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Autore: sensibility    28/07/2014    5 recensioni
Bella ha solo ventidue anni quando si ritrova sola, senza un tetto sopra la testa e senza un soldo in tasca, costretta a crescere una bimba di pochi mesi senza l'aiuto di nessuno. E' proprio quella bimba il motivo per cui suo padre, furioso, l'ha cacciata di casa senza pensarci due volte. Bella decide allora di lasciare la città in cui è nata e cresciuta e che tanto l'ha fatta soffrire nella sua vita per trasferirsi in un piccolo paese sperduto tra le montagne dove troverà un lavoro, una casa, dei nuovi amici, una famiglia. E chissà che con il tempo non riesca ad aprire di nuovo il cuore all'amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Eccomi qui! Buona lettura!


Capitolo 9


Sono le cinque del pomeriggio e mi sono pentita della promessa fatta ad Alice almeno un centinaio di volte. L’unica pausa che mi ha concesso è stata per preparare il pranzo e mettere a letto Lily per il suo pisolino pomeridiano. Ho tentato di sdraiarmi accanto alla mia bimba e sonnecchiare un po’ anch’io ma Alice non ha voluto sentire ragioni e mi ha trascinato nella sua stanza.
“Alice, ti prego, non ne posso più” mormoro, lasciandomi cadere sul suo letto con un sospiro, esausta. Tutti i vestiti che quella pazza ha tirato fuori dal suo armadio ora sono sotto di me, spiegazzati e ammucchiati l’uno sull’altro.
“Troveremo l’abito perfetto” ribatte lei convinta, guardando la confusione di vestiti sparsi per la camera, concentrata. “Che ne dici di questo?” chiede, mostrandomi un abito corto, senza spalline, di un pallido color rosa salmone.
Scuoto la testa con forza, facendo una smorfia disgustata. “Tanto vale andarci in mutande al ballo” mormoro a voce abbastanza bassa perché Alice non mi senta, è un suo vestito e non vorrei mai che si offenda, pensando che la stia giudicando per come si veste. “Non indosserò mai un vestito rosa” rispondo, invece.
“D’accordo, niente rosa” ribatte Alice, tornando a guardarsi intorno con attenzione. “E di questo che ne pensi?” chiede e andiamo avanti per un’altra mezz’ora a riguardare tutti i vestiti che abbiamo già visto una volta ma nessuno mi colpisce particolarmente.
Sentendo la voce di Lily chiacchierare con Esme davanti alla sua solita tazza di latte caldo e biscotti, vorrei solo scendere e fare merenda con loro. “Perché non posso mettere il mio vestito? È carino.” Non ho molti vestiti e di adatti ad un ballo ne ho uno solo però mi piace; è azzurro, con le maniche corte e la gonna al ginocchio. Alice non si fa problemi a farmi notare il motivo per cui non mi permetterà di indossarlo.
“Non esiste che metti quel vestito” sbotta, fulminandomi con lo sguardo. “Devi attirare l’attenzione di Edward e non succederà mai se ti vesti come una suora!”
Sbuffo ma prima che possa lamentarmi di nuovo, cercando di convincerla a lasciarmi scendere in cucina per mangiare qualcosa e giocare un po’ con Lily, un bussare delicato alla porta attira la nostra attenzione.
“Che ne dite di questo?” chiede Rosalie, mostrandoci un abito di un meraviglioso blu notte, abbastanza corto da soddisfare Alice che annuisce con un sorriso. “Mi piace. Provalo e vediamo come ti sta, Bella.”
Incrociando le dita, sperando che la tortura sia finita, indosso il vestito. Il corpetto è aderente e la stoffa morbida mi scivola sul corpo come una carezza; ha una sola manica, larga, di tulle semitrasparente, che scende ampia fino alla gonna, quasi troppo corta per i miei gusti ma tutto sommato mi piace e mi sento bella. Mi guardo allo specchio, ammirando come il colore scuro risalti sulla mia pelle chiara, e sorrido, arrossendo appena all’idea di farmi vedere da Edward.
“Stai benissimo, Bella” mormora Rose con un sorriso.
Mi volto, lasciando che la gonna si apra intorno alle mie gambe e un luccichio attira la mia attenzione e quella delle ragazze. Alice spalanca gli occhi ed esclama: “Ehi, brilli!”
Ridendo, controllo l’orlo del vestito e scopro una lunga serie di cristalli cuciti nella gonna e nella manica che riflettono la luce creando mille arcobaleni. “Mi piace questo!” esclamo con un sorriso. “Siete sicure che non è troppo corto?” chiedo, guardando preoccupata la gonna che a ogni movimento sembra alzarsi scoprendo ancora di più le mie gambe.
Alice mi fissa pronta a elencare una serie di motivi per cui non è assolutamente troppo corto ma Rose è più veloce, anticipandola. “È perfetto” mi assicura, “e con un paio di scarpe con il tacco sarai assolutamente meravigliosa. Tanya non ha chance.”
“Hai saputo anche tu la novità, vedo” commenta Alice con una smorfia.
Rose annuisce. “Me l’ha detto Jasper poco fa. Sapete come mai è tornata?” Scuotiamo la testa. “Da quel che so vive a Los Angeles e ha una storia con il figlio di un miliardario che ha fatto fortuna con il commercio del caffè.”
“E allora si può spiegare perché cavolo ci prova con mio fratello?” chiede Alice con un ringhio, scocciata. “Non le basta un uomo?”
Ridacchio divertita ma per distrarla dalla sua invettiva, chiedo: “Hai deciso quale vestito indosserai al ballo?”
Alice si blocca per un paio di secondi, poi annuisce con un sorriso. “Questo qui” risponde, afferrando l’unico abito rimasto appeso nell’armadio. È di un rosa pallido, senza spalline, corto al ginocchio e con un leggero strascico che dona all’abito un’aria romantica; è carino e le sta bene, mettendo in mostra il corpo ancora acerbo di Alice senza risultare volgare.
“Niente scarpe rosse?” chiedo con un sorriso.
Alice scuote la testa. “Quando Tanya ha detto che le avrebbe messe senza pensarci due volte, ho capito che erano esagerate.”
Rose ed io ci ritroviamo a ridere divertite dall’espressione buffa sul volto di Alice che con un sorriso soddisfatto prende un paio di scarpe color panna con un tacco piuttosto alto ma decisamente meno appariscenti delle altre. “Che ne dite?” chiede preoccupata. “Secondo voi, a Jasper piacerà?”
Sorrido intenerita dalla sua improvvisa insicurezza. Rose la guarda con la stessa tenerezza negli occhi che ha quando guarda Lily. “Jasper ti ama. Ti troverà sempre bellissima” le assicura dolce.
“Mi ama?” chiede Alice, cercando una conferma in Rose che si limita a sorridere.
Un rumore di passi in corridoio attira la nostra attenzione, facendo cadere il discorso. Mi volto di scatto, nascondendomi dietro l’anta dell’armadio perché nessuno possa vedere il mio vestito.
“Che fai? Ti nascondi?” chiede Rose, ridendo, mentre Alice mi guarda storto.
Accenno un sorriso imbarazzato. “Sono anni che non indosso un vestito del genere. Mi sento nuda senza i miei jeans.”
“Mamma!” esclama Lily con un sorriso, felice di avermi trovata. Mi corre incontro e si stringe alle mie gambe, sfiorando con la testa la gonna del mio vestito. Quando alza gli occhi e vede le decine di cristalli cuciti nel vestito, resta incantata con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
Sorrido, accarezzandole la testa. “Ti piace il mio vestito?”
Lily annuisce, sfiorandolo piano con una delle sue manine mentre con l’altra continua a stringermi le gambe con forza. “Beissima mamma!” esclama con un sorriso allegro.
“Hai ragione, amore” mormora Rose, prendendo Lily in braccio dopo avermi chiesto il permesso con uno sguardo. “Hai una mamma bellissima” conferma, guardandomi con un sorriso. Mimo un grazie silenzioso per poi mandare un bacio a Lily che ridacchia.
“Che ne dici di andare a guardare un cartone animato con me mentre la mamma e Alice si preparano per il ballo?” chiede Rose ma Lily, sentendo parlare del ballo, s’illumina e si sporge verso di me. “Io!” urla, divincolandosi dalle braccia di Rose finché non la prendo in braccio.
“Cosa vuoi, amore?” chiedo con un sorriso.
Lily indica il mio vestito con il suo ditino e mi sorride. “Io e mamma!”
“Vuoi venire al ballo anche tu?” chiedo sorpresa e Lily annuisce con forza, esclamando di nuovo: “Io!”
La guardo a lungo, indecisa, ma alla fine scuoto la testa. “Non ti posso portare con me, amore, non è una serata adatta per una bimba come te.”
L’espressione triste di Lily mi fa stringere il cuore ma non posso portarla con me in mezzo a un branco di diciottenni ubriachi, con la musica alle stelle e soprattutto, con Tanya nei paraggi. Forse sono solo gelosa ma non voglio che si avvicini a mia figlia.
“Forza, diamoci una mossa!” esclama Alice, battendo le mani come una maestrina che cerca di rimettere in riga i suoi scolari. Alzo lo sguardo e incrocio quello di Rose che nasconde a stento una risata divertita mentre prende in braccio Lily, permettendomi così di prepararmi.
“No!” esclama Lily, indicandomi e cercando di farsi mettere a terra per tornare da me, decisa a non lasciarmi andare. Resisto solo pochi secondi prima di correre da lei e riprendermela in braccio ma prima che possa dire qualsiasi cosa, Rose propone: “E se facessimo un nostro ballo qui a casa?” La guardo sorpresa e come me anche Alice e Lily la fissano senza parole. “Adesso andiamo a cercare un bel vestito anche per te e ci prepariamo insieme, che ne dici?” chiede, allungando le braccia verso Lily che dopo un attimo di incertezza si sporge verso di lei, permettendole di farsi prendere in braccio. “E andiamo a cercare Esme, Carlisle ed Emmett per dire loro di vestirsi bene. Poi scegliamo la musica e balliamo in soggiorno. E mettiamo anche le lucine colorate. Che ne dici?”
Lily annuisce entusiasta all’idea di un ballo tutto per lei, dimenticando completamente quello a cui invece dovrò partecipare io. La poca voglia che già ho svanisce in fretta e sono quasi tentata di rinunciare quando mi ritrovo davanti Alice che mi fissa furiosa. “Non ci pensare nemmeno!” ordina, puntandomi contro un dito. “Questa sera tu verrai al ballo senza discutere, hai capito? Non vorrai mica lasciare che quella stupida di Tanya metta le sue unghie laccate su Edward, vero?”
Sospiro e scuoto la testa. “D’accordo, andiamo.”


Sono le sette passate quando Alice entra in camera mia per farsi ammirare. Fa un giro su se stessa e con un sorriso timido chiede: “Come sto?”
“Bea!” esclama Lily, battendo le mani. “Io?” chiede, girando su se stessa imitando Alice, anche se un po’ traballante. Il vestito che indossa è un regalo di Esme. Ha rovistato nel suo armadio finché non ha trovato uno dei vestitini di quando Alice era piccola e Lily se n’è innamorata subito. È di un tenue azzurro cielo con due larghi nastri di seta color indaco, uno in vita e uno sulla gonna che copre appena le ginocchia, lasciando in mostra le scarpette di vernice bianca.
“Sei bellissima, Lily!” esclama Alice con un sorriso enorme. “Ti va se Rose ti fa un acconciatura come quella delle principesse mentre io trucco la tua mamma?”
“Cosa?” esclamo, lanciando un’occhiata sorpresa ad Alice prima di guardarmi allo specchio. “Così non va bene?”
Alice mi guarda scettica. “Ah, non avevo capito che ti fossi truccata” ribatte, prendendomi in giro. Fa l’occhiolino a Lily che ride, saltellando per la stanza. “Pincipessa!” esclama.
“Rose!” urla Alice. “Sei pronta?” chiede mentre comincia a disporre i suoi trucchi con ordine sulla mia cassettiera, obbligandomi a sedermi sul letto. Rosalie arriva dopo qualche minuto, lisciando la gonna del suo vestito color blu notte, e con un sorriso divertito afferra i boccoli di Lily e comincia ad acconciarli intorno al suo visetto fermandoli con piccole mollette colorate.
“Ehi, ragazze, non siete ancora pronte?” chiede Emmett, entrando in camera senza bussare. L’urlo di Alice lo fa sobbalzare e il cuscino lanciato da Rose lo colpisce in faccia. “Ehi, ma siete impazzite?”
“Non ti ha insegnato nessuno a bussare prima di entrare nella stanza di una ragazza, razza di idiota?” chiede Alice.
“Scusate!” esclama Emmett, guardandomi dispiaciuto. Sorrido e gli faccio cenno di entrare, attenta a non muovere la testa per non attirarmi addosso la rabbia di Alice. “Edward e Jasper chiedono se siete pronte. Siete in ritardo di quasi mezz’ora.”
“Una ragazza non è mai in ritardo” ribatte Rose con un sorriso allegro, guardando Lily che annuisce convinta.
Sorrido. “Alice è pronta e ora scende” dico, costringendo Alice a posare i trucchi e spingendola verso la porta. “Non puoi far aspettare Jasper per ore. Quel povero ragazzo avrà i nervi a pezzi.”
Alice arrossisce, evento raro e assolutamente imperdibile, e dopo un ultimo ritocco se ne va facendomi promettere di non tardare troppo.
“Vuoi che ti sistemi i capelli?” chiede Rose e senza aspettare una risposta prende un paio di ciuffi e li fissa con un piccolo fermaglio, lasciando che il resto dei miei capelli ricadano sulle spalle in morbide onde. “Direi che ora sei perfetta.”
“Sono d’accordo. Sei splendida, piccola” mi assicura Emmett, facendomi l’occhiolino, “ma io sono qui per la mia dama, la più bella principessa del reame” e con un sorriso dolce si inginocchia e porge la mano a Lily che ridendo gli porge la sua, così piccola da sparire in quella enorme di Emmett. “Pronta per ballare?” chiede, prendendola in braccio, e vedendola annuire, continua: “Al piano di sotto Carlisle ed Esme stanno appendendo le luci colorate dappertutto. Andiamo ad aiutarli, che ne dici? Secondo me hanno bisogno di aiuto.”
“Sì!” esclama Lily e in pochi secondi spariscono per le scale.
Mi volto verso Rose e sorrido. “Grazie. Non è mai stata così felice come lo è da quando siamo qui.”
“Vale per tutti. Siamo felici che tu sia venuta qui e che abbia accettato di restare. Lily è una bambina così allegra e dolce che faremmo di tutto per lei. Emmett sarà il suo cavaliere per la serata e la farà ballare e ridere e giocare e quando sarà stanca, la metterò a letto. Tu pensa solo a divertirti. Te lo meriti.”
“Grazie” mormoro e finalmente mi decido a scendere le scale.
Il grande salotto sempre così perfetto e in ordine è irriconoscibile: i mobili sono stati addossati alle pareti per creare un grande spazio centrale per ballare; Carlisle ed Emmett, vestiti eleganti con la giacca scura e le cravatte colorate, dietro le indicazioni di Lily, appendono le luci colorate, rosse, blu, verdi e bianche, che illuminano la stanza come a Natale; sul tavolo della cucina sono disposti alcuni vassoi con spuntini e stuzzichini da mangiare con le mani.
“È meraviglioso!” esclamo, guardandomi intorno e ammirando il lavoro che hanno fatto in così poco tempo. Esme mi sorride nel suo vestito color acquamarina, semplice e leggero, che la fa sembrare una ragazzina. “Non avrei mai voluto creare tanto disturbo.”
“Nessun disturbo!” mi assicura Esme con un sorriso, scegliendo un cd da ascoltare. “Erano anni che non avevo l’occasione di indossare questo vestito e di ballare con mio marito. Tu e Lily ci avete solo fornito la scusa per una festa in famiglia.” Mi fa l’occhiolino, inserisce il cd nello stereo e mentre la musica si diffonde per la casa, prende il marito a braccetto e lo trascina sulla pista improvvisata.
“Vai e divertiti” mi spinge Rosalie, accompagnandomi alla porta. “Edward è andato a prendere la macchina. Ti aspetta fuori.”
Lancio un’ultima occhiata alle mie spalle, sorridendo alla vista di Lily che ride e accenna qualche passo di danza tra le braccia di quell’orso di Emmett, ed esco di casa. Edward è lì fuori che mi aspetta, appoggiato alla sua macchina, nel suo completo scuro. M’incanto a fissarlo, ammirando il corpo muscoloso fasciato in quel completo scuro dall’aria costosa, i capelli ramati nel loro solito disordine sexy e gli occhi verde smeraldo che mi scrutano con attenzione dalla testa fino ai piedi calzati nei sandali argentati che Rosalie mi ha prestato, scurendosi rapidamente.
Quando i nostri sguardi si incontrato, Edward si schiarisce la voce e mormora: “Stai benissimo.”
“Grazie” rispondo, arrossendo. “Anche tu sei molto elegante.”
Edward si passa una mano nel colletto della camicia, allargando piano il nodo della cravatta, e sorride. “Non ci sono più abituato. Mi sembra quasi di soffocare conciato così.”
Ridacchiando, mi avvicino e gli sistemo la cravatta sciogliendo il nodo e rifacendolo un po’ più largo. “Così va meglio?” chiedo, facendo un passo indietro.
Edward mi guarda con gli occhi così scuri da sembrare neri nel buio della sera e il suo respiro accelerato mi accarezza il volto. “Sì, meglio.”
Restiamo a guardarci per qualche secondo, i respiri che si mescolano e il suo profumo intenso che mi avvolge, finché il freddo non mi fa rabbrividire nel mio vestitino leggero. Edward se ne accorge subito e con un salto mi apre la portiera. “Sali in macchina prima di ammalarti.”
Il tragitto fino alla scuola è breve e quando si ferma, davanti a una casa a qualche centinaio di metri dalla sala in cui si tiene il ballo, tutto ciò di cui abbiamo parlato è la festa improvvisata a casa Cullen.
“Perché ti fermi qui?” chiedo confusa, vedendo numerosi parcheggi liberi molto più vicini alla scuola.
Edward chiude la portiera che da cavaliere mi ha aperto e indicando la casa davanti a noi, risponde: “Dobbiamo passare a prendere Tanya.”
Non riesco a evitare che una smorfia mi salga al volto. Mi ero dimenticata di lei.
Edward suona il campanello e qualche minuto dopo sentiamo il rumore inconfondibile di tacchi a spillo lungo le scale. “Ciao, Edward!” lo saluta Tanya, scoccandogli subito due baci sulle guance, e con un sorriso malizioso fa un giro su se stessa. “Come sto?”
Edward guarda il vestito rosso fuoco, senza spalline, così corto da coprire appena il sedere, con dei fronzoli di raso lungo tutto il fianco sinistro. “Bel vestito” risponde, fissando con un sopracciglio alzato le lunghe gambe scoperte che terminano in un paio di scarpe con un tacco vertiginoso dello stesso colore rosso acceso dell’abito.
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto” mormora Tanya, accarezzandogli piano il petto con una mano dalle unghie laccate, ovviamente rosse. Non posso fare a meno di guardarla scioccata mentre lei si struscia su Edward come una gatta in calore. Quando alzo gli occhi e incontro lo sguardo di Edward, lo vedo alzare gli occhi al cielo e mimare con le labbra un silenzioso “salvami” che mi fa ridacchiare.
Tanya si gira verso di me, furiosa. “Cosa c’è da ridere?” chiede e i suoi occhi mi squadrano dalla testa ai piedi. Quando torna a guardarmi in faccia, capisco subito dall’espressione sul suo volto che ciò che ha visto non le è piaciuto affatto. O, forse, le è piaciuto perché è sicura di non avere rivali.
Sbuffo e ignoro la sua domanda. “Andiamo? Vorrei arrivare prima della fine del ballo.”
Edward ridacchia e mi fa strada, girando intorno a Tanya stando ben attento a non sfiorarla nemmeno. Indispettita, la ragazza ci segue sbuffando ma la sua rabbia evapora presto e comincia a chiacchierare ininterrottamente per tutto il tempo, impedendomi di aprire bocca anche solo per un secondo.
Il ballo d’Inverno si svolge nella palestra della scuola e appena metto piede all’interno, rilassandomi nel calore che mi avvolge dopo aver sopportato il gelo dell’inverno, mi ritrovo a guardarmi intorno, sorpresa e meravigliata, con la bocca spalancata. La palestra è irriconoscibile, Alice e le sue compagne hanno fatto un lavoro incredibile: lungo le pareti sono disposti tavolini ricoperti da tovaglie bianche su cui sono stati sistemate cibo e bevande di ogni tipo; il centro della sala è costituito da una pista da ballo argentata con petali bianchi che volteggiano tra le gambe dei pochi ballerini che danzano sulle note ritmate di una delle canzoni del momento; dal soffitto pendono fiocchi di neve di tutte le dimensioni che brillano sotto le luci blu e bianche che illuminano la sala; le gradinate sono state sostituite da un enorme palco su cui verranno proclamati il re e la reginetta del ballo ma per ora si vede solo un piccolo tavolino su cui è posto un piccolo diadema.
“Alice ha fatto un lavoro incredibile” mormoro con gli occhi spalancati. Edward annuisce con un sorriso mentre Tanya, dopo una veloce occhiata indifferente, si volta verso di lui e posandogli una mano sul braccio gli chiede a voce bassa: “Che ne dici di un ballo?”
Edward la guarda con un sorriso ma scuote la testa. “Pensavo di bere qualcosa prima. Voi che ne dite? Posso portarvi qualcosa?”
Annuisco. “Qualsiasi cosa alla frutta andrà benissimo.”
Tanya mi guarda dall’alto in basso, prima di tornare a guardare Edward. “Immagino che non ci sia nulla di alcolico, almeno prima di un paio d’ore” aggiunge maliziosa. “Credo che aspetterò.”
“Come vuoi. Porterò subito la sua ordinazione, miss” mi assicura Edward con un piccolo inchino e lo guardo allontanarsi ridendo, divertita. Appena sparisce tra la gente, Tanya si volta verso di me con uno sguardo furioso negli occhi, le mani sui fianchi. Trattengo uno sbuffo, infastidita, ma so di poterla affrontare.
“Stai lontana da Edward. Lui è mio” chiarisce Tanya e mi ritrovo a guardarla divertita con un sorriso sul volto. “Cosa c’è da ridere?” chiede con un ringhio, trattenendo a stento un urlo di frustrazione.
Senza distogliere lo sguardo, accenno una risata. “Interessante scelta di parole” commento e imitando la sua voce, continuo: “Stai lontana da Edward, lui è mio. Poco originale, non trovi? Secondo me, hai visto un po’ troppi film.”
Tanya mi fissa con uno sguardo omicida ma prima che possa parlare, Edward torna con due bicchieri pieni a metà di un cocktail dal profumo invitante e me ne porge uno con un sorriso. “Succo d’arancia, limone e fragola. Spero ti piaccia.”
“Grazie” mormoro e ne bevo un sorso. È dolce e fresco. È buono, anche se non è esattamente la stagione giusta per bere un cocktail del genere.
Tanya, con un sorriso lascivo sulle labbra, si avvicina a Edward ondeggiando sui tacchi e mormora: “Ti va di ballare? Io mi sto annoiando.”
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo, ma nessuno se ne accorge, grazie alla musica e alla confusione che ci circonda. Edward, accanto a me, indica con un cenno della testa i molti ragazzi presenti nella sala. “Puoi chiedere a qualcuno di loro. Sono sicuro che saranno più che felici di ballare con te, se glielo chiedi.”
“Ma io voglio ballare con te” si lamenta con un broncio da bambina che non le dona affatto e che non ha alcun effetto su Edward, se non quello di farlo sorridere e ribattere, indifferente: “Ora non mi va. Ehi, quella è Alice?” chiede, voltandosi verso di me e indicandomi sua sorella nel suo inconfondibile abito rosa. Annuisco con un sorriso, riconoscendola subito. “Ti va se andiamo a salutarla? Sarà felice di sapere che hai apprezzato come ha allestito la palestra.”
Annuisco di nuovo e insieme ci facciamo largo tra la folla di studenti che comincia a riempire la palestra e la pista da ballo. Tanya, scontrosa, ci segue in silenzio ma sento il suo sguardo di fuoco sulla schiena.
“Ehi, Alice, complimenti!” urliamo io ed Edward appena arriviamo a portata d’orecchio, attirando l’attenzione di Alice e Jasper che stanno chiacchierando a bordo pista. Alice si volta con gli occhi che brillano e la sua soddisfazione le impedisce di essere cattiva persino con Tanya, nonostante i suoi commenti acidi riguardo i fiocchi di neve, i cocktail analcolici e il diadema scelto per la reginetta.
“Tanya, per favore” mormora Edward all’ennesima frecciatina di Tanya, “smettila di fare la stronza. È la serata di Alice e tu la stai rovinando.”
Tanya sbuffa ma rimane in silenzio. Chiacchieriamo con Alice e Jasper per qualche minuto ancora, sorseggiando i nostri drink lentamente. Mi ritrovo a sorridere, accorgendomi che mi sto divertendo; per la prima volta nella mia vita, mi sto veramente divertendo ad un ballo. Quando incontro lo sguardo di Alice, sorrido e qualsiasi cosa lei legga sul mio volto la fa ridacchiare.
“Adoro questa canzone!” esclama Tanya, attirando la nostra attenzione, e anche se non la conosco il ritmo mi piace. Senza accorgermene, comincio a dondolare sul posto, muovendomi a ritmo.
Edward si volta verso Tanya con un sorriso. “Questa canzone è uscita quando avevamo sedici anni, ti ricordi? Credo di averla cantata a squarciagola centinaia di volte durante le feste sulla spiaggia” e voltandosi verso di me, con un sorriso e lo sguardo perso nel passato mi spiega: “Ogni estate il sabato sera ci trovavamo in una piccola spiaggia poco lontano da qui, nella riserva indiana, e organizzavamo una festa con musica a tutto volume e un enorme falò che illuminava la notte.”
“Ti fa venire voglia di ballarla, non è vero?” chiede Tanya, obbligando Edward a distogliere il suo sguardo da me per riportare la sua attenzione su di lei. Edward sorride e annuisce, facendo brillare una luce maliziosa negli occhi di Tanya, ma poi si volta verso di me, ignorando di nuovo la sua amica. “Ti va di ballare?” mi chiede con un sorriso, porgendomi la mano.
Arrossendo appena, annuisco. “Molto volentieri” rispondo, posando la mia mano in quella di Edward che la stringe prima di togliermi di mano il bicchiere ormai vuoto e posandolo su un tavolo lì vicino. Con la mia mano stretta nella sua, lo seguo al centro della pista e dopo un attimo di imbarazzo mi lascio andare, seguendo la musica e, soprattutto, il mio ballerino che si rivela molto più bravo di quanto mi sarei aspettata.
“Non credevo che sapessi ballare così bene” commento con un sorriso.
Edward mi guarda con un ghigno malizioso. “Sono bravo in molte cose” mormora con la bocca a un soffio dal mio orecchio, il suo respiro che mi solletica il collo scoperto, “e il ballo è una di queste ma ce ne sono altre molto più interessanti.”
“Ora sono curiosa. In quali altre cose saresti così bravo?” chiedo, stando al gioco, e dopo una giravolta, mi ritrovo tra le braccia di Edward con il suo corpo decisamente molto più vicino di quanto sia mai stato. La sua mano scorre piano sulla mia schiena, fermandosi appena sotto la mia vita, e il suo calore mi scioglie, rilassandomi ed eccitandomi allo stesso tempo. “Sono molto bravo a fare massaggi” mormora malizioso, muovendo appena la sua mano sulla mia schiena. “Potrei farti rilassare in pochi minuti, nel caso tu ne abbia bisogno.”
“Me lo ricorderò” rispondo e spostando la mia mano sul suo petto, in un sussurro malizioso aggiungo: “ma conosco anch’io un paio di modi per farti rilassare. Sai, nel caso tu ne abbia bisogno.”
Sento Edward irrigidirsi e la sua mano sulla mia schiena si blocca. “Ora credo di averne proprio bisogno. Mi sento un po’ teso.”
Ridacchio, arrossendo, ma prima che possa ribattere alla sua provocazione la voce di Tanya ci interrompe. “Non siete soli, lo sapete? Non mi piace restare in disparte a fare da tappezzeria come una qualsiasi ragazzina sfigata, quindi ho deciso che ora è il mio turno di ballare con te.”
Edward ed io alziamo gli occhi al cielo, facendo un lungo respiro profondo per trattenere uno sbuffo e una risposta poco carina. “Ti prego, balla con lei” mormoro, facendo un passo indietro. “Se la sento lamentarsi ancora una volta, non rispondo delle mie azioni.”
Ridendo, mi lascia andare e il freddo improvviso che provo non mi piace affatto. “Ai suoi ordini, miss” mi prende in giro, poi offre la sua mano a Tanya che con un sorriso vittorioso la afferra, stringendosi a lui senza togliermi gli occhi di dosso. “Andiamo a ballare.”
È mio, vedo Tanya mimare verso di me prima di voltarmi le spalle e trascinare Edward lontano da me. Sbuffo, cercando di nascondere anche a me stessa la gelosia che provo ma senza molto successo. L’unica consolazione è che Edward non sembra apprezzare le attenzioni che Tanya gli riserva da quando è arrivata. Certo, anche le continue allusioni, gli sguardi e i sorrisi maliziosi che mi rivolge aiutano a tenere sotto controllo la gelosia.
La serata passa in fretta, tra un cocktail e uno spuntino, un invito a ballare da qualche ragazzino imbranato o da un adolescente un po’ troppo sicuro di sé e un battibecco con Tanya. Sono quasi le dieci quando Edward riesce a scappare alle grinfie di Tanya per trascinarmi in pista per un secondo ballo.
“Non ce la faccio più” si lamenta Edward con un sospiro esagerato che mi fa ridere. “Non ricordavo che Tanya parlasse tanto. Non è rimasta zitta un minuto. Mi ha fatto venire un mal di testa tremendo.”
Rido, scuotendo la testa. “Non è molto carino da parte tua parlare così. È una tua amica e dovresti essere più gentile con lei” lo prendo in giro, anche se le sue parole mi hanno fatto piacere e tanto. “Credo proprio che dovresti andare a cercarla e scusarti con lei.”
“Zitta e balla” ribatte con uno sbuffo, nascondendo un sorriso divertito. E lo faccio: chiudo la bocca e mi lascio trascinare nelle danze, scivolando tra la folla che ormai riempie la pista da ballo rendendo difficile muoversi. Ondeggiando a tempo con il resto dei ragazzi, ci spostiamo avanti e indietro per la pista con gli occhi di Edward che stanno attenti a non farmi colpire nessuno, e che nessuno colpisca me.
“Posso fare una domanda?” chiedo con un sorriso e vendendolo annuire, continuo: “Cosa stiamo facendo?”
“Balliamo” risponde Edward con un sorriso innocente sul volto ma nei suoi occhi vedo brillare una luce maliziosa. Lo guardo in silenzio, aspettando che risponda in modo un po’ meno ovvio. “D’accordo” cede dopo qualche secondo di lotta di sguardi, il suo innocente, il mio deciso. “Sto cercando di evitare Tanya ma è più difficile del previsto.”
Nascondo un sorriso soddisfatto e propongo: “Possiamo sempre filarcela dalla porta sul retro e lasciarla qui.”
“Filarcela dalla porta sul retro?” chiede divertito.
Annuisco. “Non c’è una porta sul retro?” chiedo, fingendomi sorpresa e dispiaciuta.
“Sì, ce n’è una” risponde con una risata, “ma non sei tu quella che ha detto che devo essere gentile con Tanya perché è una mia amica? Ora non ti puoi rimangiare le parole e suggerirmi di filarmela. Non è carino.”
“Hai ragione” concordo con un cenno del capo e, facendogli l’occhiolino, mi avvicino al suo orecchio e aggiungo in un sussurro: “ma è amica tua, non mia.”
“Allora tu te la puoi filare?” chiede in conferma e io annuisco con un sorriso. “E mi lasceresti qui da solo con lei?”
“Dici che sarebbe poco carino da parte mia?” chiedo, guardandolo interrogativa.
Edward annuisce, cercando di restare serio anche se nei suoi occhi leggo il sorriso. “Assolutamente e tu dovresti essere sempre carina con me.”
“Ah sì? E perché?” chiedo, nascondendo il rossore sulle mie guance con le luci da discoteca che si muovono su di noi.
Edward mi stringe a sé, posando una mano sulla mia schiena e avvicinando la sua bocca al mio orecchio. Il suo respiro sul collo mi da i brividi e so che Edward se n’è accorto perché lo sento sorridere. “Perché siamo amici” risponde e per un attimo resto delusa ma non per molto perché le due parole che mormora subito dopo mi fanno sorridere come una stupida. “Per ora.”
Dopo un attimo di smarrimento, ritrovo la voce e in un sussurro malizioso dico: “Allora vuol dire che ti porterò con me quando me la filerò da qui.”
“Quando? Non se?” chiede, tirandosi indietro e guardandomi sorpreso. “Non ti stai divertendo?” Mi guarda preoccupato.
Sorrido. “Mi sto divertendo ma comincio ad essere un po’ stanca. E sto portando i tacchi da troppo tempo per i miei gusti” aggiungo, scherzando.
Edward mi guarda la scarpe, risalendo lentamente lungo le mie gambe fino ad arrivare ai miei occhi. Lo sguardo che mi rivolge, così concentrato, mi fa arrossire. I nostri occhi rimangono incatenati a lungo mentre balliamo lentamente, ignorando il ritmo frenetico della musica e la confusione che ci circonda. Dopo qualche minuto Edward apre la bocca per dire qualcosa ma la richiude dopo un attimo di esitazione, cambiando idea.
Ora siamo entrambi tesi e quando lo sguardo di Edward scende sulle mie labbra, mi ritrovo a trattenerne il fiato senza sapere veramente cosa voglio ma prima che possa capirlo, e prima che lo possa capire anche Edward, una voce ben nota e irritante richiama la nostra attenzione.
“Edward, eccoti! Ti ho cercato dappertutto. Dov’eri finito?” chiede Tanya con il solito broncio, ignorandomi completamente, e senza tanti complimenti si mette in mezzo a noi, spingendomi da parte. “Torniamo a ballare?” chiede senza aspettare una risposta. “Tra poco eleggeranno il re e la reginetta del ballo e non sarebbe meraviglioso se fossimo noi due, come al nostro ultimo anno?”
“Sì, meraviglioso” risponde Edward sarcastico ma Tanya non sembra cogliere la nota ironica nella sua voce e sul suo volto appare un sorriso entusiasta. Afferra la mano di Edward e lo trascina di nuovo al centro della pista, cercando di allontanarlo il più possibile da me, ma Edward questa volta non la lascia fare e mi prende la mano, trascinandomi con loro attraverso la folla. “Ti prego” mormora a voce così bassa che nessuno, oltre a noi due, riesce a sentirlo, “filiamocela e in fretta.”
Rido, divertita. “Non vuoi la coroncina?” lo prendo in giro, indicando il palco su cui brilla il piccolo diadema. Lo sguardo scettico che mi lancia è sufficiente come risposta. “Va bene, mio cavaliere, io la distraggo e tu scappa.”
Stiamo ancora ridendo quando il preside sale sul palco e cala il silenzio; tutti gli occhi sono su di lui, in attesa di scoprire chi ha vinto l’agognata corona. Tanya si ferma, lasciando finalmente la mano di Edward, con gli occhi fissi sul preside e il foglio di carta che tiene tra le mani.
“Al mio tre” mormoro, dando una spallata a Edward per attirare la sua attenzione. Si volta e mi guarda confuso per un attimo ma appena capisce, sorride e annuisce. “Al tre” concorda.
“Uno” mormoro con un sorriso senza badare a ciò che il preside sta dicendo. “Due” continuo, notando Alice e Jasper tra le prime file, e quando vedo Tanya fare un passo avanti per sentire meglio e non perdersi nemmeno una parola del discorso del preside, sussurro con una risata: “Tre!”
Ce la filiamo di nascosto, scivolando tra la folla, senza che Tanya se ne accorga, la mia mano è ancora stretta in quella di Edward che non sembra intenzionato a lasciarmi andare né io voglio che lo faccia.
Mentre stiamo per uscire sentiamo il preside chiamare sul palco il re e la reginetta e con mia grande soddisfazione non è Tanya il nome che risuona nella palestra ma quello di Alice, seguito da quello di Jasper. Sorrido, felice che Alice dopo tutto il lavoro che ha fatto è stata premiata, e me la immagino saltellare fino al palco, trascinandosi dietro il povero Jasper che vorrebbe essere ovunque tranne lì, ad essere incoronato re, ma che per Alice è disposto a sopportare anche questo con un sorriso.
“Dici che se n’è accorta che ce ne siamo andati?” chiede Edward quando siamo ormai arrivati alla sua macchina.
Scuoto la testa. “Sarà troppo impegnata a lamentarsi per essersi lasciata soffiare la corona da tua sorella ma vedrai che non ci metterà molto a ricordarsi di te.”
“Allora meglio che ci sbrighiamo ad allontanarci. Sarà furiosa e non ho alcuna intenzione di affrontarla questa sera” borbotta, aprendomi la portiera della sua auto e invitandomi a salire con un sorriso. “Torniamo a casa.”
Annuisco e salgo in macchina, lasciando la sua mano controvoglia.


Buonasera! Questo capitolo doveva finire in modo diverso ma cominciava a diventare troppo lungo e così ho deciso di dividerlo. Questo e il prossimo saranno due capitoli decisivi e cominceremo a capire meglio il nostro Edward.
A presto!
E grazie per tutte le recensioni che mi avete lasciato e i vostri suggerimenti :)
  
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