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Autore: Colpa delle stelle    29/07/2014    3 recensioni
- In revisione... -
Anno 2200, Inghilterra
Anche i tempi d'oro in seguito alla sconfitta di Voldemort terminarono e una nuova epoca di problemi e battaglie si fece strada nel Mondo Magico.
Gli eroi del passato persero la loro importanza, gli antichi ideali furono distrutti da una nuova grave minaccia, che si fece strada tra le debolezze dei Maghi.
Fu allora, quando le persone erano deboli e non potevano combattere, che un giovane uomo, a dispetto della sua natura non magica, ideò un colpo di stato e piegò con il suo potere dittatoriale l'intera nazione, dividendola poi in 14 parti, per meglio governarla: la capitale, Diagon City, e altri 13 Distretti, che la circondavano e la mantenevano in vita.
Anche questo tempo di pace però non durò e una nuova guerra sconvolse la nazione, che vide la vittoria del nuovo presidente Snow e del suo governo.
Il Distretto 13 venne raso al suolo dalla capitale e una condizione fu imposta a tutti i cittadini degli altri Distretti.
Un nuovo gioco, una nuova distrazione, terribile ma efficace: gli Hunger Games.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Favoriti, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Presidente Snow, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The power of the elements'
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The power of the elements- La verità ha un prezzo

 

Sentii il mio braccio sollevarsi, unito a quello di Joey, e il classico ululato euforico del mio amico mi trapanò le orecchie.
Il pubblico esplose alla nostra entrata in scena: si ricordavano che alla Mietitura ci eravamo comportati allo stesso modo e che eravamo tornati dall'Arena.
Forse attribuivano la nostra vittoria solo a quel fatto.
I capitolini non erano famosi per la loro intelligenza, quanto per la loro ridotta capacità di ragionare.
-Signori e signore, i vincitori della cinquantanovesima edizione degli Hunger Games!- esclamò Caesar, invitandoci a raggiungere il centro del palco con lui.
Mi affiancai a Camille e le sorrisi, porgendole una mano.
Lei l'afferrò e fece lo stesso con Felicity, Nick e Alexander.
Prima che i capitolini riuscissero a dire “wow” eravamo un'unica catena umana.
-Quale incredibile entrata in scena, ragazzi!- sorrise Caesar, invitandoci a sedere.
Sei poltrone erano poste a semicerchio davanti a un enorme schermo, che occupava quasi tutta la parete della piazza principale di Diagon City.
-Sarebbe inutile nascondere il fatto che voi eravate sin dall'inizio i miei preferiti, sul serio.- esordì Caesar, accomodandosi insieme a noi.
La folla si era quietata, in attesa delle nostre parole.
-Alla faccia dei favoritismi, Caesar.- commentò Nick, rivolgendogli un'occhiata risaputa.
Il presentatore e i capitolini scoppiarono a ridere, acclamandolo.
Io invece non riuscivo a pensare ad altro che al fatto di non volere essere lì, davanti a tutta quella gente.
Qualsiasi altro posto sarebbe andato bene, ma non lì.
-Ormai mi conoscete, io acclamo solo il meglio!- scherzò Caesar, facendoci l'occhiolino.
Passai il resto del tempo in silenzio e risposi solo alle domande che mi venivano rivolte direttamente.
Nick continuava a scherzare con Caesar, come se fossero amici di vecchia data, Joey si impegnava ad apparire intelligente a giudicare dalle risposte che si inventava e Felicity sembrava divertirsi a mettere in difficoltà il presentatore, con un tono saccente e delle esclamazioni che farebbero invidia persino al migliore dei ribelli.
-Abbiamo già potuto appurare che una coppia del nostro irresistibile sestetto si è già formata. Felicity, vuoi parlarcene?-
Se solo in questo momento avessi avuto una macchina fotografica, non ci avrei pensato due volte ad immortalare la faccia stupita e improvvisamente rossa di Felicity, che alternava occhiate omicide verso Caesar a occhiate indecise verso Alexander, il quale prese subito in mano la situazione, con la sua intramontabile leggerezza.
-Sarebbe inutile negare la verità a questo punto.- disse Alexander, prendendo la mano di Felicity e stringendogliela. -Sono contento di averla viva qui, accanto a me.-
Il pubblico si sciolse in un sospiro sognante, mentre Caesar applaudì e Felicity cercò di scivolare via dalla poltrona e dalle telecamere, non riuscendoci.
Le rivolsi un breve sorriso divertito e per la prima volta lei lo ricambiò, guardando subito dopo Nick.
Non riuscii comunque a fermarla, perché Camille si intromise nel discorso e lo pilotò strategicamente su un altro argomento.
Felicity mi mimò velocemente un “Presto toccherà anche a te” che cercai di nascondere con un enorme sorriso e un, apparentemente causale, gesto con la testa.
Se avessi saputo che mi avrebbe parlato e che avremmo scherzato insieme solo sul palco di Capitol City, mi sarei data da fare per vincere prima e con meno sforzi.
-Ma è dunque arrivato il momento che tutti noi stavamo aspettando!- esclamò subito dopo Caesar. -Il momento di rientrare nell'arena per l'ultima volta e ammirare le gesta formidabili dei nostri vincitori.-
Camille sobbalzò sulla sedia e cerò lo sguardo di Joey, preoccupata.
Sapevo il perché di quella reazione.
Urla, morti, sangue e mostri.
Ecco cosa ci avrebbe atteso per le prossime ore.
Ma noi eravamo pronti e non avremmo sfigurato.
Non avremmo potuto farlo.
Alzai gli occhi verso il grande schermo alle nostre spalle e serrai forte la mascella, non appena apparirono le prime immagini del bagno di sangue.
Man mano che il tempo scorreva, un inusuale particolare mi balzò agli occhi.
Prima Nick, poi Camille, poi Felicity e Alexander e addirittura Joey.
Tutti e cinque erano caduti in una trappola o erano stati attaccati da qualcosa, rischiando di morire.
E colei che li aveva salvati, anche solo arrivando sul luogo in cui si trovavano, ero stata proprio io.
L'unica che non aveva mai rischiato di morire.
Il flashback mi colpì all'improvviso, proprio durante gli ultimi fotogramma, quando io saltavo in aria e gli schermi si oscuravano, per poi sfumare sugli altri miei compagni.
Sentivo una voce, che sovrastava addirittura da sola il pubblico di capitolini, e un nome frequente, dalla storia incredibile e dall'importanza inimmaginabile.
Harry Potter.
Ho fatto un sogno su Harry Potter mi ritrovai a pensare, stringendo con forza i braccioli della poltrona.
Joey si voltò incuriosito verso di me e mi fece un cenno, di cui però nemmeno mi accorsi.
Avevo delle parole che mi vorticavano in testa e alle quali non riuscivo proprio a dare un senso.
Non mi ricordavo di aver mai parlato con Harry Potter, ma nel contempo il mio subconscio riconosceva quello stimolo e mi convinceva del contrario.
Avevo parlato con Harry Potter... Ma di che cosa?
-Un saluto a tutta Panem e non temete, li rivedremo molto presto.-
Quello che accadde dopo, sembrò cogliere di sorpresa tutti, me compresa.
La bandiera con il simbolo di Panem che sovrastava il Palazzo Presidenziale della capitale prese fuoco, spinta da una forza conosciuta, e subito i Pacificatori si accalcarono intorno a Felicity, che sorrideva in modo strano.
-Non è stata lei! Non è stata lei!- urlò Alexander, combattendo contro le guardie che lo allontanavano da Felicity, ma il suo sguardo disperato non sembrava nemmeno vero.
Nick mi afferrò per un braccio e prima che potessi dire qualcosa, un Pacificatore sparò sulla folla e un uomo in divisa nera cadde a terra, in una pozza di sangue.
Camille urlò di terrore, ma non riuscimmo a vedere altro.
I fucili dei Pacificatori ci spinsero con insistenza nel palazzo e l'enorme portone chiuso fu l'ultima cosa che vidi.

 

 

Il viaggio di ritorno durava ormai da due ore ed entro poco Joey ed io saremmo arrivati ai nostri Distretti.
Nick era sceso poco prima, con la promessa di farsi sentire molto presto.
Il modo con cui ci sarebbe riuscito non mi era chiaro, ma evitai di commentare.
Un pesante silenzio aleggiava nel vagone sin da quando eravamo saliti sul treno e
nessuno sembrava in vena di parlare.

Più di una volta riuscii a intercettare le occhiate che si scambiavano Felicity e Camille, ma il senso mi sfuggiva.
-Voi sapevate di quell'attacco in piazza.- sussurrai ad un certo punto.
Non era una domanda, perché improvvisamente mi ero resa conto di quella che era veramente successo.
-Un attacco di ribelli. - aggiunsi, ripensando alla bandiera che bruciava. -E voi ne fate parte, a quanto pare.-
Joey prese a mordersi le unghie, preoccupato, mentre non capiva cosa significassero le mie parole.
Camille al contrario lo sapeva.
-Non potevamo dirtelo prima.- bisbigliò, facendo cenno a tutti di seguirla verso il fondo del treno.
Si sedette sui divani vicino all'enorme finestrino, seguita dagli altri, e io fui l'unica a rimanere in piedi.
-Era un piano programmato.- inizia Camille, torturandosi le mani. -Il movimento di ribelli è nato da un po', ma solo da qualche anno qualcuno si è impegnato veramente per combinare qualcosa.-
-Mia zia.- chiarì Felicity, sbrigativa. -Si è fatta mettere in prigione e da lì è riuscita a scappare, visto che dai campi di lavoro dove avevano portato lei e gli altri era praticamente impossibile uscire.-
-Campi di lavoro?- domandai, disorientata.
-I Maghi e le Streghe del Fuoco non hanno diritto ad una vita come gli altri, sono troppo indomabili. Sono loro che hanno creato il movimento di ribelli.- spiegò brevemente Felicity. -Ma non è il momento adatto per i lunghi discorsi.-
Camille prese un lungo respiro e riprese a parlare.
-Eravamo d'accordo con la zia di Felicity di portarti dalla nostra parte.-
La guardai in modo strano, ma le spiegazioni non tardarono ad arrivare.
-Dovevamo portarti dalla nostra parte, perché sfortunatamente la rivolta vera e propria non si può compiere senza di te.- chiarì Felicity, abbastanza acidamente, e poi scosse la testa, quasi rassegnata. -Ma evidentemente non ce l'abbiamo fatta.-
-Cosa te lo fa pensare?- ribattei, visibilmente contrariata.
-Il fatto che non ci hai pensato due volte ad accusarci pochi secondi fa non ti sembra una risposta più che ragionevole?-
Incrociai le braccia al petto e presi a camminare avanti e indietro nel vagone, mentre Joey guardava prima Camille e poi seguiva i miei spostamenti.
La stessa Camille prese un altro respiro profondo e mi sorrise, forse provando a consolarmi.
-Per far sì che la rivolta si compia davvero, abbiamo bisogno di te, ma non chiederci perché.- sospirò. -Finché non farai il giuramento non potrai sapere niente delle nostre manovre e dei nostri spostamenti.-
-Meglio così. Non ne ho mai avuta l'intenzione.-
Felicity allargò le braccia, come a sottolineare il proprio pensiero, e Alexander si prese la testa tra le mani, sospirando.
-Non si fiderà mai di noi se noi non ci fidiamo prima di lei.- esclamò, esasperato, e subito dopo mi prese la mani, imponendomi di stare ferma e di sedermi di fronte a lui.
-Secondo i capi della ribellione, per attuare la rivolta che cambierà i corsi della storia, servono quattro persone.-
Guardai Alexander negli occhi, poi Camille, Felicity e poi mi indicai.
-Noi quattro?- domandai. -Perché?-
-Perché i fondatori della vecchia Inghilterra erano quattro e avevano poteri fuori dal comune.- riassunse Alexander, con un'espressione abbastanza orgogliosa negli occhi chiari. -E noi siamo i suoi discendenti.-
-Ma non mi dire.- scoppiai a ridere, impegnandomi per renderla più vera possibile. -In famiglia sono la prima ad avere ereditato i poteri magici, la prima mai esistita nei Lockwood e...-
-E non ti chiedi il perché?- esplode Alexander, facendomi quasi ribaltare dalla poltrona. -Non ti domandi come sia possibile che una cosa del genere sia accaduta? È contro ogni logica naturale.-
Guardai Joey, ma lui teneva gli occhi abbassati e così non riuscii a trovare
nemmeno un po' di conforto da parte sua.

Sembrava quasi avere un'aria colpevole.
E io sapevo perché.
-Questo è il destino, Lucinda. Tu sei la Strega dell'Acqua che il fato ha predisposto come erede di Salazar Serpeverde, così come io sono l'erede di Cosetta Corvonero, Camille lo è di Tosca Tassorosso e Felicity di Godric Grifondoro. Siamo stati scelti, abbiamo ricevuto questo dono, e ora dobbiamo sfruttarlo per fare del bene.-
Il treno deragliò in quell'istante e poco a poco si fermò.
Mi decisi a sollevare lo sguardo dopo un po', un istante prima che Joey mi chiamasse e mi avvisasse che avremmo dovuto scendere.
Che eravamo finalmente arrivati al Distretto 4, a casa nostra.
-Il male non esiste. Esiste solo il potere.- Fissai tutti negli occhi, determinata. -E chi è troppo debole per usarlo. Mi dispiace, ma non vi aiuterò a far piombare di nuovo Panem nel caos. Abbiamo lottato a lungo per ottenere la pace, dopo che i nostri antenati l'hanno portata via con la forza, e se a voi non sta bene così, è un problema vostro.-
Spinsi la porta del vagone con forza e con altrettanta forza la richiusi dietro di me, senza aspettare neanche che Joey mi seguisse e senza ascoltare i commenti velenosi di Felicity.
Come potevo davvero credere alle loro parole? Come potevo anche solo fidarmi di loro?
-Tu lo sapevi!- aggredì Joey, voltandomi all'improvviso e puntandogli un dito contro il petto.
Lui non disse niente, riuscì solo ad abbassare di nuovo lo sguardo, come se il pavimento si meritasse più di me la sua attenzione.
Come se avesse quasi paura di me.
-Mi fidavo di te.- confessai e in un attimo di debolezza, un tremito nervoso percorse la mia voce.
Sentivo gli occhi bagnati, pericolosamente vicini alle lacrime, e Joey se ne accorse, ma quando tese la mano, gliela spinsi via con forza.
-Ma sei uguale a tutti gli altri. Debole.-
La stazione del Distretto 4 era sovraffollata e c'era talmente caos che non mi accorsi del treno che ripartì, diretto agli altri Distretti.
Li avrei rivisti presto, tutti quanti, ma per il momento non m'importava.
Volevo solo riabbracciare la mia famiglia, tornare alla mia vita normale, dove Harry Potter non mi parlava del sogno, dove non ero l'ultima discendente di Salazar Serpeverde, dove tutti mi avrebbero acclamato per quel che ero veramente.
Lucinda Lockwood, la vincitrice dei cinquantanovesimi Hunger Games.

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Note d'autrice:
Si, due mesi senza aggiornare sono tanti, e le mie amiche me lo hanno fatto notare più volte, ma posso solo dire che mi era passata l'ispirazione, che altre cose mi hanno fatto dimenticare questa storia.
Le stesse cose che ora ho dimenticato, visto che sono qui ad aggiornare con l'ultimo capitolo, che però non sarà l'ultimo!
Ci sarà il prologo finale e so benissimo che tante cose ambigue di questa storia non sono state spiegate, perché ho in mente un seguito.
Non è nulla di certo, e soprattutto non sarà immediato, ma ho qualcosa in cantiere e credo che molto presto riuscirò a svilupparlo.
Ringrazio tutti per avermi seguito fino a qui e grazie anche se recensirete nonostante il tempo passato.
Al prologo,
Lucinda_Lockwood

   
 
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