LIFE
LIKE DREAM AIN’T FOR ME
CHAPTER 1:
Eccomi davanti all’edificio
scolastico grigio e spoglio insieme ad altre centinaia di studenti che
vociferano allegri ed entusiasti. Sospiro, e dopo essermi sistemata la gonna di
jeans, mi avvicino da sola e a passo lento verso l’ingresso.
Indugio ancora qualche
istante prima di varcare la soglia come se aspettassi qualcuno o qualcosa che
mi portasse via da qui ma che però non arriva.
Alla fine quindi mi decido
ad entrare. Con lo sguardo fisso sul pavimento, mi dirigo verso il mio
armadietto. Lo apro con uno scatto e prendo i libri che mi servono per la
lezione della prima ora: Matematica. La adoro. No, non sto scherzando. La adoro
davvero.
“Elizabeth!” esclama la
ragazza che fruga nell’armadietto accanto al mio.
“Ciao Victoria.” Mormoro abbozzando
un sorriso. Victoria è la mia migliore amica. Mi squadra dall’alto in basso per
qualche momento, aggrottando la fronte.
“Beth, qualcosa non va?”
mi chiede chiudendo il suo armadietto con un tonfo.
“No, è tutto apposto. Sono
solo un po’ stanca dato che ieri sera ho studiato fino a tardi.” Rispondo voltandomi
e cominciando a camminare verso l’aula di Matematica.
Entro e vado a sistemarmi
al mio posto, in seconda fila. Mi volto verso l’ultimo banco. È lui: Brian
Haner con lo sguardo incazzato di sempre. Ha gli occhi fissi su una pila di
fogli che legge attentamente. Quel ragazzo continua a suscitare la mia
curiosità dal primo giorno che l’ho visto. Sembra sempre preso dai suoi
pensieri, come se le persone che gli sono intorno non fossero abbastanza
interessanti per lui. Lo conosco veramente poco e non abbiamo mai scambiato una
parola anche se sono tre anni che frequentiamo gli stessi corsi. A dire il vero
non ha fatto amicizia con nessuno, rivolge la parola solo a Zachary Baker che è
il suo compagno di banco.
Brian alza il viso e mi
guarda con i suoi occhi scuri come se volesse uccidermi con lo sguardo. Mi volto
velocemente, arrossendo. C’è solo odio nel suo sguardo. Come può odiarmi così
tanto se non abbiamo mai scambiato una parola? È un odio infondato quello che
prova verso di me che sinceramente non capisco.
“Cosa hai fatto a Brian
Haner?” mi chiede Victoria distogliendomi dai miei pensieri.
“Io? Niente perché?”
replico.
“Ti guardava in una
maniera… credo di non averlo mai visto così incazzato.”
Annuisco e abbasso il viso
sul mio quaderno, cominciando a scarabocchiarlo. Peccato che ogni ghirigoro
eseguissi con la penna, mi ricordava sempre lui e i suoi occhi scuri come
topazi incollati ai miei.
Il professore entra:
“Buongiorno!” ci saluta. Tutti
ci alziamo. Naturalmente, tutti tranne Brian che rimane accasciato al suo
posto. Sta iniziando a darmi sui nervi.
“Ho corretto i test.” Annuncia
l’insegnante e comincia a consegnarli.
“Eccellente signorina Daniels, davvero un
ottimo lavoro.” Dice rivolto a me. Io sorrido ammirando con orgoglio la mia A. Dicevo
di andare bene in Matematica.
Passo diversi istanti a
contemplare il mio lavoro e a ricevere complimenti da Victoria che guarda con
occhi sognanti il mio compito.
“Non ci siamo proprio.” Esclama
il professore. “Se non passerà il prossimo compito signor Haner, temo che dovrò
bocciarla.”
Non mi volto nemmeno. So già
con certezza chi sta rischiando l’anno. Brian.
Per un attimo mi balena in
testa un’idea assurda e aspetto il suono della campanella per metterla in atto.
Mi alzo decisa e mi
avvicino al banco di Brian. Gli sono quasi davanti quando il resto dei suoi
amici me lo portano via, lasciando che io rimanga lì impalata come una cretina.
Sbuffando esco dall’aula.
A ora di pranzo però, mi
faccio coraggio e provo a parlargli di nuovo.
È seduto ad un tavolo
insieme a i suoi amici: Matthew Sanders, Zachary Baker, James Sullivan e
Jonathan Seward.
Ridacchiano e parlano tra
loro. Passo una mano sul mio maglioncino azzurro e mi avvicino al loro tavolo. Non
mi lascerò intimorire.
Brian si accorge in fretta
della mia presenza e si volta verso di me con aria interrogativa.
“Ehm… ciao…io sono
Elizabeth Daniels e seguiamo le stesse lezioni di Matematica.” Inizio balbettando.
La gola diventa improvvisamente arsa e la lingua si impasta.
“Ciao.” Mormora Brian
freddo.
“Siccome so che hai dei
problemi…io potrei aiutarti, sempre se ti va.” Concludo imbarazzata.
“Non mi va.” Dice meccanicamente.
Non ho mai sentito una voce così fredda in vita mia. Mi sento così idiota. Io suoi
amici ridacchiano e lui si volta verso di loro ammiccando.
Senza aggiungere altro, me
ne vado furente.
Ma perché non mi faccio
mai i cazzi miei? Continuo a ripetermi.
Qualche lacrima comincia a
bagnarmi le guance ma io le scaccio rabbiosamente con una mano. Quello lì non
si merita niente, neanche un po’ di compassione. Non capisco perché mi importi
tanto di lui. È solo un odioso arrogante e presuntuoso. Lo odio.
Ecco il primo capitolo di questa nuova storia. Alla fine mi sono decisa a mettere almeno il primo capitolo. Ma se volete sapere come finisce, dovete recensire buahahahahah