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Autore: NightWatcher96    29/07/2014    6 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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“Cosa? Non è forse la verità? Ammettilo, Donnie! Non vuoi prenderti le responsabilità! Ma io sì, sono pronto e anche se questo bambino non verrà mai accettato da un moccioso come te, io lo crescerò con amore. Forse un giorno capirai. Ma fino a quando non ti renderai conto di quanto sia in torto marcio, non parlarmi né cercarmi!”.
Il genio rimase sbalordito oltre che gelato sul posto. Si lasciò semplicemente tirar via da Splinter e Raph, mentre Leo rimase a confortare il fratellino che non appena fu abbracciato, scoppiò a piangere.
“Non preoccuparti, non sei da solo, Mikey” mormorò.
“Mi ha abbandonato ancora...”.
L’azzurro lo tenne stretto fino a quando i suoi singhiozzi non si attutirono e dolcemente lo spinse a letto, accarezzandogli la fronte per poi lasciarlo cullare dalle spire enigmatiche del sonno...


….

1 Settimana più tardi...

“Mamma! Mamma!”.
April sorrise ampiamente e si asciugò le mani, andando in soggiorno per vedere la sua piccola Shadow di anni tre mostrare un disegnino. 
C’erano lei, suo padre Casey, la mammina, le quattro tartarughe, Splinter e le gemelline.
“Ben fatto, piccola mia. Quando torna papà glielo mostriamo, va bene?”.
Shadow sorrise e abbracciò sua madre, sorridendo.
Era nata tre anni prima, con tre mesi di differenza rispetto alle gemelline. Shadow era la sua piccola e anche di Casey, dal quale aveva ereditato il capriccioso caratterino!
Aveva capelli stranamente biondi, occhi cobalto ma anche la dolcezza di sua madre April e il coraggio. Piccola e carina, era spesso e volentieri la pupilla di zio Mikey.
Un improvviso rumore si levò dalla finestra del soggiorno: April cambiò il sorriso in perplessità e raccogliendo in braccio la piccola si avvicinò cautamente, scostando una delle tende bordeaux.
Il suo cuore svolazzò di gioia alla vista di una figura ingobbita che fece subito entrare.
“Scusa se non sono entrato dalla porta, April”.
“Ciao, Donnie! Che piacere averti qui!”.
“Zio Donnie! Zio Donnie!” esclamò raggiante Shadow, agitandosi tutta.
April sorrise e la porse alla tartaruga che l’abbracciò e la tenne in braccio con grande gioia.
“Che mi racconti di bello?”.
Il genio chinò lo sguardo, mettendo Shadow nel suo box per giocare con vari peluche colorati.
April lo fece accomodare al tavolo tondo del soggiorno, prendendo anche lei posto frontalmente.
“April... diventerò padre”.
“Mikey aspetta?” formulò attonita la rossa: “Ma è meraviglioso!”.
“No, non lo è!” ribatté il genio, a pugni stretti: “Io non voglio un bambino. Non sono pronto... non... io ho paura, capisci? Io sono un ingegnere! Non so come prendermi cura di un esserino!”.
“Tanto per cominciare, l’esserino è tuo figlio. Secondo, non ci vuole chissà quale scienza per abbracciare la paternità. La gravidanza è un’esperienza unica e meravigliosa e tu hai abbandonato Michelangelo proprio in un momento come questo!”.
Shadow smise di giocare sentendo il tono più alto della mamma: guardò i due ma tornò a divertirsi.
Donnie chinò semplicemente lo sguardo, facendo ammorbidire la donna.
“Leonardo e Raphael nemmeno erano pronti quando hanno scoperto delle uova, ma non hanno agito come tu ora stai facendo”.
Donnie la guardò con occhi ampliati.
“E nemmeno io e Casey. Non avevamo idea di come ci si prendesse cura di un bambino... ma, abbiamo imparato insieme a lei” continuò April, rivolta a Shadow.
“Ma...” biascicò Donnie.
April negò e gli prese le mani: “Allontanarsi non è una buona idea, Donatello. Pensi che avere un figlio abbia solo negatività ed enormi responsabilità ma ti sbagli. Anche dopo una dura giornata vedere un loro sorriso non fa che riempirti di gioia e ricordarti che il mondo continua e loro hanno bisogno di noi”.
“Loro sono il futuro” mormorò Donnie.
April annuì e gli porse il disegnino di Shadow; il genio lo contemplò a lungo e con occhi ampliati guardò la piccola che adesso rideva con i peluche sulla testa.
“Zio Donnie! Sono una tartuga!” esclamò.
Il viola sorrise dolcemente e andò a raccoglierla dal box, guardandola affettuosamente. La piccola non capì il motivo esatto ma si accoccolò nel calore dello zio e sbadigliando chiuse gli occhi.
“Non è così male...” aggiunse Donnie.
“Non è mai stato come hai creduto” corresse April.
Donnie le porse la bimba: “Ho... sbagliato tutto... e Mikey sta soffrendo per causa mia... ancora una volta...”.
“Vai da lui e parlagli. Sono certa che affronterete l’argomento con il giusto spirito”.
Donatello annuì e tornò seduto, affondando il volto nelle mani.
“Donnie, non chiuderti nel silenzio” sussurrò la donna, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Ho detto che non avrei mai voluto l’uovo... mi prenderei a schiaffi per questo! Non puoi immaginare che disperazione in quegli occhi azzurri” piagnucolò con voce soffocata.
April sospirò e mise Shadow nel box, con un cuscino sotto la testa e la copertina addosso, spostandole un ciuffetto dal viso. Povero Donnie, gli faceva tanta tenerezza.
“Io... io non credevo che anche noi potessimo avere un uovo... avevo paura che non sarebbe accaduto e mi sono lasciato soggiogare dal terrore che avere un piccolino sarebbe stata la rovina della nostra vita”.
“Un bambino non è mai una rovina” rimproverò April.
Il genio la guardò con occhi lucidi e annuì: “Credo di aver già preso troppo tempo. Diventerò padre. Devo stargli vicino”.
“E?” spronò April.
“E devo farmi perdonare in qualche modo”.
April sorrise e lo abbracciò, guardandolo con affetto. Il suo migliore amico era diventato un uomo.
“Tornerò qui con Mikey, promesso”.
“Non vedo l’ora. Preparerò un budino al cioccolato” propose la rossa, aprendogli la finestra dal quale era entrato.
“I tuoi budini sono la fine del mondo!” rise il genio, svanendo nelle tenebre della sera...

….

Raphael non poteva più concentrarsi. Anche se stava ammazzando il suo sacco da box, proprio non poteva fare a meno di vedere Mikey seduto sul divano, con un viso depresso e la mano sulla pancia piatta.
Gli stringeva il cuore così.
“Ehm... Mikey?” chiamò, andandogli vicino.
L’altro alzò i suoi occhi azzurri, guardandolo con un’espressione vuota. Raph sospirò e prese posto accanto, abbracciandolo dolcemente.
“Mi sento solo, Raph” mormorò l’arancione.
“Mi dispiace che debba accaderti qualcosa del genere”.
Mikey si strofinò il naso e sospirò pesantemente. Era tutto così vuoto senza Donnie: metà del suo cuore si era frantumato in mille frammenti.
La nausea risalì in gola: la tartaruga si alzò subito in piedi e corse in bagno, svuotando il contenuto già vuoto del suo stomaco.
E Raph non rimase certamente seduto... non quando un forte pianto risuonò dal bagno, la cui porta si era semplicemente socchiusa.
“Mi hai lasciato da solo... perché? Non volevo che succedesse questo...! Una volta è stato già sufficiente... Donatello... non trattarci così!”.
Raphael fissò la nuova figura che aveva appena varcato l’entrata del dojo: Leonardo non ebbe bisogno di parole per capire cosa stesse succedendo.
Così, insieme al compagno dalla maschera rossa si diresse verso il bagno, circondando il meno frettolosamente la vita del fratello minore che, nella sua crisi di pianto non si era accorto del cigolio della porta che si era aperta.
“Ci ha lasciati da solo...” sussurrò, fra i singhiozzi.
Leonardo guardò Raphael rimasto in piedi, rispetto ai due inginocchiati in terra: non sapeva proprio cosa dire.
“Lascia andare il dolore, Mikey” propose sottovoce Leo.
L’arancione negò debolmente e si chinò sul water per vomitare ancora una volta e di nuovo le lacrime fluirono.
In quel momento la porta dell’entrata della tana si chiuse con uno scatto secco, seguita da un suono di passi tranquilli. Sia Leo sia Raph percepirono chiaramente l’aura familiare ma non ebbero intenzione di accoglierla sorridenti.
Non se aveva trasformato Michelangelo in un relitto in lacrime.
Donatello lasciò cadere la busta pesantemente in terra, guardando il suo compagno così distrutto e singhiozzante: di colpo tutta la sua felicità nel volersi scusare vacillò fino a scomparire.
Il senso di colpa crebbe a dismisura.
Che diavolo aveva combinato!
Mikey si alzò debolmente, sostenuto da Leo e i suoi occhi vuoti si incontrarono in quelli addolorati di Donatello. Ebbe un fremito e i due maggiori fissarono infuriati il genio.
“Avevi ragione” iniziò il viola: “Ho commesso due volte lo stesso errore. Credo proprio di essere un bugiardo patentato. Prima prometto e poi non mantengo”.
Raph e Leo si scambiarono un’occhiata perplessa ma rimasero neutrali.
“Sono scappato da qualcosa che comincio a vedere con occhi diversi. E tutto grazie alla piccola Shadow... e ai discorsi di April, ovviamente”.
“Sei stata a casa sua?” chiese Leo.
Donnie annuì: “Mi ha fatto comprendere che la paternità è un dono e non va sprecato così. In questo prezioso momento bisogna stare uniti... perché anche dal grembo il piccolo necessita amore”.
Un piccolo tonfo: altre lacrime caddero dagli occhi di Mikey e finirono in terra.
“Può anche essere arduo accudire un bambino, qualche volta... ma alla fine, ricevere un sorriso o un gesto del suo affetto è migliore di qualsiasi ricompensa. Perché... sono loro la nuova generazione”.
La voce di Donnie ebbe un tremito: il suo sorriso forzava le lacrime sul viso.
“Voglio questo bambino. E voglio te, Michelangelo” concluse, allargando le braccia.
Mikey lo fissò con il volto scuro e gli occhi arrossati: non era sicuro di voler perdonare di nuovo Donatello ma poi notò due piccole orecchie nere spuntare dalla busta sul pavimento. Era un peluche?
“Mi sono fermato a un negozio e non appena l’ho visto mi sono intenerito” spiegò il genio: “E’ il mio primo regalo per il cucciolo”.
Mikey sorrise e fece un passo avanti, timorosamente: poi un altro e un altro ancora, abbracciando il suo Donnie. Scoppiò ancora in lacrime, ma questa volta di gioia.
“T... tu vuoi il bambino?”.
“Sì. In tutto questo tempo ho riflettuto. E’ il nostro piccolo. E voglio prendermene cura”.
Appoggiò la mano sul ventre di Mikey, guardando Leo e Raph che sorridevano soddisfatti.
“Finalmente hai capito, zuccone!” ironizzò il focoso.
“Ci ho messo troppo tempo”.
“Posso capirti. Anche per me, inizialmente, la gravidanza è stata come un fattore negativo... però, con Raph tutto si è trasformato in gioia” fece Leo, accarezzando il compagno sulla guancia.
Donnie annuì e porse il peluche a Mikey, che se ne innamorò letteralmente. Era un cagnolino beige con le orecchie lunghe e nere, come gli occhietti dolci. Aveva un nastrino bianco di raso al collo e un cuoricino di stoffa colorata sul pancino.
“Donnie... è bellissimo...!” espirò Michelangelo.
Il genio si chinò per baciarlo affettuosamente: aveva dimenticato cosa si provasse a premere le labbra sull’anima gemella. E ora non avrebbe più voluto perderla!
“Ora mi chiedo... siamo davvero sicuri che si tratti di un uovo?” formulò Leo.
“Perché?” chiese Raph.
“Io non ho avuto vomiti, nausee e quant’altro all’inizio della gravidanza”.
“Questo vuol dire che...” esclamò Donnie, incredulo: “Che Mikey potrebbe aspettare un tartarughino come è accaduto ad April! Cioè, che lo sviluppo avviene all’interno della pancia e non in un uovo!”.
Sollevò Michelangelo nell’aria, con la felicità raggiante nello sguardo nocciola e lo abbracciò dolcemente, inspirando il profumo lieve e delicato di Michelangelo.
“Mikey... oh, Mikey...” riuscì a mormorare.
L’arancione ringraziò Leo e Raph con un cenno del capo e non poté che sorridere ancora più ampiamente al sensei che avendo sentito quelle grida felici, era accorso con Reiki e Hanami.
“Sensei, so che sono pronto per il bambino” spiegò Donnie: “C’è una grossa possibilità che potrebbe non essere un uovo, stando ai sintomi di Mikey”.
“E’ meraviglioso, Donatello. Non vedo l’ora di sapere chi si unirà alla nostra famiglia!”.
“E’ un fratellino?” domandò Hanami, con il ditino sotto le labbra.
“No, amore. E’ un cuginetto” corresse Raphael.
La bimba annuì confusamente, non potendo fare a meno di chiedersi dove fosse quest’altro bambino.
“Dov’è?” chiese Reiki, allora.
“Qui dentro” rispose Mikey, indicandosi l’addome.
“Oh! E si può vederlo?” esclamarono le gemelle all’unisono.
“E’ troppo presto, bambine” ammonì dolcemente Leo: “Che ne dite di andare a letto, adesso? Avete giocato abbastanza per oggi”.
“Ma non siamo stanche!” sbuffò Reiki, stropicciandosi gli occhi.
“Come no” ridacchiò Raph, prendendola in braccio.
La bimba appoggiò istintivamente la testa sulla spalla del suo forte papà e salutando stancamente anche gli altri chiuse gli occhi, respirando tranquillamente.
“Vieni, Hanami. E’ tempo del lettino” pronunciò Leo, raccogliendola.
“Grazie per tutto, Leo” fermò Mikey, abbracciato a Don: “Il tuo sostegno è stato molto importante per me”.
“Qualunque cosa per te, fratellino”.
Leo si allontanò tranquillamente nel corridoio, raggiungendo la cameretta delle due gemelline, per mettere il pigiamino a Hanami e infilarla sotto le coperte, imitando Raph.
“Sono molto felice per voi, figli miei” annuì il sensei: “Finalmente l’aura di tristezza è scomparsa”.
“Vero. E mi dispiace per ciò che ho commesso” sospirò il genio.
Mikey strinse al petto il peluche e abbracciando il maestro Splinter per dargli la buonanotte, tirò Donnie nella camera da letto, chiudendo dietro di sé la porta.
Klunk miagolò interrogativo, non capendo per quale motivo fosse stato “escluso”, fissando con occhi cisposi il sensei.
“Lasciamoli soli, Klunk. Credo che stasera dormirai con me. Farai compagnia a questo vecchio topo” ridacchiò il sensei, trascinandosi nella sua stanza, seguito dal gatto...

….

Donatello spinse dolcemente Mikey sul letto, montandogli su a ginocchioni: lo guardò con affetto e allungò pigramente un braccio per accendere il lume sul comodino, irradiando la camera di una gialla luce soffusa.
“Il mio compagno stupendo” sottolineò, accarezzando la guancia di Michelangelo.
Il riflesso del lume mise ancora più in evidenza gli occhi splendenti di gioia dell’arancione che, con un’espressione felina, prese Don per le code della maschera, costringendolo ad abbassarsi verso il suo viso.
“Ehi! Dovrei essere io a dominare” protestò giocosamente il viola.
“Cambiamo, dai”.
Con un ribaltamento veloce, Donatello si ritrovò supino e con Mikey seduto sullo stomaco: anche se non lo stuzzicò granché quest’idea, avrebbe reso felice il suo compagno.
“Devo punirti per il male che mi hai fatto” sussurrò cupamente.
Il genio rabbrividì alla mano sapiente dell’altro camminare sui pettorali, scendendo a picco verso lo stomaco e da lì cominciò a creare piccole circonferenze sulla zona proibita.
“Mikey...” espirò Donatello, sudando di eccitazione.
“Shhh. Il capo sono io”.
La prossima cosa che il genio sapeva fu il contatto fresco dell’aria contro la sua carne calda. Si mordicchiò le labbra e guardò Mikey concentrato a studiare l’organo palpitante.
“Ch... che vuoi fare?” espirò il viola.
“Vendicarmi” pronunciò l’altro con voce fredda.
Donatello deglutì e gridò un po’ quando Michelangelo gli strinse un po’ troppo duramente il membro, tirandolo con forza. Però, fu presto sostituito da una carezza sulla punta con il pollice e il peso di Mikey spostarsi fra le gambe del genio.
Anziché coricarsi sulla pancia con le gambe e guscio all’aria, Michelangelo preferì mettersi su un fianco per consumare il suo spuntino serale.
“Oh... cavolo!” espirò il genio, allargando le gambe: “Per un attimo... mi hai fatto paura!”.
La lingua era troppo occupata ad assaporare il gusto dolce e salato di Donnie per risponderlo. Mikey emise un churr dal basso della gola e si distese accanto al viola.
“Mi dispiace così tanto, piccolo...” sussurrò il genio: “Per ciò che ti ho fatto”.
“Hai avuto una punizione. Tutto perdonato”.
Donnie si appoggiò su una mano e iniziò ad accarezzare la pancia di Michelangelo, guardandola con una lieve tristezza.
“Di nuovo il non-voler il bambino?” pronunciò Michelangelo serissimo.
“No. Sto solo provando ad immaginare quanto sarà bella la nostra vita con lui o lei... o loro”.
Mikey sorrise e gli prese il viso fra le mani, pronto per baciarlo.
“Forse non mi assaggerai stasera, ma... coccolami” sussurrò soave.
“Se è questo quello che desideri” rispose Don, sorridendo.
Premettero insieme i loro corpi sotto il caldo piumone viola pastello, accarezzandosi a vicenda.
“Mi sei mancato” mormorò Mikey: “Non è bello dormire senza di te”.
“Dormiremo insieme sempre, d’ora in poi”.
Mikey espirò soddisfatto e si girò su un fianco, premendo il guscio al petto di Donnie, per solleticargli appositamente lo spacco intimo con la coda.
Il genio ridacchiò ancora e gli avvolse le mani sulla pancia, accarezzandola tranquillamente fino a quando non udì i respiri tranquilli di Michelangelo...

….

Anche Leo e Raph erano nel letto, accoccolati insieme e con la camera delle bambine a fianco.
“Sono così contento per Don e Mikey. Soprattutto per Mikey” espresse Leonardo.
“Già. Avranno una tartarughina come accadde a noi tre anni fa”.
Il rosso gli leccò la clavicola, risalendo con la lingua sotto al mento e raggiungendo la bocca per trasformare tutto in un bacio forte e appassionante.
“Conosco quello sguardo” si lamentò giocosamente Leo, fissando l’espressione maliziosa, resa definita dal lume acceso: “Tu vuoi un altro uovo”.
Il rosso rise e si coricò con le braccia dietro la testa, fissando il soffitto e ridendo di Leo che attendeva la risposta, stando seduto.
“E se anche ti dicessi di sì?”.
“Raph, ne abbiamo già parlato. Abbiamo già Reiki e Hanami e non vorrei altre uova”.
“Oh, andiamo. A me sembrava che alle gemelline l’idea di un cuginetto fosse piaciuta molto”.
Leo sospirò drammaticamente e si rimise a dormire, dandogli il guscio in faccia.
“Buonanotte!” sottolineò con leggera stizza.
Spense il lume e si tirò il piumone fino alle orecchie. Ma Raph non aveva alcuna intenzione di concludere lì la piccola discussione, per lui molto divertente. Quindi, gli poggiò il mento sulla curva della spalla, dandogli un bacio piccolo e poi stuzzicarlo con la lingua sulla pelle.
“Dai!”.
“Tu non vuoi un altro uovo?” ripeté il rosso.
“No. Non ora che c’è il piccolo di Don e Mikey” replicò Leo.
“Io voglio rivederti tondo!” lagnò il rosso.
“E io non voglio ingrassare ancora! Nella mia gravidanza presi ben venticinque chili, se ti ricordi!”.
Il rosso ridacchiò e gli pizzicò un fianco: “Altroché se lo ricordo! Ti potevo stringere la ciccia soprattutto qui e... qui!”.
Leonardo si arricciò a pallina, quando la mano di Raphael gli sfilò il membro in un rapido gesto per spremerlo un po’!
“R... Raph!” boccheggiò Leonardo.
“Shhh. Penso che Hanami la prenderebbe bene. Non sono sicuro di Reiki”.
“Perciò volevo vedere la reazione delle bambine quando il bimbo dei nostri fratelli nascerà. Chissà... magari potrebbero chiedercelo loro un fratellino”.
“Quindi dovrò aspettare per avere la ciccia gratis?” ridacchiò il rosso, accarezzandolo dolcemente.
Leonardo ronzò come risposta e lo baciò, sbadigliando.
“Ne riparliamo domani, Nightwatcher. Buonanotte”.
“Notte...”.

….

Splinter ridacchiò.
Era andato a controllare Reiki e Hanami e casualmente aveva udito i discorsi di Leo e Raph. 
-I miei figli sono diventati grandi- pensò, tornandosene in camera sua.
Canticchiando mentalmente una vecchia ninna nanna giapponese, si rinchiuse in camera sua, chiudendo dolcemente le shoji...


Angolo dell'Autrice

Capitolo piccante per entrambe le coppie! E finalmente Don ha capito! Ma pensate veramente che non ci siano più mali da combattere? Eh! Eh! Mai abbassare la guardia con me! Grazie per coloro che seguono tutte le mie storie, che commentano e non!
  
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