le scarpe, paonazza dalla vergogna.

<Oh, Sabrien. Non tormentarla. Non ti ha fatto nulla di male>, disse premuroso Edward.

<Ma è così… tenera, così vera>, rispose sincera Sabrien.

Di nuovo cadde il silenzio.

Sabrien parlava via pensieri con Edward, mentre io pensavo al significato della frase “è così vera”. Perché aveva scelto proprio l’aggettivo “vera”? Cos’hanno di “falso” i vampiri?

<Noi, mia cara Bella, non siamo esseri umani. Non siamo altro che un fenomeno da baraccone. Non siamo reali>, disse Sabrien seria.

<Ma tu…>, dissi allibita.

<No, non leggo nel pensiero. Ma tu sei così semplice da capire. Basta osservare le tue espressioni. E’ facile>, rispose mentre Edward sghignazzava.

Sospirai e abbassai nuovamente lo sguardo.

E per la seconda volta nella giornata, mi sentii schifosamente umana. Vera? No, io non ero vera. La realtà è che io ero semplice, inutile. Disgustosamente senza valore, facile da leggere persino agli sconosciuti.

Tormentai le mie scarpe cercando di staccare un pezzo della suola, fin quando Edward bloccò le mie dita assassine.

<Non ti preoccupare>, sussurrò dolce al mio orecchio.

Quando alzai lo sguardo, Sabrien era seduta accanto ad Alice, in cerchio con Catherine e Jordan.

Stranamente avevano assunto tutti un’espressione preoccupata, ed annuivano pensosi.

<Che succede?>, chiesi sottovoce.

<Nulla di particolare>, rispose formale Edward.

<La mia presenza ha creato qualche problema>.

<Bella, smettila di colpevolizzarti per tutto>.

<Beh, sai com’è: l’abitudine…>.

<Non sarebbe colpa tua se cadesse un asteroide e ti colpisse. O se un pianoforte cadesse dal cielo e ti prendesse in pieno. Certe cose accadono e basta>.

<Quindi sta succedendo qualcosa?>, ripiegai.

<Non proprio>.

<Sputa il rospo>.

Rise solleticandomi con il respiro l’orecchio.

Il suo odore mi inebriò.

<Non è successo nulla, Bella. Rilassati>, rispose, sfoderando quel tono vellutato che tanto riusciva a convincermi.

<Non sei convincente, Edward Cullen>. Un’altra sua risata, e mi sentii la testa vuota. Il suo profumo mi invadeva i capelli, sentivo le sue braccia premurose intorno al mio corpo.

Era stato molto più che convincente.

<Edward, il cellulare!>, strillò Alice.

Edward sfilò il cellulare di tasca, e iniziò a squillare.

Ancora una volta Alice mi aveva lasciata a bocca aperta. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se avesse lavorato in un’azienda telefonica.

Il tono di Edward parve preoccupato. Annuiva e rispondeva con semplici “mh-mh. Okay. Va bene”. Chiuse la chiamata, e con tono gentile disse:

<Signori, siete ufficialmente invitati in casa Cullen>.

Alice –che ci avrei scommesso cento dollari, sapeva già tutto- si alzò in piedi e urlò: <Urrà!>, mentre Sabrien esclamava <Era ora>, soddisfatta.

Jordan e Catherine sorrisero gentili.

Un secondo dopo, mi ritrovai nelle braccia di Edward, mentre il vento mi frustava il naso e il mento.

Dannata corsa.

Devo comprarmi una bicicletta.

  
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