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Autore: NightWatcher96    28/07/2014    6 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Mentre continuavano a chiacchierare, due sole tartarughe non se la spassavano: Mikey era di spalle mentre Donnie cercava solo di parlare.
“Non siamo più compagni. Ricordi? Abbiamo rotto”.
“Mi dispiace... lo so! Ho sbagliato! E anche esagerato! Ma... io non sono scattato perché hai detto quella parola... ma solo perché mi ero lasciato sopraffare dal terrore di essere padre, un giorno. Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo, Mikey! Te l’ho dimostrato salvandoti!”.
“Q... quindi...” balbettò l’arancione, respirando con sempre più fatica.
“Mikey? Stai bene?”.
L’arancione ebbe solo il tempo di sorridere al genio, prima di crollare fra le sue braccia.
“D... Donnie... i... io ti amo...”.
E tutto divenne nero...


….

1 Mese più tardi...

“Ecco fatto! E anche la torta di fragole con panna è terminata!” esclamò Mikey, strofinandosi il sudore dalla fronte.
Infornò il dolce profumato, attivando il timer per il conto alla rovescia per la cottura completa e si strofinò una perla di sudore. Stava lavorando duramente da quasi due ore.
Era il terzo compleanno di Reiki e Hanami e le bambine non sospettavano neanche lontanamente di una festa a sorpresa, soprattutto perché erano andate con il sensei e i loro genitori sul Battle Nexus per divertirsi un po’ e anche per un controllo alla gola di Hanami, anche se con le tonsille asportate era più sana e vispa che mai!
“Cosa non si fa per i nipotini!” sorrise Mikey.
La sua dolce espressione serena scese un po’; si appoggiò al top della cucina, fissando il vuoto e la sua mano appoggiò sulla pancia.
“Vorrei un piccolo tutto mio. Non so perché, ma mi viene negata questa possibilità”.
Le sue dita serpeggiarono sulla vecchia cicatrice, contraendosi a pugno; Mikey espirò velocemente e si rimise all’opera, pronto per ripulire la cucina.
“Mikey!” chiamò Donnie, entrando in cucina con due pacchetti colorati nella mano destra.
“Sono qui”.
Le cose tra loro stavano funzionando bene, ora che si erano chiariti...

Mikey fissava semplicemente il muro bianco davanti a lui. 
Si era svegliato dopo circa un intero giorno passato a dormire e sapeva anche il motivo: usufruendo del suo corpo, Draiko gli aveva prosciugato ogni forma di energia, rendendolo stremato.
Ma adesso, senza nemmeno un graffio, si sentiva molto meglio, anche se... un po’ confuso.
Prima di svenire, infatti, aveva ricevuto una spiegazione circa la discussione avvenuta da parte di Donatello e lui aveva mormorato un “ti amo”, prima del grande buio.
E ora era questo il problema: era confuso sui sentimenti che aveva per il genio.
Improvvisamente alla porta socchiusa risuonò un bussare dolce. 
Michelangelo guardò ma impassibile attese che Donnie entrasse, con le mani dietro la schiena e un sorriso timido.
“Ciao, Mikey. Come stai?”.
“Bene, grazie”.
Il genio annuì imbarazzato e gli consegnò un fascio di rose bianche, le preferite di Michelangelo. Quest’ultimo accettò e osservò il fiocco di raso arancione che cinghiava il bouquet perfetto.
“Grazie” mormorò.
Donnie annuì ancora una volta e gli si sedette a fianco, su uno sgabellino di metallo solitario nella stanza.
Rimasero in silenzio per qualche secondo e fu lo stesso genio a iniziare il discorso.
“Ho meditato a lungo sulle giuste parole da dirti. Ma credo che ti abbia già spiegato tutto prima che svenissi, nel castello di Ue”.
“Sì. Lo so” rispose atono Mikey.
Donnie sospirò e gli raccolse le mani: “Mikey, tu sei la persona più importante per me e non potrei mai vivere senza averti al mio fianco. Sei parte del mio io. Mi completi e ripensando a cosa ti ho detto quella volta, mi sento disgustato oltre che un bugiardo. Sto dicendo qualcosa fortemente in contrasto con quelle cazzate”.
Mikey lo guardò semplicemente.
“Ero spaventato. Non sono davvero sicuro di voler diventare padre, Mikey. Non sono pronto. Insomma, guardami! Sono ancora giovane e sbadato. Immaturo. Non sarei un buon genitore”.
Mikey abbassò gli occhi ora. 
“Ho il terrore di avere un piccolo. E quando tu hai pronunciato il tuo desiderio circa l’aver un uovo tutto nostro, ho agito per disperazione. Non volevo gridarti tutto quello che ho detto. Ti amo. E... so che ottenere un perdono da te sarà... difficile”.
“Mi fa male, Donnie” mormorò Mikey.
“Cosa? Cosa fa male?”.
“Il cuore. Non farmi rivivere le tue parole. Sto cercando di cancellarle. Dobbiamo solo ricominciare da zero. Io, però, voglio un uovo ma preferisco aspettare fino a quando non sarai pronto”.
Donnie sorrise dolcemente e lo tirò a sé, baciandogli prima la fronte e poi le labbra...


Donnie si avvicinò a Michelangelo, accarezzandogli timorosamente la guancia, per poi avvicinarsi dolcemente. Strofinarono i loro nasi, solleticandosi a vicenda e poi, il momento magico: un bacio dolce e tenero.
“Che cosa hai confezionato?” chiese Mikey, avvolgendogli le braccia al collo.
“Oh! E’ una sorpresina!”.
Mikey lo guardò maliziosamente e lo spinse leggermente, per ridacchiare un po’; si sfilò il suo grembiule bianco di pizzo e controllò la cottura della torta, senza e saggiamente, poi, aprire il forno.
“E tu? Che regali hai fatto?” chiese Donnie.
“Una sorpresa”.
Il genio non poté che ridere soddisfatto del deja-vu e avvolse le braccia intorno alla magra e perfetta vita del suo compagno, pronto per lavare le terrine con della panna.
“Sarà una squisitezza il tuo dolce” mormorò in un orecchio.
Mikey arrossì e ricavò dalla scodella della panna, strusciandola sul naso del suo genio; poi si voltò e iniziò a leccargli la pelle, soffermandosi a un nuovo bacio dolce più che mai.
“Sei fantasioso, tesoro” applaudì Donnie.
Mikey canticchiò semplicemente e si armò di guanti e straccio per rendere un brillante la cucina...

….

“Reiki! Non correre così!” richiamò Leo, per l’ennesima volta.
La sua bambina era un vero “terremoto”! Instancabile, aveva cominciato a correre da una parte all’altra nel sottobosco che attraversare il Padiglione Medico dal Magazzino delle Riserve.
E solo i genitori e il nonno sapevano quanto stremate erano ora le loro gambe, a furia di rincorrerla per evitare che si facesse male!
Raphael, stufo della noncuranza di Reiki, l’afferrò per le ascelle e la fece sedere sulle sue spalle.
“Adesso basta, signorina. Ti sei sfrenata abbastanza”.
“Uffa...! Volevo prendere il fungo!”.
“Fungo, figliola? Quale fungo?” ripeté il sensei, curioso.
Hanami indicò un gruppetto di mini-funghi, per l’appunto, proprio ai piedi di una vecchia quercia nodosa, dove scoiattoli e ricci avevano creato lì le proprie casette.
Dal “cappello” rosso a pallini bianchi, però, Leonardo si rese conto che quei funghi erano velenosi e così, il più categoricamente possibile, spiegò che non avrebbero dovuto raccoglierli per nessun motivo.
“Sono velenosi?” ripeté Hanami, aggrappata alla mano del nonno.
“Molto”.
“Oh...” fece Reiki, giù di morale.
“Suvvia. Sono sicuro che troveremo ricci e castagne da raccogliere o mirtilli” sorrise Raphael.
“Evviva!” esclamarono le due bambine.
Leonardo raccolse Hanami e se la mise sulle spalle, giusto per imitare il compagno focoso che spiegava alle gemelline cosa mangiare e non durante una gita nei boschi e, a quanto pare, la lezione fu molto interessante!
Tanto che rubò più dell’orario previsto!
Una goccia di pioggia cadde sulla testolina di Reiki: la bimba guardò il cielo nuvoloso e tirò dolorosamente la bandana del padre per indicare il temporale che si sarebbe intensificato di lì a poco.
“Credo che ci convenga rientrare” espresse Leo.
“No. Direi che sia ora di tornare a casa, figlioli” propose il sensei.
Quindi, afferrò un gessetto bianco dalla manica del suo kimono e frettolosamente incise i dodici simboli su un tronco, accanto a un pozzanghera per aprire un portale e svanire al suo interno...

….

“Siamo tornati”.
La luminescenza rosata del portale si spense al centro del dojo, dove un nero profondo aveva inghiottito qualsiasi colore vivace.
Reiki e Hanami si nascosero il faccino contro i pettorali dei loro genitori perplessi ma nel buio pesto, non poterono vedere l’enorme sorriso che solo il sensei aveva. Lui solo sapeva!
“Donnie? Mikey?” chiamarono Leo e Raph, perplessi.
Nessuna risposta.
“Venite, figlioli. Cerchiamo solo di raggiungere la cucina” propose il sensei.
Leonardo non fece nemmeno in tempo a seguire suo padre che urtò qualcosa simile a una corda: immediatamente, con delle piccole risatine di sottofondo, i faretti del dojo si accesero e una pioggia di coriandoli cadde dappertutto.
“Buon compleanno!”.
Reiki e Hanami rimasero a bocca aperta nel vedere tante decorazioni colorate, fiocchetti, palloncini e parecchi pacchetti colorati sul divano. Al centro del dojo c’era un tavolo con patatine, succhi di frutta e tante altre leccornie e sotto una campana di vetro, una bella torta farcita di panna e fragole con una candelina a forma di “tre”di zucchero aspettava solo di essere accesa!
Raph e Leo si scambiarono uno sguardo malizioso: erano stati all’oscuro di tutto e non erano per nulla arrabbiati! Anzi e a giudicare da come il sensei se la rideva, a quanto pare sapeva anche lui!
“Ragazzi, non abbiamo parole, davvero” espresse Leo.
Hanami e Reiki saltellarono felicissime di avere una festa di compleanno a sorpresa e non stettero più nella pelle per aprire i regali.
“Prima la torta e poi i regali” ricordò Leo.
“Uffa!” borbottarono le piccole all’unisono.
Raphael e Splinter si diressero verso la camera del secondo solo per tornare con altri tre pacchetti.
“Suvvia, Leo. E’ la loro festa! Se vogliono aprire i regali, perché non accontentarle?” espresse Donnie.
“Ti prego!” lagnarono le due, con sguardi da cuccioli.
“Suppongo che questo glielo hai insegnato tu, eh, Mikey?” ironizzò Leo.
L’arancione agitò semplicemente la mano e iniziò a cantare la canzoncina del “Tanti Auguri”, battendo le mani, mentre le piccole scartarono con foga i loro regali.

Da parte di Donnie:
-Un libro dell’ABC, un uccellino meccanico radiocomandato e dei peluche nuovi.

Da Mikey:
-Una palla, dei nuovi pigiamini, un libro di favole e... un videogioco per la Play Station!

Da Splinter, Leo e Raph:
-Un set di pastelli, delle piccole cinture ninja, delle bamboline di pezza, una casetta per le bambole e...
delle maschere ninja!

“Io, Splinter, è con grande onore che quest’oggi, dono a voi il colore che vi caratterizzerà in futuro come kunoichi in un mondo che sarà tutt’altro che cordiale con voi”.
Hanami e Reiki si inginocchiarono accanto al nonno, che mostrò due piccole bandane: una di un rosa acceso e l’altra di un cobalto tenue.
Hanami ottenne la stessa tinta pacifica di Leo, mentre Reiki quella di Raphael.
“Da domani inizierete il vostro percorso nella segreta arte del ninjitsu che vi porterà a padroneggiare ogni tecnica ed arma” continuò il sensei, baciandole sulla fronte.
“Grazie, nonno”.
“Sensei, quando ci ritroveremo come maestro e allievo” ricordò il topo, abbracciandole.
Michelangelo applaudì con foga ma poi fu costretto a correre improvvisamente al bagno, colto da una forte ondata di nausea.
Donnie inarcò un sopracciglio e mormorando uno scusa sparì nella zona notte, fermandosi davanti alla porta chiusa della toilette: ignorando i conati di vomito, bussò.
“Mikey, sono io” disse, entrando.
Il suo compagno era chino sul water, sudaticcio e pallido, già stremato per quel vomito che aveva bruciato l’esofago.
“Mikey...” mormorò Donnie, palpandogli la fronte: “Non hai la febbre, almeno”.
L’arancione gli si rannicchiò nell’abbraccio, sospirando un po’. Ora si sentiva stanco.
Baciandogli la fronte dolcemente, il viola lo raccolse in stile sposa e lo condusse nella cameretta del minore, mettendolo a letto e rimboccandogli le coperte.
“Donnie...” sussurrò l’arancione, prendendogli la mano.
“Shhh. Adesso ti raggiungo”.
Mikey sorrise dolcemente e chiuse gli occhi, respirando tranquillo. Probabilmente stava già abbandonandosi al sonno...

….

Nei giorni seguenti...

La situazione non migliorò affatto. Michelangelo era affetto da un’irritante nausea mattutina che non gli lasciava un attimo di respiro. Colazione, pranzo e cena terminavano nel water.
E lui aveva perso già cinque chili.
Una notte in cui non riusciva a dormire, si mise a riflettere su cosa gli stava accadendo. Aveva bisogno di capire assolutamente... e non voleva rivolgersi a Don.
-Leonardo... potrei chiedere a lui- pensò.
Senza destare Donnie che riposava dolcemente accanto a lui, si alzò, dando un ultimo sguardo al compagno beatamente nel mondo dei sogni.
-Riposa bene-.
Ascoltando quasi il rombo del silenzio, Mikey si stupì di trovare una lieve luminescenza proveniente da sotto le porte chiuse del dojo. Premendo l’orecchio su una di esse, sentì dei flebili tintinnii di metallo.
Solo una persona avrebbe potuto essere lì!
Entrò il più silenziosamente possibile, chiudendosi la porta dietro al guscio. 
Leonardo era al centro del dojo, con la maschera girata sugli occhi e le katana danzanti nell’aria. La sua maestria nel padroneggiarle era sempre impeccabile.
Mikey quasi si mortificò di essere entrato e strinse nuovamente la maniglia, pronto per uscire ed evitare di interrompere la concentrazione di Leonardo, ma...
“Problemi di insonnia?”.
Mikey sorrise, sospirando: probabilmente era stato percepito a livello spirituale.
“Sì”.
“Ti va di parlarne?”.
Mikey annuì e si sedette sul tatami, a gambe inginocchiate, con Leo di fronte e le katana appoggiate accuratamente in terra. 
“Come ti senti?” iniziò il maggiore, guardandolo attentamente.
“Nauseato. E mi hai visto quante volte vomito al giorno”.
L’azzurro ponderò la risposta giusta e gli strinse le mani, abbracciandolo delicatamente. Sorrideva adesso.
“Mikey, non vorrei metterti in brodo di giuggiole, ma... hai mai pensato che la tua nausea è il classico sintomo di una gravidanza?”.
L’arancione spalancò la bocca per dire qualcosa ma la richiuse e distolse lo sguardo.
“Donnie non sarebbe felice”.
“Ancora la paura di essere padre?”.
“Sì. Nel mio breve soggiorno in ospedale, mi ha categoricamente detto che non avrebbe voluto un uovo fino a quando non si sarebbe sentito pronto” concluse il minore.
Leonardo sospirò, scuotendo il capo: a volte, Don era il più testardo di tutti loro messi insieme!
“I... io non ne sono sicuro di essere incinto o meno”.
Leo lo guardò e lo abbracciò di nuovo, essendosi lasciato trasportare da quella fragilità momentanea.
“Shhh, Michelangelo. Non dirò niente, va bene?”.
Mikey annuì: “Come posso togliermi il dubbio?”.
“Un test di gravidanza. Lo trovi in farmacia, se non vuoi passare a un check-up medico” spiegò l’azzurro, alzandosi in piedi.
“Grazie, Leo. Parlare con te mi è stato molto utile”.
I due si salutarono, preferendo che fosse la giovane notte a portar loro consiglio...

….

Due giorni dopo, ore 21:30

“Bene, Michelangelo. Adesso non hai più scuse. Hai il test e devi aspettare” si disse il minore, fissando il bianco tubicino nelle mani.
Era sgattaiolato nel cuore della notte del giorno prima per raggiungere una farmacia notturna e comprare ciò che Leo gli aveva suggerito e ora stava attendendo i risultati appoggiato al lavandino.
“Sono così nervoso” mormorò.
L’ansia lo stava proprio divorando e in più, metà del suo cuore era infelice perché avrebbe voluto tanto condividere questo momento con Donnie. 
“Non so cosa dire... vorrei essere incinto e anche no” continuò amareggiato: “Donnie potrebbe cacciarmi anche via...”.
L’ansia si trasformò in rabbia e successivamente in tristezza. Ben fatto, ormoni!
La tartaruga piegò la testa da un lato e osservando la piccola sveglia che si era portato dalla cameretta, fu sollevato che i due minuti fossero già passati.
Chiuse gli occhi, deglutendo e si avvicinò il display del test agli occhi. Poi si decise a guardare...
E il suo cuore smise di battere.
“D... due l... linee r... rosa...” gemette, con una mano sulle labbra.
Lo shock lo fece indietreggiare e cadere a peso morto su water, con il test ben stretto nella mano sinistra, da buon mancino qual’era. 
Non ci poteva credere... aspettava una piccola vita. 
“E... e adesso?” mormorò tremando.
Due lacrime caddero lungo le sue guance pallide e si accarezzò il piatto ventre, incapace di dirsi qualcos’altro per infondersi un po’ di coraggio. Inoltre, non sapeva nemmeno che distinzione fare nelle numerose emozioni che gli avevano riscaldato le guance.
Una cosa era certa: era anche felice.
Michelangelo deglutì e scelse l’opzione di non dire nulla a Donnie, almeno non ora che era così scosso. Gettò quindi il test nel cestino del basto e tirò lo sciacquone, giusto per compensare i numerosi minuti che aveva usato per sapere.
Quando aprì la porta, per poco non saltò fuori dal guscio!
“D... Donnie!” esclamò con lieve balbuzia.
“Ehi, piccolo. Ma dov’eri finito? E’ tempo per la cena”.
“Uhm... ecco, non ho molta fame, a dire il vero”.
“No, niente scuse, signorino” ribatté categorico il genio: “Tu mangi adesso, perché in questi giorni non hai avuto un solo pasto decente!”.
Mikey sospirò amareggiato e fissò il bagno, con il cuore palpitante di terrore... sì, aveva paura adesso. Donnie faceva paura quando si arrabbiava. Raph, al contrario, era un agnellino!
Si lasciò guidare dal corridoio, mano nella mano e senza nemmeno che se ne accorgesse, si ritrovò seduto fra  Leo e il compagno, con Raph, Splinter e le gemelle di fronte.
Un generoso piatto di riso al sugo gli fu messo dinanzi.
“Buon appetito” augurò Splinter.
Le bambine afferrarono le bacchette e alla giapponese iniziarono a mangiare, imitate da tutti gli altri, eccetto da Mikey che rigirò semplicemente il cucchiaio nel piatto.
Bambino... bambino... bambino...
La stessa parola gli stava arrovellando il cervello.
“Mikey, sei pallido” notò Leonardo: “Non ti senti bene?”.
Lo guardò stringendo la bocca e parlando in un’occhiata triste che insinuò qualcosa di abbastanza complicato nel fratello. Negò come risposta e si alzò.
“Scusatemi. Non ho fame. Vorrei solo dormire”.
“Va bene, figlio mio. Buonanotte” salutò Splinter.
Mikey annuì e ignorò l’occhiata prolungata di Leonardo che lo seguì fino a quando non svanì nella zona notturna, rintanandosi nella sua cameretta.
Si tuffò sul letto, in posizione supina e notò un luccichio dorato. Sorrise, riconoscendo il suo Klunky peloso e  non poté che accarezzarne la pelliccia quando il micio dolce gli saltò sulla pancia.
“Klunk, piccolo... sono incinto” gli sussurrò in un grattino alle orecchie.
Il micio miagolò con aria interrogativa e lentamente i suoi movimenti rallentarono, in contemporanea alle palpebre sempre più pesanti. Andare a letto era stata una buona idea...
Ma il riposo non sarebbe durato a lungo...

….

“Mikey, svegliati”.
La voce autoritaria di una sola persona. Michelangelo aggrottò la fronte e schiuse gli occhi, cercando di abituarli frettolosamente alla bianca luce della sua cameretta. Si mise seduto, guardando Don che gli era davanti con uno sguardo gelido.
“Che succede, Don?” chiese.
“Questo me lo spiegherai tu!”.
Gli piantò davanti agli occhi il test di gravidanza e Michelangelo chinò lo sguardo, incapace di dire una sola parola. Donnie sbuffò sottovoce ma gli si sedette accanto, alzandogli il mento nella mano per guardargli l’aspetto malaticcio.
“Il test era tuo. Non mentirmi. Leo non poteva essere incinto. Nemmeno io o Raph. L’ho trovato ora che sono andato in bagno per una doccia”.
Mikey guardò istintivamente la sveglia sul comodino: erano le 24:10 e a quest’ora il compagno in viola si dedicava alla pulizia del corpo.
“Sì. Ho voluto togliermi un cruccio” spiegò il minore, distogliendo lo sguardo.
“E?”.
“Sono incinto, Donnie. Da quasi una settimana”.
Il genio gli lasciò bruscamente il mento, alzandosi di scatto. Camminò avanti e indietro, farfugliando parole incomprensibili e si strinse la testa nelle mani.
“Non sono pronto! Non lo voglio quest’uovo!” ringhiò.
“Lo so. Per questo non volevo dirtelo”.
Il genio spalancò gli occhi, guardandosi istintivamente le spalle nell’aver udito un respiro tagliente.
Splinter, Leo e Raphie erano sulla soglia della porta, increduli.
“Io... io lo crescerò da solo. Forse un giorno capirai. Ma non abortirò solo per compiacerti!” ringhiò Mikey.
“Non ti ho chiesto di abortire!”.
“Silenzio! Credi che solo tu non sia pronto per la paternità? Sono balle, Donatello! Tu vuoi rimanere ragazzo per sempre e mi tieni come una bambola per i tuoi sfoghi sessuali!” gridò.
“Io? Ehi, piano con le paro-”.
“Cosa? Non è forse la verità? Ammettilo, Donnie! Non vuoi prenderti le responsabilità! Ma io sì, sono pronto e anche se questo bambino non verrà mai accettato da un moccioso come te, io lo crescerò con amore. Forse un giorno capirai. Ma fino a quando non ti renderai conto di quanto sia in torto marcio, non parlarmi né cercarmi!”.
Il genio rimase sbalordito oltre che gelato sul posto. Si lasciò semplicemente tirar via da Splinter e Raph, mentre Leo rimase a confortare il fratellino che non appena fu abbracciato, scoppiò a piangere.
“Non preoccuparti, non sei da solo, Mikey” mormorò.
“Mi ha abbandonato ancora...”.
L’azzurro lo tenne stretto fino a quando i suoi singhiozzi non si attutirono e dolcemente lo spinse a letto, accarezzandogli la fronte per poi lasciarlo cullare dalle spire enigmatiche del sonno...


Angolo dell'Autrice

Tadàààà! Ecco a voi un piccolo in arrivo, secondo il rating "Mpreg" inserito! A quanto pare Donnie non l'ha presa molto bene, vero? Ma vedrete che accadrà in seguito. Mi raccomando di non abbassare la guardia! La mia perfidia si insinua in tutti! 
Buona serata a tutti! E come al solito, sempre tanti complimenti a chi mi segue e recensisce!


  
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