Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: bubs89    30/07/2014    0 recensioni
Non appena la donna fu uscita dall'appartamento, Sherlock si alzò con foga e si sporse dalla porta.
-Signora Hudson!- ululò -Del tea!- ordinò perentorio per poi tornare a sedersi, contrariato.
-Ma non è partita?- domandò Hailey indicando la porta, dubbiosa.
-Chi?- chiese Sherlock corrugando la fronte.
-La signora Hudson.- ribatté la rossa con una scrollata di spalle.
-Oh. Si.- si ricordò lui inarcando il sopracciglio -D'accordo, allora. Niente tea e tu che ti intrometti nel mio lavoro. Una giornata davvero elettrizzante.- commentò sarcastico tamburellando le mani sulla poltrona.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il comandante della Dixie Queen aveva richiesto l'intervento di Scotland Yard. I poliziotti erano saliti a bordo della nave con un motoscafo delle forze dell'ordine.
La bomba doveva essere collegata all'impianto di navigazione considerando che, disattivandola, l'intero sistema elettrico era impazzito e il traghetto si era fermato poco prima di attraversare il Tower Bridge che era dovuto restare aperto, bloccando l'intero traffico della City. Un'altra volta.

Sherlock e Hailey furono ammanettati, perquisiti e ricondotti sulla terra ferma. Gli agenti non furono felici di trovare addosso alla ragazza un taser, con il quale aveva messo a nanna i due membri dell'equipaggio che avevano cercato di fermarla, e una pistola.

Altre imbarcazioni si occupavano di trasportare i turisti mentre aspettavano l'intervento degli artificieri. Di nuovo.

-Togliete quelle manette.- asserì Greg Lestrade scuotendo la testa quando vide Sherlock e Hailey che venivano condotti verso le auto della polizia.

I poliziotti ubbidirono solerti liberando le mani ai due. Il consulente investigativo fece loro un ironico sorriso di ringraziamento e raggiunse l'investigatore.

-D'accordo, d'accordo. Avevi ragione.- ammise Greg -C'era una bomba, ma...- alzò l'indice -Non era sul Tower Bridge.-

-Irrilevante.- ribatté Sherlock massaggiandosi i polsi intirizziti. Lestrade scosse la testa, senza parole.

-Allora, è tornato veramente, eh?- domandò l'investigatore con una smorfia.

Sherlock annuì, l'espressione contratta.

-Si, si. Tutto molto bello e solenne.- intervenne Hailey con un sorriso smagliante dando un paio di pacche sulle spalle dei due uomini -Ispettore, vorrei riavere il mio computer e il resto delle mie cose.- dichiarò la rossa facendo un cenno ai poliziotti alle sue spalle che caricavano le sue cose su un'auto, imbustate in asettici sacchetti trasparenti.

-Io devo ancora capire chi diavolo sei.- asserì Lestrade corrugando la fronte.

Sherlock osservò la folla che si assiepava attorno alle auto della polizia. Curiosi, per lo più, che si erano radunati attorno al cordone della polizia, e giornalisti richiamati dal profumo di un possibile scoop.
Il detective privato socchiuse gli occhi. Qualcosa, o meglio, qualcuno attirò la sua attenzione. Sherlock inclinò il viso.

Uomo, trentacinque anni. Leggero rigonfiamento sotto la giacca scura, all'altezza dell'ascella sinistra. Si gira sul fianco e porta il cellulare all'orecchio. Smartphone nero. Gli occhi si spostano tra la folla.

Donna, all'incirca la stessa età, ricambia il suo sguardo, ma solo per una frazione di secondo. Le labbra si muovono appena mentre parla. Auricolare. Tiene il telefono all'altezza del viso. Finge di scattare una foto. Stesso modello dell'uomo.

-Sarà meglio andare.- asserì Holmes prendendo la ragazza per un braccio -Ispettore.- salutò con un sorriso -Verremo a rilasciare le nostre dichiarazioni nel pomeriggio.- aggiunse mentre si allontanava trascinandosi dietro la rossa.

-Non me ne vado senza il mio computer.- dichiarò Hailey indignata. L'aveva creato lei, non poteva certo lasciarlo a quegli inetti degli informatici della polizia.

-Stai zitta e cammina.- mormorò Sherlock con uno stolido sorriso sulle labbra. Camminò verso l'auto della polizia, facendo cenni di saluti a destra e a manca. Aggirò l'auto e, con un'abile mossa, talmente veloce da non essere notata da nessuno, si chinò davanti allo sportello aperto e afferrò un paio di buste, quella grande, contenente il PC, e quella più piccola, con il portachiavi. Le infilò con un abile gesto sotto la giacca e riprese a camminare come se nulla fosse.

-Allora, vogliamo andare a fare colazione?- domandò Sherlock con leggerezza.

Hailey corrugò la fronte, sospettosa. Holmes sembrava essere in grado di fare molte cose, tranne sedersi tranquillamente a un tavolo e mangiare una buona colazione. Ma il suo stomaco, alla sola idea del cibo, brontolò rumorosamente. Il consulente investigativo alzò un sopracciglio.

-D'accordo, vada per la colazione.- si arrese la rossa.

Considerando il muro di traffico causato dagli avvenimenti della mattina, i due arrivarono a piedi al London Bridge, presero la Northen Line, scesero a Bank dove salirono sulla Center Line, per poi uscire in Bond Street. Percorsero St. Christopher's PI e raggiunsero l'incrocio con Barret St..
Pochi minuti dopo erano seduti a un bel tavolino dalla tovaglia bianca. Hailey aveva davanti un piatto di uova strapazzate fumanti, parecchi toast abbrustoliti e una tazza di caffè bollente. Sherlock le sedeva davanti, immobile.
Il locale era una piccola tavola calda che faceva angolo a una bella palazzina in mattoni scuri. Tende nere rigide riparavano dal sole, inesistente, gli avventori che decidevano di sedersi all'aperto. Il gestore del ristorantino, un signore di origini italiane con una pancia prominente e un sorriso gentile, quando aveva visto Sherlock era scoppiato di felicità e aveva abbracciato il detective regalandogli due schioccanti baci sulle guance. Un benvenuto decisamente poco apprezzato dal consulente investigatore che sopportò stoicamente il saluto, restando rigido come un manichino.

Sherlock guardò oltre le spalle della ragazza. Seduti a due tavoli dal loro c'erano un paio di persone.

Due uomini. Pantaloni chiari, camicie bianche, cravatte scure. Niente giacca. Nessuna valigetta. Targhette identificativi di un'azienda.

Controllò l'ora lanciando un'occhiata all'orologio al polso della rossa. Le 09:17.

Troppo tardi per dover ancora timbrare il cartellino, troppo presto per una pausa caffè.

Hailey mangiava di gusto, riempiendosi la bocca di pane e uova e innaffiandole con dosi generose di caffè.

-Che fai? Non mangi?- bofonchiò cercando di non farsi sfuggire il cibo dalle labbra.

-No. Sto pensando.- rispose Sherlock corrugando la fronte -Come hai fatto a disinnescare la bomba?- domandò poi congiungendo le mani, quasi in preghiera, e appoggiandole sotto il mento. Lanciò un'altra occhiata ai due uomini all'altro tavolo. Sorseggiavano lentamente il loro caffè.

La rossa sbuffò annoiata.

-Sapevo che non volevi semplicemente offrirmi la colazione.- decretò roteando gli occhi. Il cambio di argomento non intaccò lo sguardo indagatore dell'uomo.

-Perché non rispondi mai alle mie domande?- chiese Sherlock a denti stretti.

Hailey alzò le spalle, sorridendo.

Il consulente investigativo ebbe un gesto di stizza. Il cellulare nella giacca iniziò a vibrare. Sherlock lo prese dalla tasca e osservò il display.

-John.- mormorò il consulente investigativo chiudendo gli occhi.

-Sherlock!- ululò il dottore dall'altro capo della linea -È nata! Abigayle! Oddio, dovresti vederla! Mary è stata meravigliosa.- asserì John travolto dalla felicità -Vieni subito all'ospedale, così puoi vedere la piccola.- chiese l'ex militare sopraffatto dall'emozione.

Sherlock aprì gli occhi. I due non erano più seduti al tavolo.

-Scusa, John, ma non è un buon momento.- mormorò Holmes allontanando il telefono dall'orecchio. Premette il tasto per chiudere la chiamata mentre la voce dell'uomo continuava a chiamare il suo nome.

-Che succede?- domandò Hailey corrugando la fronte, la forchetta ferma a mezz'aria. Sherlock si guardò attorno, perplesso.

-Non lo so.- mormorò dubbioso.

In quel momento una berlina nera quattro porte sbucò dall'incrocio con St. Christopher PI.

  
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