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Autore: Gelidha Oleron    29/07/2014    2 recensioni
"Sai, Alison, la gente che viene qui spesso vuole solo essere confortata. Possono essere affetti dalla malattia più grave del mondo, ma ti basterà prendergli una mano e sussurrargli che va tutto bene e loro saranno felici.
Buffa la natura umana, vero? Perennemente in cerca di illusioni, possono tirare a campare anni interi dietro quelle che sembrano promesse di salvezza, nonostante abbiano la morte davanti agli occhi.
Il fatto è che diventano ciechi. Non riescono più a distinguere la realtà. E allora sperano, sperano di guarire anche quando sono spacciati, vorrebbero farcela anche quando hanno già esalato l'ultimo respiro, anche quando ormai gli effetti del disastro nucleare di St. Paul sono ormai intrinsechi nel loro DNA.
Ma sai che ti dico, piccola? Io sono uno di loro. Pur essendo un medico e conoscendo le conseguenze di certi tragici avvenimenti, anch'io spero che un giorno tutte le vittime delle calamità, tutti gli ammalati e i sofferenti, per tutti loro possa esserci un bellissimo e roseo miracolo dei ciliegi"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Hiluluk, Kureha, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"Il sole può tramontare e tornare;
ma noi quando cala la breve luce della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte"

(Poesie, V, Catullo)

 
 
 
Da piccola, adoravo il Natale. Mi piaceva quel calore familiare che ci avvolgeva attorno al camino e l'impaziente attesa della mezzanotte per scartare i regali.
Essendo figlia unica, i miei genitori erano tutti per me e, nonostante le scarse possibilità economiche, cercavano sempre di accontentarmi in tutti i modi possibili.
Quello era il mio primo anno da orfana. La tristezza si faceva sentire, in svariate forme, ma la famiglia della Rogers, ancora una volta, aveva provato a riempire il vuoto facendomi dei bellissimi regali: da Brook avevo ricevuto una compilation di canzoni suonate da lui, da Nami un bellissimo vestito rosa confetto, da Robin un libro di Orwell e, infine, i medici ci avevano offerto una cena fantastica.
Insomma, anche se in modo diverso, in un certo senso ero riuscita a sentirmi come a casa. Mancava soltanto lui per alleviare completamente il mio dolore.
Guardo il suo volto nei sogni, non posso toccarlo, è etere che svanisce non appena lo si modella alla realtà...
Andai a dormire molto presto, non prima che Robin mi attaccasse due lavaggi e non prima di aver letto almeno il primo capitolo del libro che mi aveva regalato.
Affondai la testa nel cuscino e mi addormentai quasi subito, sperando di sognare per l'ennesima volta il volto tranquillizzante di Trafalgar Law, eppure, nel bel mezzo della notte, udii la porta della mia stanza aprirsi lentamente...
Il cigolio mi fece aprire gli occhi e sbattere le palpebre assonnate più volte "Dottor Law?" non riuscivo a credere ai miei occhi "È davvero lei?"
Improvvisamente, riuscii a distinguere la sua fisionomia alla luce fioca di una candela dalla fiamma tremolante che teneva in mano: eccoli, i suoi jeans attillati, eccola la sua camicia azzurra che lasciava intravedere parte del suo petto, ecco il suo volto, la sua barba, i suoi capelli, ma soprattutto i suoi occhi.
E nell'esatto istante in cui il sogno diventa realtà che pensiamo di aver perso la ragione, o quantomeno di non aver lasciato del tutto la dimensione del sonno...
"Io credevo che... " mi misi seduta sul letto e lo osservai meglio "Che ci fa qui? Credevo fosse a Manchester" balbettai, cercando d'ignorare il mio cuore che aveva preso a battere all'impazzata e, soprattutto, cercando d'ignorare la tentazione di pizzicarmi il braccio per assicurarmi che non stessi sognando.
Ma egli, per tutta risposta, dopo aver adagiato la candela sul tavolo, si sedette velocemente sul mio letto e, senza darmi il tempo di realizzarlo pienamente, mi prese il volto tra le mani e mi baciò.
Caldo, avvolgente bacio rimasto in cantiere per troppo tempo, sei tu l'ancora benefica che mi tiene legata a questa vita, e per te potrei vivere un'eternità, mi sento infinita: un'eternità solo per aspettare questo fugace, delicato, meraviglioso momento di una lunga vita ombrosa.
I pensieri mi si azzerarono, le mie guance presero calore, temevo che il cuore a momenti mi esplodesse fuori dal petto: aveva un sapore freddo ma dolce, amaro ma caldo.
Le nostre labbra si separarono quasi affannate, ancora vogliose, avvertivo i miei battiti dappertutto, nelle orecchie, nella testa.
Il dottor Law, dopo un attimo di incessante silenzio, si decise a parlare "Mi rincresce che abbia dovuto conoscere il dottor Hogback, signorina Smith. Le prometto che non si verificherà mai più un episodio del genere, non ora che ci sono io"
Lo guardai intensamente, ancora provata dal bacio appassionato di poco prima "È tornato per assicurarsi che stessi bene, dottore?" osai, desiderosa di comprendere i misteri più reconditi di quell'uomo bellissimo.
Seguì ancora un altro momento di silenzio, dopodiché si limitò semplicemente ad ammettere "Sì"
Fu il mio turno di baciarlo: riempita da quella gioia immensa di sapere che il mio amore era ricambiato, non esitai a posare di nuovo le mie labbra sulle sue, avevo aspettato che uscisse allo scoperto per troppo tempo, avevo troppo sofferto d'incertezze.
Trafalgar Law leccò il mio labbro inferiore e posò le sue mani sulla mia vita, facendomi socchiudere gli occhi e rendendomi impaziente di approfondire quel contatto fisico.
Sorpresa notturna, piacevole incontro, prego Dio che non sia solo frutto della mia immaginazione sofferente e del suo eco mancante: oh Luna, per favore, dimenticati di cedere il posto al sole, questa notte è infinita e io non voglio più svegliarmi.
Mi fece stendere sul letto e lui si stese lentamente su di me, non smettendo nemmeno un attimo d'inchiodarmi con quello sguardo argentato; con delicatezza mi prese le braccia legate ai lavaggi e me le posizionò con cura sulla testa, di modo che fossero immobili.
Non parlavamo. Semplicemente, ci fissavamo carichi di reciproca aspettativa e sentivamo, liquida, scorrerci nelle vene un'adrenalina tale che ebbi paura di bruciare il mio corpo della sola eccitazione emanata dal suo.
Il dottor Law mi abbassò piano i pantaloni del pigiama azzurro che indossavo, dopodiché, sfiorandomi la forma delle gambe con i polpastrelli, me li sfilò con impazienza.
Dottore, ma è vero che l'amore può guarire da qualunque malattia? È vero che può riportarci in vita, anche solo per un attimo, persino quando siamo davvero spacciati?
Avrei dovuto credere di più al dottor Hiluluk, perché per un suo bacio, caro dottor Law, io sono morta e rinata assieme.
Ci baciammo ancora, io lottando contro la tentazione di toccarlo, di liberarmi le mani, di posare le dita sul suo corpo perfetto, cosa che riuscì immediatamente a capire: Trafalgar Law si sbottonò la camicia, rivelando il suo torace tatuato e facendomi inebriare gli occhi della sua bellezza.
Riuscii a spostargli le mie labbra addosso, assaggiai la sua pelle, gli baciai il volto, mentre lui mi sbottonava il restante pigiama e prendeva tra le grandi mani tatuate, come coppe, i miei seni.
Reclinai la testa all'indietro ed emisi un leggero gemito, mi sentivo bagnata d'eccitazione e non vedevo l'ora che le sue dita scendessero verso il basso; invece con i pollici cominciò a stuzzicarmi i capezzoli e tardò un'infinità ad arrivare dove avrei voluto.
Nella mia mente gemevo, ansimavo, quasi gridavo il suo nome; accanto a lui tacevo, sognavo, semplicemente gli sospiravo addosso...
Il dottor Law prese ad accarezzarmi nell'intimo con le dita, facendomi sussultare e poi morire; infine, come a lasciarsi per ultimo il pasto più prelibato, abbassò la lampo dei suoi jeans e si toccò in modo sensuale.
Lo guardavo, lo mangiavo con gli occhi e gemevo, gemevo senza ritegno solo ad ubriacarmi di quella vista meravigliosa, fino a quando, finalmente, non entrò dentro di me.
...e lì fu estasi, lì fu paradiso, lì fu unione e benedizione, lì furono gemiti e sospiri, lì furono mani e piedi e gambe e corpi, lì fu Trafalgar Law sotto le lenzuola all'ombra di una fioca fiamma di candela, la notte di Natale, a dare vita e felicità ad Alison Smith, che stava rinascendo, stava rinascendo pian piano ad ogni vigorosa spinta...



 
 
 
 
"Qualcuno è stato molto contento del ritorno del dottor Law" mi fece un occhiolino Nami in infermeria, la mattina seguente "Non è così?"
Arrossii, ma non potei evitare di sorridere: dovevo sprizzare buonumore da tutti i pori "Sì"
L'infermiera dai capelli rossi s'intenerì, alla mia risposta "Sono tanto contenta per te"
"Ti ringrazio" le dissi, sinceramente "Anch'io sono contenta che tu e Sanji continuiate a vedervi"
Le scappò una risatina nervosa: proprio non voleva ammetterlo "Beh, diciamo che paga sempre per me e cucina dei piatti veramente deliziosi!"
Scossi la testa, probabilmente non sarebbe mai cambiata, ma in fondo era meglio così: non avrei cambiato una sola virgola delle persone lì in clinica, tutte mi piacevano così com'erano e non le avrei amate se non avessero avuto quei difetti che le caratterizzavano e che facevano di loro anzi, di noi, un'unica, grande, variegata famiglia. ©



 
Eccoci qui! Ritorno dalle vacanze abbastanza soddisfacente, mi sono letteralmente innamorata del Salento e spero che anche le vostre vacanze stiano andando bene Emoji
Subito mi sono rimessa a scrivere (e dobbiamo dirlo? Anche a studiare!) e spero vi sia piaciuto questo capitolo in cui (finalmente!) Law ed Alison combinano qualcosa (mi sono trattenuta causa rating arancione, ma avrei scritto molto di più... tuttavia, come già avevo detto, per una storia del genere non mi sembrava il caso di eccedere in particolari sconci).
Comincio con Catullo, mi è sempre piaciuta molto quella frase e mi sembrava pertinente al contenuto del capitolo e, infine, termino con Nami e Sanji che continuano ad uscire insieme (so che ci tenevate, soprattutto namirami! : P).
Questo capitolo è breve, lo so, e ho anche l'impressione che il ritmo sia troppo veloce nella descrizione di sesso: la velocità nella narrazione è una cosa su cui cerco di lavorare da anni ormai, purtroppo non sempre ci riesco perché, è più forte di me, in descrizioni del genere divento impaziente anch'io (!!!) e non rispondo più della mia penna xDD spero comunque che la lettura non risulti troppo sgradevole!
Penso che per ora sia tutto. Se avete dubbi, non esitate a chiedere e se volete commentare, sappiate che mi farete felice! : )
A presto!


EDIT: ho appena letto, nelle pagine di alcuni autori, dell'iniziativa "Voglio farti una domanda", in cui si possono fare domande all'autore/autrice in questione sia personali che riguardanti le sue storie. Di solito non partecipo a cose simili, però questa qui mi piace: sarebbe carino ricevere qualche domanda : )
non sapevo dove scriverlo (anche perché penso sia molto più in vista qui che nelle note personali sulla mia pagina) quindi eccolo qua:
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