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Autore: sunflowers_in_summer    29/07/2014    4 recensioni
"Questa è una storia elaborata da una one shoot postata su Tumblr – chasexjackson (post/39876580121/little-merman) – tratta dalla fiaba La sirenetta.
Prometto di tenere i personaggi nell’IC il più possibile, e il più possibile lontana dal risultare strana, e aggiornare regolarmente. Le altre coppie presenti nella storia oltre alla Percabeth saranno tutte canon."
TRADUZIONE! La storia non appartiene a me, ma ad Hannah (bananaman48 su fanfiction.net, chasexjckson su tumblr) e a lei vanno tutti i diritti.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Atena, Jason Grace, Percy Jackson, Piper McLean
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il sirenetto

 
"Okay, grazie per le recensioni positive, non vedo l’ora di continuare a scrivere questa storia, quindi sono contenta che vi sia piaciuta così tanto."

 

Capitolo 2 – Nuovi amici


Martha tirò fuori Annabeth dalla sua solitaria disperazione alcuni secondi dopo, rimproverandola per essere seduta sul pavimento in quello stato. Subito la principessa si riprese e spedì quei terrificanti pensieri in un angolo remoto della sua mente, riempiendola invece di attività da compiere in quella giornata.
Dopo una colazione veloce, Annabeth si coprì con un mantello e si allontanò dal castello (con una guardia accanto) per visitare la gente della città.
Era un’abitudine suo padre aveva preso e che, dopo la sua morte, Atena aveva continuato a tenere tra le attività di maggiore priorità. Ad Annabeth piaceva pensare che fosse un po’ un modo di commemorare la memoria di suo padre. Le piaceva parlare con gli abitanti della città, camminando lungo il mercato ed esplorando le serpeggianti vie senza fine di Olimpia. E, quando gli occhi delle guardie erano rivolti altrove, dava i soldi e il cibo che portava con sé a chi poteva, a che ne aveva un disperato bisogno.
Perché, come in ogni città, anche lì c’era povertà. Il sistema non poteva escluderlo: ci sarebbe stato sempre il ricco e l’agiato, il povero e l’affamato. Sua madre sosteneva che alcuni dovevano soffrire per il benessere della maggioranza, ma era un concetto contro cui Annabeth lottava molto: se avesse potuto, infatti, avrebbe dato tutto quello che aveva alle famiglie che incontrava, ma non poteva. Così dava un po’ dei suoi averi ogni volta che poteva.
Con la guardia doverosamente accanto, Annabeth camminò lentamente lungo il mercato, acquistando alcuni gioielli prima di visitare alcune delle case situate sulle vie che si diramavano dalla strada principale.
Molte persone che abitavano in città la conoscevano da tempo e lei conosceva alcuni di loro come dei vecchi amici: faceva loro visita da quando era molto piccola e suo padre la portava con lei durante le sue visite in città.
- Mia signora – salutò una donna dalle guance paffute quando aprì la porta ad Annabeth – È così bello vedervi oggi.
- E lei, signora McLean, come sta la sua famigli oggi?
- Abbastanza bene, grazie – rispose la donna annuendo.
Ma il modo in cui stava davanti alla porta bloccandola, la piega della sua bocca e qualcosa nei suoi occhi dicevano ad Annabeth che la donna non stava raccontando tutta la verità.
Annabeth si girò verso la guardia dicendo: - Vorrei che mi andassi a prendere qualcosa al mercato… una misura di tessuto grigio per Martha – fece scivolare alcune monete nella sua mano – e non risparmiarti una visita alla taverna per il disturbo.
- Sì, sua maestà – rispose la guardia abbassando la testa, con un accenno di sorriso ad un angolo della bocca.
Quando se ne fu andato, Annabeth si girò verso la donna e la fissò con uno sguardo severo.
- Cosa mi sta nascondendo?
- Oh, maestà, niente di che. Berty ha un po’ di febbre, ma starà presto meglio.
- Posso entrare?
- Oh, non posso… la casa non è adatta a…
- Per favore, signora McLean, non vorrà tenermi fuori al freddo, vero?
La donna sospirò e si scansò, permettendo ad Annabeth di entrare nella piccola casa. La stanza dove si ritrovò  fungeva chiaramente da cucina e camera da letto per alcuni membri della famiglia: una vecchi stufa a legna riscaldava la stanza, lenzuola e sottili cuscini sbrindellati giacevano in un angolo e un vecchio comò stava appoggiato ad una parete tenendo delle ciotole, dei piatti e delle tazze in equilibrio precario.
Una ragazza dell’età di Annabeth lavorava sul lungo tavolo al centro della stanza, battendo vigorosamente un impasto sul piano di legno, con la farina che rivestiva le sue mani e i suoi polsi e le striava il volto.
La ragazza alzò lo sguardo con un’espressione sorpresa. Attraverso la farina e la sporcizia causata dal vivere in condizioni talmente povere, Annabeth poteva vedere la sua bellezza, i suoi occhi di un colore scintillante che non sapeva identificare e i suoi capelli intrecciati disordinatamente intorno al volto.
- Madre – sussurrò circospetta – Chi è?
- È la principessa Annabeth, bambina mia, mostra un po’ di rispetto!
La ragazza si pulì frettolosamente le mani sul davanti del vestito balbettando: - Le mie scuse…
Annabeth scosse le mani esclamando: - No, prego – poi si girò verso la madre della ragazza – Cosa posso fare per aiutarvi?
- No, la prego, non posso accettare la vostra carità come una mendicante.
- Desidero aiutarvi – insisté Anabeth.
- Non desidero la vostra pietà…
- Madre – la interruppe la ragazza – Abbiamo bisogno di medicine.
- Posso fornirvi medicine.
- Non gratis, mia signora, no – insisté la donna.
- Madre! Lei può aiutarci.
- Non accetterò la carità.
- Quale accordo possiamo raggiungere? – chiese disperatamente Annabeth pensando al fatto che la sua guardia sarebbe tornata presto – Voglio aiutarvi… C’è lavoro al castello, se sua figlia vuole.
Si girò a guardare la ragazza, la quale fissava la madre mordendosi le labbra.
- Madre, potrei farlo. Posso provvedere a noi tutti, e sono già un peso per te – e, prima che la madre potesse rispondere si girò verso Annabeth e disse: - Lavorerò per voi, mia signora, al castello. Lo farò, posso lavorare bene sia in cucina che come sguattera.
- Certamente. Ti porto con me già da ora, se puoi – rispose Annabeth sorridendo
La ragazza parve pensarci, poi annuì dicendo: - Prendo le mie cose – e lasciò la stanza in fretta.
- Grazie, maestà, ci state dimostrando troppa generosità – sussurrò la signora McLean.
- Non è niente di speciale, anzi vorrei potervi aiutare di più…
Alcuni secondi dopo, la ragazza tornò con un mantello attorno alle spalle e una piccola borsa tra le mani e si volse verso sua madre per salutarla.
Annabeth si allontanò e aspettò la ragazza fuori, dove la guardia stava aspettando lei. Quando la ragazza li raggiunse, il suo volto era arrossato e i suoi occhi un po’ rossi.
- Mi dispiace per avervi fatto aspettare, mia signora.
- Non ti preoccupare, e chiamami Annabeth, per favore. Qual è il tuo nome?
- Piper. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per quest’opportunità.
Annabeth scosse la testa dicendo: - Sono lieta di esservi d’aiuto, Piper.
Insieme si fecero strada tra le vie della città, parlando tranquillamente tra di loro. A dispetto delle differenze di nascita e di famiglia, Annabeth si ritrovò a fare velocemente amicizia con Piper, che parlava dei suoi parenti con grande venerazione: suo padre era morto quando era molto piccola, proprio come il padre di Annabeth, e aveva tre sorelle minori e un fratello più piccolo, il quale si era recentemente ammalato.
Annabeth ebbe l’impressione che Piper fosse quel tipo di persona ferocemente attaccata alla sua famiglia, divertente e dolce, e presto iniziò a prendere confidenza con Annabeth.
Quando entrò nel castello, Piper zittì, ammirandone la grandezza con un’espressione intimorita.
Annabeth la condusse alle cucine, dove trovò Martha.
- Martha, lei è Piper ed è qui per riempire quel posto vuoto per cui stavi cercando qualcuno.
Le labbra di Martha si pressarono in una linea sottile mentre sbottava: - Non era tua responsabilità.
- Ciò nonostante ho trovato una ragazza che lavori qui. Istruirai Piper riguardo i suoi compiti e le mostrerai dove sono gli alloggi per la servitù. Posso pensare che la tratterai bene? Mia madre mi sta aspettando…
- Certo, Annabeth, non voglio trattenerti. Mi prenderò cura di questa signorina Piper.
- Grazie, Martha.
Con un sorriso e un cenno del capo a Piper, Annabeth lasciò la cucina in cerca di sua madre per la seconda volta al giorno.
Era oltre mezzogiorno e Atena desiderava che pranzassero sempre insieme. Ma quel giorno, quando Annabeth entrò nella piccola sala dove di solito pranzavano, sua madre non era seduta da sola. Altre tre persone sedevano con lei: un uomo dai capelli neri e un’altezzosa  donna dall’espressione severa seduta accanto a lui, mentre il terzo era un ragazzo dell’età di Annabeth, dai corti capelli biondi, occhi blu e un’espressione gentile. Il ragazzo sembrava un po’ nervoso, come se volesse essere da tutt’altra parte.
- Annabeth – la salutò sua madre con un sorriso tirato – Eccoti qui, finalmente. Abbiamo ospiti: questo è il re Giove della città di Roma e questa è sua moglie Era. Sono in visita sull’Olimpo per i Rocali e sono arrivati in anticipo. Questo, invece, è loro figlio Jason.
L’enfasi che mise nel nome del ragazzo rese molto chiaro che si aspettava che Annabeth conoscesse bene Jason. La ragazza deglutì e, con un po’ di fatica, sorrise agli ospiti, fissando lo sguardo su Jason per ultimo.
- È un piacere conoscervi.
Prese posto accanto a Jason, di fronte alla madre di lui, la quale la fissò con uno sguardo che sottintendeva che non le stava piacendo per niente. Annabeth incontrò il suo sguardo gradatamente, ma, rifiutando di abbassare lo sguardo, Era guardò infine nella direzione di Atena.
- Com’è andata la tua passeggiata, Annabeth? – chiese formalmente sua madre.
- Bene, grazie. Ho preso alcuni articoli al mercato.
- Ho sentito che sei tornata anche con qualcos’altro.
Il suo tono di voce fece contorcere le interiora di Annabeth. Le novità al castello viaggiavano sempre veloci.
Prese un profondo respiro, poi confessò: - Sì, madre, una ragazza che lavori per noi. La sua famiglia lotta contro la fame e lei è ben capace di lavorare.
- Davvero innovativo – sibilò Era – Una principessa che assume servi per il castello!
Il suo tono di voce e la sua espressione beffarda diedero ad Annabeth il desiderio di saltare sul tavolo e strangolare la donna. Invece, prese un altro respiro calmante e le sorrise.
- Mi prodigo di aiutare quelli meno fortunati di me. Penso che sia di vitale importanza sostenere una connessione positiva tra noi e la gente della nostra città. Sarebbe orribile per me ritrovarmi seduta su un trono e lontana dalla gente su cui regno.
L’espressione di Era si indurì e ad Annabeth venne in mente il modo di dire “se gli sguardi potessero uccidere” mentre Era la fissava e la ragazza teneva lo sguardo fisso finché Atena non si schiarì la voce e la regina distolse lo sguardo. Da un angolo della sua visuale poteva giurare di aver visto Jason sorridere alle posate.
Quando arrivarono le portate, Piper era una dei camerieri che portavano le ciotole di zuppa, già in uniforme, capelli legati all’indietro e mani e viso lindi. Annabeth non poté fare a meno di rivolgerle un sorriso che Piper ricambiò nervosamente prima di permettere che il suo sguardo indugiasse su Jason per un secondo.
Quando Piper e gli altri camerieri lasciarono la stanza, i reali vennero lasciati a pranzare in silenzio, con il suono dei cucchiai che grattavano le ciotole come unico rumore. Annabeth riusciva a sentire il suo battito cardiaco nelle orecchie, veloce e inesorabile come le ali di un uccello in trappola.
Infine sua madre ruppe il silenzio parlando dei Rocali e di chi altro sarebbe presto arrivato per rimanere al castello e celebrare l’ascesa al trono di Annabeth. La sua voce divenne un rumore distante per Annabeth mentre annuiva, sorrideva e mangiava la sua zuppa in silenzio. La regina Era la osservò continuamente, il re Giove tenne il suo sguardo su Atena e Jason copiava i gesti di Annabeth, evitando gli sguardi di entrambi i genitori e mangiando la sua zuppa in silenzio.
Finito il monologo, Atena espresse il suo desiderio di parlare con il re e la regina in privato e ordinò ad Annabeth di far fare a Jason un giro del castello. Annabeth trattenne una protesta infantile e sorrise educatamente a Jason prima di condurlo via dalla sala..
Camminarono in silenzio per un po’ e Annabeth ebbe l’opportunità di osservarlo meglio: era una quindicina di centimetri più alto di lei e camminava con sicurezza e un’andatura ben equilibrata. Era bello, ma in un modo tradizionale, con i classici occhi blu e capelli biondi. Annabeth poteva capire il motivo per cui sua madre voleva che si avvicinasse a Jason: sarebbero sicuramente sembrati meravigliosi assieme, sul trono.
La città di Roma non aveva bisogno di un nuovo re perché la sorella maggiore di Jason, Talia, era in linea di successione per il trono. Si era sposata l’anno precedente sarebbe diventata regina dopo che i genitori avessero abdicato.
Jason, quindi, era in cerca di una moglie, preferibilmente una che gli desse potere. O meglio, era quello che volevano i suoi genitori per lui. Annabeth compiangeva la sua sorte, ma non significava che volesse sposarlo.
- Quindi… sei nervosa per l’incoronazione? – chiese Jason quando sbucarono in un corridoio e che conduceva alla Sala da Ballo.
- Sì, credo di esserlo. Ma sono stata preparata a questo per molti anni.
- So cosa si prova – disse lui in un sussurro.
Annabeth non poté fare a meno di sorridergli con la coda nell’occhio.
- E tua sorella non è venuta con voi?
- No, qualcuno doveva fermarsi al castello e lei si è offerta volontaria.
L’amarezza nella sua voce era così evidente che Annabeth si chiese se fosse rivolta a Talia o al fatto che lei era potuta rimanere e lui no.
- Siete molto vicini come fratelli?
Lui girò la testa e sorrise caldamente rispondendo: - Sì, anche se Talia è molto più schietta di me con i nostri genitori.
- Davvero? – chiese Annabeth sorridendo e immaginando Talia azzuffarsi con i genitori come una bambina capricciosa.
- Sì, sa essere abbastanza drammatica a volte. Ma le voglio bene – disse affettuosamente – E sono portato a pensare che tu sia figlia unica, vero?
Annabeth guardò fisso dinanzi a sé sentendo che il cuore le cadeva in mille pezzi.
- Sì – la sua voce fu a malapena distinguibile nel sussurro che diede come risposta.
- Dev’essere triste per te…
- E questa è la Sala da Ballo – lo interruppe frettolosamente Annabeth mentre entravano nell’enorme sala – Dove si terranno la maggior parte delle cene e dei balli dei Rocali.
- Wow – mormorò Jason in segno di apprezzamento.
- Sembra incredibile, vero? – disse Annabeth sorridendo – Queste colonne attorno ai margini della sala provvedono da supporto integrale, mentre il soffitto è il primo soffitto a cupola di vetro della storia ad essere stato usato su così larga scala.
Jason alzò lo sguardo e i suoi occhi parvero catturare l’immagine del cielo blu attraverso il quale sembrava che volesse scappare e scomparire dietro le nuvole.
- Be’ – disse la ragazza dopo qualche secondo – C’è molto di più da vedere, continuiamo con il tour.
Jason rinvenne dallo stato di trance in cui era caduto e le sorrise, lasciando che lei guidasse il cammino.



Ella’s corner
So che questo non è il capitolo Percabetrhoso (?) che molti di voi si aspettavano, ma l’autrice ci fa sapere che presto i nostri sogni da shipper saranno realizzati con la comparsa di un secsi Percy sirenetto e che non ci sarà nessuna scena romantica tra Jason e Annabeth.
Se ci saranno o meno altri personaggi della saga non ci è dato saperlo, al momento, ma ritengo che Jason e Piper siano stati davvero ben integrati nella trama, no?
Personalmente spero che Talia comparirà, prima o poi: dev’essere stata concepita davvero molto badass dall’autrice, almeno secondo la descrizione di Jason.
E poi, abbiamo un’Era da strangolare (ecco spiegato il motivo perché non si chiama Giunone in questa storia), un’Afrodite assente (anche se la odio, what a shame!), un’Annabeth con le migliori qualità al mondo (personalmente l’avrei resa un puntino più egoista, ma stiamo parlando di una fiaba, quindi la protagonista così perfetta era quasi un obbligo) e molto appassionata di architettura e un bel capitolo lungo lungo (altra cosa che distingue questa storia dalle mie microscopiche) tutto da recensire.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Un bacio,
Ella.
  
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