Salve a tutte! Scusate il ritardo
vergognoso, ma davvero i
compiti mi hanno impedito di avvicinarmi al pc…
sigh… e come se non bastasse,
mi sento anche male. Nausea e mal di testa. Con ogni
probabilità, causati dalla
scuola. O per lo meno, lo spero … ammalarsi adesso non mi
sembra una grande
idea.
Scusatemi inoltre per il non aver risposto ai commy, ma è un
miracolo già essere riuscita a scrivere il cap. Maledetta
scuola. Rende la vita
impossibile anche in vacanza. Vero che però continuerete a
recensire? Vero?
Spero che questo cap possa piacervi anche se le cose
importanti saranno nel prox. Ora scusatemi ma devo correre a finire
filo. E
domani, si ricomincia… fortuna che è
l’ultimo anno XD
Un bacione a tutte,
Cassandra
sommersa di compiti
Bella’s POV
Faceva freddo nei miei sogni quella
notte.
Vagavo, sperduta, attraverso boschi
infiniti.
Camminavo velocemente ma qualcosa mi rallentava.
La mia mano era stretta da una ben più piccola,
sebbene altrettanto calda.
Abbassai lo sguardo e mi voltai. Vidi una bambina di
circa quattro anni. I suoi ricci rossi le incorniciavano il volto
pallidissimo.
Un velo rosato sulle guance. Appena incrociai i suoi occhi verdi e
profondi, mi
sorrise e io rimasi interdetta. Era troppo bella per essere vera.
Dalle labbra, involontariamente, mi lasciai sfuggire
un sussurrò: < Elizabeth … > e
sentendo quel nome, la bambina strinse di
più la mia mano. Senza rendermene conto, mi inginocchiai e
lei si buttò
letteralmente tra le mie braccia. Strinse le sue dietro il mio collo e
io le
mie sulla sua piccola schiena. Mi sentii felice.
Tutto pareva così reale …
Poi però arrivò quella sensazione …
E capii che non era un sogno normale. Era uno di quei
sogni …
< Mamma? > mi chiese con voce chiara e musicale
la bambina, stringendosi di più a me. < Mamma,
perché tremi? >
Nonostante il sole splendesse oltre le fronde alte
degli alberi, mi sentivo gelare.
Battevo i denti.
La presi in braccio senza risponderle e feci per
proseguire lungo il sentiero attraverso i boschi.
Ma dopo aver mosso appena due passi, la bambina mi
fece capire di voler scendere.
La posai delicatamente a terra e le scostai i capelli
dal viso. Fissò per un breve istante la mia fronte e,
prendendomi la mano tra
le sue, parlò di nuovo: < Mamma … non
andare via. Non lasciarmi qui. >
Cercai di risponderle ma improvvisamente mi resi conto
di non avere voce. Mi portai le sue mani alle labbra e gliele baciai.
Sembrava
così preoccupata …
Volevo rassicurarla. Sentivo il bisogno di farlo.
< Mamma non andare via … >
Quelle parole mi rimbombavano nella testa che mi
pareva scoppiare. Il freddo ovunque intorno a noi. Le sistemai meglio
la
giacchetta leggera e lei mi guardò triste. Si
voltò e, lasciando la mia mano, cercò
con lo sguardo qualcosa dietro di noi.
Evidentemente vide ciò che cercava e fece appena pochi passi
verso il luogo da
cui presumevo fossimo arrivate. Le sue lacrime bagnavano le mie dita.
Non
cercai neanche di trattenerla, sebbene ora mi sentissi terribilmente
sola. Sola
e perduta.
Sapevo che non potevo e che non avrei dovuto comunque.
Un soffio di vento mosse le foglie sopra di me ed in un attimo la
bambina era
svanita.
Caddi sulle ginocchia. Faceva troppo freddo … Chiusi
gli occhi e mi abbandonai alle sterpaglie.
Le mie forze lontane. Qualcuno, distante, chiamava il
mio nome.
< Bella? Bella? Bella …
> volevo rispondere ma non sapevo come.
La mia bocca impastata. Mi mancava l’aria. Il mio corpo
veniva scosso da dei
singulti.
< Bella? > la voce preoccupata mi chiamava
sempre più tesa.
< Bella! >
E poi, nella mia testa, le mia
stessa voce:
“Svegliati. È un sogno, è solo un sogno
…”
A quella si unì la voce di prima. Mi ripeteva le
stesse cose: < Bella, è un sogno. Tranquilla. >
Il bosco era scomparso, sostituito dall’oscurità.
Troppo buio. Troppo. Mi faceva male agli occhi.
Li spalancai.
La luce era troppo forte e li richiusi subito. Portai
le braccia a coprirmi il volto ma delle mani ghiacciate me lo
impedirono.
< Bella, tutto bene? > mi sforzai di tenere gli
occhi aperti e vidi Edward chino su di me. Le sue mani erano poggiate
sulla mia
fronte. Mi stava accarezzando. Sentivo il sudore freddo sulla mia
fronte e
sulla mia schiena. Ero accovacciata su me stessa.
< Edward … > rantolai con le lacrime agli
occhi.
Lui mi strinse dopo aver aiutato a sedermi. Vidi le coperte e lenzuola
in
disordine a terra. Dovevo essermi agitata nel sonno.
Lui, notando il mio tremore, raccolse la trapunta e me
la avvolse intorno al corpo.
Rosalie teneva la bambina tra le braccia e mi fissava
confusa. Di Elizabeth, avvolta nelle sue copertine, vedevo solo le
manine
agitarsi in aria. Aveva afferrato i capelli di Rosalie, ma lei non se
ne
curava. Si muoveva lentamente per cullarla ma i suoi occhi erano fissi
su di
me.
Edward le sussurrò qualcosa troppo velocemente e a
voce troppo bassa perché potessi capirlo. Lei, in un attimo,
uscì dalla stanza.
Carlisle teneva premute due dita sul mio polso per
prendermi il battito.
< Bella, ti senti bene? > mi domandò senza un
tono particolare.
Annuii. Edward mi strinse di più a sé e mi
domandò:
< Un altro di quei sogni? >
< Sì … > sussurrai dopo essermi
schiarito la
voce. Carlisle mi carezzò i capelli e capii che Edward gli
aveva raccontato
tutto.
< Vuoi raccontarmelo, ora che i ricordi sono ancora
vividi? >
Sebbene il tono della sua voce di velluto fosse dolce,
sapevo che non potevo dirgli di no.
Deglutii e poi gli raccontai ciò che ricordavo. Notai
come lui e Carlisle
si fossero scambiati
degli sguardi fugaci. Appena ebbi finito, gli domandai: <
Secondo te cosa
significa? >
Mi accarezzò la guancia e si soffermò sul mio
zigomo.
Mi appoggiai a lui che mi sussurrò: < Non lo so, ma
non devi preoccuparti.
Non ti succederà niente. >
Sentii le sue labbra gelate accarezzare la pelle delle
guance, seguendo le tracce lasciate dalle mie lacrime.
< Rosalie …
> sospirò mio marito esasperato
verso la porta. Non mi ero accorta che Rose fosse tornata e che
attendesse alla
porta. Mi sorrise impacciata e poi sentii i versetti di Elizabeth. La
mia
bambina tendeva le braccia, tenendo la maglietta di Rose stretta tra le
sue
manine, all’altezza del seno.
Mi alzai e andai da lei. Rose me la porse ed io
l’accolsi tra le mie braccia, piegate a formare una sorta di
culla. Lei, piccola
e fragile, sfregò la sua testa
contro il mio petto e mosse la bocca in quel modo ormai a me familiare.
Mi
sedetti vicino alla finestra, sulla sedia a dondolo occupata la sera
precedente
da Rosalie, e mi alzai la maglietta. Quei reggiseni con la chiusura
davanti
erano estremamente comodi per la mia situazione. Avrei dovuto
ringraziare
Alice, quando fosse tornata.
Già, Alice … dov’era adesso?
La bimba aveva già sigillato le sue labbra intorno
alla mia pelle. Ignorando il dolore e l’indolenzimento, alzai
lo sguardo e
fissai Edward.
< Quando torna Alice? >
< Questo pomeriggio. > e subito dopo, il mio
stomaco brontolò. Arrossii e lui mi disse: <
Sarà meglio che ti prepari da
mangiare. Ieri alla fine non hai mangiato come si deve. >
Fece per alzarsi ma Carlisle lo
precedette e mi disse:
< Cosa vuoi che ti prepari? >
< Ehm … > avevo talmente fame che avrei
mangiato
di tutto. Lui probabilmente intuii i miei pensieri e mi sorrise.
< Preparerò
un po’ di tutto. > e poi, insieme a Rosalie, si
dileguò oltre la porta.
Edward rise e mi disse: < Vado a parlare con Esme. Credo che
voglia andare a
Gibson e le devo chiedere di comprarmi una cosa. Mi baciò
sulla fronte e poi si
chinò a sfiorare le guance di nostra figlia. Nei suoi occhi
una strana luce.
Mentre accarezzavo la testolina di Elizabeth,
osservando i suoi pochi capelli rossi, decisi di andare al piano di
sotto.
In sala, mi sedetti sul divano ed accesi la
televisione.
Elizabeth continuava imperterrita a ciucciare. Pesava
poco e riuscivo a tenerla in braccio senza difficoltà.
Stranamente, quando mi
occupavo di lei non mi sentivo inadatta o imbranata. E poi, ero sicura
che se
avesse solo rischiato di cadere almeno uno dei proprietari delle paia
di occhi
immortali che vegliavano su di noi avrebbe impedito il peggio.
Non c’era niente
d’interessante sui canali principali.
Facendo zapping mi ritrovai su canali che non credevo neanche
esistessero.
Insomma, va bene l’informazione, ma a cosa serviva avere ben
7 canali che
trasmettevano a rotazione telegiornali regionali?
Accarezzando le labbra della mia bambina, la cui presa
sul mio seno si faceva sempre più flebile, cambiai ancora
canale e finii sulla
BBC WS che trasmetteva notizie da tutto il mondo. Era l’ora
delle notizie di
carattere culturale. Dopo aver annunciato che in sud America era stata scoperta una tomba
ricchissima
sepolta sotto una montagna, la signorina in abito rosso
annunciò:
< Un incendio dalle cause
ancora sconosciute ha
raso al suolo a Volterra, piccolo centro italiano, l’antico
“Palazzo dei
priori” edificato nella prima metà del XIII
secolo. Il più antico palazzo
comunale toscano, centro Italia, è andato a fuoco la notte
scorsa a causa di un
incendio propagatosi dai sotterranei. Gravissimi i danni. Perduti
tesori
inestimabili come il celebre dipinto: “Nozze di
Cana” dell’autore Donato Mascagni
che visse nella zona d’influenza fiorentina a cavallo tra il
XVI e il VII.
Perduto irrimediabilmente anche il soffitto in legno intagliato che
adornava le
antiche sale. Salva la torre pentagonale a due ripiani merlati che
sovrastava
l’edificio. Le indagini sono in corso per accertare la
presenza di eventuali
materiali infiammabili che avrebbero potuto favorire il propagarsi
dell’incendio
che, da una prima analisi svolta dagli inquirenti, parrebbe essere di
matrice
dolosa, ma tutte le ipotesi sono al vaglio della magistratura. Gravi
danni si
sono riscontrati anche nella piazza omonima a causa delle fiamme che
hanno
danneggiato quello che rimane della meravigliosa facciata esterna
dell’edificio,che era decorata con targhe di terracotta
smaltate rappresentanti
antichi stemmi fiorentini … sempre restando su suolo
italiano, andrà ora in
onda un servizio che denuncerà la razzia da parte dei ladri
di tombe a danno di
antichi sepolcri di età romana nella zona del napoletano
… >
Ma ormai la mia mente era lontana.
Le mie mani
tremavano e non ero certa di riuscire a tenere Elizabeth che, nel
frattempo,
aveva smesso di mangiare e aveva sporcato tutta la mia maglietta.
Mi alzai di colpo e con le ginocchia che mi tremavano
andai in cucina.
< Bella,è
quasi pronto. > mi assicurò Carlisle
appena mi vide. Era impegnato in
una fitta conversazione di puericultura con Rose. Era talmente assorto
nel suo
discorso bisbigliato che a sento mi notò. Quando
però vide come tremavo, mi
venne vicino in un attimo e mi chiese come mi sentissi. Le sue dita si
posarono
sul mio collo. < Bella, siediti, sei pallidissima. > e mi
aiutò a
sistemarmi sulla sedia. Carlisle mi prese la bambina dalle braccia e la
esaminò
velocemente, poi l’affidò a Rose che si era fatta
avanti. La stava già tenendo
appoggiata alla sua spalla,colpendole la schiena con delle pacchette
leggere.
< Bella, cosa c’è? > Non trovavo
neanche le
parole per rispondergli. Tremavo come una foglia. Avevo visto quel
palazzo dall’esterno
solo due volte. e non mentre ero prigioniera. Eppure sapevo di essere
rimasta
due mesi proprio nei sotterranei di quel palazzo.
Edward ed Esme arrivarono in quel momento, attirati
dal tono agitato di Carlisle. Mia suocera mi porse una maglietta pulita
ed io mi sfilai quella sporcata da Elizabeth. Quando vidi mio marito
gli presi le mani e gli
dissi: < Edward, è andato a fuoco. >
Capì subito ciò di cui stavo parlando e
s’inginocchiò
davanti a me. Senza lasciare le mie mani, mi fissava negli occhi. Con
il dorso
di una sua mano mi accarezzò le guance e mi disse: <
Stavo cercando il modo
di dirtelo … senza turbarti … >
Deglutii a fatica. Rivedere Volterra, sebbene
attraverso uno schermo, mi aveva fatto sentire di nuovo in trappola. Il
mio
respiro stava sfuggendo al mio controllo. Stavo andando in
iperventilazione.
< Calmati Bella. È tutto a posto, è tutto
perfetto.
Bella, Aro non potrà più venire a cercarti.
> e mi sorrise dolce. Io rimasi
lì, interdetta per alcuni istanti e poi, con voce tremante,
chiesi: < Come?
>
< Aro è morto. E con lui Demetri …
> mi disse
con un sorriso rassicurante.
< Morto? Aro? >
< Sì, Alec ha costretto Demetri ad attaccare Aro.
Essendo una delle sue guardie private, Aro aveva piena fiducia in loro.
Alec ha
fatto ben attenzione a non farsi toccare da Lui dopo aver concepito il
suo
piano. Aro aveva confidato solo a lui che voleva venirti a cercare.
Credo che
Alec, appena possibile, abbia persuaso Demetri usando il suo potere.
Demetri
non ha potuto non obbedirgli, vincolato a non rivelare niente.
È stato … tutto
estremamente calcolato. >
Alec? Alec aveva fatto tutto questo per me? Le mie
labbra tremavano.
< E lui? Alec sta bene? > mormorai preoccupata,
reprimendo le lacrime.
< Non preoccuparti. Ha lasciato Volterra il giorno
prima che accadesse tutto. Inoltre, poco prima di partire, aveva fatto
circolare la voce che Dimetri aspirasse ad un ruolo più
alto. Tutti credono che
la morte di Aro sia la conseguenza di una guerra di potere. Lui era il
più
potente ma anche il più anziano dei Volturi. Ora la corte si
è divisa tra chi
crede che la sua morte sia stata ordinata da Marcus e chi crede sia
opera di
Caius. Se vogliono evitare che finisca in tragedia, dovranno trovare un
modo
per stringere una nuova alleanza. Erano secoli che
l’equilibrio precario su cui
si basava il loro impero e controllo rischiava di infrangersi. Era
questione di
tempo prima che tutto collassasse.
Non andava tutto bene come volevano mostrare loro. Si
può dire che a tenere tutto insieme era proprio
l’autorità esercitata da Aro e
il rispetto che egli incuteva. >
Lo vidi sorridermi e cercai di fare lo stesso. Le mie
labbra non mi obbedirono.
< E quindi ora cosa succederà? >
< Ancora non possiamo saperlo, ma quando si
ricorderanno di noi, tu sarai già una vampira. Te lo
prometto. > Annuii e
poi Carlisle mi appoggiò un vassoio colmo di cibo.
Nonostante l’ansia, avevo
una fame tremenda. Afferrai il pane tostato e cominciai a mangiarlo,
scottandomi la lingua per la fretta. Afferrai il bicchiere e bevvi a
piccoli
sorsi il succo d’arancia.
In pochi minuti finii tutto ciò che Carlisle mi aveva
preparato e poi andai in bagno.
Quando tornai in sala, trovai
Edward seduto al piano.
Teneva Elizabeth in braccio e con una mano sola suonava una canzone,
sfiorando
a malapena i tasti. Le note si diffondevano nella stanza.
Mi appoggiai allo stipite della porta e rimasi a
fissarli. Era così bello … come fossimo una
famiglia felice. Ma in fondo, lo
eravamo …
Elizabeth vagì ed Edward smise immediatamente di
suonare. Le sfiorò le labbra con il polpastrello.
La bambina stiracchiò le braccia e gli afferrò la
camicia. Notai che, come al solito, era avvolta in spesse e calde
copertine da
neonato. Non volevo rovinare quel loro momento perfetto e quindi rimasi
ad
osservarli da lontano, le braccia conserte.
Naturalmente, Edward si era accorto di me ...
Alzò lo sguardo e mi sorrise. Sembrava incantato. Mi
fece cenno con la testa di raggiungerloe mi sedetti accanto a lui.
Edward mi
passò la bambina, che si stava addormentando, e
cominciò a suonare. Dopo pochi
minuti, Elizabeth chiuse gli occhi e le sue manine, strette intorno
alle mie
dita, si rilassarono. Non so per quanto tempo rimanemmo lì,
in quella posizione
ma avrei voluto che non finisse mai.
Quando però il
telefonino di mio marito trillò, per
poco non mi venne un infarto.
Fu Carlisle a rispondere.
< Pronto? > Domandò scettico. Pensavo che solo
noi della famiglia avessimo il numero.
Dall’altro capo del telefono, un bellissima voce di
donna mi raggiunse.
< Pronto Carlisle? >
< Tanya? > Edward smise immediatamente di
suonare e mi cinse la vita con un braccio. Con la mano libera
accarezzò il capo
di Elizabeth che, a causa dello squillo, si era svegliata e aveva
cominciato a
piangere.
Mio suocero si allontanò velocemente, andando verso la
finestra.
< Sì, ho sentito … Alice aveva visto
qualcosa …
>
La voce disse qualcos’altro. E poi la conversazione fu
un susseguirsi di silenzi,per lo meno alle mie orecchie, e brevi
risposte di
Carlisle.
< No, non ho la più pallida idea del motivo
…
certo, un rovesciamento di potere … Impensabile …
Cosa faranno Marcus e Caius
dici?
Non ne ho idea… Sì, incredibile …
Dalla sua stessa guardia del corpo.
Parrebbe un intrigo. Forse una vendetta … sì,
potrebbe anche essere un omicidio
su commissione. Davvero? Demetri gli aveva detto che doveva riferirgli
una cosa
in privato poco prima che Aro radunasse un contingente? Sai che
missione
volesse affidare loro? >
Questa volta il silenzio fu molto più lungo. Vidi il
viso di Carlisle distendersi.
< Non è riuscito a parlarne … capisco
… e quindi
non si sa cosa volesse fare. >
Un altro
momento di calma e poi la voce di mio suocero, calma e serena: <
Certo.
Grazie Tanya, sei stata molto gentile a telefonarci. E certo, ti
saluterò anche
gli altri. E mi raccomando, manda i miei saluti anche alle tue sorelle.
Spero
anche io di rivedervi presto. > E poi chiuse il telefonino
argentato
porgendolo ad Edward. Parlaro troppo veloci perchè potessi
capirli per alcuni minuti e poi sorrisero. Un misto di
serenità, compiacimento e soddisfazione sui loro volti.
Edward mi accarezzò la guancia e mi disse:
< Nessuno sospetta di Alec. Tanya ha parlato con una sua amica
che vive in Italia. Nessuno ricollegherà ciò che
è accaduto a noi o a lui.
Proprio come ti avevo detto. > E mi sorrise.
Elizabeth però, stretta tra le mie braccia, non aveva smesso
di piangere e così Edward la
prese in braccio e cominciò a dondolarla dolcemente per
farla addormentare. Le
cantava la canzone che stava suonando prima e finalmente, dopo alcuni
minuti,
il pianto si trasformò in una serie di vagiti e suoni molto
bassi per poi
placarsi del tutto.Edward le baciò la fronte e poi
alzò lo sguardo verso di me,
radioso. Effettivamente, in quei primi sei giorni di vita di nostra
figlia, lo
avevo visto poco con lei. Forse perché era stato troppo in
tensione. Adesso
invece mi sembrava fosse nato per essere padre.
Il resto della giornata trascorse tranquillo. Mi ero
ingozzata talmente tanto a colazione che a pranzo mangiai poco. Mi
divertii a
guardare Rosalie litigare con Emmett per chi dovesse tenere la bambina
che,
ignara di tutto, dormiva nella sua culla. Quando la discussione
cominciò a
farsi rovente, Rose si voltò indispettita verso di me e
disse: < Diglielo
anche tu, Bella, che Elizabeth è troppo piccola e che ha
solo bisogno di
mangiare, dormire ed essere accudita. E che io sono più
brava di lui. Ci
vogliono mani piccole e delicate per accarezzare un neonato. Non si
può essere
un orso che rompe tutto quello che tocca. Bisogna essere delicati!
> e puntò
il dito verso suo marito.
Io, totalmente presa in contropiede, rimasi in
silenzio. Rose che mi rivolgeva la parola era già un
miracolo … che addirittura
chiedesse il mio sostegno … Beh, evidentemente il mondo
aveva cominciato a
girare dalla parte opposta. Forse, stava cominciando ad accettarmi. Temendo
che Emmett, non riuscendo a dosare la sua tremenda forza, potesse fare
inavvertitamente male ad Elizabeth, dissi timida :<
Beh, forse ha ragione Rose ... > e lei annuì per poi
continuare a litigare con suo marito.
Edward pose fine al loro diverbio con un occhiataccia
ad entrambi e sottolineando che Elizabeth dormiva e che andava lasciata
in
pace, dato che non era un giocattolo.
Di pomeriggio, come al solito,
piovve e
così il mio progetto di sdraiarmi al caldo
sole di maggio svanì tristemente. Anche se non avrei mai
avuto il coraggio di
dirlo ad Edward e agli altri, stare sempre chiusa in casa mi stava
cominciando
a far venire l’ansia. Certo, qui avevo loro e la mia bambina
… però la libertà
mi mancava. Ed ora che tra l’altro non avevo neanche
più il pancione
ingombrante, mi sarebbe piaciuto andare a fare un giro …
Sapere che anche volendo non avrei potuto, mi fece
venire una tristezza tremenda. Se qualcuno mi avesse riconosciuta,
avrei messo
a rischio tutta la mia famiglia e anche la versione ufficiale della mia
scomparsa.
Evidentemente si capiva che
qualcosa in me non andava
tanto che Edward mi venne vicino e mi prese la mano. < Bella,
Amore …
cos’hai? > Per evitare di rispondergli, mi alzai sulla
punta dei piedi e gli
diedi un bacio sulle labbra. Sentii il sapore delle lacrime e mi
accorsi di
star piangendo. Quei dannatissimi ormoni mi stavano facendo impazzire.
Le mani
di mio marito si incontrarono dietro la mia schiena e scesero fino al
mio
bacino. Mi obbligarono gentilmente ad aderire di più al suo
petto di marmo e
poi mi accarezzarono, infilandosi sotto la mia maglietta. <
Bella, la
bambina dorme … perché non ci prendiamo un
momento per noi? > Alzai lo sguardo
scettica. Sapeva che era un po’ presto, avevo appena
partorito, e poi, la casa
era piena di gente … Al pensiero arrossii e lui rise
sommessamente. < Ma
cosa vai a pensare? > mi chiese prendendomi in giro. Due secondi
dopo
eravamo in cima alle scale, nel bagno. Lo osservai riempire
l’enorme vasca
bianca di acqua calda e poi venire verso di me. Lentamente,
cominciò a
togliermi i vestiti. Scoprendo lentamente la mia pelle, la baciava.
< Sei
così tesa … > mi sussurrò
passando le sue labbra sui muscoli delle mie spalle.
< Ti aiuterà a rilassarti … > e
così dicendo mi liberò anche dai miei
ultimi indumenti. M legò i capelli in un alto codo, di modo
che non si
bagnassero, e poi mi baciò dietro l’orecchio
Subito dopo, si slacciò la camicia
e la fece cadere a terra con grazia. Quando anche lui fu nudo come lo
ero io,
mi prese tra le braccia e mi fece sedere nella vasca. Vi
entrò anche lui e io
andai a sedermi poggiando la mia schiena sul suo petto. La schiuma
bianca
profumava leggermente di rosa. Le sue braccia scesero lungo il mio
ventre e le
sue mani s’intrecciarono alle mie. Con la testa reclinata
all’indietro e
poggiata sulla sua spalla, lasciai che le sue labbra mi baciassero il
collo.
Era così bello rimanere in quella posizione …
< Bella …
> mi bisbigliò all’orecchio circa
mezz’ora dopo, < Dobbiamo uscire. >
< Mhh… perché? Sto troppo bene. >
ed era vero.
Mi sentivo tranquilla ed in pace. Le mie ansie e le mie paure un
ricordo
lontano …
< Bella, stanno per tornare Jasper ed Alice. Hanno
appena telefonato. Sarà meglio uscire. Arriveranno
tra poco. > il tono stranamente urgente della
sua voce fece sparire ogni traccia di calma dentro di me. Lo guardai sorpresa e lui
mi disse: < Non preoccuparti. Andrà tutto bene. Non
hanno voluto dirci cosa succedeva per telefono, ma sono certo che non
sia niente di grave. Alice però ha detto di farci trovare
pronti ... C'è stato ... un imprevisto. >
< Edward? > chiesi impaurita. Lui
non mi rispose,
limitandosi ad alzarsi ed uscire dalla vasca. Mi misi in piedi confusa
e lui mi
afferrò per la vita. Mi avvolse nell’asciugamano e
poi mi accompagnò in camera
nostra dove, disposti ordinatamente da qualcuno, probabilmente Esme o
Rose, ci
aspettavano dei vestiti.
Velocemente, mi asciugai per poi
indossare un lungo e
leggero abito blu, rigorosamente a maniche lunghe. Edward mi
baciò velocemente una guancia ma quando mi voltai, era
già sparito. Si era già rivestito. Al posto dei
suoi abiti, l’asciugamano
bagnato.
Elizabeth, nella sua culla, dormiva tranquilla ed ignara di tutto.