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Autore: Smora    29/07/2014    2 recensioni
Una storia come ce ne sono tante, dove nonostante tutto le due anime si incontrano, dando vita ad un universo diverso ma sempre uguale.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era successo una sera. Una sera buia e fredda come tante altre. Lei non si era presentata.

Aveva atteso al di fuori del trainer per un ora, con crescente indignazione, stupendosi nel contempo della propria pazienza. Poi con un gesto di stizza colpì la parete di metallo, perforandola come fosse burro.

“Dove diavolo si è cacciata quella maledetta femmina?!” continuava a domandarsi, mentre marciava spedito in direzione della sua stanza. Decisamente doveva avergli lasciato fin troppa libertà ultimamente se si permetteva un simile ritardo, ma ci avrebbe pensato lui a farla tornare ubbidiente e sottomessa, pensò pregustandosi il momento in cui avrebbe inflitto la giusta punizione.

Ma i perfidi piani di Vegeta non trovarono attuazione, poiché giunto alla stanza della giovane e sradicata la porta dalla sua sede, non trovò nessuno su cui riversare la propria ira.

La stanza era deserta e di Bulma non rimaneva altro che il profumo sulle lenzuola.

Nessun oggetto personale, nessun abito o piccolo ricordo che solitamente gli schiavi riuscivano a portare dalla terra natia. Niente che facesse pensare a lei. Quasi fosse stata un fantasma che graziato della sua pena aveva finalmente trovato la pace. Ma lei era reale e lui lo sapeva. E quel letto che ancora portava addosso il suo odore ne era una prova.

Forse era stata venduta, pensò valutando le opzioni. Ma una mente geniale come la sua non sarebbe stata ceduta tanto facilmente da Freezer, che era ben cosciente dell'importanza di un cervello che funzionava. Forse era morta, schiacciata dalla forza di qualche guerriero di infimo livello che non era in grado di controllare a pieno la sua forza fisica. O forse aveva trovato la fine attraverso le sue stesse mani, esplodendo insieme ad una delle sue invenzioni. O magari l'avevano solamente spostata di stanza e lei si era creduta tanto al sicuro da non presentarsi al loro solito appuntamento. Tuttavia le sue supposizioni non avrebbero trovato risposta. Non quella notte almeno, ma l'indomani sarebbe sceso nei laboratori e lì l'avrebbe cercata. Ma prima doveva calmarsi e così con passo lento si avviò verso le stanze del piacere, dove qualche schiava ben addestrata avrebbe pensato a fargli rilassare il corpo e la mente.

 

Ma le abili mani delle prostitute della base e i loro corpi prosperosi non bastarono a lenire l'ira di Vegeta, il quale sempre più nervoso con l'avvicinarsi del giorno meditava sulle sue prossime mosse.

Se la scienziata era persa per sempre lui non avrebbe potuto portare a termine il suo allenamento e tutte le sue speranze e i suoi sogni di gloria sarebbe sfumati in una nuvola di fumo. Quella donna era troppo importante e lui l'avrebbe trovata. Appena il nuovo giorno cominciò a manifestarsi scese spedito nell'ala scientifica e li cominciò la sua caccia.

Il laboratorio cominciava appena a popolarsi e lui attese in un angolo accanto alla porta il susseguirsi delle varie figure che vi penetravano, osservando seccato che la sua preda ancora non si vedeva. Poi la rabbia fu più forte e nonostante sapesse di rivelare un qualcosa che avrebbe dovuto rimanere segreto, cominciò a pretendere risposte dal solo che sapeva in quel luogo potesse dargliele.

Attese che il vecchio Sug si ritirasse nel piccolo studiolo che gli era stato concesso e lo scaraventò con forza contro la parete di metallo.

-Dimmi dov'è!!

Il volto felino del vecchio scienziato divenne una maschera di dolore, mentre tentava di sollevare il capo dopo la violenta botta che gli era stata inflitta. Ma Vegeta non aveva tempo da perdere e veloce si avventò nuovamente sul vecchio che venne sollevato di peso dal bavero.

-Bada bene vecchio, se speri di impietosirmi è ovvio che non sai con chi hai a che fare e se pensi che la tua immunità possa fermarmi ti sbagli di grosso. Voglio sapere che fine ha fatto la terrestre!

Lo scienziato scosse la testa e lo guardò atterrito.

-Non lo so principe Vegeta. Non ho idea di dove l'abbiano portata.

-Cosa intendi dire?! - disse portandosi ad un centimetro dal suo naso.

Il vecchio deglutì a fatica.

-Zarbon ieri è sceso con due guardie è l'ha prelevata, ma non era come le altre volte. Non le ha spiegato che lavoro dovesse compiere e lei non ha preso nessun attrezzo.

-Ha detto qualcosa?

-Lei nemmeno una parola, ma si vedeva che non era felice.

Vegeta mollò la presa. Aveva saputo tutto quello che c'era da sapere e voltate le spalle uscì dalla stanza, pieno di dubbi e di perplessità.

 

La palestra era ovviamente sovraffollata e nell'aria si poteva percepire l'odore del sangue mischiato al sudore dei guerrieri, che li trascorrevano gran parte della loro giornata. I più pigri se ne stavano agli angoli ad osservare i vari combattimenti. Le dispute erano frequenti e non passava giornata in cui qualche soldato perdesse la vita dopo aver combattuto strenuamente per le motivazioni più frivole, come un'occhiata di troppo o un spintone involontario.

Ma quella mattina in palestra c'era qualcosa di diverso.

Napa era stato a guardare Vegeta mentre massacrava di botte uno dopo l'altro ogni guerriero nella stanza. Doveva essere furioso e a pagarne le spese ne era stato specialmente Kiwi.

Vegeta e l'alieno viola erano entrambi di nobili origini. Principi spodestati da un trono che gli spettava di diritto e ora mercenari senza popolo di un tiranno che li sfruttava.

Entrambi giovanissimi si erano conosciti sulla base spaziale e a causa della potenza fin troppo simile si erano subito detestati, cercando di primeggiare l'uno sull'altro, e venendosi a scontrare ogni volta che si incontravano di ritorno da una missione. Ma la loro indole era profondamente diversa.

Kiwi si era accontentato di ricoprire uno dei ruoli di maggior riguardo nell'esercito di Freezer, mentre Vegeta non aveva mai accettato il suo ruolo e continuava ad allenarsi nella speranza di uscire dalla schiavitù in cui si trovava. Negli anni il divario tra i due si era andato ampliando e ora l'alieno viola coglieva i frutti della sua pigrizia. Riverso in una pozza di sangue stava esalando gli ultimi respiri mentre Vegeta, non ancora appagato, sputava sul suo corpo martoriato.

-Non vale nemmeno la pena di porre fine alla tua inutile esistenza. - E detto questo calciò l'avversario dall'altra parte della stanza.

-Siamo nervosetti vero Vegeta?! - disse una voce più che nota alle sue spalle – Qualcuno ha forse pestato la coda al principe delle scimmie?-

Vegeta non si voltò nemmeno. Sapeva fino troppo bene a chi appartenesse quella voce.

-Puoi provare a pestarmela tu Dodoria. Sempre se ne sei capace ovviamente.

-Non sono qui per questo, e credimi...è meglio per te!

-Dimenticavo che non fai nulla senza avere il pieno benestare di Freezer.

Le mani gli prudevano ancora, nonostante il sangue versato ed era certo che Dodoria sarebbe stato un degno avversario, ma le parole successive del grassone rosa lo riportarono alla ragione.

-Freezer vuole vederti. Ora. Ha una missione per te.

E Vegeta tacque. Indossò nuovamente l'uniforme e seguì a testa alta il tirapiedi del sovrano.

Napa dal canto suo tirò un sospiro di sollievo. Se la situazione andava avanti così non ci sarebbe voluto molto perchè Vegeta se la prendesse anche con lui, e decisamente non aveva voglia di farsi un altro soggiorno nelle vasche di rianimazione. Inoltre una missione era proprio quello che ci voleva per ritemprare lo spirito ed il corpo, e magari placare le ire distruttive del suo principe.

 

La sala del trono era costituita da un'ampio corridoio che andava a terminare sulla breve scalinata che portava alla ricca poltrona sulla quale prendeva posto il tiranno. L'ambiente era privo di finestre e la luce al neon illuminava la stanza creando un'atmosfera malata. La stanza tuttavia veniva usata di rado, e solamente per le grandi occasioni. In quei rari eventi veniva addobbata di tutto punto, in maniera da risultare più accogliente e meno sterile. Altrimenti il corridoio veniva percorso per tutta la sua lunghezza, fino ad oltrepassare il trono stesso per raggiungere poi la sala ovale che si trovava immediatamente dietro e che serviva sia come sala riunioni sia come anticamera agli appartamenti di Freezer stesso.

Troppo minuto nella sua forma ridotta non amava perdersi nell'immensità della sala del trono, quindi nella sala ovale il tiranno riceveva i guerrieri di più alto rango e conferiva con i suoi più fidati consiglieri. Era qui che Vegeta veniva sempre condotto, ogniqualvolta i suoi servigi venivano richiesti.

-Benvenuto Vegeta- lo accolse, dandogli le spalle.

Lo aveva trovato spesso così quando lo mandava a chiamare. Con le spalle alla porta d'ingresso e lo sguardo puntato sull'ampia vetrata ovale che mostrava l'universo nella sua tetra magnificenza.

-Lord Freezer...- e si inchinò lottando contro la repulsione che quel gesto gli comportava.

Negli anni Vegeta era diventato un bravo attore. Riusciva a dissimulare il suo odio e a mostrarsi servile, almeno quel tanto che bastava a mantenere la testa attaccata al collo. Ricordava bene infatti le severe punizioni che gli erano state inflitte quando era ancora un bambino, e lo sguardo sfuggiva al suo controllo facendo fiammeggiare gli occhi neri che ardevano di disprezzo.

Ora il suo sguardo veniva mantenuto basso fino a quando non era assolutamente certo di potersi dominare. Ma la tensione che aveva in corpo non permetteva quel giorno alla mente di ragionare razionalmente e così, approfittando di trovarsi alle spalle del tiranno sollevò la testa e il corpo da quell'inchino forzato e guardò dritto davanti a sé.

Fu un rapido movimento della tenda purpurea che nascondeva l'entrata alle stanze reali sulla destra a catturare il suo sguardo...e poi la vide.

Si nascondeva da Freezer e con un dito sulle labbra gli intimava il silenzio.

“che diavolo ci fa li!”, pensò più curioso che sorpreso.

-Mi hanno riferito che eri particolarmente in forma questa mattina...-

La voce melliflua del suo padrone lo riportarono al presente, ma tacque, aspettando paziente la fine di quello che sapeva sarebbe stato un monologo.

-Hai compiuto quasi una strage e hai mandato alcuni dei miei uomini più preziosi direttamente nelle vasche di rianimazione...-

Lei intanto gli faceva segno di aspettare e poi dal vestito estrasse un minuscolo marchingegno.

-Evidentemente ti ho lasciato un po troppo a briglie sciolte mio caro Vegeta. Questo lungo periodo di riposo non ti ha affatto giovato e inoltre invece di essermi grato per questa vacanza tu ti diverti a trasformare la mia palestra in un mattatoio...-

Dalla mano della giovane cominciò a fluttuare un minuscolo insetto robotico che volava dritto verso di lui.

-Quindi direi che è il caso di farti riprendere a lavorare. Tanuin ti aspetta e...- il tiranno si girò guardandolo finalmente in faccia, proprio mentre la piccola coccinella andava a posarsi sulla sua spalla-...lascia pure a casa i tuoi scimmioni. Con il macello che hai combinato credo che sia il caso di lasciarti un po' a riflettere da solo sul tuo operato.

Vegeta tornò ad inchinarsi. Non c'era nulla da dire. Era ovvio che avrebbe fatto quello che gli veniva chiesto. Ma questa volta la mente non era accecata dall'ira dettata dalla sua impotenza, ma da un grosso punto di domanda che occupava ogni angolo del suo cervello. La vide scomparire rapida dietro alla tenda e poi anche lui se ne andò.

 

  
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