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Autore: _joy    29/07/2014    3 recensioni
«E di me ti fidi?»
«Posso fidarmi?» rispondo «Dimmelo tu» 
«Sì» risponde senza esitazione. 
 
Gin/Ben
[Serie "Forever" - capitolo IV]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forever'
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Per te, nonna. 
Quanto mi manchi, sempre!




Alla fine, la decisione che devo prendere è semplice.
 
Non la pensavo così fino a due ore fa.
Poi ho ricevuto una chiamata di mia madre che, in lacrime, mi ha annunciato che la nonna sta molto male.
 
Mi è crollato il mondo addosso.
 
Mi sono sentita come qualcuno che, fino a questo momento, si è affannato a inseguire qualcosa di irreale ed effimero.
Mentre le immagini di tutta una vita mi si riversano addosso, vedo mia nonna ridere, cucinare, raccontarmi delle storie.
Mi ricordo di quando mi consolava se mi facevo male e mi applaudiva quando ero brava a scuola.
Di come si inorgogliva per i miei successi.
E io cosa ho fatto?
Sono sparita, concentrandomi su me stessa.
Come se il resto della mia vita non avesse valore.
Come se io - che sono la mia famiglia, le mie emozioni e i miei ricordi - non valessi più niente.
Come se ci fosse solo Ben e Ben, splendendo, avesse reso Gin solo una sua pallida ombra.
 
E realizzo, per la prima volta davvero, quanto sono lontana anche fisicamente dalle persone che amo.
Loro sono dall’altra parte del mondo e io qui, sola e impotente.
 
Mai nella vita mi sono sentita smarrita come oggi.
 
*
 
Quando Ben torna io sto chiudendo un borsone.
 
Si ferma sulla porta e sembra che gli cadano le braccia.
«Cosa succede?»
«Mia nonna sta male. Torno a casa»
Dopo un attimo, chiede:
«Sei seria?»
 
Alzo lo sguardo dalla borsa, dove sto frugando per controllare di avere i documenti, e lo fisso.
«Certo che sono seria! Cosa vuoi dire?»
Lui fa un gesto con la mano.
«Mah… spiegami. Male quanto? E… ti sembra il caso di preparare le valigie?»
Io stringo gli occhi.
«Male molto e quindi sì, decisamente mi sembra il caso di preparare le valigie»
Ben muove un paio di passi per la stanza, poi dice:
«Senti, aspetta un attimo… Aspetta che ti diano notizie precise e poi magari…»
«Poi? Magari?» la mia voce si alza pericolosamente «E se magari arrivo troppo tardi?»
Lui non risponde subito, poi mormora:
«Senti, siamo dall’altra parte del mondo… Non puoi comportarti come ti bastasse prendere un autobus per arrivare a casa. Pensaci un attimo. Sono ore e ore di volo, se poi trovi un posto… Ore in cui non potrai ricevere telefonate né nulla. E se poi arrivi e non è niente?»
 
Non posso credere che sia serio.
 
Aspetto un attimo, giusto per assicurarmi che non stia scherzando.
Ma pare di no.
«Ben» rispondo allora «Io spero tu stia scherzando. Mi stai suggerendo di fregarmene?»
«Ti sto suggerendo di essere razionale, il che è diverso»
«Razionale? Razionale?» ripeto «La sto perdendo e io sono dall’altra parte del mondo!»
Mi si rompe la voce, ma lui sembra comunque insensibile alla cosa.
«Appunto. Comunque non faresti in tempo. Ti conviene aspettare e poi magari partire… quando saprai qualcosa di sicuro»
Io resto immobile a fissarlo.
Lui sospira.
«Gin, ascoltami. Mi spiace, davvero… Ma tanto tu cosa puoi fare? Aspetta e vedi cosa ti dice tua madre: se la situazione migliora, benissimo… Se no, almeno saprai cosa devi fare e…»
«Quello che devo fare» scandisco «È stare con la mia famiglia! Hanno bisogno di me!»
Lui scuote il capo.
«Sei tu che hai bisogno di loro…»
«Certo!» ribatto «E dovrei vergognarmene, scusa? La mia famiglia è il mio punto fermo! Ti sembra strano che io la cerchi quando succede una cosa del genere? Quando mi sento sola e spaventata?»
Ben mi guarda con qualcosa che sembra compassione.
«Gin, sei grande ormai, non puoi dirmi una cosa del genere! Tua nonna… è anziana. Ha fatto la sua vita. Queste cose succedono… E se tu reagisci così mi dimostri che non sei matura come pensavo! Vivere in America non è uno scherzo, devi tenere conto delle implicazioni. E le implicazioni sono che non puoi correre dalla mamma appena qualcosa non va come vuoi tu»
 
Mi si rompe qualcosa dentro.
 
Credevo di aver accettato il fatto che Ben mi avesse delusa.
Credevo che, forse, la rottura si potesse riparare.
Ma, a quanto pare, mi stavo solo illudendo.
Stavo rimandando l’inevitabile.
Consapevolmente, perché non volevo accettarlo.
 
Incrocio le braccia sul petto.
«Fammi capire» dico «Sarei stupida a preoccuparmi per mia nonna solo perché è anziana?»
«Non farmi dire cose che non ho detto. Solo che…è normale, ecco»
Batto le palpebre.
«Oh, certo, è l’andamento della vita… Lo so. Ma, a parte il fatto che non penso sia mai facile accettare davvero l’idea della morte delle persone più care, a me non sembra normale prenderla con questa freddezza. Se non è importante la famiglia, cosa lo è?»
Non risponde.
Forse pensa che sia una domanda retorica.
«Ben, sono seria» lo incalzo «È una domanda vera. Cosa lo è? La carriera? Il lavoro? La tua nuova vita?»
Lui si passa una mano sugli occhi.
«Non ricominciamo, dai» risponde «Non c’entra, adesso»
«Non c’entra?» ripeto, gelida «Ah no? Mi spiace contraddirti, ma è la riprova di quello che ormai sapevo già. Questo te che dà importanza solo al lavoro e alla bella vita… Tu non sei l’uomo di cui mi sono innamorata!»
«Ah, certo, adesso è colpa mia!» salta su lui.
«Ben, mi hai detto di fregarmene!» urlo io «Ti ho detto che mia nonna sta morendo!»
«E io ti ho dato un consiglio! Ma se non te ne frega niente e vuoi correre come una pazza all’altro emisfero della Terra, allora bene! Fai buon viaggio!»
Sbatte rabbiosamente l’iPhone sul letto e va in bagno.
Chiude la porta con un calcio e quel rumore mi risuona dentro.
Mi passo una mano sugli occhi.
Sono stanchissima.
Esito un attimo, ma so che devo farlo.
 
Mi avvicino alla porta del bagno e la apro, piano.
Ben, senza maglietta, è davanti al lavandino.
Alza gli occhi, ha un’espressione furiosa.
«Non voglio litigare» mi avverte «Ho una cena importante, di lavoro. E…»
Io sospiro.
Ma non posso certo dire che non me lo aspettassi.
Il lavoro. Ancora.
Come sempre.
 
«Se fosse successo a te, io sarei venuta ovunque tu avessi voluto» dico, piano «Se fosse successo a te io mi sarei preoccupata di come stai tu e non di come sto io»
Ci guardiamo, in silenzio.
«Gin» dice poi lui, a disagio «È ovvio che mi dispiace»
Scuoto il capo.
«No, non è vero. Ma va bene così»
Lui sembra non capire.
«Senti, non sono un mostro! Mi dispiace, naturalmente, ma tanto cosa puoi farci?»
«E di avermi deluso non ti dispiace?» bisbiglio io.
Lui si copre gli occhi con la mano.
«Sembra che quello che faccio, ultimamente, a te non vada mai bene»
«Io non capisco, Ben. Cos’è successo? Dove ho sbagliato?»
Mi guarda.
«Non hai sbagliato. Ma… nemmeno io»
«Allora, semplicemente, non siamo adatti? Così, all’improvviso?»
«Certo che siamo adatti» replica, automaticamente «Se tu mi ami, allora…»
«Ben, ma certo che ti amo» lo interrompo «Ti amo come non credevo nemmeno che fosse possibile amare qualcuno… e per questo non volevo vedere»
«Cosa?» bisbiglia.
«Che tu non…»
 
Non riesco nemmeno a dirlo.
Lo guardo, pallido e immobile, e mi si stringe il cuore.
Alla fine, tutto quello che serve è un po’ di coraggio, giusto?
 
Lentamente, mi sfilo il solitario dall’anulare.
Ben mi guarda appoggiarlo con delicatezza su un mobiletto.
Alzo gli occhi, ci fissiamo ancora.
Contro ogni mio più disperato desiderio, lui non dice niente.
 
Sento il cuore andare in mille pezzi mentre mi volto e me ne vado, in silenzio.
 
 

***
Buonasera!
La vostra Joy domani parte per le sospirate ferie!
Scusate se posto con qualche ora di ritardo, ma è una giornata a dir poco delirante!
Nei miei piani, le storie che sto postando - quindi questa e Le Cronache - non subiranno ritardi, ma vi invito come sempre a tenere d'occhio la mia pagina Facebook per qualsiasi comunicazione!
Eccola qui:  
https://www.facebook.com/Joy10Efp/timeline
E ora c'è anche un blog: http://dreamerjoy.blogspot.it/
Buona lettura e buona estate!
Joy

Ps: dite la verità... me ne vado su liete note, eh?! ;)
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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