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Autore: CassandraLeben    07/09/2008    27 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutte! Scusate il ritardo vergognoso, ma davvero i compiti mi hanno impedito di avvicinarmi al pc… sigh… e come se non bastasse, mi sento anche male. Nausea e mal di testa. Con ogni probabilità, causati dalla scuola. O per lo meno, lo spero … ammalarsi adesso non mi sembra una grande idea.
Scusatemi inoltre per il non aver risposto ai commy, ma è un miracolo già essere riuscita a scrivere il cap. Maledetta scuola. Rende la vita impossibile anche in vacanza. Vero che però continuerete a recensire? Vero?
Spero che questo cap possa piacervi anche se le cose importanti saranno nel prox. Ora scusatemi ma devo correre a finire filo. E domani, si ricomincia… fortuna che è l’ultimo anno XD
Un bacione a tutte,
                                    Cassandra sommersa di compiti

 

 

Bella’s POV

Faceva freddo nei miei sogni quella notte.

Vagavo, sperduta, attraverso boschi infiniti.
Camminavo velocemente ma qualcosa mi rallentava.
La mia mano era stretta da una ben più piccola, sebbene altrettanto calda.
Abbassai lo sguardo e mi voltai. Vidi una bambina di circa quattro anni. I suoi ricci rossi le incorniciavano il volto pallidissimo. Un velo rosato sulle guance. Appena incrociai i suoi occhi verdi e profondi, mi sorrise e io rimasi interdetta. Era troppo bella per essere vera.
Dalle labbra, involontariamente, mi lasciai sfuggire un sussurrò: < Elizabeth … > e sentendo quel nome, la bambina strinse di più la mia mano. Senza rendermene conto, mi inginocchiai e lei si buttò letteralmente tra le mie braccia. Strinse le sue dietro il mio collo e io le mie sulla sua piccola schiena. Mi sentii felice. 
Tutto pareva così reale …
Poi però arrivò quella sensazione …
E capii che non era un sogno normale. Era uno di quei sogni …
< Mamma? > mi chiese con voce chiara e musicale la bambina, stringendosi di più a me. < Mamma, perché tremi? >
Nonostante il sole splendesse oltre le fronde alte degli alberi, mi sentivo gelare.
Battevo i denti.
La presi in braccio senza risponderle e feci per proseguire lungo il sentiero attraverso i boschi.
Ma dopo aver mosso appena due passi, la bambina mi fece capire di voler scendere.
La posai delicatamente a terra e le scostai i capelli dal viso. Fissò per un breve istante la mia fronte e, prendendomi la mano tra le sue, parlò di nuovo: < Mamma … non andare via. Non lasciarmi qui. >
Cercai di risponderle ma improvvisamente mi resi conto di non avere voce. Mi portai le sue mani alle labbra e gliele baciai. Sembrava così preoccupata …
Volevo rassicurarla. Sentivo il bisogno di farlo.
< Mamma non andare via … >
Quelle parole mi rimbombavano nella testa che mi pareva scoppiare. Il freddo ovunque intorno a noi. Le sistemai meglio la giacchetta leggera e lei mi guardò triste. Si voltò e, lasciando la mia mano,  cercò con lo sguardo qualcosa dietro di noi. Evidentemente vide ciò che cercava e fece appena pochi passi verso il luogo da cui presumevo fossimo arrivate. Le sue lacrime bagnavano le mie dita. Non cercai neanche di trattenerla, sebbene ora mi sentissi terribilmente sola. Sola e perduta.
Sapevo che non potevo e che non avrei dovuto comunque. Un soffio di vento mosse le foglie sopra di me ed in un attimo la bambina era svanita.
Caddi sulle ginocchia. Faceva troppo freddo … Chiusi gli occhi e mi abbandonai alle sterpaglie.
Le mie forze lontane. Qualcuno, distante, chiamava il mio nome.
< Bella? Bella? Bella  … > volevo rispondere ma non sapevo come. La mia bocca impastata. Mi mancava l’aria. Il mio corpo veniva scosso da dei singulti.
< Bella? > la voce preoccupata mi chiamava sempre più tesa.
< Bella! >

E poi, nella mia testa, le mia stessa voce: “Svegliati. È un sogno, è solo un sogno …”
A quella si unì la voce di prima. Mi ripeteva le stesse cose: < Bella, è un sogno. Tranquilla. >
Il bosco era scomparso, sostituito dall’oscurità.
Troppo buio. Troppo. Mi faceva male agli occhi.
Li spalancai.
La luce era troppo forte e li richiusi subito. Portai le braccia a coprirmi il volto ma delle mani ghiacciate me lo impedirono.
< Bella, tutto bene? > mi sforzai di tenere gli occhi aperti e vidi Edward chino su di me. Le sue mani erano poggiate sulla mia fronte. Mi stava accarezzando. Sentivo il sudore freddo sulla mia fronte e sulla mia schiena. Ero accovacciata su me stessa.
< Edward … > rantolai con le lacrime agli occhi. Lui mi strinse dopo aver aiutato a sedermi. Vidi le coperte e lenzuola in disordine a terra. Dovevo essermi agitata nel sonno.
Lui, notando il mio tremore, raccolse la trapunta e me la avvolse intorno al corpo.
Rosalie teneva la bambina tra le braccia e mi fissava confusa. Di Elizabeth, avvolta nelle sue copertine, vedevo solo le manine agitarsi in aria. Aveva afferrato i capelli di Rosalie, ma lei non se ne curava. Si muoveva lentamente per cullarla ma i suoi occhi erano fissi su di me.
Edward le sussurrò qualcosa troppo velocemente e a voce troppo bassa perché potessi capirlo. Lei, in un attimo, uscì dalla stanza.
Carlisle teneva premute due dita sul mio polso per prendermi il battito.
< Bella, ti senti bene? > mi domandò senza un tono particolare.
Annuii. Edward mi strinse di più a sé e mi domandò: < Un altro di quei sogni? >
< Sì … > sussurrai dopo essermi schiarito la voce. Carlisle mi carezzò i capelli e capii che Edward gli aveva raccontato tutto.
< Vuoi raccontarmelo, ora che i ricordi sono ancora vividi? >
Sebbene il tono della sua voce di velluto fosse dolce, sapevo che non potevo dirgli di no.  
Deglutii e poi gli raccontai ciò che ricordavo. Notai come lui e  Carlisle si fossero scambiati degli sguardi fugaci. Appena ebbi finito, gli domandai: < Secondo te cosa significa? >
Mi accarezzò la guancia e si soffermò sul mio zigomo. Mi appoggiai a lui che mi sussurrò: < Non lo so, ma non devi preoccuparti. Non ti succederà niente. >
Sentii le sue labbra gelate accarezzare la pelle delle guance, seguendo le tracce lasciate dalle mie lacrime.

< Rosalie … > sospirò mio marito esasperato verso la porta. Non mi ero accorta che Rose fosse tornata e che attendesse alla porta. Mi sorrise impacciata e poi sentii i versetti di Elizabeth. La mia bambina tendeva le braccia, tenendo la maglietta di Rose stretta tra le sue manine, all’altezza del seno.
Mi alzai e andai da lei. Rose me la porse ed io l’accolsi tra le mie braccia, piegate a formare una sorta di culla.  Lei, piccola e fragile, sfregò la sua testa contro il mio petto e mosse la bocca in quel modo ormai a me familiare. Mi sedetti vicino alla finestra, sulla sedia a dondolo occupata la sera precedente da Rosalie, e mi alzai la maglietta. Quei reggiseni con la chiusura davanti erano estremamente comodi per la mia situazione. Avrei dovuto ringraziare Alice, quando fosse tornata.
Già, Alice … dov’era adesso?
La bimba aveva già sigillato le sue labbra intorno alla mia pelle. Ignorando il dolore e l’indolenzimento, alzai lo sguardo e fissai Edward.
< Quando torna Alice? >
< Questo pomeriggio. > e subito dopo, il mio stomaco brontolò. Arrossii e lui mi disse: < Sarà meglio che ti prepari da mangiare. Ieri alla fine non hai mangiato come si deve. >

Fece per alzarsi ma Carlisle lo precedette e mi disse: < Cosa vuoi che ti prepari? >
< Ehm … > avevo talmente fame che avrei mangiato di tutto. Lui probabilmente intuii i miei pensieri e mi sorrise. < Preparerò un po’ di tutto. > e poi, insieme a Rosalie, si dileguò oltre la porta. Edward rise e mi disse: < Vado a parlare con Esme. Credo che voglia andare a Gibson e le devo chiedere di comprarmi una cosa. Mi baciò sulla fronte e poi si chinò a sfiorare le guance di nostra figlia. Nei suoi occhi una strana luce.
Mentre accarezzavo la testolina di Elizabeth, osservando i suoi pochi capelli rossi, decisi di andare al piano di sotto.
In sala, mi sedetti sul divano ed accesi la televisione.
Elizabeth continuava imperterrita a ciucciare. Pesava poco e riuscivo a tenerla in braccio senza difficoltà. Stranamente, quando mi occupavo di lei non mi sentivo inadatta o imbranata. E poi, ero sicura che se avesse solo rischiato di cadere almeno uno dei proprietari delle paia di occhi immortali che vegliavano su di noi avrebbe impedito il peggio.

Non c’era niente d’interessante sui canali principali. Facendo zapping mi ritrovai su canali che non credevo neanche esistessero. Insomma, va bene l’informazione, ma a cosa serviva avere ben 7 canali che trasmettevano a rotazione telegiornali regionali?
Accarezzando le labbra della mia bambina, la cui presa sul mio seno si faceva sempre più flebile, cambiai ancora canale e finii sulla BBC WS che trasmetteva notizie da tutto il mondo. Era l’ora delle notizie di carattere culturale. Dopo aver annunciato che in sud America  era stata scoperta una tomba ricchissima sepolta sotto una montagna, la signorina in abito rosso annunciò:

< Un incendio dalle cause ancora sconosciute ha raso al suolo a Volterra, piccolo centro italiano, l’antico “Palazzo dei priori” edificato nella prima metà del XIII secolo. Il più antico palazzo comunale toscano, centro Italia, è andato a fuoco la notte scorsa a causa di un incendio propagatosi dai sotterranei. Gravissimi i danni. Perduti tesori inestimabili come il celebre dipinto: “Nozze di Cana” dell’autore Donato Mascagni che visse nella zona d’influenza fiorentina a cavallo tra il XVI e il VII. Perduto irrimediabilmente anche il soffitto in legno intagliato che adornava le antiche sale. Salva la torre pentagonale a due ripiani merlati che sovrastava l’edificio. Le indagini sono in corso per accertare la presenza di eventuali materiali infiammabili che avrebbero potuto favorire il propagarsi dell’incendio che, da una prima analisi svolta dagli inquirenti, parrebbe essere di matrice dolosa, ma tutte le ipotesi sono al vaglio della magistratura. Gravi danni si sono riscontrati anche nella piazza omonima a causa delle fiamme che hanno danneggiato quello che rimane della meravigliosa facciata esterna dell’edificio,che era decorata con targhe di terracotta smaltate rappresentanti antichi stemmi fiorentini … sempre restando su suolo italiano, andrà ora in onda un servizio che denuncerà la razzia da parte dei ladri di tombe a danno di antichi sepolcri di età romana nella zona del napoletano … >

Ma ormai la mia mente era lontana. Le mie mani tremavano e non ero certa di riuscire a tenere Elizabeth che, nel frattempo, aveva smesso di mangiare e aveva sporcato tutta la mia maglietta.
Mi alzai di colpo e con le ginocchia che mi tremavano andai in cucina.
< Bella,è  quasi pronto. > mi assicurò Carlisle appena mi vide. Era impegnato in una fitta conversazione di puericultura con Rose. Era talmente assorto nel suo discorso bisbigliato che a sento mi notò. Quando però vide come tremavo, mi venne vicino in un attimo e mi chiese come mi sentissi. Le sue dita si posarono sul mio collo. < Bella, siediti, sei pallidissima. > e mi aiutò a sistemarmi sulla sedia. Carlisle mi prese la bambina dalle braccia e la esaminò velocemente, poi l’affidò a Rose che si era fatta avanti. La stava già tenendo appoggiata alla sua spalla,colpendole la schiena con delle pacchette leggere.
< Bella, cosa c’è? > Non trovavo neanche le parole per rispondergli. Tremavo come una foglia. Avevo visto quel palazzo dall’esterno solo due volte. e non mentre ero prigioniera. Eppure sapevo di essere rimasta due mesi proprio nei sotterranei di quel palazzo.
Edward ed Esme arrivarono in quel momento, attirati dal tono agitato di Carlisle. Mia suocera mi porse una maglietta pulita ed io mi sfilai quella sporcata da Elizabeth. Quando vidi mio marito gli presi le mani e gli dissi: < Edward, è andato a fuoco. >
Capì subito ciò di cui stavo parlando e s’inginocchiò davanti a me. Senza lasciare le mie mani, mi fissava negli occhi. Con il dorso di una sua mano mi accarezzò le guance e mi disse: < Stavo cercando il modo di dirtelo … senza turbarti … >
Deglutii a fatica. Rivedere Volterra, sebbene attraverso uno schermo, mi aveva fatto sentire di nuovo in trappola. Il mio respiro stava sfuggendo al mio controllo. Stavo andando in iperventilazione.
< Calmati Bella. È tutto a posto, è tutto perfetto. Bella, Aro non potrà più venire a cercarti. > e mi sorrise dolce. Io rimasi lì, interdetta per alcuni istanti e poi, con voce tremante, chiesi: < Come? >
< Aro è morto. E con lui Demetri … > mi disse con un sorriso rassicurante.
< Morto? Aro? >
< Sì, Alec ha costretto Demetri ad attaccare Aro. Essendo una delle sue guardie private, Aro aveva piena fiducia in loro. Alec ha fatto ben attenzione a non farsi toccare da Lui dopo aver concepito il suo piano. Aro aveva confidato solo a lui che voleva venirti a cercare. Credo che Alec, appena possibile, abbia persuaso Demetri usando il suo potere. Demetri non ha potuto non obbedirgli, vincolato a non rivelare niente. È stato … tutto estremamente calcolato. >
Alec? Alec aveva fatto tutto questo per me? Le mie labbra tremavano.
< E lui? Alec sta bene? > mormorai preoccupata, reprimendo le lacrime.
< Non preoccuparti. Ha lasciato Volterra il giorno prima che accadesse tutto. Inoltre, poco prima di partire, aveva fatto circolare la voce che Dimetri aspirasse ad un ruolo più alto. Tutti credono che la morte di Aro sia la conseguenza di una guerra di potere. Lui era il più potente ma anche il più anziano dei Volturi. Ora la corte si è divisa tra chi crede che la sua morte sia stata ordinata da Marcus e chi crede sia opera di Caius. Se vogliono evitare che finisca in tragedia, dovranno trovare un modo per stringere una nuova alleanza. Erano secoli che l’equilibrio precario su cui si basava il loro impero e controllo rischiava di infrangersi. Era questione di tempo prima che tutto collassasse.
Non andava tutto bene come volevano mostrare loro. Si può dire che a tenere tutto insieme era proprio l’autorità esercitata da Aro e il rispetto che egli incuteva. >
Lo vidi sorridermi e cercai di fare lo stesso. Le mie labbra non mi obbedirono.
< E quindi ora cosa succederà? >
< Ancora non possiamo saperlo, ma quando si ricorderanno di noi, tu sarai già una vampira. Te lo prometto. > Annuii e poi Carlisle mi appoggiò un vassoio colmo di cibo. Nonostante l’ansia, avevo una fame tremenda. Afferrai il pane tostato e cominciai a mangiarlo, scottandomi la lingua per la fretta. Afferrai il bicchiere e bevvi a piccoli sorsi il succo d’arancia.
In pochi minuti finii tutto ciò che Carlisle mi aveva preparato e poi andai in bagno.

Quando tornai in sala, trovai Edward seduto al piano. Teneva Elizabeth in braccio e con una mano sola suonava una canzone, sfiorando a malapena i tasti. Le note si diffondevano nella stanza.
Mi appoggiai allo stipite della porta e rimasi a fissarli. Era così bello … come fossimo una famiglia felice. Ma in fondo, lo eravamo …
Elizabeth vagì ed Edward smise immediatamente di suonare. Le sfiorò le labbra con il polpastrello.
La bambina stiracchiò le braccia e gli afferrò la camicia. Notai che, come al solito, era avvolta in spesse e calde copertine da neonato. Non volevo rovinare quel loro momento perfetto e quindi rimasi ad osservarli da lontano, le braccia conserte.
Naturalmente, Edward si era accorto di me ...
Alzò lo sguardo e mi sorrise. Sembrava incantato. Mi fece cenno con la testa di raggiungerloe mi sedetti accanto a lui. Edward mi passò la bambina, che si stava addormentando, e cominciò a suonare. Dopo pochi minuti, Elizabeth chiuse gli occhi e le sue manine, strette intorno alle mie dita, si rilassarono. Non so per quanto tempo rimanemmo lì, in quella posizione ma avrei voluto che non finisse mai.

Quando però il telefonino di mio marito trillò, per poco non mi venne un infarto.
Fu Carlisle a rispondere.
< Pronto? > Domandò scettico. Pensavo che solo noi della famiglia avessimo il numero.
Dall’altro capo del telefono, un bellissima voce di donna mi raggiunse.
< Pronto Carlisle? >
< Tanya? > Edward smise immediatamente di suonare e mi cinse la vita con un braccio. Con la mano libera accarezzò il capo di Elizabeth che, a causa dello squillo, si era svegliata e aveva cominciato a piangere.
Mio suocero si allontanò velocemente, andando verso la finestra.
< Sì, ho sentito … Alice aveva visto qualcosa … >
La voce disse qualcos’altro. E poi la conversazione fu un susseguirsi di silenzi,per lo meno alle mie orecchie, e brevi risposte di Carlisle.
< No, non ho la più pallida idea del motivo … certo, un rovesciamento di potere … Impensabile … Cosa faranno Marcus e Caius dici? 
Non ne ho idea… Sì, incredibile … Dalla sua stessa guardia del corpo. Parrebbe un intrigo. Forse una vendetta … sì, potrebbe anche essere un omicidio su commissione. Davvero? Demetri gli aveva detto che doveva riferirgli una cosa in privato poco prima che Aro radunasse un contingente? Sai che missione volesse affidare loro? >
Questa volta il silenzio fu molto più lungo. Vidi il viso di Carlisle distendersi.
< Non è riuscito a parlarne … capisco … e quindi non si sa cosa volesse fare. >
Un altro momento di calma e poi la voce di mio suocero, calma e serena: < Certo. Grazie Tanya, sei stata molto gentile a telefonarci. E certo, ti saluterò anche gli altri. E mi raccomando, manda i miei saluti anche alle tue sorelle. Spero anche io di rivedervi presto. > E poi chiuse il telefonino argentato porgendolo ad Edward. Parlaro troppo veloci perchè potessi capirli per alcuni minuti e poi sorrisero.  Un misto di serenità, compiacimento e soddisfazione sui loro volti.  Edward mi accarezzò la guancia e mi disse: < Nessuno sospetta di Alec. Tanya ha parlato con una sua amica che vive in Italia. Nessuno ricollegherà ciò che è accaduto a noi o a lui. 
Proprio come ti avevo detto. > E mi sorrise.
Elizabeth però, stretta tra le mie braccia, non aveva smesso di piangere e così Edward la prese in braccio e cominciò a dondolarla dolcemente per farla addormentare. Le cantava la canzone che stava suonando prima e finalmente, dopo alcuni minuti, il pianto si trasformò in una serie di vagiti e suoni molto bassi per poi placarsi del tutto.Edward le baciò la fronte e poi alzò lo sguardo verso di me, radioso. Effettivamente, in quei primi sei giorni di vita di nostra figlia, lo avevo visto poco con lei. Forse perché era stato troppo in tensione. Adesso invece mi sembrava fosse nato per essere padre.
Il resto della giornata trascorse tranquillo. Mi ero ingozzata talmente tanto a colazione che a pranzo mangiai poco. Mi divertii a guardare Rosalie litigare con Emmett per chi dovesse tenere la bambina che, ignara di tutto, dormiva nella sua culla. Quando la discussione cominciò a farsi rovente, Rose si voltò indispettita verso di me e disse: < Diglielo anche tu, Bella, che Elizabeth è troppo piccola e che ha solo bisogno di mangiare, dormire ed essere accudita. E che io sono più brava di lui. Ci vogliono mani piccole e delicate per accarezzare un neonato. Non si può essere un orso che rompe tutto quello che tocca. Bisogna essere delicati! > e puntò il dito verso suo marito.
Io, totalmente presa in contropiede, rimasi in silenzio. Rose che mi rivolgeva la parola era già un miracolo … che addirittura chiedesse il mio sostegno … Beh, evidentemente il mondo aveva cominciato a girare dalla parte opposta. Forse, stava cominciando ad accettarmi.
Temendo che Emmett, non riuscendo a dosare la sua tremenda forza, potesse fare inavvertitamente male ad Elizabeth, dissi  timida :< Beh, forse ha ragione Rose ... > e lei annuì per poi continuare a litigare con suo marito.  
Edward pose fine al loro diverbio con un occhiataccia ad entrambi e sottolineando che Elizabeth dormiva e che andava lasciata in pace, dato che non era un giocattolo.

Di pomeriggio, come al solito, piovve  e così il mio progetto di sdraiarmi al caldo sole di maggio svanì tristemente. Anche se non avrei mai avuto il coraggio di dirlo ad Edward e agli altri, stare sempre chiusa in casa mi stava cominciando a far venire l’ansia. Certo, qui avevo loro e la mia bambina … però la libertà mi mancava. Ed ora che tra l’altro non avevo neanche più il pancione ingombrante, mi sarebbe piaciuto andare a fare un giro …
Sapere che anche volendo non avrei potuto, mi fece venire una tristezza tremenda. Se qualcuno mi avesse riconosciuta, avrei messo a rischio tutta la mia famiglia e anche la versione ufficiale della mia scomparsa.

Evidentemente si capiva che qualcosa in me non andava tanto che Edward mi venne vicino e mi prese la mano. < Bella, Amore … cos’hai? > Per evitare di rispondergli, mi alzai sulla punta dei piedi e gli diedi un bacio sulle labbra. Sentii il sapore delle lacrime e mi accorsi di star piangendo. Quei dannatissimi ormoni mi stavano facendo impazzire. Le mani di mio marito si incontrarono dietro la mia schiena e scesero fino al mio bacino. Mi obbligarono gentilmente ad aderire di più al suo petto di marmo e poi mi accarezzarono, infilandosi sotto la mia maglietta. < Bella, la bambina dorme … perché non ci prendiamo un momento per noi? > Alzai lo sguardo scettica. Sapeva che era un po’ presto, avevo appena partorito, e poi, la casa era piena di gente … Al pensiero arrossii e lui rise sommessamente. < Ma cosa vai a pensare? > mi chiese prendendomi in giro. Due secondi dopo eravamo in cima alle scale, nel bagno. Lo osservai riempire l’enorme vasca bianca di acqua calda e poi venire verso di me. Lentamente, cominciò a togliermi i vestiti. Scoprendo lentamente la mia pelle, la baciava. < Sei così tesa … > mi sussurrò passando le sue labbra sui muscoli delle mie spalle. < Ti aiuterà a rilassarti … > e così dicendo mi liberò anche dai miei ultimi indumenti. M legò i capelli in un alto codo, di modo che non si bagnassero, e poi mi baciò dietro l’orecchio Subito dopo, si slacciò la camicia e la fece cadere a terra con grazia. Quando anche lui fu nudo come lo ero io, mi prese tra le braccia e mi fece sedere nella vasca. Vi entrò anche lui e io andai a sedermi poggiando la mia schiena sul suo petto. La schiuma bianca profumava leggermente di rosa. Le sue braccia scesero lungo il mio ventre e le sue mani s’intrecciarono alle mie. Con la testa reclinata all’indietro e poggiata sulla sua spalla, lasciai che le sue labbra mi baciassero il collo. Era così bello rimanere in quella posizione …

< Bella … > mi bisbigliò all’orecchio circa mezz’ora dopo, < Dobbiamo uscire. > 
< Mhh… perché? Sto troppo bene. > ed era vero. Mi sentivo tranquilla ed in pace. Le mie ansie e le mie paure un ricordo lontano …
< Bella, stanno per tornare Jasper ed Alice. Hanno appena telefonato. Sarà meglio uscire.  Arriveranno tra poco. > il tono stranamente urgente della sua voce fece sparire ogni traccia di calma dentro di me. Lo guardai
sorpresa e lui mi disse: < Non preoccuparti. Andrà tutto bene. Non hanno voluto dirci cosa succedeva per telefono, ma sono certo che non sia niente di grave. Alice però ha detto di farci trovare pronti ... C'è stato ... un imprevisto. >
< Edward? > chiesi 
impaurita. Lui non mi rispose, limitandosi ad alzarsi ed uscire dalla vasca. Mi misi in piedi confusa e lui mi afferrò per la vita. Mi avvolse nell’asciugamano e poi mi accompagnò in camera nostra dove, disposti ordinatamente da qualcuno, probabilmente Esme o Rose, ci aspettavano dei vestiti.

Velocemente, mi asciugai per poi indossare un lungo e leggero abito blu, rigorosamente a maniche lunghe. Edward mi baciò velocemente una guancia ma quando mi voltai, era già sparito. Si era già rivestito. Al posto dei suoi abiti, l’asciugamano bagnato.

Elizabeth, nella sua culla, dormiva tranquilla ed ignara di tutto.

  
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