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Autore: Filmaustencat    29/07/2014    3 recensioni
-Secondo te mangio cibo per gatti?- gli feci stizzita ricordando la domanda.
-Era una supposizione: una volta ho visto un programma in tv. Parlava di gente che rimaneva reclusa un casa e mangiava solo cibo per gatti. Il tuo abbigliamento me lo ha ricordato- mi disse passando la prima scatoletta. Ok, questo bellissimo e odioso ragazzo mi aveva appena detto che gli ricordavo uno squallido programma;
-Non è appropriato dire queste cose ad una signorina benché meno ad un cliente- osservai stizzita.
-Beh- riprese lui passando la seconda scatoletta e alzando lo sguardo su di me -Mettiamola così: non è appropriato nemmeno andare in giro in pigiama- concluse sorridendo.
Uscire in pigiama per andare al supermercato non era stata una buona idea. Sofia lo capirà ben presto quando si troverà a discutere con un bizzarro cassiere che le darà del filo da torcere. Saranno battute al vetriolo e messaggi inusuali a farli avvicinare ma, "nel ragazzo bellissimo del supermercato" oltre alla battuta sempre pronta, si celano segreti che aspettano solo di essere svelati.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Ciao, sono Sofia...quella della Coca Cola...mi avevi lasciato il tuo numero". Lo rilessi mille volte prima di inviarlo al famoso Tommaso, conosciuto due giorni prima al Boxiton. Gli avevo scritto un semplice messaggio di ripresentazione nel caso in cui si fosse scordato di me: cosa di cui ero certa. Insomma, non ero certo il tipo appariscente che sogni la notte di portarti a letto. Decisamente: io se fossi stata un uomo non mi sarei ricordata. Eppure dopo la mia ultima delusione riponevo fiducia in questo tipo, in normali circostanze forse non gli avrei mai scritto. "Ma poi perché cavolo non lo ha chiesto a me il numero?". Paranoica com'ero dopo aver atteso 1 ora e 10 senza risposta, il mio cervello macchinò una serie di spiacevoli pensieri. 
"Lo so perché non mi ha chiesto il numero, aspettava che gli scrivessi io come una sciocca abbagliata dal suo fascino per poi prendermi in giro coi suoi amici!" Conclusi. Insomma io ed Alice ci eravamo divertite tante sere a fare questo giochetto, ero piuttosto ferrata in materia: aspettavi che ti scrivessero e iniziavi a flirtare lasciando poi la povera vittima a bocca asciutta. Si sarà sbellicato quel maledetto. Poi ebbi un illuminazione. Cos'altro potevo aspettarmi da uno che era amico di quel cassiere. Giusto, lui! Poteva benissimo essere l'artefice del tutto: si divertiva a prendermi in giro e la sera prima mi avrà sicuramente vista e in cerca di emozione aveva coinvolto un suo decerebrato amichetto per umiliarmi ancor di più. 
Mi alzai di scatto dal divano come illuminata, mi ci ero buttata dalla mattina: oggi era il mio giorno libero dal mio insoddisfacente e sfiancante lavoro di segretaria di un uomo fin troppo burbero che mi trattava di merda. 
Presi le chiavi della mia 500 di seconda mano e rischiando di cadere per le scale arrivai in pochi secondi dentro l'abitacolo partendo con una sgommata che mi fece sobbalzare. 
 
Ero da diversi minuti nel parcheggio del supermercato, cercavo di calmarmi prima di entrare. Se quel cavolo di...se solo mi ha veramente presa in giro io...oh al diavolo: ero lì per commettere un omicidio. Entrai a passo di marcia con un' espressione poco femminile sul volto e mi diressi spedita verso le casse. Non sapevo nemmeno se lo avrei trovato ma avevo pensato ben poco prima di partire. Volevo solo riempirlo i pugni. Passando al setaccio visivamente tutte le postazioni lo vidi: calmo e svogliato come lo ricordavo, passare la spesa di una cliente. Fortunatamente il negozio all'ora di pranzo era vuoto. Avrei potuto fare la mia scenata indisturbata. 
-Credevi davvero che non lo scoprissi?!- gli urlai contro mentre mi paravo di fronte a lui. La signora sulla sessantina si spaventò: sperai davvero di non averle procurato un infarto come invece sembrava aver avuto lui. 
-Sei fuori di testa?- mi chiede riprendendosi -sei davvero fuori di testa- concluse passando la spesa della donna. 
-Qui se c'è un pazzo sei tu. Lo hai coinvolto a farmi uno scherzo?- lo accusai.
-Signora, la scusi: mangia solo cibo per gatti, tra gli effetti collaterali di questa dieta c'è l'isterismo- disse rivolgendosi alla cliente che mi guardava sconvolta. 
Io feci un suono esasperato.
-Calmati!- mi disse lui passando l'ultimo articolo -non so nemmeno di cosa tu stia parlando!-
-Parlo di Tommaso. Il tuo amico. Quello a cui tu hai chiesto di chiedermi il numero chiedendogli di prendermi in giro!- urlai.
-Mi sono perso a "il tuo amico", sono 34.30- disse poi rivolgendosi alla cliente. 
-Ok, visto che evidentemente hai problemi seri di comprensione nonché di attenzione te lo ripeterò, in maniera più semplice- iniziai guadagnandomi un'occhiata di puro odio -dico che hai convinto il tuo amico a chiedermi il numero al Boxiter solo per poi prendermi in giro quando io vi avrei scritto- gli dissi mentre, senza degnarmi di uno sguardo, porgeva il resto alla donna che velocemente si dileguava impaurita. 
-Senti- riprese lui -non ho idea di cosa tu stia parlando: sono stanco e affamato, io e Tommaso siamo solo andati li insieme. Non so che cavolo abbia fatto con te ma io di certo non c'entro nulla- sembrava sempre fregarsene una volta porgeva il resto e adesso pur di non guardarmi risistemava la cassa. 
-Non significa nulla. Tu mi hai vista quella sera e gli hai detto di imbambolarmi- gli dissi sibilando. 
-Chi pecca di presunzione adesso?- mi chiese guardandomi fissa per la prima volta -Non passo la mia vita ad architettare piani diabolici per umiliarti, non sei così importante. E poi, ci pensi benissimo da sola-. In uno scatto d'ira girai la cassa e lo presi per il bavero della sua T-shirt da impiegato. 
-Ascoltami attentamente- gli dissi guardandolo in modo minaccioso -se solo scopro che a dispetto di tutto quello che hai detto tu c'entri veramente qualcosa io ti...- lui si mise a ridere come una iena. 
-Tu cosa?- mi chiese tornando serio di colpo -Mi fai male. Sono 30 kg e 15 cm più di te. Fatti avanti- mi disse alzandosi e sovrastandomi. Ok, forse non sarebbe stata una buona idea ma gli diedi comunque un pugno in pancia. No, non fu per nulla una buona idea. Probabilmente se l'aspettava e la mia povera mano si scontrò contro il marmo. 
-Dio! Che male- urlai contorcendomi dal dolore. Lui era lo davanti a me a guardarmi con pena e curiosità non si preoccupo nemmeno di chiedermi come stavo. Per quanto ne sapevo la mia mano poteva esser rotta: non avevo mai tirato un pugno. 
-Ci hai provato...- mi disse consolatorio lui uscendo dal mio campo visivo. Prese la sua giacca e fece per andarsene. 
-So che sei una strana e non so se fa parte della tua quotidianità ma qui di chiude ad una certa ora ed i clienti che rimangono a bivaccare qui non son ben visti- mi informò. Lui era già uscito ma io mi stavo ancora riprendendo. Mi aveva umiliata ancora. O forse questa volta ero stata io a farlo. Lo seguii e mi accorsi uscendo che si era scatenato un acquazzone. Lo vidi correre incappucciato verso una postazione che vende panini. Riuscivo a malapena a vederlo con tutta quella pioggia lo sentii urlare "Panino, carne...tante salse".
-Ehi!- gli dissi avvicinandolo. Eravamo ancora in salvo dall'acqua sotto una tettoia. 
-oh mio Dio!- urlò esasperato lui -che avrò mai fatto di male!- disse esasperato. 
Non potevo certo biasimarlo. Magari ero stata affrettata ad incolparlo. 
-Ok! Gli dissi. Se sei così in buona fede come dici devi farmi un favore!- 
-Ti sei bevuta il cervello?- mi fece scandalizzato.
-Non è nulla di che ho bisogno di un'informazione!- riprovai
-Già...- ripetè ancora la sua parola preferita -non se ne parla.- concluse. 
-Sei uno stronzo!- gli urlai correndo sotto la pioggia verso la macchia. Non appena entrai esalai un respiro, non volevo vederlo mai più. Ero esausta. Non uno ma ben due uomini mi avevano rifiutato qualcosa. Un record!
Quasi mi strozzai quando la portiera del passeggero si aprì e lui occupò il posto. Era bagnato e reggeva ancora in mano il suo panino super calorico. 
-Scendi immediatamente dalla macchina!- gli intimai
-Qual è l'informazione che vuoi?- mi chiese. Alla fine aveva accettato di aiutarmi. Dovevo tentare.
-Tieni- gli dissi porgendogli il foglio che due sere prima il suo amico mi aveva lasciato -è giusto il suo numero?- gli chiesi. Potevo sembrare disperata ma poco mi importava. Lo vidi trafficare col telefono mentre addentava un gigantesco pezzo del panino.
-Fai schifo- gli dissi osservando la scena -già...- mi rispose come al solito lui. 
-Si.- mi disse poi di punto in bianco. -Si cosa?- gli chiesi spazientita. 
-Si, Sofia. È il suo numero. Quindi non prendertela con me se non ti risponde- disse lui. 
-Si chiaro. Perché io non sono bellissima e troverebbe cento altre ragazze meglio di me- dissi riportandogli i miei pensieri della mattina.
-Non ho detto questo- mi disse lui sorprendendomi -ti propongo un patto- mi fece girandosi felice -ti è cambiando discorso; organizzerò un incontro con lui, sabato alle 7 al Dino- disse lui scrivendomi il suo numero. 
-E tu cosa guadagni da tutto ciò?- gli chiesi accettando il suo foglio. 
-La tua promessa che non farai più la matta nel posto in cui lavoro- mi fece. 
-Penso di poterti dare la mia parola- lo presi in giro. 
-Bene! Abbiamo un accordo, per qualsiasi cosa chiamami...io risponderò- disse sorridendo mentre usciva dalla macchina. Mi fidai di lui poi mi accorsi che mi fidavo di un tizio di cui non sapevo nemmeno il nome -ehi!- gli urlai -non so nemmeno il tuo nome!-.
-Già...sono Christian, ci vediamo Sofia- e così come era entrato se ne andò, velocemente lasciandomi senza parole. 


Angolo autrice: spero vi piaccia la storia :)
Se volete, fatemi sapere che ne pensate in una recensione. 
Un bacio, alla prossima. F.
  
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