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Autore: Monijoy1990    31/07/2014    1 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 15
UNA TRISTE SCOPERTA





ITALIA
 
 
Mary era nell’appartamento di Marco. Con meticolosa attenzione tagliava le verdure in cucina. Con i capelli raccolti in un tuppè ordinato e con addosso un semplice grembiulino procedeva con sicurezza. Guardò distratta l’orologio. A breve Marco sarebbe rientrato dal suo ufficio. Dopo la nomina a direttore amministrativo i suoi impegni erano raddoppiati. Si vedevano di rado e per lei era quasi un sollievo. Mentirgli non era facile.
Fu davvero una sorpresa vederlo arrivare a Parigi il giorno dell’inaugurazione. Con i suoi mille impegni non credeva avrebbe fatto in tempo a raggiungerla.
Stava organizzando quella cena proprio per ringraziarlo di quel gesto. Era il minimo che potesse fare dopotutto.. Riversò le verdure tagliate nella teglia e accese il forno. In quel momento i suoi pensieri la riportarono alle parole di suo fratello. I biglietti per il concerto erano ancora nella sua borsa.  Non poteva esitare oltre, mancava davvero poco al suo matrimonio. Doveva trovare il coraggio di dire tutto ad Eichi. Doveva spezzare definitivamente quel filo invisibile, che ancora li teneva uniti.
Presa da quei pensieri non si accorse minimamente del rumore di chiavi nella serratura. Così, senza alcun preavviso, due braccia forti l’avvolsero alle spalle. Il suo cuore sobbalzò per lo spavento.
«mi hai fatto quasi prendere un colpo!» lo rimproverò Mary dopo aver riconosciuto il volto di Marco alle sue spalle.
«potrei dire la stessa cosa di te. Entrare di soppiatto nelle case altrui non è una cosa molto carina da fare. Lo sai?»
Mary si allontanò dolcemente, sciogliendo quell’abbraccio inaspettato.
«Simpatico! Volevo farti una sorpresa, ma a quanto pare con te è impossibile» proseguì amareggiata, «hai finito prima del solito oggi» notò inserendo la teglia  nel forno.
Marco era ancora alle sue spalle. La osservava taciturno. Quel gesto era più di quanto si sarebbe mai potuto aspettare. Appena lei si rigirò nella sua direzione, gli bloccò il viso tra le mani, e tirandola a se la baciò con trasporto. Le presine tra le mani di Mary caddero sul pavimento. Dolcemente si distaccò, guardandola felice come non mai.
«ti prego, non smettere mai di fare tutto questo per me. Non smettere di amarmi come oggi…».le chiese commosso.
“Quanto soffriresti se ti dicessi che faccio tutto questo per l’amore di un’altra persona?”
 Mary si allontanò a disagio. Non meritava quell’amore.
«Non dire sciocchezze, così mi metti in imbarazzo» proseguì cambiando discorso.
Marco però la ritirò più convinto, stringendola forte. Questa volta il desiderio era molto più esplicito e bramoso. Le sue labbra iniziarono a insinuarsi con avidità sul corpo di lei.
Mary non poteva reggere oltre quel contatto.
«… non mi va» lo riprese infastidita allontanandolo di scatto.
 Gli occhi di Marco si sgranarono per lo sgomento.
«Che ti prende adesso? »
Mary non sapeva cosa rispondergli e prese a ignorarlo.
«niente…»provò a giustificarsi
A Marco quella risposta non bastava più « Cosa c’è che non va? non dovrebbe essere normale per due persone che si stanno per sposare comportarsi in questo modo?» concluse risentito.
«ho detto che non mi va, tutto qui» proseguì May raccogliendo le presine dal pavimento.
Marco non ce la fece più. La sollevò di peso caricandosela sulle spalle.
«lasciami! L’arrosto, l’arrosto adesso si brucerà tutto» gli urlò divincolandosi disperata.
Marco nel frattempo era già arrivato nella camera da letto. Gettò Mary sul materasso, buttandosi subito dopo su di lei. «Mary, anche la mia pazienza ha un limite! E’ quasi un anno che stiamo insieme e non abbiamo ancora…» lasciò in sospeso.
«ti prego…» lo supplicò malinconica. Ma Marco quella sera era determinato ad ottenere ciò che da tempo bramava con smania. Ricominciò a baciarla.
«ti prego finiscila, non mi va!» lo supplicò disperata, ma Marco non sembrava voler cedere.
«basta smettila. Marco smettila!» urlò Mary con tutto il fiato che aveva in corpo.
A quel punto Marco si fermò.
Mary cercò di sollevarsi, ma lui con un movimento rapido la rigettò sul materasso.
«ti ho già detto che non mi va» gli ribadì.
In quel momento un dubbio tornò a tormentare i pensieri di Marco. Negli occhi di Mary lesse più di quanto avrebbe voluto.
«…è per quella persona, non è così?» le chiese contenendo a stento la rabbia.
«di chi stai parlando?» domandò Mary, cercando di mascherare meglio che poteva la verità.
«sai benissimo di chi sto parlando. Con lui non devi aver avuto alcun problema a farlo…» l’accusò istigandola con sguardo di sfida.
 La mano le si mosse quasi senza volerlo. Il colpo fu netto e diretto. Marco avvertì quello schiaffo colpire più che la sua guancia, il suo orgoglio già a pezzi.
Mary si pentì immediatamente di quel gesto. Con quello schiaffo aveva inavvertitamente confermato i suoi sospetti.  Sollevandosi incollerito dal letto, Marco squadrò Mary dall’alto della sua posizione.
«ok, adesso basta» concluse grave  aprendo la porta e uscendo dalla camera da letto, Mary lo seguiva agitata per i corridoi. Raggiunta la cucina prese un mazzo di chiavi dalla borsa di Mary.
«Cosa vuoi fare?» gli chiese lei.
«Voglio scoprire se lo hai dimenticato come sostieni!» la provocò fuori controllo.
La ragazza impallidì dal terrore. Non poteva lasciarlo entrare nel suo studio a Villa Rosa, sarebbe stata la fine.
 “Cosa faccio adesso? Ok, Mary puoi farcela… hai resistito fino ad ora … non puoi mollare!”
Sconfitta si rassegnò. Non c’erano altre soluzioni. Dopotutto sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi. Marco aveva la mano sulla maniglia della porta quando le parole di Mary arrestarono la sua avanzata.
« Ti dimostrerò che l’ho dimenticato » gli urlò sull’orlo della disperazione.
 Non poteva lasciarlo andare via. Non doveva scoprire quanto forti fossero ancora i suoi sentimenti per Eichi. Marco si voltò verso di lei incuriosito da quella pretesa.
«ah si?» le domandò in tono di sfida allontanandosi dalla porta. Mary di tutta risposta dopo essersi tolta il grembiule  iniziò a sbottonarsi la camicia avvicinandosi a lui con modi suadenti.
Marco le andò in contro. Una volta raggiunto Mary lo tirò a sé baciandolo con avidità. Marco si abbandonò a quel gesto. Le mani si muovevano smaniose. Quel momento era finalmente arrivato dopotutto.
 
Poi, ad un tratto, sentì le sue guance inumidirsi di una sostanza calda e viscosa. Si allontanò e vide le lacrime sul volto di Mary.
“perché sto piangendo? Mary brutta stupida finiscila di piangere!” . Provò a riavvicinarsi a lui ma Marco sconfitto l’allontanò.
«Non è questo quello che voglio. Se per te non è il momento giusto aspetteremo.» convenne comprensivo asciugandole le lacrime. Mary si sentiva così colpevole.
«io..io…» farfugliò dispiaciuta.
«Finisci di preparare la cena. Io andrò a fare due passi. Tornerò tra poco» si congedò malinconico uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Mary in quel momento crollò distrutta sul pavimento. Le lacrime ripresero cariche di rimorso.
 
“Ce la farò ad andare avanti fino alla fine?”
 
 
 
 
 
 
PARIGI
 
«cosa hai detto?» si voltò sorpreso il ragazzo bruno e minuto in quella stanza d'albergo.
«Devo andare in Italia. Ho bisogno di vederla!» gli rispose convinto Eichi.
«non puoi aspettare la fine del concerto?» tentò di convincerlo Andrea
«No, devo raggiungerla adesso. Ho bisogno di sapere…» proseguì con sguardo deciso.
Andrea anche se come amico capiva i suoi sentimenti, come manager non poteva permettergli di andare via a pochissimi giorni dal concerto.
Nonostante odiasse con tutto se stesso rivestire i panni del manager in quel momento, doveva anche considerare la possibilità che Eichi, scoperta la verità, potesse prendere decisioni avventate.
Lasciarlo andare adesso era rischioso. Non poteva sapere come  avrebbe reagito alla notizia delle nozze di sua sorella con Marco. Aveva paura che potesse compiere qualche sciocchezza. E se non fosse più tornato indietro per il concerto, lui cosa avrebbe fatto?
«come posso lasciarti andare?» proseguì combattuto.
«Non puoi fare una eccezione? dopotutto mi hai tenuto nascosta la sua presenza qui a Parigi, il minimo che tu possa fare adesso è lasciarmi andare da lei. Me lo devi…» provò a persuaderlo il ragazzo alto con gli occhi a mandorla.
Sospirando rassegnato Andrea prese la sua decisione, «va bene, puoi andare, ma ti concedo solo 24 ore. Abbiamo pochi giorni per prepararci al concerto.»
«Grazie mille.!» gli sorrise felice come non mai, prima di salutarlo con un abbraccio caloroso. Stava per girarsi e uscire dalla stanza quando Andrea lo trattenne per un braccio.
«Eichi, ricorda: qualsiasi cosa succeda, hai una famiglia che ti aspetta qui… devi tornare per loro. Mi hai capito?» lo ammonì con sguardo severo e irremovibile.
«certo, non temere, tornerò. Non vi potrei mai abbandonare in questo modo. Una volta finito il tour la raggiungerò, ma per il momento sono ancora tutto vostro» lo rassicurò, «adesso vado. Tra due ore parte il mio volo!» precisò. Andrea allentò la presa sul suo braccio. Era davvero molto preoccupato. Nel profondo del suo cuore non sapeva se avesse fatto davvero bene a lasciarlo andare via. Nonostante questo, una parte di lui era sicura, che quella fosse la decisione giusta. In una maniera o nell’altra quella verità sarebbe arrivata comunque a distruggere i suoi sogni prima o poi, tanto valeva fargli mettere l’anima in pace una volta per tutte.
 
 
ITALIA
 
Erano le cinque del pomeriggio e la notte scura e impenetrabile aveva quasi sopraffatto il giorno splendente.
Angela era vicino la finestra del suo atelier.  Aveva finalmente terminato le modifiche al vestito di Mary. Osservava la pioggia scendere avida davanti ai suoi occhi. A riscaldarla, in quel momento di fredda solitudine, era una tazza calda di caffè stretta tra le mani. Odiava Novembre. Era un mese che le metteva sempre una certa malinconia. Era davvero singolare che la sua amica avesse scelto quel periodo per sposarsi, proprio lei che amava così tanto i fiori e l’estate. Era davvero insolito.  Il campanello della porta alle sue spalle, vibrò emettendo un tintinnio a cui ormai era abituata. Voltandosi, si preparò ad accogliere  l’ennesimo cliente di quella giornata infinita.
La porta si spalancò. Non poteva credere ai suoi occhi La tazza traballò per un attimo tra le sue mani. Poi le cadde sul pavimento.
«da quanto tempo!» la salutò con un caldo sorriso Eichi. Angela era immobile ancora sottoshock. Lui le si avvicinò, abbracciandola affettuosamente.
«cosa ci fai qui?» gli chiese la ragazza sorpresa ancora avvolta tra le sue braccia. Eichi si allontanò lentamente da lei.
«è così che si accolgono i vecchi amici?»
« mi hai colto di sorpresa…» le spiegò incerta raccogliendo i cocci della sua tazzina dal pavimento. Eichi si piegò anche lui per aiutarla.
«Angela perdonami, ma ho davvero poco tempo. Sono venuto qui da te per un motivo ben preciso» la ragazza iniziò a squadrarlo perplessa. Che stesse per chiedergli un favore?
«ho bisogno del tuo fuoristrada. Devo incontrare Mary e ho molta fretta. Mi restano a malapena 18 ore».
Era proprio quello che temeva. Eichi si risollevò aiutando l’amica a rialzarsi a sua volta.
Angela lo fissava indecisa. Poteva davvero farlo?
Mary le aveva detto che la sua intenzione era evitarlo più che poteva. Eppure sentiva che per quanto ingiusto fosse, Eichi avesse il diritto di sapere come stavano le cose e l’unica a potergli dire la verità era Mary.
«va bene, ti darò il mio fuoristrada. Ma non credo troverai Mary a casa sua stasera…» proseguì malinconica, prendendo i cocci dalle mani di Eichi, gettandoli subito dopo insieme ai suoi nella cesta della spazzatura.
«È a Villa Rosa?» le chiese conferma Eichi.
«la troverai a questo indirizzo…» lo interruppe prendendo un foglio da un cassetto del suo tavolo da lavoro.
«Ecco qui!» completò dopo averlo trascritto, porgendoglielo sicura.
«grazie mille!» le sorrise Eichi.
«aspetta a ringraziarmi…» lo ammonì malinconica.
Eichi le diede un bacio sulla guancia e uscì di corsa.
Angela lo vide allontanarsi di fretta dal suo negozio. La porta si richiuse lentamente, emettendo un suono sinistro. Li ferma, si rese conto che dopo quella sera anche Eichi avrebbe provato quella fitta al cuore che circa un anno prima aveva distrutto anche lei.
Stringendo i pugni ritornò al suo lavoro.
 
 
Mary era in macchina con Marco. Mancava davvero pochissimo al giorno delle nozze. Da quella sera inesorabilmente il loro rapporto si era incrinato. Lui diventava giorno dopo giorno sempre più scostante e freddo, come mai prima di allora. Mary si sentiva colpevole. Era sicuramente colpa sua. Doveva rimediare in qualche modo.
«Come piove!» osservò provando a rompere il ghiaccio. 
«Si, è davvero una pessima giornata. Forse sarebbe meglio riaccompagnarti a casa da tuo padre. Dopo tredici ore di lavoro devi essere esausta.». Da quella maledetta sera Marco cercava ogni scusa possibile per evitare di rimanere da solo con lei. Mary sapeva che gli stava nascondendo qualcosa, ma che cosa?
 Di solito era un tipo impulsivo, incapace di trattenere le proprie emozioni, ma adesso era evidente reprimesse tutto passivamente.
«Ma cosa dici! Avevamo programmato questa serata già da una settimana. Sono addirittura andata a noleggiare il tuo film preferito. Eccolo qui. » disse tirando fuori dalla borsa un DVD con la scritta Ladri di biciclette.
«Credo tu sia l’unico ragazzo su questa terra ad adorare ancora questo genere di film. Anche se devo ammetterlo, queste pellicole in bianco e nero hanno sempre un certo fascino. Quante volte hai detto di averlo visto?»
Marco inchiodò, fermando bruscamente la macchina. Mary tacque, colta di sorpresa da quel gesto improvviso.
«sei davvero sicura di volermi sposare?» le domandò serio, il ragazzo alla guida, tornando a fissarla con i suoi occhi verdi intransigenti. 
Mary dopo un primo attimo di disorientamento, tornò a sorridergli comprensiva. Prese il volto dell’amico tra le sue mani e lo avvicinò al suo.
«certo che voglio sposarti…» lo rassicurò con occhi sinceri.
Marco la tirò a se abbracciandola con foga, con la stessa folle disperazione con cui si tiene stretto un ricordo che ci da forza e vita. Nello stesso modo non voleva lasciare andare quelle parole, che erano l’unica cosa a cui si sarebbe potuto ancorare per crederle. La sua parola contro l'evidenza dei fatti.
 «Va bene… mi basta… questo mi basta…» pronunciò allontanandola dolcemente.
“Marco perdonami!”
 
 
 
 
 
La pioggia continuava a battere fuori incessantemente. Eichi era nel  fuoristrada di Angela. Era finalmente arrivato a destinazione. Ancora un piccolo passo e l’avrebbe raggiunta.  Stava per scendere, quando notò una vettura con i fari accesi parcheggiare dall’altro lato della strada. Quell’automobile la conosceva fin troppo bene.
 
 
 
Erano finalmente arrivati. Marco spense la macchina e aprì lo sportello. In quello stesso momento riconobbe a pochi metri di distanza il fuoristrada di Angela, ma in quella vettura non c’era la sua amica, ma qualcuno che non avrebbe mai più voluto rivedere. Mary notando il suo sguardo perso nel vuoto lo richiamò distrattamente, coprendosi come meglio poteva dalla pioggia.
«Marco, che fai lì impalato? Entriamo, altrimenti ci prenderemo un raffreddore!» gli urlò infreddolita. Marco non se lo fece ripetere due volte. L’avvicinò a se e così uniti si avviarono verso casa.
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Eichi non poteva credere ai suoi occhi.
“No, non può essere vero. No, lei non potrebbe mai farmi una cosa del genere”.
Scese dalla macchina, mentre ancora sotto shock osservava i due allontanarsi stretti l'uno all'altro. Era come guardare il peggiore degli incubi divenire realtà. Mentre la pioggia continuava a scendere, iniziò a incamminarsi verso il portico.
Doveva conoscere la verità, perché quella che aveva appena visto non lo era sicuramente. Doveva esserci una spiegazione logica.
Giunto sotto il portico, trovò  Marco ad attenderlo pieno di quello sguardo di vittoria che già un anno prima li aveva predisposti a uno scontro.
«Da quanto tempo Eichi. Cosa ti porta da queste parti?» gli domandò schernendolo.
«Levati Marco, non ho tempo da perdere con te!» lo superò Eichi.
«Non dirmi che ne Andrea ne Angela ti hanno detto nulla!?» Eichi si bloccò colpito in pieno da quella provocazione.
Notando il suo sguardo perplesso Marco sogghignò compiaciuto «a quanto pare è proprio così…! Nessuno sembra averti detto nulla!»
Eichi tornò da lui serio in viso.
«cosa avrebbero dovuto dirmi?» gli domandò preoccupato.
Marco gli sorrise malizioso ancora una volta. Finalmente avrebbe avuto al sua rivincita.
«lei non è più tua! L’hai persa per sempre…»
Eichi non voleva credergli. Stava usando quelle parole per intimorirlo e insediare in lui il dubbio, non glielo avrebbe lasciato fare. Finse di non sentirlo e lo superò. Quelle parole sicuramente non avevano  fondamento.
Marco però lo bloccò appena in tempo prima che Eichi lo superasse del tutto, frapponendosi tra lui e l’ingresso del palazzo.
«dove pensi di andare? » lo ammonì «Non ti rendi conto che è finita?» Eichi lo ignorò ancora una volta pronto a superarlo, ma Marco fu più rapido. Gli lanciò addosso una busta di carta. Eichi la prese al volo. Era una partecipazione di nozze. Il cuore per un attimo gli si fermò. Tutto il suo corpo tremava, mentre ancora incredulo teneva stretta quella busta tra le sue mani.
“Non può essere vero?”
«cos’è quella faccia sorpresa? Te lo dissi un anno fa, che una volta andato via Mary ti avrebbe dimenticato. Non dirmi che adesso ti sorprendi che sia accaduto?»
«lei non mi ha dimenticato» continuò con fermezza cercando di contenere la rabbia. I suoi occhi furenti incontrarono quelli più tranquilli e sicuri di Marco.
«sei davvero uno sciocco!» proseguì compiaciuto con aria di superiorità, «credevi davvero ti avrebbe aspettato per tutto questo tempo? Dopotutto sei andato via in quel modo lasciandola con meno di niente tra le mani! Cosa ti aspettavi?»
«cosa puoi saperne tu…» lo ammonì provando a superarlo ancora una volta incollerito.
«è vero, forse non so cosa vi siete detti quella sera, ma so di sicuro che erano tutte bugie…»
Eichi si avvicinò a lui sollevandolo per il collo della camicia.
«lei non mi ha mentito!»
«Ne sei proprio sicuro? Ma guardati, facendo così cosa speri di ottenere? Vuoi davvero irrompere nella sua vita adesso che è riuscita a dimenticarti? Finalmente si è risollevata e tu vuoi affondarla ancora una volta? »
Eichi mollò la presa.
“Ha sofferto per causa mia?”
 Era confuso su troppe cose.
Marco si ricompose, tornando serio e autorevole. «Cosa puoi saperne tu, non eri di certo qui quando versava lacrime amare per colpa tua. In quei momenti dov’eri? A godere del tuo successo mentre lei soffriva senza di te. In silenzio ho asciugato le sue lacrime aspettando che il sorriso tornasse sul suo volto. Non ti lascerò turbarle ancora una volta l’esistenza. Tu non hai la più pallida idea di quanto dura sia stata per lei. Ha fatto di tutto per dimenticarti e andare avanti. Vuoi davvero tornare a sconvolgerle la vita ancora una volta? Hai davvero il coraggio d'irrompere in quella serenità che con così tanta fatica si è riconquistata? »
«Quella sera l’ho lasciata con una promessa e adesso sono tornato per mantenerla!» provò ad insistere Eichi.
«Pensi mi interessi quello che vi siete detti quella sera? Non ti rendi conto che erano solo menzogne senza valore…?»
«lei, non mi stava mentendo!»
«a quanto pare invece ti ha proprio mentito..» Eichi non ce la fece più colpì Marco dritto in faccia. In pochi secondi si ritrovarono sotto la pioggia arrotolati nel fango, mentre senza contegno se le davano di santa ragione.
Un taxi bianco si fermò a pochi metri da loro. Angela arrivò appena in tempo. Con una spinta allontanò Marco dal corpo di Eichi.
«adesso basta!» rimproverò l’amico aiutando Eichi a sollevarsi dall’asfalto bagnato.
Marco rivolse ad entrambi un sorriso di sfida asciugandosi un rivolo di sangue dalla bocca.
«Se davvero l’ami, non farti più vedere» lo minacciò convinto prima di voltargli le spalle e uscire di scena.
Eichi fece per seguirlo ma Angela lo trattenne.
«Basta Eichi, non serve a nulla ormai. Andiamo, ti porto a casa…» lo esortò amareggiata.
 Eichi, ancora trattenuto dalla salda presa dell’amica, reclinò il capo sconfitto. La pioggia indifferente scendeva ancora avida su di lui. Eichi non poteva credere che fosse la verità.  Afflitto notò la partecipazione sull’asfalto bagnato. La raccolse, le scritte erano quasi tutte consunte, eppure quei due nomi erano ancora vicini e riconoscibilissimi. Una fitta al costato lo fece risalire. Ancora dolorante si appoggiò ad Angela e insieme raggiunsero il fuoristrada.
 
 
 
 
 
Mary era in salotto.
Seduta a quel divano aspettava diligentemente il ritorno di Marco. L’aveva lasciata salire da sola.
“Cavolo quanto ci vuole per comprare un pacco di pop-corn?”. Era presa dai suoi pensieri quando il campanello suonò.
Pigramente si alzò dal divano. Aperta la porta i suoi occhi si spalancarono dallo stupore.
«cosa ti è successo» esordì alla vista di Marco. Il ragazzo era fradicio dalla testa ai piedi e il suo viso riportava i segni evidenti di una recente colluttazione.
Muovendosi pigramente, lo stesso, si trascinò all’interno dell’appartamento, ignorando completamente le parole di rimprovero della ragazza. Era evidente che a tormentarlo fossero  pensieri molto più importanti di quello.
Mary richiuse lentamente la porta mentre incuriosita lo seguiva con lo sguardo.
Marco si sedette infine sul divano. Mary corse a prendere un asciugamano e dopo tornò da lui. Dolcemente iniziò ad asciugargli i capelli. Notò immediatamente il suo viso incupito.
«si può sapere cosa hai fatto alla faccia? Dovevi uscire a comprare un pacco di popcorn e invece guarda come ti sei ridotto! Si può sapere che cosa è successo?» lo rimproverò in tono amorevole tamponandogli il viso bagnato. Marco continuava a rimanere chiuso nel suo ottuso silenzio. Il viso chino verso il pavimento. Mary sospirò rassegnata «aspetta qui, vado a prendere qualcosa per le ferite…» concluse correndo ad aprire uno scompartimento della cucina.
Marco in silenzio meditava.
Anche se non lo avrebbe mai confessato, nel momento in cui aveva rivisto Eichi aveva pensato che sarebbe stata la fine di tutto. Che avrebbe perso Mary per sempre. Invece lei, per sua fortuna, non sospettava ancora nulla. Si voltò a guardarla per la prima volta da quando era entrato. Era di spalle mentre in punta di piedi cercava di recuperare la scatola con le medicazioni dalla mensola.
Strinse i pugni al ricordo del momento in cui aveva scoperto la verità.
 Il giorno di quel litigio, disobbedendo a quella promessa fattale un anno prima, aveva raggiunto Villa Rosa. Aperta la porta del suo studio la verità lo aveva accecato come un faro acceso in mezzo alla più totale oscurità.  In quel momento si era sentito affogare in un mare di falsità, profondo come non ne aveva mai visti prima in vita sua. Sparsi in quella stanza c’erano almeno una dozzina di tele con il viso di Eichi. In un angolo ammucchiati i suoi cd.

 

Era così chiaro che non fosse riuscita a dimenticarlo. In quel momento il dolore gli rubò ogni forza. In un’altra situazione avrebbe preso e distrutto tutto per la rabbia, ma in quel momento gli mancò la forza per reagire. Era un debole e codardo bugiardo. Aveva detto a Eichi che Mary gli aveva mentito quella notte, ma la verità era che l’unico a cui Mary aveva mentito, per tutto quel tempo, era lui. Aveva capito che le soluzioni erano due: vivere nella speranza che lei lo dimenticasse o arrendersi e smettere di lottare.
Mary lo raggiunse. Poggiò il kit di pronto-soccorso sul divano e preso un batuffolo di ovatta, lo umidificò con un po’ di disinfettante. Con cura iniziò a tamponare le ferite sul volto di Marco, mentre lui continuava a guardarla in silenzio come soppesando in qualcosa d’importante.
«Si può sapere cosa è successo?» lo riprese Mary chiudendo la cassetta con il materiale medico.
Marco cincendole i fianchi con le due braccia affondò il viso sul suo addome. Mary non riusciva proprio a capire cosa gli stesse succedendo. Fino a poche ore prima era freddo e distante mentre adesso si comportava come un bambino desideroso di affetto.
Mary sentì la sua maglia bagnarsi. Stava piangendo.
«Mary, promettimi che non mi lascerai…» disse tra un singhiozzo e l’altro.
Mary gli accarezzò i capelli dolcemente.
«Perché hai ancora questi pensieri? Certo che non ti lascerò.. Te l'ho promesso!» lo rassicurò dolcemente.
Marco strinse con più forza. Arrivato a questo punto non gli restava altra soluzione. Non poteva smettere. La speranza era l’unica cosa che gli rimaneva. Non avrebbe rinunciato alla persona che amava solo per un ricordo in bianco e nero.
 
 
 
Eichi era ancora seduto sul divano, quando Angela lo raggiunse con un cambio e un asciugamano.
«prendi questi e cambiati. Così conciato potresti prenderti un malanno.» lo spronò preoccupata.
Eichi nonostante l’interessamento dell’amica,  continuò a rimanere immobile con lo sguardo fisso sul pavimento. Non aveva spiaccicato parola da quando erano tornati all’atelier. L’appartamento di Angela era al piano di sopra.
«perché nessuno mi ha detto nulla?» chiese parlando più a se stesso che ad altri. Angela gli si sedette accanto.
«mi dispiace. Credo sia stato per il tuo bene…» gli rispose comprensiva.
«cosa vi fa credere che mentire sia la soluzione giusta ogni volta?»
«Eichi, non è così…» lo riprese accondiscendente sfiorandogli il braccio. Eichi si scostò infastidito.
«tutti fino ad oggi mi hanno solo mentito! Mio padre, mia madre, il signor Marini… e adesso scopro che anche l’unica persona che credevo fosse sempre stata sincera con me e a cui ho donato la mia completa sincerità, mi ha preso in giro…»
«Eichi sono convinta che Mary non ti stesse mentendo…»
«allora perché ha deciso di sposarlo? »
«anche io mi sono posta la tua stessa domanda, ma proprio come te, in tutto questo tempo, non sono riuscita a trovare una risposta…»
«che cosa dovrei fare adesso?» si sollevò agitato.
Angela lo guardava muoversi trascinandosi sconfitto per la stanza, raggiungendo afflitto la finestra. Con una mano si coprì il viso. Le lacrime scesero silenziose. Angela gli si avvicinò e delicatamente gli poggiò l’ asciugamano sulla testa.
Eichi continuando a piangere si accasciò sul pavimento.
Angela non sapeva cosa fare per confortarlo. Sapeva benissimo quanto grande fosse il suo dolore, perché era lo stesso che aveva provato lei un anno prima. Amorevolmente lo avvolse tra le sue braccia cercando di consolarlo come meglio poteva. Non c’erano parole giuste da dire. L’unica cosa che poteva fare era stargli vicino. Lui si lasciò rassicurare da quell’abbraccio ricambiandolo a sua volta. Quella era proprio la fine.
 
 
 
Eichi guardò l’orologio al suo polso, erano le otto. Si sollevò dal divano e andò alla finestra di quel piccolo monolocale. Era arrivato il mattino. Il sole splendeva limpido nel cielo. Aveva finalmente smesso di piovere. . Raccolse la sua roba. Recuperò il pezzo di carta con l’indirizzo e rigirandolo lo utilizzò per lasciare un ultimo messaggio ad Angela. Doveva sbrigarsi. Prima di tornare in Giappone doveva passare in un posto. Uscì lasciando quel foglietto sul tavolo insieme alle chiavi del fuoristrada. Con delicatezza richiuse la porta e uscì.
 
Angela fu riscossa dal rumore di una porta che si chiudeva. Si stiracchiò pigramente e raggiunse la cucina. Notò il divano vuoto e sul tavolo un foglietto. Lo prese tra le mani. C’era scritto qualcosa.
“THANKS”
Angela sorrise e poi stringendo tra le mani la sua solita tazza di caffè calda ritornò a quella finestra. Il Sole era ritornato a splendere nel cielo.
“Chissà se anche per Eichi, un giorno, ritornerà a risplendere il sole?”
Nella sua abitudinale solitudine Angela riprese a sorseggiare il suo caffè.
 
 
Finalmente era arrivato. Eichi scese dal taxi.
«Le dispiace aspettare qui solo due secondi» chiese al tassista.
«certo, ma non ci metta troppo» precisò in tono deciso.
«stia tranquillo ci metterò solo pochi minuti».
 
Eichi raggiunse quella panchina. La sfiorò con una mano. Per un attimo gli sembrò di poter rivivere quel momento. Era sera e Mary era seduta accanto a lui. Quello fu l’inizio di tutto. Con aria nostalgica si avvicinò alla ringhiera a strapiombo sulla scogliera sulla quale il mare si frangeva con movimenti lenti e armoniosi. Tirava una leggera brezza che smuoveva i suoi capelli bruni. Quella sera invece di vento non ce ne’era neanche un pò.
«perché non può essere come quel giorno? Perché ?»
Il sole era alto nel cielo.
“Ti avevo promesso che la stella che stavi aspettando, avrebbe brillato con tutte le sue forze affinché tu potessi vederla anche di giorno, ma a quanto pare qualcun altro è riuscito ad oscurarla risplendendo ai tuoi occhi più di lei, più di me…”
 Prese una chiave dalla sua tasca. con la punta incise una scritta su quella fredda barriera.
Dopo aver dato un ultimo sguardo al mare splendente e luminoso di quella mattina fece retrofronte e tornò nel taxi. Quella era la fine. Non voleva essere causa di sofferenza per lei. Se adesso Mary era felice con Marco lo sarebbe stato anche lui per lei. Non poteva fare altro, l’avrebbe custodita per sempre nel suo cuore. Non l’avrebbe mai dimenticata.
Così come il sole non può dimenticarsi di sorgere al mattino lui non avrebbe smesso di ricordare la  loro storia.  Almeno nella sua musica quell’amore avrebbe continuato ad esistere.
Il taxi si allontanò portandolo via da quel ricordo.
“Addio. Per sempre!”
 
 
 
 
 
PARIGI
 
I ragazzi erano pronti per iniziare le prove. Tutti riuniti sul palco aspettavano il loro leader.
Andrea li aveva appena raggiunti. «Siamo tutti pronti?» domandò mentre distrattamente ricontrollava i suoi appunti.
« Andrea ma dov’è finito Eichi?» chiese JJ.
«…tornerà, non preoccupatevi. Voi iniziate le prove senza di lui» gli rispose conciso. JJ conosceva troppo bene Andrea. C’era qualcosa che lo preoccupava si vedeva a metri di distanza. E non era di certo per il concerto. C’era sicuramente dell’altro.
«Andrea dov’è andato mio fratello? » chiese insistendo temerario. Voleva avere delle risposte precise.
«Cosa importa adesso?»
«importa eccome! Centra tua sorella non è vero?» lo ammonì irritato.
«anche se fosse!»
«non avresti dovuto lasciarlo andare!»
«ha scelto lui di raggiungerla. Quindi calmati…»
«Non sembri essere poi tanto tranquillo nemmeno tu! Perché il fatto che lui sia andato a trovarla ti preoccupa tanto?»
Andrea distolse lo sguardo. JJ aveva colpito nel segno ancora una volta.
«Non sarà…»
Andrea non aveva altra scelta. Doveva dire la verità.
«Mia sorella si sposerà tra una settimana…»
«quell’idiota!» JJ buttò il cappello sul pavimento e si allontanò furioso. Daisuke lo fermò in tempo.
«dove pensi di andare?»
«devo dirglielo. Non voglio essere come voi. Non gli mentirò anche io. Siete solo dei vigliacchi!  Non avete nemmeno un briciolo di coscienza? Non vi sembra troppo crudele farglielo scoprire in questo modo? Vado a fermarlo, prima che sia troppo tardi…» si divincolò dalla presa di Daisuke.
«JJ credo sia già troppo tardi …» riprese in tono colpevole Andrea. «Eichi è partito ieri…»
JJ tornò su suoi passi e si avvicinò furente ad Andrea.
«Tu sapendo tutto questo lo hai lasciato andare da lei?» lo sfidò con occhi pieni d’ira.
«Non avevo altra scelta, prima o poi l’avrebbe comunque saputo…»
JJ esplose. «e se dovesse fare qualcosa di avventato? e se decidesse di non tornare? »
«chi dovrebbe decidere di non tornare?» irruppe una voce fuori campo.
«Eichi! Sei tornato!» si stupì Daisuke.
«Certo che sono tornato! Voi piuttosto, perché non avete ancora iniziato le prove?»
JJ aveva gli occhi lucidi.
Andrea lo guarda stupito. Era troppo tranquillo. Che non avesse scopeto nulla?
«Iniziamo a provare o no?» esortò il gruppo il leader.
Si accostò ad Andrea, gli fece segno di avvicinarsi.
«avevi ragione: qualsiasi cosa succeda ho una famiglia che mi aspetta… loro mi aspetteranno sempre, o almeno loro non hanno mai smesso di farlo. Grazie.» dopo avergli dato una pacca sulla spalla ritornò dal suo gruppo. Andrea sentiva che Eichi aveva ripreso quella maschera che con così tanta fatica si era scrollato di dosso. Stava fingendo per non preoccupare chi amava.

NOTA:
So, che il ritratto non rende giustizia a "Eichi" (Kim Hyun Joong), ma abbiate pazienza, questo è il meglio che sono riuscita a fare. ^^ Spero di leggere altri commenti e recensioni. Grazie a tutti voi che continuate a seguire questa storia. Al prossimo capitolo. 
   
 
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