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Autore: Patosangel32    29/07/2014    1 recensioni
È davvero necessario dimenticare per andare avanti? Quanto è importante ricordare ogni singolo momento, per apprezzarlo nella felicità o nelle difficoltà? Era un giorno qualunque, quando i Ragazzi si ritrovano veramente colpiti dall'Amnesia da loro cantata. Saranno in grado di ritrovare i loro momenti perduti?
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Author's Corner: Sinceramente non so perchè continuo a scrivere questa storia... ma oramai ci sono dentro :) spero vi piaccia !! 
With love, 
-A.

Capitolo 1

Quattro mesi dopo…


Calum si svegliò con la solita estrema calma. Aprì prima un occhio e poi l’altro, come ad accertarsi che davvero fosse mattina. Con la stessa riluttante voglia, si portò una mano sul viso e si schiaffeggiò leggermente le guance. Poi si sollevò, la canottiera bianca sbrindellata gli scivolava da una spalla lasciando scoperto il tatuaggio sul pettorale sinistro. Iniziò a grattarsi la testa, arricciando ancora di più i selvaggi capelli neri.
Erano successe un sacco di cose negli ultimi quattro mesi, eppure non riusciva a ricordarsi cosa era successo la sera prima. Si ricordava di aver lasciato il garage di Ashton, in cui insieme ai ragazzi, aveva provato le ultime canzoni e forse… è possibile che ne avessero scritta una nuova? E se sì, perché non la ricordava?
Si sentiva come se la sera prima avesse bevuto pesantemente, ma avrebbe giurato di non aver toccato altro che limonata o soda. Si guardò allo specchio con meticolosità. Gli occhi neri non sembravano aver dormito profondamente per dieci ore; due occhiaie scure solcavano i suoi zigomi. Si accigliò; non era mai successo prima. Aveva come la costante impressione che mancasse qualcosa, ma non avrebbe saputo dire cosa di preciso. Non si sarebbe chiesto chi mancasse. Insomma, se manca una persona, te ne accorgi, no?
A ogni modo, uscì dalla stanza strascicando i piedi scalzi quando il suo guardo scivolò sul comodino, vicino al letto. Si chiese quanto fosse stato addormentato da non accorgersene prima. Era altamente improbabile che il libro appoggiato con cura sotto la lampadina fosse il suo. Lo prese e lesse il titolo sulla copertina: Great Expectations – Charles Dickens.
Chiunque glielo avesse prestato, aveva davvero un’enorme fiducia nelle sue possibilità, ma lui stesso credeva che un libro tanto grande non sarebbe riuscito a leggerlo. Ultimamente gli incontri con la band stavano diventato costanti e molto impegnativi, e lui si sentiva come se il suo più grande sogno stesse prendendo vita. Eppure qualcosa non quadrava, e si chiedeva perché proprio quella mattina dovesse avvertire quella sensazione di … nostalgia proprio al centro del petto.
 
**
 
Mike aveva preso il pullman un’ora prima. Nonostante fosse rauco per le prove a casa di Ashton la sera prima, si era sentito in dovere, morale più che altro, di alzarsi e andare a trovarla. Annie gli aveva detto che sarebbe tornata a casa quella mattina, e che probabilmente avrebbe fatto meglio a non passare. Micheal non aveva dato peso alle sue parole. Si sarebbe presentato alla sua porta, mica poteva sbattergliela in faccia, no? E se invece lo avesse fatto?
Scese alla solita fermata, salutando il solito autista e saltando il solito gradino con fare esperto. La prima volta che ci era capitato, aveva perso il suo orecchino proprio nella fogna ai suoi piedi, questo perché improvvisamente era comparsa una stramba ragazza con i capelli lunghi e castani che gli era sbattuta contro. Sembrava spaventata e sconvolta, e lui si era sentito in colpa per aver perso il piercing. Chissà chi o cosa avesse perso lei, cosa avesse saputo. E poi l’aveva scoperto. Quel giorno Ann aveva scoperto di avere il cancro, il che a ottanta anni è spiacevole, a sedici è una dannazione. Micheal non aveva intenzione di innamorarsi di lei, ma purtroppo o per fortuna l’aveva fatto. E ora vagava come un fantasma alla fermata dell’autobus, non sapendo se aspettare il pullman di ritorno oppure proseguire per un  altro isolato e raggiungere Ann a meno di due chilometri da lui. Sapeva che Ann odiava farsi vedere dopo essere uscita dall’ospedale, ma lui sperava che potesse superare questa storia. Lei gli piaceva così com’era, e anche se non l’aveva mai vista nei momenti peggiori della malattia, perché lei puntualmente glielo impediva. Ann era stata riservata all’inizio con chiunque si fosse avvicinato a lei per compassione; Mike era riuscito a scalfire quella corazza e raggiungerla ovunque si fosse rintanata. Ne aveva apprezzato la forza e la tenacia, e la purezza dei suoi sentimenti l’aveva colpito. Le avevano dati pochi anni di vita prima che il tumore vincesse, ma lei non lo aveva allontanato e stranamente lui non aveva avuto paura di starle vicino.
Prese la sua decisione.
Non si mise a correre, ma ci mancò poco.
Suonò al campanello. I capelli decolorati si specchiavano sul vetro della porta che dava sul porticato. Si immaginò il discorso che Ann gli avrebbe fatto, cercando di rimanere seria mentre lo sgridava, mentre gli diceva che doveva smetterla di precipitarsi in casa sua quando lei glielo proibiva.
-“Chi è?”
-“Sono Micheal?”
L’esitazione non gli piacque per niente.
-“Micheal, chi?”
 
**
 
Ashton si stiracchiò come un gatto per almeno dieci minuti. Era una sensazione pessima alzarsi dopo cinque ore seduto sullo sgabello fra le percussioni. Ora aveva un piccolo problemino al polso, che sarebbe tornato in ottima forma in un paio di ore e … aveva un corpo raggomitolato che dormiva dall’altra parte del divano.
Già, al solito si era addormentato in garage. Sorrise guardando la massa di capelli biondo scuso stendersi e occupare lo spazio che lui aveva lasciato libero alzandosi.
-“Ehi, piccoletto.” Sussurrò pizzicandogli il naso. Harry, il suo fratellino, aprì un solo occhio fulminandolo con i suoi occhi chiari.
-“Cosa ci fai qui?” gli chiese mentre si alzava stropicciandosi gli occhi. Aveva un faccino furbo e allegro tanto quanto il suo, d’altra parte.
-“Niente. Dormivo.”
Ashton rise rauco. Ancora aveva la voce impastata dal sonno.
-“Questo era ovvio.” Rispose scompigliandogli i capelli. Si lasciò seguire dal fratello e insieme salirono in casa. Si girò e gli fece segno di fare silenzio, forse Lauren e sua madre stavano ancora dormendo. In realtà, non era molto sicuro. C’era uno delizioso profumo di caffè  e omelette che proveniva dalla cucina. Magari più tardi, ci sarebbe passato. Era sicuro di aver dimenticato qualcosa in camera, qualcosa che riguardasse un cd a cui avrebbe dovuto lavorare. Non ricordava dove lo avesse messo, e per chi avrebbe dovuto farlo. Eppure ricordava questo strano aneddoto di un borsone sul marciapiede con alcuni nastri di raso che fuoriuscivano dalla cerniera che non era stata chiusa bene, e una mano sottile le gli porgeva un cd. Sembrava che non ci fosse scritto niente sopra, o forse lui non se lo ricordava. Doveva trovarlo, magari era urgente. Guardò rapidamente Harry che se ne tornava in camera sua e lo salutò con un cenno del capo accompagnato dal solito sorriso. Poi entrò nella sua confusa stanza e si portò una mano tra i capelli.
-“Non potrò mai trovare un cd qua dentro. Tanto meno intatto.” Brontolò.
 
**
 
[SMS] – Sconosciuto.
La vibrazione del cellulare sul comodino lo fece svegliare con un mugolio. Lasciò cadere la mano sull’apparecchio e se lo portò a due centimetri dagli occhi, la vista ancora appannata dal sonno.
 
Ci vediamo per le tre, al solito posto?
 
Luke si accigliò. Perché uno sconosciuto avrebbe dovuto scrivergli di vedersi al solito posto? Decise comunque di rispondere.
 
[SMS]
To: Sconosciuto
Scusa, chi sei?
 
Rotolò nel letto e schiacciò la testa su cuscino. Sapeva che fosse tardi, ma non si curò dell’ora. Era stanco con un enorme mal di testa. Che problemi aveva avuto nel digerire un pizza con peperoni, salame e patatine? Il suo stomaco era abituato al peggio…
 
[SMS] – Sconociuto.
Stai scherzando, vero? O.o
 
Luke si alzò mordendosi il piercing sul labbro inferiore. Perché la gente doveva alzarsi la mattina con la voglia di prendere in giro altra gente che ha solo voglia di dormire? Sollevò un sopracciglio guardandosi intorno. Era la sua stanza, il suo letto, i suoi posters, i suoi spartiti, la sua chitarra. Perché qualcosa non tornava?
 
[SMS]
To: Sconosciuto
No.
 
Guardò lo schermo con un sospiro. Qualcosa non tornava. Era chiaro che quella persona lo conoscesse.
 
[SMS] – Sconosciuto.
Andiamo, Luke. So che abbiamo litigato di brutto l’ultima volta, ma non pensavo che fossimo arrivati a questo punto.
 
Scosse la testa come a schiarirsi le idee poi arrivarono tre messaggi tutti a una volta.
 
[SMS] – Cal.
Dobbiamo vederci.
 
[SMS] – Mikey.
Possiamo vederci?
 
[SMS] – Ash.
Da me. Subito.
 
Sbuffò con aria preoccupata e non perse altro tempo. 
   
 
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