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Autore: fallingseries    29/07/2014    0 recensioni
Brockhall. La vita di Harry viene stravolta con la scomparsa della sorella Gemma. Ma il ragazzo non sa che la sua ostinazione nel ritrovarla lo porterà a confrontarsi con le sue paure, la magia e uno strano ragazzo dagli occhi color ghiaccio che sa più di quello che vorrebbe ammettere.
[Dalla storia:]
Per la prima volta, Louis sembrava vuoto; il suo sorriso era scomparso.
─ Non ricordo nemmeno cosa significa essere innamorati.
─ Posso insegnarti ─ disse Harry. ─ Se mi dai il permesso.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I. MAKE IT WITHOUT YOU

 

─ Ti ringrazio Alyson, senza di te non so come farebbe. Non esce più di casa da quel giorno, ha perso interesse in tutto. Lo capisco, è normale dopo quello che ha passato, ma ormai è più di un mese e..
─ Non si preoccupi signor Styles ─ disse Alyson voltandosi verso l’amico, ─ cercherò di distrarlo. Sono io a doverla ringraziare per avermelo portato qui, o conoscendolo avrebbe risposto ai miei sms fra 6 mesi.
Le scappò un sorriso, ma morì sul nascere dopo aver incrociato lo sguardo dell’amico. Era cambiato moltissimo nell’ultimo mese.
─ Allora siamo d’accordo ─ continuò il signor Styles, ─ domattina verso le 10 lo vengo a prendere.
Concluse poi, voltandosi verso il ragazzo. ─ Mi raccomando, Harry. ─ E salutando con un cenno Alyson, socchiuse la porta l’ingresso lasciandosela alle spalle.
Dopo i primi minuti di imbarazzo, classico se si pensa che Alyson non vedeva Harry da un mese ormai, era già alle prese con la preparazione del te. Harry lo adorava, quindi se non si fosse deciso a rivolgerle la parola, almeno avrebbe bevuto qualcosa di buono. In quel momento, tutti i pomeriggi passati a casa di Harry a bere te con i biscotti sembravano non lontanissimi, di più.
 
─ Limone? ─ urlò dalla cucina. Non arrivò nessuna risposta.
─ Lo prendo come un sì ─ commentò Alyson.
Ancora non lo sapeva, ma sarebbe stato un pomeriggio da ricordare.
Come predetto, Harry bevve tutto il te e solo dopo l’ultimo sorso iniziò a divorare i biscotti.
─ Bello sapere che non sei uscito dalla tua camera nemmeno per mangiare. Hai finito tutti i biscotti, proprio tu che prendi il te senza zucchero per non rovinarne il sapore!
─ Dovresti saperlo ormai che quando vengo da te ho sempre fame.
─ Già, ma era un po’ che.. Aspetta un secondo, mi hai appena rivolto la parola!
La gioia di aver sentito la voce di Harry dopo tanto scomparve subito, non appena si rese conto della cavolata appena affermata.
─ Non sono in vena di scherzare Aly ─ affermò Harry guardando fisso il piatto che fino a poco prima conteneva i biscotti.
─ Lo so Harry, ma mi sei mancato. Non puoi impedirmi di gioire per aver sentito la tua voce, finalmente.
Il ragazzo riassunse lo sguardo assente che aveva appena entrato in casa.
Il silenzio era ripiombato, l’unico modo per evitarlo era parlare, qualsiasi argomento sarebbe andato bene.
─ Ho scaricato alcuni film, andiamo su così mi dici quale vuoi vedere?
─ Non ho voglia di vedere un film Aly ─ disse convinto come se la sua vita dipendesse da quello. Alyson era sicura che se il suo migliore amico avesse pronunciato un'altra frase che terminasse con il suo soprannomme lo avrebbe preso a pugni. Capiva Harry, questo era certo, ma non riusciva a vederlo in quello stato. Sembrava avverso al mondo. Cercò di contenersi.
─ Allora cosa ti andrebbe di fare? Abbiamo una sera intera da riempire.
Harry si alzò dal tavolo e si andò a sdraiare sul divano. Fu allora che Alyson capì. Harry non voleva distrarsi, Harry aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Se non parlava col padre, con chi altri.. se non lei? Era tutto ciò che le era rimasto. Così Alyson lo seguì sul divano, sedendosi in un angolo accanto a lui.
Iniziò a scompigliargli i ricci castani, fino a scendere sulla guancia. ─ Hey… ─ sussurrò. Continuò ad accarezzarlo fino a che il ragazzo non reagì al contatto, posando la mano su quella di Alyson sulla propria guancia.
Le sue labbra iniziarono a tremare e le lacrime a scorrere piano, rigandogli il viso. Il silenzio si era impadronito dell’atmosfera, interrotto di tanto in tanto dai singhiozzi di Harry.
Con il pollice appoggiato sul volto del riccio, Alyson cercava di asciugargli le lacrime, come per volerle cancellare. Ma avrebbe voluto fare di più; avrebbe voluto cancellare la sofferenza da quegli occhi, la solitudine da quegli sfioramenti. Gli avrebbe donato qualsiasi piccola gioia che avrebbe potuto, solo per strappargli un sorriso.
─ Scusami ─ disse infine con un soffio di voce. ─ Per non averti richiamato, per essere così incasinato, per essere un peso..
Ma Alyson lo zittì subito. ─ Non dire cazzate Harry. Sei il mio migliore amico, non sei un peso. Ero solo preoccupata, ma credi che non abbia capito? Ti conosco troppo bene ormai.
─ È che fa male, Aly. Fa male non sapere cosa le è successo, non sapere se sta bene, se qualcuno l’ha toccata, se..─ Non riuscì a concludere. Tutte quelle emozioni lo stravolsero, dopo settimane che cercava di reprimerle.
Erano ormai 4 settimane che sua sorella Gemma era scomparsa. Doveva incontrarsi con un’amica, ma a detta della ragazza Gemma non si era fatta viva quel pomeriggio. E da allora non si è saputo più nulla.
─ Gemma sta bene, lo sento. Ovunque sia, sta bene e ti vuole bene. Tornerà, vedrai.
Chi vuoi convincere Alyson, te stessa o Harry?
─ Prego sempre perché accada. Non ho la forza per seguire le ricerche, ci pensa mio padre. È che non riesco nemmeno a ipotizzare l’idea che.. Che non torni, capisci? E quella è una fottuta ipotesi del capo della squadra di ricerca, okay? Ormai stanno cercando un fottuto cadavere Aly! Io non-, non può..
Ormai i due stavano abbracciati sul divano. Harry aveva consolato Alyson tante volte nei quasi 19 anni in cui si conoscevano, ma consolare Harry era raro. Dopo la morte della madre era stata dura, ma Gemma era sempre al suo fianco. Ora si sentiva solo e inerme. E non importava tutte le volte che Alyson gli avesse detto il contrario: Harry si sentiva abbandonato, e solo il ritorno di Gemma lo avrebbe fatto tornare quello di sempre.

Quella sera Harry si sentiva meglio. Parlare con Alyson lo aveva aiutato molto, perché anche provandoci non riusciva a sfogarsi con il padre. Aveva sempre vissuto con la madre dopo il loro divorzio, ma dopo la sua morte Des era tornato nella sua vita. Lo si leggeva sulla sua faccia che la morte della ex moglie lo aveva turbato, sì, ma non era più come prima. Harry e Gemma ce la facevano da soli, non avevano più bisogno di lui e constatarlo con i sui occhi gli avrà fatto male; la convivenza durò pochi mesi, dopo i quali Des lasciò i figli per tornare a Londra dove aveva vissuto fin dalla separazione.
Ma ora, senza Gemma, Harry non ce la faceva. Gemma era la sua forza, il pilastro su cui appoggiarsi. Senza di lei, si sentiva perso. Non avrebbe voluto Des con lui ancora una volta, non perché lo odiasse, semplicemente perché non avrebbe mai più voluto dipendere da qualcuno che non fosse Gemma. Gli avrebbe riportato alla memoria la madre e tutto quello che gli mancava di lei. Per questo lo rifiutava, in tutti i modi: non usciva dalla camera, metteva la musica a palla, evitava di rispondere al telefono. Alyson quella sera gli disse che Niall era davvero preoccupato per lui, come biasimarlo. Aveva smesso di andare in università dopo quel giorno, e Niall seguiva tutti i suoi corsi; non vederlo lo avrà preoccupato di sicuro, e in più i suoi messaggi e chiamate non avevano mai ricevuto risposta.
Harry sapeva di dover reagire, ma ancora non aveva la forza di farlo. Come l’avrebbe trovata, se la sua forza era la sorella? Avevano sempre avuto un legame speciale; le amiche della madre lo avevano sempre fatto presente, come se fosse la cosa più anormale del mondo. Mai una litigata, un fraintendimento, una parola detta a sproposito. Eppure la madre non sembrava scioccata. Era come se fosse destino che si comportassero così, che si capissero con uno sguardo, che percepissero a vicenda quando uno stesse male.
“Che posso dire: sono bimbi speciali”, aveva risposto una volta, Harry se lo ricordava. Non gli aveva mai chiesto cosa intendesse; non perché non fosse curioso, ma perché temeva la risposta, in un certo senso.
─ Harry?
Alyson interruppe i suoi pensieri chiamandolo con un soffio di voce.
─ Dormi? ─ gli chiese.
─ Pensavo ─ rispose. Fu allora che, ─ A cosa? ─ osò Alyson.
─ Penso di tornare in università.

✠✠✠

Quella mattinata iniziò nel peggiore dei modi: vomitò appena sveglio e la nausea non voleva lasciarlo. Eppure l’aveva promesso ad Alyson; una promessa è una promessa.

Dici davvero Harry? Dovresti farlo, vedrai che ti farà bene ascoltare qualche lezione di trigonomia!
Studio economia, Alyson. Quante volte te lo devo ripetere?
Harry si lasciò scappare un sorriso, ed Alyson lo aveva percepito. Era riuscita nel suo intento.

Va bene, va bene, come vuoi. Ma promettimi che lo farai, per me?  Anche nel buio era chiaro che aveva assunto l’espressione da cucciolo alla quale non si può dire no. Specialmente se seguite da una dozzina di ‘tipregotipregotiprego’ detti alla rinfusa e amalgamati in una sola parola.
Me ne pentirò, lo so, ma.. pausa, ..te lo prometto.

E se ne era pentito, oh eccome. Tutto intorno a lui sembrava metterlo in guardia. Come se riprendendo la sua vita da dove si era interrotta un mese prima avesse rotto un già precario equilibrio.
Non era ancora sceso dalla metro che lo avrebbe portato in università, quando si sentì oppresso da una strana sensazione. All’improvviso fu come se gli mancò l’aria, e si maledisse ufficialmente per essere uscito dalla sua camera quella mattina. Iniziò a guardarsi intorno per cercare una finestra da poter aprire, poco importava se ci fossero al massimo 10 gradi in quell’ottobre stranamente freddo. Era solo nello scompartimento e nessuno avrebbe potuto aiutarlo se avesse perso conoscenza. Aprì la finestra e l’aria fredda iniziò a scompigliargli i capelli.
Cosa stai facendo Harry?
Non poteva farcela da solo, era stata l’idea più stupida che avesse avuto in tutta la sua vita.
Per cercare di distrarsi, iniziò a fissare lo sfondo nero del tunnel della metro, proprio al di là del finestrino.
Pensò che se si fosse concentrato a fissare un punto, allora si sarebbe calmato. Iniziò a inspirare ed espiare, prima veloce e poi piano. Ma nonostante l’aria fredda, continuava a provare una certa sensazione di caldo addosso. E poi accadde.
Fu un attimo.
Intravide un volto proprio su quello sfondo nero davanti a lui.
Era Gemma.
Se qualcuno fosse entrato nello scompartimento in quel momento, si sarebbe spaventato da quanto era pallido il volto del ragazzo. Non poteva essere.
La metro arrivò alla fermata in una manciata di secondi, proprio quella a cui doveva scendere. Continuava a fissare il finestrino ormai vuoto. Eppure fino a poco prima, avrebbe giurato che vi era comparsa una figura. Ma come, se si ritrovava solo nello scompartimento? E soprattutto, chi era quella persona e perché era identica a Gemma?
In un barlume di lucidità ricordò quale fermata fosse, ovviamente la sua, e si voltò verso l’uscita. Appena sceso, la porta si chiuse in automatico dietro di lui. Guardando la metro allontanarsi, gli sembrò quasi di sentire ancora quella sensazione soffocante al petto. Forse fu un caso, ma i suoi occhi furono catturati da un ragazzo dai capelli castani all’interno del vagone della metro, proprio accanto a quello da cui era appena sceso. Sentendosi osservato, riprese in mano la situazione e scacciò via tutti quei pensieri, lasciando alle spalle la metro e tutte quelle sensazioni.
La prima lezione fu monotona, ma era in un certo senso confortante essere tornato a lezione. Harry amava tutti i suoi corsi. Le materie potevano apparire monotone a volte ma anche questo lo affascinava. Aveva tutto sotto controllo; imparata la base teorica, era già a metà dell’opera. Nessun imprevisto.
A pochi minuti dalla fine della lezione, la sua attenzione fu richiamata da un tuono e dall’immediato inizio di una leggera pioggia, che a poco a poco divenne scrosciante.
In condizioni normali, la pioggia lo avrebbe rasserenato. Ma adesso, tutto sembrava volergli ricordare Gemma e la sua assenza. Non riusciva a non pensare a quello che gli era sembrato di vedere in metro -perché non poteva essere vero, lo scompartimento era vuoto-, non capire lo ha sempre tormentato.
Quando il professore giunse a fine lezione, Harry era pronto a lasciare l’università. Come primo giorno, una lezione era più che sufficiente. Aveva mantenuto la promessa fatta ad Alyson. Senza contare gli eventi della metro, che non avrebbe raccontato a nessuno per evitare di essere definito pazzo dalle poche persone care che gli erano rimaste. Quest’ultimo pensiero acuì la rassegnazione che da settimane si portava dentro. Era già abbastanza dura la situazione così come era.
─ Harry! Harry!
Un ragazzo biondo alle sue spalle si faceva largo tra la folla di ragazzo per raggiungerlo. Niall.
─ Hey Niall ─ lo salutò Harry aspettando che si avvicinasse. Il pensiero di dare ulteriori spiegazioni a qualcuno gli metteva la nausea, ma Niall era suo amico ed ignorarlo non sarebbe stato da lui.
─ Amico, è da tanto che non ci si vede! Stai andando a diritto? In quel caso vengo con te.. No aspetta, scusami volevo prima chiederti, come stai?
─ Hey hey Niall, piano ─ cominciò Harry anche per far finire quel fiume di parole che era Niall, ─ cosa posso dirti, non potevo vivere in camera mia per sempre quindi eccomi.
Questo era quello che si ripeteva dalla sera precedente, ma dopo quella mattinata era sicuro che ci avrebbe che non avrebbe più messo un piedi fuori da quelle quattro mura.
Harry sforzò un sorriso, a differenza di quello dell’amico che era vero e a 32 denti.
─ Se hai bisogno di appunti o altro, conta pure su di me! Però cerca di rispondere ai messaggio. Se non ti crea disturbo certo. Ma non pensare che ti voglia obbligare, fai come credi Harry! ─ continuò Niall fiumediparole Horan.
─ Tranquillo, avevo solo bisogno di tempo.
─ Ti capisco.
No, Niall. Tu non puoi capire.
─ Adesso devo andare. Ci sentiamo okay? ─ tagliò corto Harry. Prese l’ombrello dalla borsa e si sistemò meglio il cappotto pronto per uscire. Non avrebbe mai retto alla frenesia onnipresente di Niall per tutto il pomeriggio. Però sapeva che l’amico non centrava niente. Il problema era solo suo.
─ Certo amico, e tu fammi sapere se ci sono novità okay? ─ chiese il ragazzo con aria speranzosa, che prontamente Harry non sposò nel rispondere.
Infatti gli fece un semplice segno col capo e si diresse verso l’uscita.Il pensiero di tornare sulla metro gli faceva gelare il sangue, ma era la via più breve e la più veloce per tornare a Brockhall.
Iniziò a camminare a passo spedito sul marciapiede che costeggiava il parcheggio universitario. Evitò qualche pozzanghera, ma finì in pieno dentro una. Si maledisse un paio di volte, poi continuò a camminare. Si fermò solo per aspettare che il semaforo dei pedoni diventasse verde: l’attesa sembrava infinita. Dall’altra parte della strada, una ragazza con un cagnolino aspettava di attraversare; lo teneva in braccio per proteggerlo dalla pioggia. Senza un motivo preciso, iniziò ad osservare il cane, concludendo che fosse un bastardino.
Il semaforo divenne arancione per le auto. D’un tratto il cane iniziò ad abbaiare nella direzione di Harry, ma era convinto di non essere lui il bersaglio. Si voltò senza pensarci troppo, vedendo alle sue spalle un ragazzo castano. Aveva i capelli inzuppati d’acqua, come i vestivi, perché stava diluviando e non aveva l’ombrello. A dire il vero non sembrava curarsene.
Eppure.. Quel ragazzo..
Il semaforo divenne rosso per le auto e verde per i pedoni in una manciata di secondi. La ragazza col cane attraverso la strada, continuando a cercare di zittire il piccolo in braccio. Harry era soprappensiero, ma riuscì in uno scatto ad attraversare prima che tornasse rosso. Alle sue spalle, il silenzio; il cane aveva smesso di abbaiare. Forse era solo una coincidenza, ma anche il ragazzo inzuppato era sparito.
─ Non può essere ─ esclamò Harry fra se e se. ─ Il ragazzo della metro?

─ Cito testualmente: "non ti farò mai più promesse", cos’è un’altra promessa? Ti sembrano messaggi da inviare? Ero in pausa al negozio e mi hai spaventato, ho pensato che ti fosse successo qualcosa!
La voce apprensiva di Alyson dall’altro capo del telefono era ciò di cui aveva bisogno dopo quella giornata.
─ Scusa ma.. Non puoi capire, io non ci torno in università. Non tanto per l’università quanto per.. Tutto il resto.
─ Spiegati Harold ─ lo incitò lei. Decise di passare sopra il soprannome utilizzato, solo perché la situazione era davvero poco comica. Avrebbe davvero confessato all'amica quello che gli era successo?
─ Vuoi che ti accompagni domani? ─ lo interruppe la ragazza. A dire il vero c'era poco da interrompere, dato che Harry non riusciva a trovare le parole giuste da usare.
─ Domani non ho lezione, ma non è questo il punto Aly..
─ Ti accompagno in macchina e ti vengo a riprendere. Lo faccio non è la prima volta. Avrei potuto farlo anche oggi volendo. Te lo avrei proposto ma non potevo assentarmi, al negozio abbiamo una nuova commessa che è davvero poco pratica e..
─ Alyson! Non sei la mia babysitter ma la mia migliore amica, finirai per perdere il lavoro! ─ la bloccò Harry. Non avrebbe permesso che Alyson ci rimettesse per aiutare un povero pazzo che si sentiva stalkerato.
─ Se non farlo per te, per chi? Voglio rendermi utile Harry. ─ A questa affermazione seguì una breve pausa; sapeva dove Alyson stava andando a parare.
Non ci provare.
─ Gemma era anche mia amica e stare qui senza fare nulla mi fa sentire.. ─
Harry aveva pregato che non la nominasse, non in quel momento, dopo quella giornata. Doveva sviare. Optò per quello a cui avrebbe voluto accennare poco prima, anche se riluttante.
─ Un ragazzo mi ha pedinato oggi ─ buttò lì di colpo.
─ ..Scusami? ─ fece l’amica interdetta.
─ Castano, occhi chiari.. inquietante. Era in metro e poi fuori dall’università ma non l’ho mai visto prima.
─ Magari la frequenta da poco. Sei mancato un mese, chissà quanto hai perso Harry. Non essere paranoico.
─ Ma non è sceso alla mia fermata! Come ha fatto a raggiungere l’uni?
La ragazza sospirò, ─ Harry non lo so, ma può essere! Magari ha sbagliato fermata, succede la mattina. Non farne un dramma.
─ Ma..─ fece lui per controbattere, pur non sapendo cosa dire. Il ragionamento tornava. Se non si accennava alla parte in cui gli era sembrato di vedere la sorella scomparsa riflessa nel finestrino. Fatto che avrebbe prontamente nascosto.
─ Ma niente, se il problema è solo questo hai poche scuse. Per un po' ti ci porto io in uni. Passò da te alla solita ora e al ritorno mi farai sapere, siamo d’accordo?
Avrebbe replicato, ma non aveva più argomenti. Forse era solo un po’ sotto pressione, forse aveva visto cose che non c’erano davvero.
─ Certo, va bene. Come dici tu, Aly.





Ecco il primo capitolo. Nella mia testa era più lungo. Migliorerò.
Se state leggendo questo commento vi chiedo di lasciare una, anche piccola, recensione. Tanto per darmi un'idea. Saluti alla prossima! E.

02/08/14!UPDATE: nella data odierna ho deciso di modificare il layout della storia (per fortuna sono solo al primo capitolo!) in modo che sia leggibile anche da dispositivi mobile. Inoltre, ho aggiunto quello che sarebbe dovuto essere il secondo capitolo come parte integrante del primo. I capitolo erano decisamente troppo corti! Non amo i capitolo eccessivamente lunghi perché sono la prima che non li leggerebbe, ma corti come erano non si potevano vedere ;)
Alla prossima (per davvero!), vostra E.
   
 
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