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Autore: MagnusBane_    28/07/2014    14 recensioni
Nico di Angelo aveva perso i genitori e la sorella maggiore quando aveva solo 13 anni, in un brutto incidente stradale, di cui lui era l'unico superstite. Viveva ormai da due anni in casa del suo migliore amico, il figlio dei Jackson, dove l'avevano accolto affettuosamente quando era diventato orfano. Era palese ormai che a Nico piacessero i ragazzi. Ma nessuno sapeva che aveva una cotta per colui che lo aveva salvato dall'abisso in cui stava per precipitare dopo la perdita della famiglia. Il ragazzo amato da tutti, bellissimo ed etero super dichiarato:Percy Jackson. Il suo nuovo fratello.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6
-Nico? Nico, mi senti?-domandò Percy, in preda al panico.
**“Sarà meglio prendere una scorciatoia, altrimenti Percy si ammazzerà se arrivo troppo tardi”si disse Nico, mentre prendeva le buste della spesa dalla cassa.
Si avviò con passo svelto  verso l’uscita, imboccando il vicolo che gli avrebbe risparmiato una decina di minuti di cammino.
Camminava da un paio di minuti, quando qualcuno gli si parò improvvisamente davanti.
-Ciao frocetto.-disse una figura incappucciata, con voce gelida.  Le buste gli caddero dalle mani.
Nico l’avrebbe riconosciuta tra mille. –Ethan-disse, facendogli un veloce cenno col capo.
-Cosa ti porta in questo vicolo,frocetto? Hai un appuntamento?-
-Oh…Ho capito. Lasciami il tuo numero, poi ne parliamo, anche se.-lo guardò da capo a piedi, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. –Non sei proprio il mio tipo.-
-Hai la lingua più lunga del solito, Di Angelo?-
La voce di Luke Castellan giunse alla spalle di Nico, facendolo rabbrividire.
-Oh non mi sto nemmeno impegnando. Siete così stupidi che siete una presa in giro vivente.-
-Le vuoi prendere, Di Angelo?-disse Ethan, avvicinandosi al moro.
Ethan si tolse il cappuccio, mostrando i suoi lucidi capelli. Uno dei suoi occhi blu era coperto da una rozza fasciatura, fatta probabilmente in fretta e furia.
Nico trattenne un sorrisetto. –Hey! Ti manca l’uncino e sei perfetto, Capitano!-
-Brutto idiota! Mia madre mi ha quasi accecato con una penna del cacchio!-
-Deve odiarti molto.-ribattè il più piccolo.
Si sentì afferrare violentemente le braccia, per poi sentirsele portare dietro la schiena.
-Forse è ora che qualcuno ti tolga quel sorrisetto insolente, Di Angelo.—**
-S-sì, Percy, sono qui.-
Il più grande sospirò di sollievo. –Va bene Nico. Dimmi dove ti trovi. Ti vengo a prendere.-
-La..la…la scorciatoia.-
Percy capì al volo e si precipitò fuori di casa.
--
Quando Percy Jackson trovò suo fratello, per poco non svenne dalla paura.
Nico era senza maglietta. Aveva la cerniera dei jeans aperta. Lividi ovunque sulla sua pelle pallida, su cui risaltavano in maniera sconcertante. Il labbro spaccato ed il volto rigato di lacrime.
Il più grande corse da lui, togliendosi istintivamente la felpa per coprire il suo corpo devastato.
-Nico ma sei pazzo? Dov’è la tua maglietta? Dio, fa un freddo cane! Cosa diavolo ti è passato per la testa?-
Percy vide suo fratello sussultare, e decise di abbassare il tono di voce.
-Nico.-disse, con dolcezza. –Mi dici che è successo?-
-Loro…loro…Mi dispiace per la maglietta, Percy. Me l’aveva  comprata tua madre e…ma loro…io non riesco a..a..mi fa male tutto.-disse il più piccolo, tremando. 
“Ti prego, fa che non lo abbiano…”ma si bloccò. “No…per favore, no.”
-Nico, è tutto okay. Ci sono io adesso. Andiamo in macchina.-
Il più piccolo fece per alzarsi, ma un dolore lancinante al fianco lo fece cadere nuovamente sul terreno freddo.
Nico…” “Non può essere…No..Fa che mi stia sbagliando, ti prego”.
-Andrò tutto benissimo. Andiamo.-disse Percy, prendendolo per i fianchi per aiutarlo ad alzarsi.
Un grido di Nico lo fece bloccare. Tolse la presa sui suoi fianchi immediatamente.
-Cosa c’è? Ti ho fatto male? Oddio, mi dispiace da morire.-
-No…Va tutto bene. E’ solo che…Non ci riesco. Non riesco ad alzarmi, le costole mi fanno male da morire ed io…Oh mio Dio, sono patetico.-disse lui, strappando un ciuffetto d’erba dal terreno.
Percy si accovacciò di fronte a lui, per avere il modo di guardarlo negli occhi.
-Nico, non è colpa tua. Quegli stronzi che ti hanno fatto questo…-si fermò un attimo per non esplodere di fronte a Nico. –Io li ucciderò, Nico. Fosse l’ultima che faccio. Pagheranno per quello che ti hanno fatto. Okay?-
-Percy…Non devi…-
-No!-lo interruppe il più grande, con voce ferma. –Io li ammazzo, okay? Li ammazzo tutti.-
Detto questo, mise una mano sotto le ginocchia del fratello ed una dietro la sua schiena, sollevandolo da terra.
-Così ti faccio male?-chiese.
-No.-rispose Nico, accoccolandosi al petto del maggiore.
--
**-Due contro uno? Siete così banali…-
Il primo pugno arrivò.
Ethan l’aveva colpito alla mascella, un colpo così forte che lo avrebbe di sicuro mandato a terra se Luke non lo stesse tenendo fermo. Una scarica di dolore gli pervase il corpo, ma questo non lo diede a vedere.
-Auch, mi avete fatto male.-disse Nico, con finto sarcasmo.
-Fai ancora il simpatico?-gli sussurrò Luke all’orecchio, torcendogli ancora di più le braccia.
-E tu mi stai ancora tenendo fermo? Non mi dai nemmeno la possibilità di reagire? Avete paura di me? Un “piccolo frocetto”.E poi, tra l’altro, non sono l’unico. Ho visto come mi guardi a mensa, Ethan.-disse Nico, sorridendo beffardo, per poi fargli un occhiolino.
In tutta risposta ricevette una ginocchiata nello stomaco.
-Tu!-ringhiò Ethan. –E’ tutta colpa tua!-
Nico si piegò in due dal dolore, alzando solo lo sguardo per impiantarlo in quello dell’altro. –E’ colpa mia se sei gay? Amico, se avessi il potere di convertire le persone, non avrei di certo puntato su di te!.-
Un altro pugno. Poi un altro. Il sangue gli scendeva dal labbro, ma Nico continuava a non reagire, Luke lo teneva stretto.  Troppo stretto.
-Sai.-iniziò Luke, lasciandogli le braccia. –Tutti dicono che sei un genio,  ma io non ne sono così sicuro.-
Nico si accasciò a terra. –Sai, ho saputo che al test di ingresso hai preso 40/100. Ed hai scopato con la signorina Leary per avere un 60. Uhm…Il tuo amichetto a quanto pare non valeva manco 65. Sinceramente amico, fai un po’ pena.-disse, in un sussurro, con il perenne ghigno sul volto. La ginocchiata nello stomaco gli aveva tolto il respiro, cercava aria, disperatamente, ma non gliene diedero il tempo.
Iniziarono i calci**
--
A casa, Percy appoggiò Nico sul divano.
-Andresti all’ospedale se te lo chiedessi?-
-No.-rispose Nico,con voce ferma.
Il più grande sospirò.
Le condizioni di Nico erano davvero pessime. In macchina era svenuto un paio di volte, e lui ne aveva approfittato per alzargli la zip dei jeans. Lo disgustava il fatto che qualcuno poteva avergliela abbassata.
E magari non solo quello.”
Percy sapeva che non lo avrebbe mai convinto ad andare in ospedale. Nico odiava gli ospedali da quando aveva avuto l’incidente. Ma era necessario. Il labbro era pieno di sangue raggrumato, ed era gonfio. La felpa che Percy gli aveva dato era già sporca di sangue. I lividi violacei erano verdognoli e ben estesi. Per non parlare del fatto che il minimo movimento gli causava un dolore lancinante. Costole incrinate, forse rotte.
Dimmi chi ti ha fatto questo, Nico…Dimmelo”.
Percy decise di chiamare i rinforzi.
-Hey Percy, che succede?-
La voce di Jason era allegra e squillante.
Il moro gli spiegò brevemente la situazione, e Jason non se lo fece ripetere due volte.
-Sono lì in 5 minuti.-
--
Ci mise 20 minuti, ma Percy apprezzò il gesto.
Appena entrato Jason si bloccò.
-Te le hanno date davvero, eh Di Angelo?-disse, cercando di assumere un atteggiamento scherzoso.
Nico accennò una risata, ma si fermò immediatamente, facendo invece uscire un gemito di dolore.
-Pare proprio di sì, Grace.-
Jason guardò Percy con uno sguardo di intesa.
-Senti Nico, ehm… Perché non vai a riposarti un po’?-
-Sono su un divano, credo di potermi riposare anche qua.-
Entrambi lo guardarono.
-Noi…andiamo a prendere delle bende. Tu sta’ fermo.-disse Percy.
-Oh andiamo! Ed io che volevo ballare il tip tap!-
Percy alzò gli occhi al cielo.
-Torniamo subito.-
--
Appena usciti in strada, Percy si scagliò contro un cassonetto, iniziando a prenderlo a calci.
-Hey, amico! Calma!-disse Jason.
-Come cazzo si sono permessi di toccarlo?-si girò verso il biondo. –Jason, aveva la zip aperta, ed era senza maglietta. Con 4 gradi non penso sia stata una scelta di stile!-
Il biondo sbiancò. –Al telefono questo non me l’hai detto!-
-Certo che non te l’ho detto. Come cazzo avrei potuto? Non può essere successo! Nico…il mio piccolo Nico! Li ammazzo Jason, io li ammazzo.-
-Arrabbiarti non cambierà nulla!-
-Quando si è svegliato dal coma, gli ho detto che sarebbe andato tutto bene.  Che non gli avrebbero mai più fatto del male, che io non lo avrei permesso. Gli ho detto che veniva a vivere con noi. Ed indovina, quando l’hanno picchiato, quando lo hanno…-si bloccò. –Io ero a casa. A giocare ad un fottuto videogame! Ti rendi conto? Lui soffriva, sanguinava, urlava. Ed io ero a casa, seduto sul divano. Io…non l’ho protetto, Jason. Ho lasciato che gli accadesse tutto questo!-
-Ma non potevi immaginare che sarebbe successa una cosa del genere!-disse il biondo, con calma. –Nessuno avrebbe potuto immaginarlo.-
-Quando ho visto che non tornava, io non ho fatto niente. Non l’ho chiamato, non sono andato a cercarlo. Io, semplicemente, non ho fatto nulla, capisci? Io gliel’avevo promesso, cazzo!-disse ancora, dando un altro calcio al cassonetto.
Le lacrime velarono il verde dei suoi occhi. Lacrime di frustrazione, di impotenza. Tristezza. Rabbia.
-Hey amico, stai dando spettacolo-disse il biondo, trascinando Percy in un vicolo isolato.
-Come cavolo fai a stare così calmo? Non ti importa niente di Nico?-
-Percy.-disse Jason prendendolo per le spalle. –Uno di noi due deve mantenere il controllo. Sta’ pur sicuro che troveremo quei bastardi, e gliela faremo pagare cara.-
-Tutta colpa di questa punizione di merda! Sarei andato con lui se non fossi stato impedito!-
-No percy.-tagliò corto Jason. –Se non fossi stato in punizione, saresti stato agli allenamenti di nuoto oppure in giro con Annabeth. Tu volevi andare con lui solo perché eri in punizione e non avevi niente di meglio da fare. Fai così tutte le volte.-disse il biondo, gelido.
Notando la faccia di Percy, però, si pentì subito delle sue parole.
-Oh..Percy…io…Non volevo dire che…-
-E forse sarebbe stato meglio, Jason. Lui era in quel vicolo per colpa mia. Lui aveva preso la scorciatoia perché sapeva che mi sarei annoiato a casa da solo. Lui era in quel vico per me. Come è stato anche in quella macchina per colpa mia!-
Il moro alzò lo sguardo che aveva tenuto basso fino a quel momento. –Ti rendi conto? Ogni cosa che è andata storta, nella vita di Nico,è in qualche modo colpa mia!-disse, facendosi sfuggire una lacrima.
Il biondo sgranò gli occhi, dandogli uno schiaffo in pieno viso.
-Che cazz…Perché mi picchi!?-
-Tu. Perseus Jackson. Non osare darti la colpa. Se la famiglia di Nico doveva morire, sarebbe morta anche andando al supermercato, accompagnando Nico a scuola, andando al cinema, okay? Non puoi sapere che cosa sarebbe successo. E’ stato un incidente. Tu non hai fatto niente per scatenarlo, okay? Non puoi cambiare il passato. Ma hai qualche possibilità di portare Nico all’ospedale e stargli vicino.  E fargli superare anche questa cosa, okay?-
--
Nico aveva la vista appannata dal dolore. I lividi sembravano premergli contro le ossa, il labbro gli bruciava e sentiva ancora in bocca il sapore del sangue. I fianchi sembravano in fiamme, come se stessero bruciando. Per non parlare delle costole. Sembrava che gli stessero scavando un buco nell’addome.
Gli dispiaceva. Aveva perso la maglietta che gli aveva regalato Sally, e per di più aveva fatto preoccupare Percy. Non avrebbe mai potuto dimenticare la faccia di Percy quando lo aveva trovato. Chissà che aspetto doveva avere, per far preoccupare il più grande in quel modo.
**Nico non ce la faceva più. Ogni sua parte del corpo urlava di dolore. Quel dolore che ormai faceva parte di lui, così familiare, ma comunque tremendo. Non sapeva da quanto tempo esattamente stessero andando avanti, ma gli sembrava un’eternità. I calci si alternavano a pugni, schiaffi, gomitate, ginocchiate, graffi. Non sapeva nemmeno da quanto tempo fosse rannicchiato per terra, ma desiderava solo che lo lasciassero in pace. Aveva perso i sensi, una volta o due. E l’avevano risvegliato, a suon di colpi, come se dovesse assistere alla propria tortura.
-Credo che abbia imparato la lezione, Ethan. Fermati, così lo uccidi.-disse Luke, allontanandosi dal corpo senza forze di Nico.
-No, aspetta. Tiralo su.-
Il biondo, anche se con un po’ di titubanza, fece come gli aveva chiesto.
Tenne Nico in piedi, di fronte al moro.
Ethan lo guardò con malizia. –Hai ragione, Di Angelo. Mi piaci. E adesso, visto che hai insistito tanto, te lo dimostrerò.-
Si avvicinò al più piccolo, togliendogli la maglietta con forza, rabbia.
Il più piccolo rabbrividì per il freddo.
-C—cosa vuoi fare…?-domandò Nico, scuotendo la testa.
-Non ci arrivi, Di Angelo?-disse il moro, iniziando a passargli una mano sul collo, iniziando a tracciare una linea immaginaria fino all’ombelico.
Nico provò a divincolarsi, ma Luke lo teneva stretto.
-Pensavo che tu odiassi i gay, Castellan.-
Luke sorrise. –Oh no, io odio te, Di Angelo.-
Ethan continuò la sua tortura, iniziando a baciargli il collo, con lentezza disarmante. Poi morse una porzione di quella pelle pallida ormai violacea.
Nico cercò di non gemere. “Che schifo.”pensò.
Cercò di nuovo di liberarsi dalla presa ferrea del biondo, ma non ci riuscì.
-Abbi pazienza.-gli sussurrò Ethan.  
Poi gli abbassò la zip dei jeans, guardandolo con desiderio.
-Io ti odio, Nico Di Angelo. Ti odio perché mi spingi ad odiare me stesso. Guarda cosa mi fai.-**
--
Quando Percy e Jason furono di ritorno, videro Nico con gli occhi chiusi, che cercava di ricordarsi come si respirava.
-Nico.-sussurrò Percy.
Il più piccolo aprì gli occhi, giusto il tempo per guardarlo con scetticismo.
-Non dovevate comprare le garze?-
-Ehm…Sì! Ora Jason le va a prendere.- disse il più grande, guardando il biondo.
Jason colse il suo sguardo. “Lasciaci soli”.
-Oh sì! Jason sta andando.-disse il biondo, uscendo di casa.
Appena la porta di casa si chiuse, Percy andò in camera a preparare una borsa.
-Percy, che stai facendo?-
-La borsa. Potresti rimanere in ospedale per un paio di giorni.-
-Cosa? Io in ospedale non ci vado!-
-Oh sì che ci andrai. E mentre saremo in macchina, chiamerò la mamma. E se non ti muovi, la chiamerò adesso e la farò venire qui. Così ti darà una padella in testa, ti farà perdere i sensi, e ti trascinerà con la forza.-
-No.-
Il più grande uscì dalla camera da letto, e, dopo aver posato il borsone ormai pieno di vestiti e cose varie, si sedette accanto a Nico.
-Per favore, non ce la faccio. Vederti così mi uccide.-
-Percy, io in ospedale non ci vado.-
-Ma non capisci? Non si tratta solo di te. Io…non ce la faccio più. Da quando mi ha chiamato da quel vicolo, mi sento come se stessi reggendo il peso del cielo. Mi è caduto tutto il mondo addosso in un secondo. Mi fa male vedere la tua sofferenza. E mi fa ancora più male sapere che non ho mosso un dito per proteggerti.-
-Percy…se stai anche solo minimamente pensando che la colpa sia tua..-
-Non lo penso. Io lo so. Ma Nico, piccolo…Per favore. Se non vuoi farlo per te stesso, fallo per me. Ti prego.-
Quando un’ennesima lacrima scese dall’occhio color mare di Percy, Nico pensò che avrebbe fatto di tutto, pur di non vederlo piangere. Lui non aveva mai visto il più grande piangere. Ed era una cosa orribile. E sapere che il motivo era lui…era anche peggio.
-E va bene, andiamo.-
  
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