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Autore: Ester96    28/07/2014    2 recensioni
I quattro monaci si stanno allenando, quando il loro maestro li chiama, vuole presentargli una misteriosa ragazza che diventerà compagna delle loro avventure. Ma chi è questo singolare individuo? Perché ha dei tratti così unici? Qual' è la sua storia? Queste sono le domande che frullano per la testa agli apprendisti, che ancora non sanno che questa ragazza diventerà presto una potente alleata.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il medico uscì dalla piccola casetta, inspirò l'aria fredda d'inverno e si distese, il peggio era passato, il parto era una delle parti più difficili del suo lavoro, ma in quel periodo lo era ancora di più, da quando il grande saggio aveva predetto che l'Unico sarebbe nato in quel villaggio, molti curiosi si riunivano attorno al luogo dove sarebbe avvenuto il parto, e ciò rendeva il suo lavoro più stressante di quanto già non fosse.
Il medico fece passare lo sguardo su tutte le persone in attesa fuori dalla casa, per poi annunciare, con un tono di stanchezza nella voce: << È una bambina, ed è nata con il simbolo della tigre sulla fronte, è lei l'Unica. >> 
Un forte brusio scosse la folla, probabilmente la notizia sarebbe arrivata in poco tempo fino l'altra parte del mondo, le chiacchiere correvano veloci di quei tempi.
Dopo un po' la folla era quasi tutta sciamata, tra la gente era presente una piccola vecchietta, aveva un foulard lilla legato al collo e stava tornando verso casa borbottando tra sé, era gobba e zoppicava un poco, camminava aiutata da un bastone in legno di raffinata fattura, dalle sopracciglia corrugate e lo sguardo insistentemente a terra si poteva capire che era arrabbiata, anche se nessuno lo notò, il suo malumore era dovuto alla gelosia, infatti lei avrebbe voluto che il nipotino che stava per nascere tra poco fosse l'Unico, aveva sperato con tutto il cuore che la sua stirpe di nobili e potenti maghi e streghe fosse coronata dal grande onore che ciò avrebbe comportato, ma no, doveva arrivare quella bambinetta insulsa e rovinare tutto, oh ma si sarebbe vendicata, eccome se si sarebbe vendicata.
Era notte fonda, le stelle brillavano alte nel cielo, mostrandosi in tutta la loro bellezza, una cornacchia volava sotto quel manto di luci per entrare dalla finestra socchiusa della camera dove dormiva la bambina, si posò delicatamente sul pavimento e scosse le piccole ali nere, pian piano la sottile ombra dell'uccello si allungò ed allargò fino a mostrare la figura di una vecchia e raggrinzita signora; la strega si avvicinò silenziosamente alla culla della bambina, che dormiva sonni tranquilli tenendo stretta in una manina una coperta verde un po' usurata e rattoppata qua e là, la sua famiglia non doveva avere molte risorse economiche, pensò la vecchia mentre tirava fuori dalla sua giacchetta un borsellino, lo aprì e ne prese una fiala con un liquido bluastro al suo interno, lo stappò velocemente con le sue dita lunghe e secche, per immergerci un sottile coltellino d'argento che brillò alla luce della luna che penetrava dalla finestra della piccola e disadorna stanzetta; l'anziana si avvicinò ancora di più alle sbarre di legno della culla e si sporse sulla pargoletta, il respiro affannoso della strega sfiorava ormai i suoi capelli corvini, la bambina si agitò un poco, ma si tranquillizzò subito portando a sé la coperta, mentre la vecchia le accarezzava dolcemente la testolina, scrutandola, però, in modo rude e quasi infastidito; le afferrò delicatamente il mento e lo portò verso l'alto, mentre con la mano destra avvicinava il coltellino al collo della bambina, la punta esitò a un centimetro dalla pelle delicata, per poi incidere il primo lungo taglio che arrivò fino alla scapola, la fanciulla non si mosse, un incantesimo non le faceva percepire il dolore della lama che incideva lentamente la carne, la strega la sollevò per poi riabbassarla una seconda e infine una terza volta.
La vecchia ripose tutti gli accessori nel borsellino e diede un'ultima occhiata al lavoro svolto, le tre ferite stavano brillando di una luce blu, mentre il corpo della bambina assimilava la maledizione infertale, ci sarebbe voluto del tempo prima che si manifestassero i segni, ma ne sarebbe valsa la pena, per una fattura così potente.
La cornacchia si librò nell'aria fresca della notte molto soddisfatta del suo lavoro, mente dietro di lei le ferite sul collo dell'Unica diventavano delle cicatrici che avrebbero accompagnato la bambina per il resto della sua vita.


<< Ombra è ora di venire a tavola! >> 
la ragazzina si alzò dal pavimento di camera sua dove stava giocando con un orsacchiotto di pezza, per correre da sua madre che la stava chiamando; arrivata in cucina si sedette su una sedia e il suo volto si illuminò mentre la madre le metteva davanti una torta fatta a mano. 
<< Buon compleanno tesoro! Ancora non riesco a credere che tu oggi compia dieci anni. >> 
La donna sorrise alla figlia che si era tagliata con gran felicità una bella fetta di torta e se l'era messa nel piatto, sua madre si voltò dando la schiena alla bambina, non voleva farle vedere le lacrime che le scorrevano lungo il volto, ma non erano dovute solo alla gioia di vedere crescere sua figlia, in verità erano dovute al fatto che neanche quest'anno era riuscita a comprarle un regalo per la povertà in cui erano costrette a vivere, nonostante Ombra non le avesse fatto mai pesare di non ricevere mai nessun dono, la madre non poteva fare a meno di pensare che non stava dando ciò che avrebbe voluto alla sua unica figlia. 
Ombra finì di mangiare la sua fetta di torta mentre sua madre si ricomponeva e scese dalla sedia : << Mamma, visto che oggi è il mio compleanno posso rimanere alzata fino a tardi ? >> 
<< Per questa volta chiuderò un occhio, ma non troppo tardi, mi raccomando! >> 
Ombra si avvicinò a sua madre e l'abbracciò: << Grazie mamma. >> per poi correre via contenta. 
Arrivata in camera sua la ragazzina guardò fuori dalla finestra, ormai erano le dieci di sera e fuori pioveva insistentemente, decise di uscire in giardino e aperta la porta sul retro fu fuori, le gocce d' acqua si fermavano a qualche centimetro da lei per poi scorrere di lato e cadere a terra, Ombra prese un bicchiere di plastica che aveva lasciato in giardino poco prima e rientrò dentro casa, completamente asciutta; tornata in camera sua posizionò il bicchiere colmo d'acqua piovana per terra e gli si sedette vicino, si concentrò guadandolo fisso, il liquido cominciò a vibrare e poi si sollevò dal bicchiere, Ombra rise divertita, le piaceva passare le giornate a giocare con gli elementi, anche se la madre gliel'aveva impedito da quando aveva rischiato di bruciare l'intera casa; l'acqua cominciò a danzare davanti a lei formando dei piccoli ghirigori, si avvolse e si allungò leggiadramente per poi piombare nel bicchiere, la ragazzina sorrise, prese il bicchiere e bevve tutto d'un fiato. 
Era tardi e ormai Ombra era stata messa a letto, ma quella sera non riusciva proprio ad addormentarsi, si girò e rigirò, presa dalla frustrazione si alzò dal letto e non sapendo che fare si avvicinò alla finestra, appoggiò le braccia sul davanzale e guardò fuori, la luna splendeva alta nel cielo illuminando il piccolo villaggio con la sua fredda luce notturna, Ombra si avvicinò un po' di più al vetro per scrutare meglio fuori, facendolo appannare col suo respiro, in quel momento sentì un leggero fastidio alle cicatrici che la fece tornare alla realtà, se le sfiorò con la punta delle dita, da quanto si ricordasse ce le aveva sempre avute, ma non le avevano mai dato fastidio, le cicatrici cominciarono a formicolare, Ombra era confusa, le toccò, avevano cominciato a diventare calde, pian piano il formicolio sparì, ma subito dopo esplose un forte dolore che la costrinse carponi, si afferrò il collo disperata, la testa le girava mentre tutta la schiena le bruciava, sentì la colonna vertebrale cominciare ad allungarsi, cercò di rialzarsi ma le cedettero le ginocchia, cadendo a terra batté la testa sul pavimento e straziata dal dolore che la pervadeva vomitò ciò che lei credette fosse l'anima stessa, la forte fitta alle cicatrici scomparì di botto e la testa smise di pulsare, affannata riuscì ad aggrapparsi al letto e a sollevarsi, ansimando si guadò le gambe, fra di loro c'era una lunga coda nera che si muoveva convulsamente, Ombra appoggiò la fronte sulla coperta del letto e pianse, non capiva ciò che le stava accadendo, cercò di calmarsi, agitandosi avrebbe solo peggiorato la situazione, prese dei respiri profondi, il dolore che poco prima la pervadeva era scomparso lasciandole in regalo quella coda nera che non riusciva ancora a controllare, pensando che tutto fosse finito Ombra si rialzò dal letto, stava sperando che tutto fosse solo uno stupido sogno, quando tossì violentemente sputando sangue per terra e sul letto, si pulì la bocca con la manica del pigiama, forse l'unica cosa sensata da fare era andare a svegliare sua madre e chiederle che cosa stava accadendo, si avvicinò alla porta di camera sua e fece per afferrare la maniglia quando la vide, una piccola luce era comparsa su un suo dito, si avvicinò la mano al viso per guardarla meglio, era una lucetta azzurra, non bruciava, anzi, era quasi piacevole averla lì, a un certo punto la luce tremò e cominciò a diffondersi per tutta la mano, Ombra si spaventò a morte, urlando scosse violentemente il braccio per togliersela di dosso, ma quella continuò ad espandersi ricoprendole tutto il corpo, disperata non sapeva più cosa fare, si inginocchiò, mentre dei passi si avvicinavano a camera sua, evidentemente sua madre aveva sentito le urla e si era preoccupata, Ombra si allietò, sicuramente l'avrebbe aiutata e tutto ciò sarebbe finito, mente aspettava che sua madre la raggiungesse guardò dietro di sé, dove teneva lo specchio, ma stranamente non vide la solita se stessa che la guardava avvolta da quella stana luce, ciò che vide fu, sì, la luce, ma al centro non c'era lei, invece c'era un animale, una bestia nera che la stava fissando con i suoi stessi occhi blu, quando la luce scomparve nella stanza rimase solo quello stano essere, Ombra cercò di strofinarsi gli occhi, ma qualcosa glielo impedì, si guardò le mani per vedere di quale problema si trattasse e notò che le sue mani non erano più ciò che erano sempre state, al loro posto c'erano delle zampe nere, il pensiero che quella bestia che poco prima la stava fissando fosse proprio lei si fece largo strisciando come un serpente nella sua mente e la morse violentemente, risvegliandola da quel torpore attonito che fino a poco prima la invadeva, la porta di camera sua fu aperta facendo entrare in camera la madre con un espressione preoccupata sul volto, appena vide una pantera nera in camera di sua figlia circondata da sangue, non ci mise molto a pensare il peggio, cominciò a urlare e scappò correndo verso la cucina, Ombra avrebbe voluto dirle che era lei, sua figlia, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu un ruggito che risuonò nella stanza, cosa poteva fare? Se fosse rimasta, sua madre sarebbe potuta morire di terrore, l'unica scelta che le rimaneva da fare era fuggire, andarsene da lì e vivere nella foresta come l'animale che era diventata, uscì da camera sua e cercò di scappare dal retro della casa, ma la porta ovviamente era chiusa e nelle sue condizioni non poteva aprirla, se fosse stata più lucida avrebbe trovato un'altro sistema per uscire, ma in quel momento non aveva tempo da perdere, cominciò a dare forti spallate alla porta, i colpi rimbombarono nella stanza finché la serratura cedette e lei poté finalmente andarsene, corse malamente su quattro zampe che non era abituata ad usare, attraversò il giardino ed entrò tra i fitti alberi del bosco vicino a casa sua, si fermò voltandosi a guardare per l'ultima volta la casa in cui era vissuta, sentì i lamenti della madre disperata, e poi fu avvolta dalle tenebre.


Stava correndo, sembrava che le sue zampe sfiorassero solo il terreno, il cuore pompava all'impazzata e i polmoni si riempivano dell'aria fredda della notte, davanti a lei la sua preda, ormai non aveva scampo, saltò per evitare delle radici che emergevano dal terreno e scartò di lato, c'era quasi, ormai era vicina, sempre più vicina, l'adrenalina le scorreva nel corpo, le pupille dilatate dall'eccitazione della caccia vedevano ogni cosa anche nella notte più scura, si preparò e balzò, a mezz'aria sfoderò i suoi artigli che andarono ad affondare nella carne della lepre, l'animale si accasciò a terra trattenuto e prima che potesse fare qualsiasi cosa la pantera le affondò i denti nel corpo per spezzarle l'osso del collo, almeno così non soffrirà più, penso Ombra mentre divorava affamata la lepre, ormai da cinque anni vagava libera fra i boschi, nutrendosi la notte; nonostante il giorno tornasse la ragazza di sempre aveva preferito rimanere a vivere nella foresta, in fondo anche da umana le rimaneva quella lunga coda nera che avrebbe fatto spaventare chiunque, e poi aveva paura che rimanendo la notte in un villaggio abitato avrebbe potuto aggredire qualcuno guidata dal suo istinto; in tutti quegli anni di viaggio senza meta non era tornata tra gli uomini quasi mai, però una volta, in un villaggio, era riuscita a rubare dei vestiti decenti che aveva poi indossato al posto del pigiama con cui era fuggita quella notte, i nuovi vestiti erano molto comodi, infatti il giorno la scaldavano e la notte non le creavano fastidio, infatti nella trasformazione sparivano, come inglobati dal suo pelo, per poi tornare appena si ritrasformava in umana. 
Quella notte era riuscita a procurarsi una preda abbastanza sostanziosa, si concentrò e dal terreno uscì dell'acqua limpida da cui bevve avidamente, era riuscita anche a migliorare le sue abilità nel domino degli elementi con cui era riuscita a sopravvivere in quel tempo; ristoratasi si arrampicò su un albero e si mise a dormire su un albero, i suoi ultimi pensieri andarono a sua madre, chissà come stava, se lo chiedeva quasi ogni giorno, poi sprofondò in un sonno agitato.
Si svegliò la mattina successiva, si stiracchiò e scese dall'albero, l'aria fredda del mattino la fece rabbrividire, si guardò un po' intorno, alti alberi la circondavano, gli uccelli canticchiavano l'arrivo della primavera, Ombra si scosse e cominciò a camminare, era da qualche settimana che si era stabilita in quella zona e ora sentiva il bisogno di spostarsi e cambiare aria.
Ormai era da ore che stava camminando, quando vide attaccato alla corteccia di un albero un grosso fiore rosso, si avvicinò per annusarlo, il suo dolce profumo la inebriò, ma improvvisamente sentì un rumore dietro di sé , si voltò, niente, non era la prima volta che un animale le faceva questo scherzo, ma quello era un rumore diverso, di un essere più pesante, possibile che ci fossero dei cinghiali o degli orsi in quella zona ? Eppure lei non ne aveva ancora incontrati; alzò le spalle e tornò a concentrarsi sul fiore, era proprio buono il suo profumo, le veniva voglia di mangiarlo, ma sapeva che il sapore sarebbe stato completamente diverso, ancora quel rumore, come di rami spostati, Ombra si voltò, ancora niente, decise di andarsene da lì, quei rumori la inquietavano, riprese a camminare, il rumore si fece più forte, Ombra aumentò la velocità, poi, come se avesse avvertito una presenza, si fermò e si voltò un'altra volta, solo alberi, il rumore svanì, la ragazza prese un respiro di sollievo, fece per riprendere il suo cammino quando sbatte la testa su qualcosa, frastornata guardò davanti a sé e vide un uomo, alto, ben piazzato, i capelli scuri rasi sulla testa, era vestito con una specie di tunica arancione, Ombra ne fu spaventata e incuriosita allo stesso tempo, gli uomini venivano di rado in quelle foreste e di solito erano cacciatori, ma quel tizio non sembrava un cacciatore; il nuovo venuto alzò una mano in segno di saluto ed esclamò : << Finalmente ti ho trovata Unica! >>.
<< Da anni ormai i monaci del mio tempio ti stanno cercando; quando andammo nel tuo villaggio ci dissero che eri misteriosamente scomparsa, forse morta, ma noi non perdemmo le speranze e cominciammo a mandare monaci scelti in giro per il mondo per trovarti, infine sono contento di aver avuto l'onore di essere riuscito a farlo. Quindi ora vorrei che tu riflettessi attentamente sulla mia proposta, vieni con me e sarai addestrata alla perfezione nelle arti marziali, vieni con me e non sarai giudicata per la tua maledizione, vieni con me e adempi al tuo destino. >>
Ombra non sapeva cosa dire, tornare alla civiltà dopo tutti quegli anni vissuti in solitudine la spaventava molto, aveva paura di mostrarsi, ma allo stesso tempo aveva sempre pensato che non sarebbe potuta vivere a quel modo per sempre, voleva tornare a provare quelle emozioni che si hanno solo in compagnia, l'amicizia, l'amore... 
E poi se la strada di tutti gli Unici nati  nei secoli era quello di addestrarsi nelle arti marziali, non vedeva perché  per lei sarebbe dovuto essere diverso.
<< Va bene, verrò con te. >>


Finalmente erano arrivati al grande tempio Rì delle arti Xiaolin, la struttura comprendeva vari ettari di terreno dove molti allievi, con addosso tuniche identiche, si stavano allenando seguendo rigidi schemi, varie statue raffiguranti animali sacri, fiori e piante molto ben curati adornavano la scena; appena entrati nell'edificio Ombra notò che era alquanto spoglio, evidentemente i monaci si riservavano una vita spartana, lontana dai piaceri materiali, ma possedendo solo il necessario, però sulle pareti erano appese molte tele raffiguranti battaglie o scene della quotidianità del luogo. 
Quasi nessuno fece caso al loro ingresso, l'uomo la portò in una sala appartata ancora più vuota delle precedenti e la pregò di aspettarlo, sarebbe andato a parlare con i vecchi saggi del suo ritrovamento e, ricevute disposizioni, sarebbe tornato da lei.
Mentre attendeva, Ombra si sedette sul pavimento e cominciò a fantasticare su come sarebbe stato vivere lì, forse era stata davvero una buona idea acconsentire a venire al tempio, lei lo sperava seriamente; la porta si aprì, e un uomo diverso dal suo accompagnatore entrò nella stanza.
<< Mi chiamo Lao, e d'ora in poi sarò il tuo maestro personale, così è stato deciso dai vecchi saggi, vieni, oggi ci dedicheremo alla visita di tutto il tempio e alla spiegazione del programma che ho intenzione di farti seguire, poi ti accompagnerò nelle tue stanze. >> .
<< E dopo cena ti recherai qui, in biblioteca, dove rimarrai per due ore che saranno dedicate allo studio, i primi tempi imparerai anche a conoscere il significato di essere l' Unica e tutte le leggende degli Unici vissuti prima di te. >> 
Lao si avvicinò ad uno scaffale e prese un tomo molto spesso che sembrava il più vecchio e rovinato fra tutti, lo poggiò su un tavolino di legno e lo aprì, uno sbuffo di polvere si sollevò dalle pagine ingiallite e lacere dell'antico tomo; in una delle prime pagine erano raffigurati lo Yin e lo Yang. 
<< Vedi, nonostante spesso si tenda a pensare all'Unico come essere buono, è successo più di una volta, nella storia dei tempi, che nascessero anche Unici malvagi; infatti sono divisi in due categorie, la prima ha nome Shùnxù, che ha significato di ordine, in cinese antico, invece la seconda ha nome di Hûnluàn, che vuol dire caos. >>
Lao passò un dito sullo Yang, mentre veniva scrutato dagli attenti occhi blu di Ombra, aveva ascoltato ogni cosa fino a quel momento in gran silenzio, ma adesso doveva sapere : << E io cosa sono? Shùnxù o Hûnluàn ? >>
Il monaco continuò a fissare le pagine del libro, quando si voltò verso la ragazza il suo sguardo era talmente intenso che Ombra, intimorita, fu costretta a volgere gli occhi in basso quasi vergognandosi di aver fatto quella domanda.
<< Alcuni pensano che ognuno di noi sia predestinato a essere o buono o cattivo, come se non esistesse scelta se non quella di seguire incondizionatamente il proprio destino, io invece penso che niente sia già scritto e che l'unico modo per giudicare una persona sia dalle sue azioni. 
Ma adesso basta. >> 
Lao chiuse il tomo e lo rimise al suo posto.
 << È tardi ed è il momento che io ti mostri i tuoi alloggi, sono separati dagli altri, più lontani, per sicurezza, con la maledizione che ti affligge la cautela non è mai troppa. >> 
Ombra sapeva che l'avrebbero allontanata la notte, ma era comunque loro grata per aver deciso di accoglierla nel tempio, anzi si sentiva felice di essere lì, tutte quelle novità le piacevano, l'addestramento che Lao aveva in serbo per lei era davvero duro, l'unica cosa che sperava era di riuscire a essere una buona allieva.


L' Unica si avviò lungo il vialetto alberato che percorreva ogni mattina, il sole aveva appena cominciato a sorgere, diffondendo una piacevole luce che faceva brillare dei colori dell'arcobaleno le gocce di rugiada, accoccolate sulle foglie degli alberi; arrivata al solito spiazzo, vide il suo maestro in meditazione e gli si avvicinò inchinandosi al suo cospetto, aspettò che, come sempre, lui si alzasse, ma questa volta non successe, lui non si alzò e l'allenamento non cominciò, Lao rimase fermo e la scrutò. 
<< Guardati, come sei cresciuta, mi ricordo che quando arrivasti qui il primo giorno sembravi una bestiolina selvatica, non più abituata a vivere tra gli uomini, invece ora hai ventidue anni e ormai sei una donna. >> 
Lao prese un respiro, sorridendo gentilmente.
<< Cosa intende dire, maestro? >> 
Ombra sollevò un sopracciglio, non capiva, perché le stava dicendo quelle cose?
<< Ciò che voglio dire è che ormai l'alieva ha superato il maestro, io non ho più niente da insegnarti, l'intero tempio Rì non ha più niente da insegnarti, l'ultima cosa che ti resta da fare è imparare a dominare al meglio i quattro elementi e questo non è il posto adatto, l'unico uomo in grado di aiutarti è il maestro Fung, che vive in un lontano tempio Xiaolin. >> 
La ragazza si dispiacque di quelle parole, le piaceva vivere lì, si sentiva accettata per quello che era, ma non solo, adesso aveva anche qualche amico e le sarebbe spiaciuto lasciarlo, voleva bene anche al suo maestro, nonostante la sua severità e rigidezza era sempre stato al suo fianco a sostenerla, e le sarebbero mancati i consigli degli anziani saggi, per non parlare della biblioteca e dei suoi libri polverosi, non si sarebbe più potuta addormentare su di loro;  quasi le scappò una lacrima a sentire quel discorso.
<< Domani il nostro drago, Ender, ti accompagnerà al nuovo tempio, il viaggio durerà più o meno quattro giorni. >>
<< Grazie maestro, ma non penso che andrò direttamente in quel luogo, prima ho bisogno di viaggiare per il mondo, voglio sapere se alla mia maledizione c'è una cura, poi mi dirigerò là. >>
Lao la guardò accigliato, avevano fatto quel discorso decine di volte, ma Ombra era proprio una testona, nonostante le avesse detto più volte che non c'erano speranze, lei continuava a voler cercare una cura, eppure ormai conviveva perfettamente con la maledizione, e allora perché accanirsi tanto? Lao da un po' sospettava che fosse per via del ricordo del dolore che aveva provato sua madre a vederla trasformata, ma erano solo supposizioni.
<< Sai, il maestro Fung potrebbe aiutarti anche in questo, so per certo che sa come fare a farti controllare la tua mutazione la notte, non sarebbe una guarigione totale, ma è già qualcosa. >>
<< Grazie, ma in ogni caso preferisco aspettare prima di chiudermi nuovamente in un altro tempio, sento di aver bisogno di un po' di libertà. >>
Lao sospirò, aveva come la sensazione che volesse fare di testa sua.
<< Come vuoi, io posso solo augurati buona fortuna e darti il titolo più alto che mi è permesso concederti: Shùnxù. >>
Ombra sorrise, si abbassò e, per la prima volta dopo tutti quegli anni, abbracciò il suo maestro.


Da due mesi ormai Ombra vagava tra le grandi foreste del mondo, prima di partire si era comprata dei comodi vestiti, tra cui un poncho con cappuccio che le era piaciuto a prima vista, sui pantaloni aveva dovuto applicare un foro per far passare la coda, altrimenti scomoda; aveva comprato anche uno zainetto in cui aveva riposto il necessario, tra cui bussola e varie cartine geografiche in cui aveva segnato i luoghi che intendeva visitare e la sua ultima meta, il tempio del maestro Fung.
Ormai era quasi arrivata, la tappa era una biblioteca che aveva avuto i suoi anni d'oro molti secoli fa, ma ormai era un luogo dimenticato da Dio, in mezzo a una giungla selvaggia, nessuno ci si avventurava più; in lontananza Ombra vide la figura di un edificio ormai in decadenza, si avvicinò quasi correndo, ma a una decina di metri si bloccò di colpo, non mancava molto alla sua trasformazione, se fosse successo mente gli abitanti di quel luogo la guardavano l'avrebbero scacciata terrorizzati, quindi decise di rimanere lì la notte, ma mentre formulava quei pensieri sentì delle voci: << Glielo assicuro, l'unico che vive in questo luogo sono io. >>
<< Tu menti! Dimmi dov'è e forse deciderò di non bruciare l'intero edificio. >>
<< Ma è la verità, qui non ci sono draghi. >> 
L'ultima voce sembrava quella di un vecchio disperato; Ombra rimase immobile, avvolta nell'oscurità, attorno a lei solo fitta boscaglia, cercò di regolare il suo respiro, reso veloce dall'agitazione del momento, cosa fare? In verità aveva già deciso, cominciò ad avanzare silenziosamente, finché non scorse l'ampio prato davanti alla biblioteca, rimase nascosta dietro ad un albero mentre fissava i due uomini che stavano parlando, il più giovane aveva dei lunghi capelli verdi ed era vestito con un armatura scintillante, stava chiaramente minacciando la seconda persona, un vecchio inginocchiato a terra, che pregava pietà : << La scongiuro, risparmi la mia casa, non le nasconderei mai niente! >>
<< Le tue bugie mi disgustano, ma ti darò una possibilità, prima di bruciare questo luogo per stanare quella lucertola, mi volterò, e se riuscirai a toccami anche solo una volta, lo lascerò intatto. >> 
Si girò, sorridendo tra sé, non amava vincere facile, ma inaspettatamente un forte colpo lo raggiunse al centro della schiena sbalzandolo lontano, prima di cadere poggiò le mani a terra riuscendo a saltare e a voltarsi, quel vecchio non poteva essere così veloce e silenzioso, infatti affianco all'uomo inginocchiato era presente una figura incappucciata, in posizione di attacco. La figura abbandonò la posizione e aiutò il vecchio a rialzarsi, facendogli segno di allontanarsi, poi si voltò verso di lui.
<< Complimenti, sei riuscito a colpirmi mentre ero di spalle con la difesa abbassata, ma ora ci riuscirai di nuovo? >>
In tutta risposta l'incappucciato assunse la posizione di difesa, come ad invitarlo a colpirlo, l'uomo in armatura non se lo fece ripetere due volte, cominciò ad attaccarlo, senza riuscire a mandare un colpo a segno, si separarono.
<< Beh, che dire, non mi aspettavo di incontrare un combattente di questo livello in questa landa desolata, ma ora basta scherzare, fammi vedere cosa sai fare, colpiscimi! >> 
L'incappucciato non si mosse, continuava a tenere la posizione di difesa.
<< Come vuoi, allora. >>
L'uomo si avventò di nuovo su Ombra, che riuscì a parare ogni attacco, mentre la stava bombardando di pugni le urlò di nuovo : << Colpiscimi! >>
Esasperata Ombra riuscì a respingere il suo attacco allargandogli le braccia e riuscendo ad abbassare la sua difesa per pochi secondi, ma quel tempo bastò, avvicinò la mano destra al suo viso, ma invece di colpirlo si bloccò, e con le dita gli diede una bicellata sul naso. 
I due combattenti si distanziarono, all'uomo fu subito chiaro che, se avesse voluto, lo straniero gli avrebbe potuto rompere il naso, si stava solo divertendo con lui, questo lo irritò, ma fu anche colpito dalla bravura del suo avversario, decise quindi di inchinarsi, notando così per la prima vota la lunga coda nera che si muoveva placida al fianco del proprietario.
<< Trovare un avversario mio pari non è facile, per questo ho deciso di risparmiare il luogo che ti sta tanto a cuore, ma adesso dimmi, qual'è il tuo nome? >>
Ombra abbassò la guardia, non era sicura di potersi rivelare, ma qualcosa decise per lei, una luce azzurra aveva cominciato ad avvolgerla, prima che l'uomo in armatura potesse ricevere una risposta o semplicemente fare qualcosa, lei corse via e si tuffò per entrare nella foresta, a metà del salto si trasformò mostrandosi come pantera all'uomo che la stava osservando allibito; tra gli alberi l'animale si scrollò un attimo, per poi continuare la sua corsa.

Solo dopo due anni Ombra raggiunse la sua meta finale, il tempio del maestro Fung. 
  
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