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Autore: PhoenixAinsel    07/09/2008    7 recensioni
[UN NUOVO CAPITOLO DOPO LUNGA ATTESA] La potenza dell'Imprinting...E quel che ne può scaturire quando ad averlo è Jacob Black. Ma come potrebbe prenderla se il suo imprinting fosse la migliore amica di Bella Swan ai tempi di Phoenix?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Attesa

La macchina di Sam si fermò davanti una casa solitaria dalle pareti di un grigio rovinato dal sole. Una casa piccola, ma che nonostante i suoi colori spenti, emetteva un forte calore. Embry uscì dalla porta. Aveva indosso del pantaloncini differenti da quelli che aveva prima di partire. Fece un cenno a Sam che nel frattempo era sceso dalla macchina. Quil invece non smetteva di fissare Elizabeth che, in quell’istante, si stava fissando il piede destro ferito, il cui sangue, ormai rappreso, creava un macabro spettacolo sul piede e sul sabot, la cui suola interna aveva ormai assunto un colore rosso intenso.
Pochi secondi dopo Embry dalla casa uscì anche una ragazza.
“Elizabeth” la richiamò Quil.
Lei sollevò il capo e lo torse verso di lui. Quil le indicò quel che accadeva fuori.
Sam era andato verso la ragazza e la stava stringendo con un’intensità palpabile fin li. Liz che nel frattempo si era voltata a guardare, avvampò.
“Questo è un Imprinting, Elizabeth…” sibilò piano Quil “Guarda Sam.” aggiunse “Quella è Emily, il suo Imprinting…il suo Sole, la forza per la quale lui rivolterebbe il mondo e ucciderebbe pur di vederla sorridere…”
Le parole di Quil erano talmente reali che Elizabeth restò incantata a guardare Sam e Emily. Ogni gesto di lui era pieno di passione, di travolgimento, di sensualità e di amore.
Proprio come i gesti di Jacob la notte prima.
Liz chiuse gli occhi e scostò il capo di lato.
“No” disse Quil “Guarda fino in fondo che vuol dire accettare di essere la donna di un Licantropo” aggiunse prendendole i lati del capo per forzare a guardarla innanzi a se.
Liz restò sgomenta. Ora che Sam aveva stretto Emily ed aveva richiamato Embry, la ragazza si era voltata ed aveva mostrato il lato destro del suo viso.
La ragazza sembrava la crudele prova vivente di un quadro di Picasso. Uno sfregio composto da tre tagli, le attraversava il lato destro del bel viso ambrato da fronte e mento deturpandole il contorno delle labbra, tumide e rosse come chicchi di melograno, e l’angolo degli occhi.
A Liz vennero le lacrime, che impenitenti, scesero dai suoi occhi verdi bagnando le dita di Quil serrate sul suo viso. Sollevò quindi la mano sinistra e la posò su quella di Quil, cercando di spostarla per liberarsi.
“Ho capito…”mormorò roca chinando quindi il capo quando il Quilleute la lasciò.
“Ti prego di non fissarla, Sam potrebbe non gradire… vedi Lui..” ed accenno nuovamente ad Emily con il capo.
Liz comprese chi aveva deturpato cosi la bella ragazza e incassò ancora più il capo tra le spalle annuendo tacita.
“Elizabeth…Jacob, ha bisogno di te…tutto quello che ora ti sembra assurdo, non lo sarà a lungo…ti prego…tu che puoi…non rinnegare quel che vi lega…” disse infine aprendo la portiera e scendendo.
Lei reclinò il capo e rimase qualche secondo in quella posa finché qualcuno non aprì la Portiera.
Era Sam.
“Embry lo ha trovato e lo ha portato li dentro.” le spiegò mentre dietro di lui arrivava Emily, seguita da Embry e da Quil “Tocca a te…noi non ci muoveremo. Resteremo qui…E’ una cosa tra voi due.”
Liz Lo guardò negli occhi e le venne di nuovo da piangere al pensiero che quel ragazzo portasse seco la pena di aver ferito la donna che amava. Iniziava a capire solo ora quanto difficile doveva essere per Jacob quello che era successo la notte prima.
Annuì poi e spostò gli occhi sulla porta azzurro sbiadita, fissandola. Posò il piede fuori e fece forza su quello per alzarsi, lamentandosi stavolta, per la ferita della pianta che si riapriva. Tutti le si fecero attorno, Emily tra tutti la raggiunse per prima e portò la mancina al suo viso con una delicatezza che la disarmò, sfiorandoglielo e scostandole i capelli. Lei sollevò gli occhi e la guardò umettando le labbra.
Le due ragazze si scambiarono un lungo sguardo, e poi Emily parlò:
“Puoi farcela…Tu puoi prendere il suo cuore e soffiar via tutto il suo dolore.” disse con una voce bassa e melodiosa.
Liz deglutì ed abbassò lo sguardo. Quei quattro ragazzi li, credevano in lei più di quanto lei credesse in se stessa. Uscì fuori anche l’altra gamba dalla macchina e si mise in piedi. Prese ad avanzare solitaria verso la porta. Un silenzio irreale la accompagnava.
Una volta raggiunta la aprì e la spinse. Questa la accolse con un cigolio lieve. Avanzò all’interno e con un ultimo sguardo su Sam, Emily, Quil ed Embry la richiuse.
Deglutì e prese un sospiro per poi volgersi.
Lui era li, in un angolo della cucina, era in piedi anche lui con indosso dei pantaloncini di jeans come quelli di Embry ed a dorso nudo. I capelli bruni che sfioravano le spalle larghe e contratte. Jacob sollevò il capo quando ne sentì l’odore, inebriante, e chiuse gli occhi. Non voleva volgersi a guardarla. La sentiva avanzare, ma qualcosa non andava, lei non aveva un passo regolare, sembrava zoppa. Sgranò gli occhi riaprendoli e repentino si volse, abbassando lo sguardo su Liz che aveva abbandonato la borsa sul tavolo e lo aveva quasi raggiunto. Il suo movimento l’aveva spaventata e bloccata sul posto. Annusò appena l’aria e sentì l’odore del sangue. La fissò finché non giunse al macabro spettacolo che il suo piede destro lasciava.
Un ringhio iniziò a covargli in petto quando intuì come poteva essersi ferita.
Liz lo osservò e scosse il capo. Stava ricominciando a colpevolizzarsi. Lo vedeva dal suo viso che mutava in una smorfia di rabbia e frustrazione. Non voleva vederlo di nuovo cosi, no, non riusciva. Istintivamente sollevò le braccia e le allargò verso di lui inclinando il capo sulla spalla destra. Le dita delle mani leggermente piegate che parevano chiamarlo.
Lo aspettava. Con un espressione dolorosa e struggente sul viso.
Jacob trasalì mentre il ringhio si smorzava nel petto.
Lo stava aspettando.
Era li, in attesa che lui corresse da lei.
Era spaventata, ferita nel cuore e nell’animo, era pallida e stanca, aveva gli occhi cerchiati dalle occhiaie, arrossati e lucidi di lacrime, ma lo aspettava.
Voleva lui.
Voleva sentirlo li tra quelle braccia tanto minute che a Jacob sembrarono come una riva placida adocchiata dal naufrago dopo l’inferno del mare.
Jacob improvvisamente si sentì svuotato e pur fissandola, cadde in ginocchio.
“Jacob!” esclamò Elizabeth, spaventata, mentre si slanciava azzerando quel mezzo metro che li separava e lo afferrava con tutta la forza di cui era capace, stringendogli il capo e premendolo contro il proprio ventre.
“Sono qui” sibilò lei ”…non importa nulla…voglio restare qui…non importa se non mi vuoi, non importa nulla se mi ferirai…resto qui…finche non mi dirai di andarmene…e se lo farai…mendicherò alla tua porta come una pezzente pur di vederti sorridere” disse lei con voce spezzata.
Jacob tacque e socchiuse gli occhi, totalmente vinto.
Inspirò il profumo di lei e sollevo le braccia. Le mani possenti la presero per le reni e la strinsero con chiaro possesso, con desiderio ma soprattutto con un pentimento ed un dolore tangibili.
Lei gli accarezzò delicatamente i capelli e la nuca chinando il capo a guardarlo.
Restarono cosi, in silenzio finche lui non sibilò appena:
“Liz io…”
“Shhh” lo tacitò lei con dolcezza aumentando la frequenza delle carezze. “...lo so…non mi intrometterò tra te e Lei…” aggiunse “non voglio che fingi davanti a me…non voglio che tu ti senta costretto a dirmi che ami me…io non so perche sia cosi difficile…ma tu sei Jacob ed io sono Elizabeth…tu non puoi essere diverso cosi come non posso esserlo io…” deglutì “procedi con calma..io sarò dietro di te, ogni volta che oscillerai, ogni volta che rischierai di cadere, le mie mani ti sorreggeranno.” diceva con tono roco, basso, e amorevole mentre il suo cuore le pareva esplodere nel petto “Procedi a piccoli passi, Jacob.” Una pausa, stavolta più lunga delle precedenti. “Solo una cosa ti chiedo…continua a guardarmi…se non con le parole, lascia che i tuoi occhi mi dicano quali pene ti affiggono. Ed io aprirò la mia anima e le farò mie…”concluse quindi.
Per Jacob non serviva aggiungere altro.
La spinse sul pavimento, ma con delicatezza, accompagnando la caduta di lei come se fosse cristallo. La guardò con gli occhi pieni di un istinto ed una passione frammisti a qualcosa di più intenso.
Scosse il capo ed i suoi capelli oscillarono. Lei deglutì perche aveva compreso.
“Ti voglio ora” sibilò mentre le sue mani aprivano i jeans di lei.
E lei socchiuse gli occhi e si abbandonò nuovamente al licantropo.
  
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