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Autore: Maiko_chan    28/07/2014    13 recensioni
Un "nuovo" ninja arriva a Konoha.
Dovrà integrarsi nel gruppo dei nostri eroi portando non pochi scompigli e, a un passo dalla guerra contro l'Akatsuki, la nuova risorsa sarà indispensabile. Tra intrighi, nuovi personaggi e un'amore perduto - o no? -, la storia principale sarà abbastanza sconvolta anche se la seguirò a grandi linee.
Prima fanfic, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.
[Estratto dall'ultimo capitolo]
Concentrati e mantieni la calma, Minoru.
Sentì un fischio quasi impercettibile e, ancor prima che Pakkun gli intimasse di muoversi, lui scattò verso il punto da cui era partito. Si abbassò, schivando un proiettile esplosivo che deflagrò dopo qualche secondo, ma lui era già addosso all’uomo che l’aveva lanciato. L’individuo, preso alla sprovvista, indietreggiò, estraendo un kunai. Minoru fu più veloce di lui, piantando l’arma nel suo petto, all’altezza del cuore. Kihou cadde a terra, esalando il suo ultimo respiro.
Meno uno.

{NaruHina + SasuSaku & Others}
[Storia ABBANDONATA]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Capitolo 12.


 
 
Sasuke camminava lento per le strade di Konoha, ribollendo di rabbia, repressa abilmente a ogni passo. Nulla si poteva intuire dal suo modo di porsi, gli abitanti del Villaggio della Foglia si erano ormai abituati al suo modo di fare, scontroso e taciturno. Ma, quel giorno, gli occhi lo tradivano. Animati da un insolito furore, quei pozzi di tenebra fulminavano con una sola occhiata chiunque cercasse di avvicinarlo, mettendo tutti in soggezione. Il Sakki che emanava il ragazzo faceva allontanare i ninja più valorosi, i quali preferivano tenersi alla larga dall’Uchiha. Si dirigeva deciso verso il palazzo dell’Hokage, la rabbia che aumentava a ogni passo.

Perso nei suoi cupi pensieri, Sasuke quasi non si accorse di essere già arrivato a destinazione. Incenerì con lo sguardo i ninja che stavano di guardia al palazzo, sorpassandoli come se nulla fosse, ma nonostante l’evidente riluttanza delle due guardie esse seguirono l’Uchiha con suo grande disappunto. Si controllava a stento e ciò di cui non aveva proprio bisogno erano proprio quei due fastidiosi ninja che lo controllavano come se fosse chissà quale criminale. L’impulso di liberarsene morì appena lo progettò: in aiuto delle due valenti guardie arrivò Tsunade in persona, preoccupata per la presenza di tutto quel Sakki all’interno del villaggio. Quando appurò che era Sasuke il responsabile si calmò un po’ anche se il senso d’inquietudine rimaneva vivo in lei. Temeva che ciò sarebbe accaduto ma si era preparata anche per quell’evenienza. Congedò le due guardie, che non trattennero il loro sollievo, tornando ai loro posti di controllo.

La Senju scrutò con attenzione il ragazzo, soffermandosi sui suoi occhi infuocati, l’unico particolare che tradiva la sua calma apparente. Si voltò e, senza assicurarsi che Sasuke la seguisse, si diresse verso il suo ufficio. Spalancò la porta e si accomodò sull’abituale poltrona, poi giunse le mani davanti a sé, chiuse gli occhi per un attimo e prese un gran respiro. Sarebbe stata una conversazione impegnativa. Algido e furente Sasuke entrò nella sala, dirigendosi con passo misurato davanti alla scrivania dell’Hokage e rimanendo lì immobile, in attesa.

«So perché sei qui Sasuke» proruppe la donna, interrompendo il silenzio creatosi «Immagino che tu voglia sapere perché sei stato escluso dalla missione per il recupero del Sanbi.»

«Non è del tutto corretto» dissentì l’Uchiha, guardandola con astio «Io voglio sapere per quale motivo non mi avete informato sul fatto che Itachi avrebbe partecipato al recupero del Trecode per conto dell’Akatsuki. E perché dopo aver avuto quest’informazione non mi avete scelto per il recupero del Bijuu.»

Tsunade inarcò un sopracciglio, stupita. Stava per chiedergli come avesse fatto ad attingere a informazioni così private ma lui l’anticipò.

«Jiraiya-san non è l’unico a raccogliere informazioni: i miei falchi si sono dimostrati delle spie eccellenti e ottimi osservatori» disse sprezzante «e io non sono un idiota. Riesco a capire se mi si nasconde qualcosa. Mi sono messo a indagare e ne sono venuto a capo. »

«Dato che ti ritieni così intelligente perché non ti rispondi da solo?»

Ironica e pungente.

Sasuke represse un moto di stizza, punto sul vivo. L’orgoglio era uno dei pochi punti sensibili per un Uchiha e Sasuke non faceva differenza.

«Immagino che non vi fidiate abbastanza.»

«Esattamente» e gli indirizzò uno sguardo che valeva più di mille parole.

Lui si rabbuiò, le mani chiuse in due pugni.

«So benissimo dei aver quasi tradito Konoha!» urlò, imbestialito, perdendo la calma. Sbatté violentemente un pugno sulla scrivania di Tsunade, così forte che la donna sobbalzò. Fu un miracolo se non si ruppe. «Ma ho pagato per il mio errore. Sono rimasto un anno fuori dal villaggio, infiltrandomi tra i sottoposti di Orochimaru come lei mi aveva imposto. Sono stato una spia impeccabile. Ma lei ancora non si fida di me, nonostante siano passati due anni!»

«Vorrei poterlo fare!» scattò la Senju, in preda all’ira «Ma l’odio che nutri verso tuo fratello è troppo radicato in te e ciò potrebbe compromettere la missione! Sakura non vorrebbe rivederti in quello stato, Sasuke.»

Con un ringhio, il ragazzo si allontanò dalla scrivania, dando le spalle a Tsunade che continuava a fissarlo intensamente. A poco a poco la concentrazione di Sakki si interruppe, decretando che il moro si era finalmente calmato.

«Capisco il tuo desiderio di vendetta,» riprese con cautela la donna, soppesando le parole «ma in questo momento le priorità sono altre che tu lo accetti o no.»

«Sì, Hokage-sama» sibilò Sasuke, dirigendosi verso l’uscita.

In un moto di compassione, Tsunade richiamò il ragazzo il quale si fermò sul ciglio la porta, in attesa. Titubante, decise che gli avrebbe dato più fiducia.

«Ho un incarico per te» e snocciolò tutte le informazioni necessarie per portarlo a termine.

Sasuke annuì e fece un altro passo in avanti, le labbra stirate in un tenue sorriso.

«Non deludermi, Uchiha.»
 
***
 
Quel giorno il sole non faceva capolino fra le nubi, creando una cappa d’oscurità. Ino rimaneva accucciata tra le fronde di un maestoso albero, attendendo paziente il segnale di Neji. Non capiva perché quell’insignificante particolare la preoccupasse così tanto, dopotutto era solo un po’ di nebbia. Normale, monotona nebbia. Null’altro.

Eppure non riusciva a convincersene, la sgradevole sensazione d’oppressione che provava aumentava pari passo con l’espandersi della nebbia. I suoi occhi perlustravano irrequieti i dintorni, la gola stretta in una morsa, e il suo corpo protestava per la scomoda posizione in cui era costretta a rimanere. Strinse i denti, stizzita, continuando a concentrarsi sul cespuglio dove vi era nascosto Neji, che perlustrava l’area con il Byakugan. Gai-sensei, silenzioso come poche volte in vita sua, era appostato su un albero adiacente al suo. Da lì poteva osservare l’espressione concentrata dell’uomo, lo sguardo fiero e deciso puntato verso l’orizzonte. Gai la notò, rivolgendole uno dei suoi sorrisi entusiastici con tanto di pollice in su. Ino scosse la testa.

Poi Neji diede il segnale.

Solo allora la nebbia si trasformò nel loro inferno personale.
 
***
 
Sakura guardò di sottecchi il capitano Yamato, vigile e impegnato in una minuziosa perlustrazione di quella porzione di foresta grazie all’aiuto dei suoi cloni lignei, sparsi in quell’area. Comunicava telepaticamente con loro, raccogliendo una quantità esorbitante d’informazioni in pochissimo tempo. Quando aprì gli occhi, Sakura poté cogliere la sua preoccupazione.

«Sembra che qui non vi sia nulla di rilevante, solo rocce e alberi» proruppe infine l’uomo del legno, alzandosi in piedi imitato prontamente da Sakura. «Per sicurezza lascerò due dei miei cloni a sorvegliare questo tratto di terra. Adesso spostiamoci, dobbiamo ancora controllare questa porzione di riva. Sono ansioso di scoprire se il Bijuu è in attività.»

La ragazza annuì con il capo, seguendo Yamato nella breve corsa fino alla riva del lago Kuwi. Rimasero fra le fronde degli alberi ispezionando con lo sguardo la distesa azzurra davanti a loro benché la nebbia ne occultasse una parte. Non videro nulla di sospetto neanche lì ma questo non sortì altro effetto che innervosirli. Era una pace innaturale.

«Qui Yamato» disse l’uomo, attivando la ricetrasmittente per mettersi in contatto con gli altri «Settore C sgombro, nessuna forza nemica all’orizzonte. Ci dirigiamo verso est» e chiuse la comunicazione.

La nebbia li sommerse, fredda e glaciale, presagio di morte.
 
***
 
«Yukimaru?»

Una donna dai capelli blu, acconciati in una coda alta, raggiunse il ragazzino seduto su un futon improvvisato dove ammirava la sua camelia cristallizzata.

«Ti è proprio piaciuto il mio regalo» constatò la donna, accennando un sorriso compiaciuto.

Yukimaru annuì, alzandosi in piedi, gioioso. Ripensò per un attimo ai due ragazzini che aveva incontrato e decise che, se avesse voluto avere Guren per sempre al suo fianco, fra loro non avrebbero dovuto esserci segreti. Titubante le si avvicinò e sorrise.

«Guren…» iniziò con la voce tremante «Devo dirti una cosa.»

Incoraggiato dallo sguardo curioso della donna, raccontò di quel casuale incontro svoltosi sulla collinetta che ospitava un florido albero di camelie.

«Interessante» mormorò Guren e sorrise al ragazzino, che si distese appena lo vide «Hai fatto bene a dirmelo. Ti ricordi quando è successo, all’incirca?»

«Credo tre ore fa.»

La donna rivolse la sua attenzione sugli altri ospiti di quella malandata abitazione, fulminandoli con lo sguardo. I suoi occhi color pece ghiacciarono sul posto due dei cinque scagnozzi di Kabutomaru: uno aveva una maschera antigas sul viso e l’altro era un uomo con dei bizzarri capelli bianchi.

«Mi sembrava di avervi detto di perlustrare la foresta.»

I due uomini si scambiarono una breve occhiata, spiegando di non aver incontrato né scorto nessuno nelle foresta o nei dintorni del lago.

«Rinji spero che tu abbia delle nuove informazioni.»

Un uomo dalla carnagione olivastra si alzò dal divano dove si stava rilassando, regalando a Guren un sorriso cordiale che sortì solo l’effetto di irritarla più di quanto non fosse già. In quel momento da una della cavità dove un tempo avrebbero dovuto esseri delle finestre entrò un piccolo pipistrello che andò a posarsi sulla spalla di Rinji. L’uomo annuì un paio di volte, dopodiché il minuto mammifero svolazzo di nuovo, uscendo dalla casa.

«Non credo che dovremo preoccuparci per adesso» affermò Rinji, gli occhi verdi che esprimevano furbizia «Metà dei nostri nemici sono intrappolati nella nebbia del Sanbi mentre gli altri cinque si limitano a scandagliare il resto del bosco.»

La donna chiuse gli occhi per un attimo accennando un sorriso soddisfatto. ”Sembra che la fortuna ci arrida, Orochimaru-sama.”

«Molto bene. Ci divideremo e andremo in avanscoperta: Gozu tu resterai qui con Yukimaru mentre noi altri ci apposteremo al limitare del bosco. Appena la nebbia si ritirerà entreremo in azione.»

«Ma Guren-sama non sarebbe più vantaggioso colpirli mentre la nebbia li avvolge?» chiese Nurari, un buffo individuo con indosso un’appiccicosa tuta celeste.

La risata sprezzante di Guren interruppe il silenzio che si era formato dopo quella domanda, mentre i suoi scagnozzi si guardavano interdetti tra loro. Dopo che si fu calmata, la donna si girò verso Yukimaru che per tutta la conversazione era rimasto in disparte. Gli fece cenno di raggiungere Gozu, un omone dai modi gentili, e lui eseguì con prontezza. Guren si rivolse nuovamente ai suoi sottoposti, sulle labbra un sorriso di scherno.

«Non augurerei neanche al mio peggior nemico di affrontare l’insidiosa nebbia del Sanbi.»
 
***
 
Kakashi perlustrava i dintorni con lo sguardo, mentre Shizune al suo fianco aspettava paziente il ritorno di una delle lumache che aveva sparso per quel tratto di terra. L’attesa era snervante ma entrambi sapevano che quello era l’espediente più veloce per scandagliare la zona. L’Hatake guardava impassibile l’orizzonte, al contrario di Shizune che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione. Non si sapeva molto delle abilità del Sanbi, per molto tempo non aveva avuto un Jinchuuriki e non aveva dato particolari problemi. Ma era per questo che Shizune si angosciava: i nemici di cui non si conosce nulla sono cento volte più pericolosi di quelli di cui invece si conosce ogni cosa. Si era documentata ma non aveva raccolto informazioni rilevanti dai documenti archiviati nel palazzo dell’Hokage. Sicuramente a Kiri avrebbe potuto scoprire qualche dettaglio in più.

«Shizune-chan?»

La donna si voltò verso il piccolo esserino che l’aveva chiamata, prendendolo delicatamente in mano. La piccola lumaca gialla non controbatté, mentre Kakashi volgeva la sua attenzione su di lei.

«Namekuji-san cosa può dirmi?»

La lumachina di colore giallo raccontò ciò che una delle sue copie aveva sentito, della donna di nome Guren e dei suoi scagnozzi. Si soffermò nella descrizione del ragazzino di nome Yukimaru e ciò incupì sia Kakashi che Shizune. Si scambiarono un veloce sguardo, confermando la loro comune preoccupazione. Infine Namekuji terminò il suo resoconto con l’enigmatica frase pronunciata dalla donna.

«La ringrazio Namekuji-san.»

La lumaca gialla scivolò sul ramo e scomparve, inghiottita dalla vegetazione.

Intanto Kakashi cercava di mettersi in contatto con gli altri componenti della squadra tramite la ricetrasmittente ma gli ripose solo Naruto, a cui spiegò la situazione.

«Temo che gli altri siano intrappolati nella nebbia» azzardò l’Uzumaki con evidente preoccupazione.

«Se così fosse non possiamo fare nulla per aiutarli» constatò con rammarico l’argenteo «Possiamo solo aspettare che la nebbia si ritiri.»
 
***
 
Neji continuava a camminare nel nulla, chiedendosi dove fosse finito. Non riusciva a quantificare quanto tempo fosse passato da quando aveva perso i contatti con gli altri componenti della squadra. Passo dopo passo lo spazio intorno a lui continuava a cambiare, alternando toni neri e grigi. Ad un tratto delle liane uscirono dal sottosuolo e gli arpionarono le gambe, trascinandolo verso il basso senza che lui potesse opporre resistenza. Una pressante sensazione di non ritorno si impossessò di lui: i suoi occhi scorgevano solo buio -come se avessero perso la capacità di vedere-, il suo respiro era stroncato dal fango che gli era entrato nelle narici e nella cavità orale. Non riusciva più a percepire il suo corpo né a muoversi. Sentì una fitta alla nuca e, all’improvviso, il mondo girò vorticoso davanti a lui mentre riprendeva possesso del suo corpo. Immagini sformate si susseguivano in un bizzarro puzzle di fotografie della sua mente finché, esausto, l’immagine di una delle sale di Villa Hyuuga non si materializzò e lui si ritrovò disteso sul liscio tatami, inerme e confuso.

Scrutò perplesso la stanza, realizzando che si trattava di quella di sua padre e fece qualche passo in avanti, muovendosi per la sala. I ricordi collegati a essa riaffiorarono, potenti, stordendolo con la mole d’emozioni contrastanti che scaturivano da quei momenti agrodolci. Da bambino aveva passato la maggior parte del suo tempo libero a studiare rotoli del Clan seduto sul freddo tatami, richiamando il padre ogni qualvolta non capiva i termini specifici che vi erano trascritti.

Il fusuma si aprì di scatto e Hizashi Hyuuga entrò pigramente nella sua stanza. Non sembrava particolarmente stupito o felice di vedere il figlio ma le sue labbra si stirarono in quello che a Neji parve un accenno di un sorriso. Il ragazzo sobbalzò, incredulo, mentre Hizashi non accennava a fare alcunché. Cercò di dire qualcosa ma gli uscì solo un verso strozzato.

«Figlio …»

La voce del padre lo scosse, facendolo tremare, emozionato. Aveva sempre temuto d’aver dimenticato la voce di suo padre ma il sollievo si fece prepotente quando appurò che era come l’aveva sempre ricordata. La vista gli si appannò, le lacrime premevano sulla punta delle ciglia e non diede peso alla smorfia che si formò sul volto di Hizashi. Non si trattenne e abbracciò il padre con gioia, come tante volte aveva fatto nei suoi sogni. Ma l’uomo non ricambiò la stretta.

Una risata gutturale uscì dalle sue labbra, raggelando Neji che non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Si allontanò un poco ma un violento pugno gli mozzò il respiro e dovette accasciarsi a terra per il dolore. Le spaventose risa di Hizashi si fecero ancora più fragorose e un calcio brutale lo fece sbattere con fragore sulla parete.

«Figlio inetto, non riesci neanche ad alzarti per così poco?! Sei un incapace, un debole!»

Un pugno, degli spruzzi di sangue macchiarono la pelle di porcellana dell’uomo. Continuava a insultarlo e umiliarlo, fracassando il suo corpo con pugni e calci. Faceva fatica a respirare. Il viso del padre era così deformato dalla follia che Neji non riusciva nemmeno più a collegarlo con la figura paterna che aveva conosciuto da bambino. I colpi si fecero più violenti ma il dolore fisico che il ragazzo provava, per quanto lancinante, non era nulla in confronto alle fitte che gli infliggeva il suo cuore per le parole di disprezzo di Hizashi.

Un colpo più potente degli gli fece sputare sangue e credette di non poter più sopportare quella tortura. Poi il viso di Hizashi iniziò a sfumare e lui chiuse gli occhi aspettando il peggio. Ma non arrivarono altre parole d’astio né pugni o calci. Quando decise di riaprire gli occhi non si trovava più dentro Villa Hyuuga e non c’era più neanche Hizashi. Scomparso, volatilizzato. Si toccò il volto ma non lo sentì né gonfio né tumefatto. “Com’è possibile?”pensò, accecato dal verde sfavillante del prato dove era seduto. Prese un lungo respiro si alzò in piedi, guardandosi intorno. Notò un fruscio e si avvicinò al cespuglio incriminato, titubante. Appena vi fu accanto da esso uscì una bambina dai corti capelli neri e occhi chiari spalancati dal terrore. “Hinata…”

Con un groppo alla gola allungò una mano verso di lei, con l’intento di rassicurarla o quantomeno cercare di calmarla un po’. Ma la bambina cadde all’indietro, mugolando dal dolore, con una guancia gonfia e un labbro spaccato. Mille aghi trafissero il cuore dello Hyuuga, mentre un'inquietante certezza si faceva largo nel suo animo addolorato: stava rivivendo uno dei momenti più dolorosi della sua infanzia o, almeno adesso, è così che pensava a quel particolare ricordo, pieno di sensi di colpa.

La piccola Hinata indietreggiò a gattoni ma venne fermata dal calcio di un bambino poco più grande di lei. Se stesso quando aveva tredici anni.

«Neji-nii-san p-perché…?»

Il lamento straziante della piccola gli frantumò il cuore e copiose lacrime uscirono dai suoi occhi senza che se ne rendesse conto. Rivide la sua sofferenza e ne rimase folgorato, mentre lei si rialzava ogni volta che il ragazzino la colpiva con rabbia. Hinata aveva sempre avuto una forza d’animo enorme ma lui l’aveva sempre considerata irritante. Adesso riusciva solo a esserne affascinato. Sapeva di non poter fare nulla per impedire a se stesso di farle del male ma questo riusciva solo ad alimentare il suo senso di colpa.

Poi però, la scena iniziò a discordare con il suo ricordo: non avvenne ciò che era avvenuto anni prima. Non fece svenire la piccola con un colpo ben assestato di juken, compromettendo il giusto funzionamento dei polmoni. Fu un errore. Non voleva attentare alla sua vita. Ricordava molto bene di essere sprofondato nel panico quando si accorse che Hinata non riusciva a respirare e di averla trasportata in fretta e furia a Villa Hyuuga, dove alcuni saggi del Clan si adoperarono per porre fine al suo supplizio, riaprendo i punti di fuga compromessi. La riabilitazione durò un mese e quando riprese i sensi fu il suo sguardo a punirlo, più di quanto avesse potuto fare Hiashi. Nei suoi occhi non comparirono né rabbia od odio, ma uno sguardo indulgente. Lui sapeva che Hinata l’aveva già perdonato. E fu questo che lo fece sentire un verme più di quanto avrebbe mai ammesso. Ma era stato grazie a quell’imperdonabile errore che la sua vita era cambiata in meglio.

Con orrore vide se stesso assumere la stessa folle espressione di Hizashi e assistì al colpo mortale indirizzato a sua cugina, trafitta da un kunai. Il corpo inerme di Hinata si accasciò sul prato -la vita tolta con prepotenza dalle sue membra-, l’erba perse il suo verde sfavillante e si tinse di rosso, del sangue della ragazzina. Le risate raccapriccianti del suo doppio lo scossero con prepotenza e cadde in ginocchio, gli occhi dilatati dal terrore e dal senso di colpa, mentre guardava gli occhi vitrei di Hinata che sembravano osservarlo ancora, pieni solo d’affetto. Urlò, distrutto, le sue urla si unirono alle risate del suo clone mentre la pozza di sangue si estendeva. Le sue mani si colorarono di rosso -del sangue di sua cugina- e le urla aumentarono d’intensità, finché la gola non gli bruciò per il troppo sforzo.

Poi arrivò il buio.
 
***
 
Aprì gli occhi di scatto, confusa, appurando di essere distesa su un suntuoso futon, morbido e regale. Si mise seduta e osservò la stanza, spaesata, chiedendosi dove fosse finita. Un attimo prima era insieme al capitano Yamato sulla cima di un albero e adesso si ritrovava su un comodo futon, sola, e senza avere la minima idea di dove si trovasse. Una sgradevole sensazione si instaurò dentro di lei, sopraffatta dal silenzio che lì regnava sovrano. Si alzò in fretta e furia, irrequieta, spalancando il fusuma con vigore. Un lungo corridoio dai toni freddi, quasi glaciali, la accolse e accese in lei una strana inquietudine.

Respirò a fondo e si incamminò lungo il corridoio, iniziando a perlustrarlo. Si accorse ben presto di essere completamente sola. E un avvenimento ancor più strano era che, ogniqualvolta si apprestava ad aprire un fusuma esso puntualmente scompariva, lasciando al suo posto un muro. Interdetta, continuò a camminare e cercò d’aprire ogni fusuma che incontrava ma il risultato era sempre il solito. Il corridoio si snodò in vari cunicoli e lei si accorse ben presto di essere finita dentro un bizzarro labirinto. Non riusciva a quantificare per quanto tempo stesse girando a vuoto ma ormai la stanchezza si faceva sentire. Dovette fermarsi un attimo, stremata. “Sbaglio o si sta facendo sempre più caldo?” si chiese Sakura, sventolandosi una mano di fronte al viso in cerca di un po’ di frescura. Non si diede per vinta e continuò il cammino. Le domande affollarono la sua mente, in cerca di una spiegazione plausibile per tutto ciò. A distoglierla dai suoi pensieri fu la visione di una porta diversa dalle altre: non era un fusuma ma una porta in stile occidentale. Fece uno scatto per raggiungerla e afferrò la maniglia in ottone girandola con foga. Si aprì. Attraversò la soglia e, incredula, si ritrovò sul tetto del palazzo dell’Hokage. Cosa diavolo stava succedendo?

«Ciao Sakura.»

Tremò udendo quella voce, così fredda e incolore come non la sentiva da tempo. Aveva sempre guardato il piacevole movimento delle labbra sottili di Sasuke mentre pronunciava il suo nome e udito con beatitudine l’insolita inflessione vocale nel modo in cui lo diceva. Ma, quella volta, non vide e non udì nulla di tutto ciò. Con rammarico constatò che sembrava essere ricaduto nel baratro che aveva accompagnato i loro esami chuunin. Fece un passo in avanti, titubante, mentre le labbra dell’Uchiha si stiravano in un ghigno sprezzante, lo Sharingan attivo. Sakura si inchiodò sul posto, deglutendo. Quello non era il Sasuke che conosceva. Indietreggiò, impaurita, ma lui fu più veloce. La prese per il collo e la sollevò da terra.

«Ma come Sakura, adesso vuoi scappare da me?» domandò, stringendo la presa e mozzandole il respiro, una risata che risuonava nella sua voce.

Lei cercò di parlare ma la gola le bruciava e le forze la stavano abbandonando. Scalciò, in un vano tentativo di liberarsi. Sasuke rise, sadico e agghiacciante, gli occhi animati dalla pazzia. Sakura mimò il suo nome, sofferente, ma lui aumentò la pressione sul suo collo. La vista le si appannò ma poté distinguere la mutazione del viso dell’Uchiha, trasformandosi nel viso da serpe di Orochimaru. Lui rise ancora e le forze l’abbandonarono del tutto finché l’aria non entrò più nei suoi polmoni.

Sotto di loro Konoha bruciava tra le fiamme.
 
***
 
Minoru continuava a seguire Fuyumi e Naruto-nii-san, saltando da ramo a ramo ad elevata velocità. Naruto aveva riferito loro ciò che Kakashi e Shizune avevano scoperto e i due gruppi si erano accordati per riunirsi vicino ai settori assegnati agli altri due gruppetti quando la nebbia si sarebbe diradata. Dovettero aspettare una buona mezz’ora prima che la nebbia si ritirasse e che, quindi, il loro piano di recupero sarebbe potuto scattare senza problemi. Ma adesso avevano anche la certezza che gli scagnozzi di Kabutomaru gli fossero alle calcagna. Avrebbero dovuto sbrigarsi. Se, come temevano, gli altri non sarebbero stati in grado di combattere sarebbero stati in svantaggio, non numerico, ma avrebbero dovuto difendere i loro compagni e contemporaneamente combattere contro i loro nemici. Una situazione insostenibile.

Il ragazzino si toccò la spalla sinistra, sovrappensiero. Al tatto lo sfregio che la precorreva si faceva bollente, ma lui continuò a delinearne il percorso con le dita come era solito fare quando era nervoso o a disagio. Scosse con decisione il capo, togliendo la mano da lì, risoluto. Non poteva distrarsi con quei pensieri, si disse concentrandosi sul presente. Non si accorse delle occhiate preoccupate che Naruto gli mandava, attento a non farsi notare: l’avrebbe solo messo in agitazione, ormai lo conosceva come le sue tasche. Digrignò i denti e strinse i pugni, continuando ad avanzare. Tra pochi minuti sarebbero arrivati a destinazione e Kakashi doveva trovarsi nei paraggi.

«Naruto!»

“Detto fatto” pensò, salutando con il capo sia Shizune che l’Hatake. La donna squadrò i due ragazzini, rivolgendo una dura occhiata di rimprovero all’Uzumaki.

«Credevo che Tsunade-sama non ti avesse autorizzato a farli partecipare alla missione.»

«Infatti» confermò lui, sorridendo di sottecchi.

«Sei sempre il solito» dichiarò Kakashi, dando una veloce occhiata ai due ragazzini «Muoviamoci, dobbiamo ritrovare i nostri compagni prima che Guren e i suoi scagnozzi trovino noi.»

Dopo pochi metri trovarono Gai e Ino, svenuti accanto a un grande albero. Shizune accorse al loro fianco, accertandosi che non avessero riportato delle ferite. Naruto trovò Neji svenuto dietro a un cespuglio e si apprestò a controllarlo, mentre Shizune tirava un sospiro di sollievo. Avevano qualche botta, forse dovuta alla caduta dai rami dell’albero. Dovevano solo riposare e si sarebbero ripresi. L’Uzumaki prese in spalla Neji e raggiunse gli altri, informandoli che anche lui era svenuto.

«A questo punto mi sembra lecito supporre che anche Sakura e Yamato si trovino nella stessa situazione» suppose l’Hatake, scuro in volto «Siamo nei guai ragazzi.»

«Dobbiamo riportare gli altri alla base, ma qualcuno di noi dovrà tenere occupati i nostri inseguitori.»

«Ho un’idea!» esclamò Minoru, attirando l’attenzione dei presenti «Naruto-sensei potrebbe usare la Tecnica del Richiamo, così ci potrebbero aiutare anche i rospi.»

«Hai ragione! È un’ottima trovata, Minoru.»

«Kuchiyose no Justu!»

Davanti a Kakashi apparì un cagnolino di media dimensione, con tanto di copri fronte della foglia sulla testa.

«Avremo bisogno anche di Pakkun. Potrà aiutarci a trovare gli altri due più rapidamente.»

Naruto annuì e salutò Pakkun con un cenno della testa. Si ricordava di quel cane, era quello che l’aveva morso con più forza un paio di settimane prima durante il suo incontro con l’Hatake. Poi si apprestò a usare la medesima tecnica e davanti a sé apparirono due rospi enormi, uno rosso e uno giallo.

«Ehilà!» esclamarono i due, salutando anche Minoru e Fuyumi.

«Gamakichi, Gamatatsu abbiamo bisogno di voi» iniziò Naruto, spiegando la situazione alle tre evocazioni.

«Però! Finalmente un po’ d’azione, giusto fratello?»

«Mah, io preferivo rimanere a casa…» non fece in tempo a finire la frase che fu fulminato dagli sguardi di Gamakichi e di Naruto «Come non detto. Però al nostro ritorno voglio un’abbondante banchetto» terminò con aria sognate.

Naruto sospirò, scuotendo la testa mentre Minoru e Fuyumi sorridevano divertiti.

«Diamoci da fare.»

Gamakichi e Gamatatsu presero Ino, Gai e Neji e insieme a Shizune e Fuyumi si diressero velocemente fuori dalla foresta, sperando di non incontrare nessuno.

«Seguitemi.»

Pakkun giudò i ragazzi fino alla spiaggia, muovendosi verso est. Avrebbero dovuto sbrigarsi.

«Arte del Cristallo: Shuriken Esagonali!»

Un pioggia di shuriken di cristallo si diressero verso Naruto e Kakashi i quali, grazie ai loro riflessi riuscirono a evitare di essere feriti gravemente. Minoru si era fortunatamente allontanato da loro insieme a Pakkun, lasciandoli indietro.

«Vi faccio i miei complimenti!» urlò la voce di una donna dalla foresta «Nessuno era riuscito a schivare i miei shuriken con tanta facilità.»

Un ronzio attirò l’attenzione dei due uomini che si abbassarono con prontezza. Altri shuriken cristallizzati gli sfiorarono la nuca, tagliandoli qualche ciuffo di capelli. Una risata echeggiò fra gli alberi e la donna venne allo scoperto.

«Che onore! Sono di fronte a due grandi ninja, Kakashi dello Sharingan e Namikaze Naruto» sogghignò Guren, avvicinandosi, mentre sul suo braccio si creava una lama di cristallo.

«Una utilizzatrice dell’Arte del Cristallo… credevo che non ce ne fossero più ormai» mormorò l’Hatake, scoprendo lo Sharingan.

«Orochimaru-sama sarà molto contento quando gli porterò i vostri cadaveri!»

I due uomini si guardarono di sottecchi chiedendosi come fosse possibile: Sasuke aveva ucciso quella serpe allora perché Guren era convinta che fosse vivo?

 
***
 
«Minoru-chan eccoli, li ho trovati!»

Il ragazzino accorse verso la voce del cagnolino trovando Sakura e Yamato nelle medesime condizioni di Gai, Ino e Neji.

«Dobbiamo portarli via di qua. Naruto-sensei!» urlò, cercando di attirare l’Uzumaki ma nessuno gli ripose «Forse sono troppo lontani per sentirci.»

Il cagnolino scosse la testa. «Tra poco inizieranno le danze, sei pronto, figliolo?»

Minoru annuì e indurì lo sguardo, in allerta, dando un’occhiata alle due persone distese dietro di sé. Sospirò a fondo. Con quella tecnica avrebbe attirato i loro inseguitori ma doveva portare in salvo i suoi compagni.

«Kuchiyose no Justu!»

Un’enorme uccello blu si materializzò davanti a loro, dispiegando le grandi ali bianche.

«Katashi-san abbiamo bisogno del tuo aiuto» supplicò Minoru, spiegando la situazione alla grande aquila.

«Sarà fatto, Minoru» esclamò con voce possente l'aquila, alzandosi in volo e prendendo con gli artigli i due corpi inermi dei ninja svenuti «Buona fortuna.»
 
***
 
«Kabutomaru-sama ecco il rapporto di Rinji.»

L’uomo prese il rotolo dalle mani di un sottoposto, che rimaneva prostrato ai suoi piedi, intimidito dalla sua figura. Kabutomaru lesse con attenzione il documento, sogghignando tra sé e sé. Se tutto andava come previsto presto avrebbe potuto studiare il corpo di un Jinchuuriki e avrebbe avuto un’arma in più.

«Molto bene…»

Scrisse immediatamente la risposta alla missiva di Rinji e la consegnò al suo sottoposto che uscì per andare a consegnarla, inchinandosi prima di lasciare la sala.

“Ottimo. Quando tutto ciò sarà finito, rivela a Guren la morte di Orochimaru-sama e poi uccidila. Uccidi tutti i suoi seguaci e riporta Yukimaru alla base. Porta anche con te il cadavere di quella donna petulante: sarà un piacere poter studiare le sue cellule.

Assicurati che tutto vada secondo i nostri piani e sarai ricompensato.”

 
***


 
Salve a tutti! 
Eccomi qua! Diamine era da un secolo che non aggiornavo così velocemente! *-*
Questo capitolo è il più luuuungo che io abbia mai scritto! E temo che il prossimo lo sarà ancora di più *sviene* Spero che sia stato di vostro gradimento e, lo so, avevo detto che in questo sarebbero iniziate le danze invece sono solo cominciate –a malapena -.-“ –. Sono proprio un disastro con le previsioni! xD Nel prossimo però ci saranno sicuramente. u.u
Che ve ne pare delle illusioni del Sanbi? Diamine sono stata proprio cattiva con quei due! A voi lascio il compito di immaginarvi gli incubi di Ino, Yamato e Gai xD
Un piccolo suggerimento! State molto attenti a tutto ciò che vi ho rivelato in questo capitolo perché dal prossimo in poi salteranno fuori mooolti segreti dei personaggi principali n.n E intrighi ovviamente. E le reazioni conseguenti a tutto ciò… va beh adesso sto divagando.
Ringrazio di tutto cuore le 10 persone che hanno recensito lo scorso capitolo -vi adoro ragazzi- perché è grazie alle loro recensioni incoraggianti che ho sfornato questo capitolo così in fretta, almeno per i miei standard. Ringrazio tutte le persone che continuano a seguire questa storia nonostante tutto, siete degli eroi ragazzi! ;D Ovviamente mi piacerebbe molto avere un parere da tutti voi ma so bene che ciò non è possibile ;_; Se però qualcuno si farà sentire sarò al settimo cielo o anche al decimo dato che al settimo ci sono ora n.n xD Davvero grazie, grazie a tutti voi! <3
Oh si! Vi informo che a breve pubblicherò almeno altre tre storie -mini-long e OS- che partecipano a contest e non! Spero di potervi rivedere anche lì.
Vi lascio anche i link di alcune delle mie storie se a qualcuno va di avventurarcisi. Eccoli qui! http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2637036&i=1 e http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2599607&i=1

Alla prossima! 
Un bacione a tutti! <3

Naruhinafra

   
 
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