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Autore: Filmaustencat    30/07/2014    2 recensioni
-Secondo te mangio cibo per gatti?- gli feci stizzita ricordando la domanda.
-Era una supposizione: una volta ho visto un programma in tv. Parlava di gente che rimaneva reclusa un casa e mangiava solo cibo per gatti. Il tuo abbigliamento me lo ha ricordato- mi disse passando la prima scatoletta. Ok, questo bellissimo e odioso ragazzo mi aveva appena detto che gli ricordavo uno squallido programma;
-Non è appropriato dire queste cose ad una signorina benché meno ad un cliente- osservai stizzita.
-Beh- riprese lui passando la seconda scatoletta e alzando lo sguardo su di me -Mettiamola così: non è appropriato nemmeno andare in giro in pigiama- concluse sorridendo.
Uscire in pigiama per andare al supermercato non era stata una buona idea. Sofia lo capirà ben presto quando si troverà a discutere con un bizzarro cassiere che le darà del filo da torcere. Saranno battute al vetriolo e messaggi inusuali a farli avvicinare ma, "nel ragazzo bellissimo del supermercato" oltre alla battuta sempre pronta, si celano segreti che aspettano solo di essere svelati.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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DELUSA

Dopo la mia sfuriata al supermercato tornai a casa. Zuppa e infreddolita. E come se non bastasse era martedì: avrei dovuto aspettare altri 3 giorni prima di incontrare Tommaso. Sembrava uno scherzo del destino eppure era reale: avevo passato nove mesi ad aspettare ed ora, che si presentava a me il "ragazzo forse perfetto" dovevo ancora attendere. "Non poteva scegliere un giorno più vicino Christian?" Pensai "sempre che abbia la cognizione del tempo" conclusi spinosa.
Per il resto della giornata Romeo sarebbe stato il mio unico amico vivente gli altri, cioccolata e tv spazzatura, mi avrebbero fatta pensare il meno possibile alla mia impazienza. 
Il bello fu però, che sortirono l'effetto opposto: in tv sembravano esserci solo programmi che trattavano d'amore finito male, o forse erano mie fisse, ma di certo imbattermi in un film che pareva esser una commedia per 3/4 delle durata per poi rivelarsi un dramma in cui lei muore non mi aveva convinta certo ad essere positiva. La cioccolata che mi si era sciolta in bocca si era trasformata nel mio personale demone quando stiracchiandomi mi imbattei in una smagliatura sulla mia coscia sinistra. Orrore. La buttai lontano da me come se fosse un insetto e me ne pentii per il resto della serata. Non avrei resistito fino a sabato. Così essendo la mia giornata già totalmente rovinata pensai che mandare un messaggio a Christian: non avrebbe poi fatto questa gran differenza.
"Dovresti spiegarmi perché hai scelto sabato, è praticamente tra una settimana. Ce l'hai una cognizione del tempo?!" lo inviai dopo essermi incattivita col pollice a digitare sul mio povero telefono. Lui rispose in meno di un minuto:
"Sofia, sabato è tra tre giorni non un a settimana. Chi è quello senza cognizione del tempo adesso?" Strinsi tra le mani sempre più il telefono a ogni parola che scorrevo, a un certo punto pensai che mi sarebbe scoppiato in mano. Fare domande con lui non serviva, dovevo usare l'imperativo.
"Non hai risposto alla domanda, ma non mi importa. Sposta quell'appuntamento." Non poteva non farlo, infondo ero io la diretta interessata.
Non rispose per 10 minuti buoni, così dopo aver finito la mia scorta di unghie da smangiucchiare in caso di nervosismo estremo presi il telefono e lo chiamai. Lui rispose ma non parlò.
-Hai detto che avresti risposto- lo accusai.
-Veramente il tuo messaggio non aveva domande- usare l'imperativo mi si era rivolto contro.
-Sei...non importa. Voglio che sposti quell'appuntamento.- ripetei.
-Non sono il tuo organizzatore di eventi! Dovresti baciare dove cammino per ciò che sto facendo- mi disse.
-Mi stai organizzando un appuntamento con un tuo amico e nemmeno troppo bene, non ti stai immolando per me!- gli ricordai.
-Sofia, io ho da fare. Cosa vuoi, che sposti l'appuntamento?- mi fece esasperato.       
-Si- gli dissi convinta.
-Bene, domai solito posto- diretto e incolore -Ah e per rispondere alla tua domanda come la chiami tu, anche se io non ho visto nessun punto interrogativo, avevo deciso sabato perché pensavo ti servissero un po' di giorni per fare quella roba che fate voi sai estetista, parrucchiere, sedute con le amiche a fantasticare, ma evidentemente mi sbagliavo-.
-Hai proprio un'alta considerazione di me: non ricordi forse il mio motto sulla bellezza?- lo ripresi.
-Quella cazzata sulla casa e sui suppellettili, si la ricordo ma vagamente: non è mia abitudine memorizzare frasi senza senso.- disse.
-Non avevi da fare?- gli chiesi.
-Già...- mi rispose lui chiudendo. 
-Già- dissi io arrabbiata parlano da sola.

Decisi che stare da sola non mi avrebbe fatto bene, così provai a chiamare Alice.
-Alice che ne dici: una cenetta io e te e il mio meraviglioso gatto al lume di candela?- le feci sarcastica.
-Sofia...-disse lei un misto tra sorpresa e imbarazzo -devo vedere Tim- mi disse lei di getto dispiaciuta. L'avevo interrotta così un po' piccata la salutai.
-Si, scusa hai ragione- la sentì sospirare preoccupata -davvero non preoccuparti- continuai.
-Mi preoccupo Sofi, capita una volta all'anno che mi chiami: devi stare uno schifo- disse con la delicatezza di un elefante.
-Sto bene: vieni domani. Dovrai aiutarmi- le dissi.
-Ok...ehi stammi bene- disse.
-Già...- le risposi chiudendo la chiamata. Sarei andata a dormire presto, sempre che ci fossi riuscita. Prima di chiudere gli occhi pensai che con domani si sarebbe conclusa la mia vita miserabile da single. La prossima volta sarei stata io quella impegnata col bel fidanzato.

Mi alzai di buon ora. Anzi, decisamente presto. Solitamente andavo a lavorare alle 9 quindi mi bastava svegliarmi alle 8. Quella mattina alle 6 ero già sveglia e reattiva, feci tutto con più calma trovai anche il tempo di farmi un trucco elaborato per quel che importava per dove lavoravo io. Eravamo in tre: il capo, un architetto cui non veniva commissionato qualcosa da sempre, il suo assistente brufoloso nonché suo figlio ed io. Lo odiavo. E lui odiava me. Ma nessuno dei due aveva voglia di far qualcosa: io di trovarmi un altro lavoro e lui di trovare un altra segretaria efficiente come me.
Stavo in quel buco di ufficio per 5 ore. Ogni giorno tranne il martedì e la domenica. Fortuna loro.
Quando tornai a casa per pranzo mi trovai sul pianerottolo Alice con cibo d'asporto e una faccia di scuse stampata in viso. 
-Ehi!- mi salutò calorosa -come è andata a lavoro?- mi chiese.
-Una merda come sempre- le dissi piatta mentre aprivo.
-E il capo com'era oggi?- mi chiese sapendo dei suoi sbalzi d'umore.
-Una merda come sempre- ripetei facendola sorridere.
-Davvero Alice non c'è bisogno che tu faccia conversazione per farti perdonare, perché non c'è nulla da perdonare-. Lei tirò un sospiro di sollievo e io continuai:
-Oggi ho un appuntamento con un tizio che ho conosciuto al Boxiton- sparai. Lei per poco non si strozzò con il cibo.
-Sofia!- trillò -ma è meraviglioso!- sorrise e poi si rabbuiò. -Oggi?- esclamò inorridita -ma non ci sarà il tempo per andare dall'estetista, dal parrucchiere e oh mio Dio perché così presto?- non ci credevo Christian aveva ragione sull'esistenza di donne così, ed una era la mia migliore amica.
-Alice- la ripresi -mi basterà piastrare i capelli qui e sai che non amo il trucco- dissi mangiando.
-Quello è il meno ma, Sofia! Come non hai potuto pensare all'estetista? Se passaste ad un livello diciamo...successivo che cosa direbbe se vedesse certe tue parti non...- ok era decisamente troppo -Alice!- la bloccai urlano -non ci sarà questo problema perché nessuno si spingerà oltre- la rassicurai. -Ma!- contino lei.
-Ma nulla.- conclusi io. 
-Ok...posso aiutarti coi capelli almeno?- mi chiese dolce. 
Passai il pomeriggio a decidere cosa mettere; i capelli erano fatti il trucco anche ma nulla sembrava starmi bene quella sera. 
-Vado così: in biancheria- dissi infine esasperata. 
-Sono sicura che lui non avrebbe nulla in contrario ma sarai in un luogo pubblico e non vorrei doverti venire a prendere in una stazione di polizia-. Mi disse lei.
-Tieni- mi passò un vestito blu che avevo comprato anni fa -metti questo, è quello giusto-.
-È una fortuna se mi entra in una gamba- le dissi sarcastica.
-Basta fare la guastafeste! Provalo!- 
-Ok. Ok...- me lo infilai e incredibilmente mi stava. E si, era quello giusto.
-Sei bellissima- mi disse fiera -a proposito non mi hai detto né il nome del fortunato né dove vi incontrerete- disse sistemandomi un ciuffo.
-Tommaso e ci vedremo da Dino alle 7- le dissi.
-Mmmh, bel ristorante. Accogliente- guadò l'orologio -Sofia! Sono le 18.56! Vabene un po' di ritardo ma è dall'altra parte della città!- Un momento cosa?!

Due ore prima
Mentre Alice era uscita a prendere delle mollette io la aspettavo accarezzando il gatto, d'improvviso mi ricordai di non sapere dove fosse il ristorante. Quando Christian me lo aveva detto non avevo nemmeno letto il nome: mi sarebbe andata bene anche una fogna.
Così lo chiamai.
-Sofia- rispose lui con la sua voce talmente strascicata da far capire quanto fosse "felice" di sentirmi -dimmi-.
-Mi hai detto il nome del ristorante ma non so dove sia...- gli dissi.
-Sai, parecchio tempo fa due ragazzi ebbero un'idea- forse era fatto -questa idea si chiamava e si chiama Google- lo avrei ucciso -un motore di ricerca- puntualizzò come se non lo sapessi -e poco dopo lo ampliarono: sezioni dedicate alle immagini, alle notizie e pensa un po'!- alzò la voce come se fosse seriamente eccitato -Le mappe!- sospirò. 
-Hai finito?- chiesi spazientita.
-Spero tu abbia afferrato il concetto-. Mi disse tornando serio. 
-Sei tu l'organizzatore. Rendi la vita facile ad entrambi e dimmi dov'è!- dissi.
-È vicino al supermercato. L'ho scelto apposta. Devi svoltare alla seconda a destra invece c'ha alla prima.- mi spiegò.
-Grazie!- gli dissi chiudendo malamente.

Ora 
-Dall'altra parte della città?- esclamai inorridita.
-Si pensavo...pensavo lo sapessi- mi disse Alice spaventata dell'espressione che avevo assunto. Doveva essermi partito un tic nervoso all'occhio.
-Lo uccido- dissi chiudendomi la porta dietro per correre al ristorante. 
Arrivai alle 7.30. Un disastro.
Lo vidi al tavolo assorto e corsi da lui.
-Mi dispiace immensamente- esalai. Lui mi vide e tutti i suoi pensieri sembravano svaniti. Era felice di vedermi. 
-Non fa nulla Sofia. Sono felice che tu sia qui- mi disse caloroso aspettando che io mi sedessi per prendere posto anche lui.
-Non sei andato via...- dissi rapita. Ma che brava Sofia! Ha qualche altra ovvietà da dire?
-No. Non potevo e ho fatto bene: sei bellissima.-
Signori e signori ecco il mio futuro marito.
Gli sorrisi imbarazzata e nel frattempo arrivò il nostro cameriere. Mentre aspettavamo le nostre portate lui iniziò a palare:
-Allora, se posso...come mai sei arrivata in ritardo?- chiese e bevve del vino.
-Quel maledetto del tuo amico: mi aveva detto che il ristorante era da tutt'altra parte.- gli dissi livida.
-Christian? Pensavo avessi scelto tu questo posto...lui mi ha detto...- d'improvviso mi illuminai.
-Te...te lo ha detto lui?- ripetei balbettando.
-Si, sinceramente non ho capito perché lo hai tirato di mezzo. Insomma avevi il mio numero...- 
-Io ti ho scritto! Tu non hai risposto- lo accusai.
-Non ho ricevuto nulla...- ero sempre più inorridita. Così iniziai a frugare nella borsetta e gli porsi il foglio con il numero. -È questo il tuo numero?- lui lo guardo poi mi disse:
-No...cavolo Sofia mi dispiace, nel buio della discoteca mi sono dimenticato un numero- mi disse seriamente dispiaciuto.

-Si- disse lui. 
-Si cosa?-
-È il suo numero-.

-Puoi scusarmi un attimo?- gli dissi. Lui non rispose accennò solo un si e io mi diressi alla toilette.
Chiusi la porta alle mie spalle e presi il telefono. Digitai con foga e attesi.
-Non dovresti essere al tuo app...- iniziò lui ma io non gli diedi il tempo di terminare.
-Il mio appuntamento?- urlai -Il mio appuntamento!- dissi ancora.
-Si, quello. Ti si è incantato il disco?- chiese ancora lui.
-Sta zitto!- stavolta urlai davvero -me lo hai fatto quasi perdere, pensavi davvero che non avrei scoperto che quello non è il suo numero?!- gli urlai senza riprendere fiato.
-Sai.- constatò lui.
-Già!- lo citai.
-Senti Sofia mi dispiace, ok? Tu non lo conosci, io si, da 10 anni e credimi se non è quello che sembra con le ragazze- disse lui. 
-Pensi davvero che io ti creda? Credi che io sia stupida?- domandai retorica.
-No! Proprio per questo non volevo che tu andassi all'appuntamento. Devi credermi.- mi disse sembrando sincero.
-Ah...quindi tu volevi salvarmi?- chiesi sarcastica.
-Si, Sofia credimi io...- iniziò.
-Mi dispiace Christian, non ho tempo: un meraviglioso ragazzo mi aspetta e tu hai sprecato oramai tutte le volte in cui avrei potuto crederti. Ora se vuoi scusarmi...- dissi arrabbiata.
-No! Sofia!- chiusi prima di mettermi a piangere dal nervosismo. Ero stata ingannata, e non potevo permettergli di rovinare questa "cosa".
Sperai che la mia serata non fosse stata completamente distrutta così tornai al tavolo; lui mi raccontò tante cose: i suoi hobbies, le sue passioni...e nel frattempo io capivo che la speranza era vana. La delusione mi accompagnò per il resto del tempo. Christian pensava che il suo amico mi avrebbe ferita beh, qualcuno mi aveva fatto del male...ma non era seduto qua con me.


Angolo autrice: volevo ringraziare le persone che hanno recensito la storia e quelle che l'hanno messa tra le seguite: mi avete spronata a continuare la storia con più entusiasmo.
Spero vogliate farmi sapere che ne pensate.
Saluti, F. 
  
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