Anfitrione
Fattoria di Hershel, prima mattina.
<<
Buongiorno >> disse Glenn ad Andrea, non appena gli
passò
davanti, uscita dal camper. Il gruppo si era svegliato da poco e
già
tutti erano indaffarati nelle loro faccende, immersi ognuno nei
propri pensieri e preoccupazioni. Sophia, gli zombie nel fienile e il
nuovo bambino in arrivo di Lori. Ognuno padrone del proprio pensiero,
ognuno intento a domare la propria fiera personale. Solo l'uomo delle
pesche, così soprannominato quella mattina Glenn, si
ritrovava ad
affrontarne non una, ma tutte e tre insieme! Unico padrone di tre
preoccupazioni, di cui due segrete, e unico incapace a mantenerli.
<<
Buongiorno >> rispose Andrea prima di allontanarsi
velocemente,
dirigendosi verso Rick e gli atri che come ogni mattina stavano
organizzando le ricerche per trovare la piccola Sophia, smarrita
qualche giorno prima, speranzosi tutti di trovarla viva.
<<
Tieni Dale, qui ci sono delle pesche >> disse ancora
Glenn
passandogliene qualcuna. Gli occhi smarriti si guardavano attorno,
guardinghi, quasi terrorizzato, come se avesse una grossa macchia
sulla faccia di cui si vergognava. E questo non sfuggì a
T-Dog,
nonostante si stesse stropicciando gli occhi intento ancora a
svegliarsi << Che succede? >> chiese
guardandolo. Domanda
che fece aumentare quella macchia e quello sguardo piena di terrore e
vergogna << Niente. >> si
affrettò a rispondere,
continuando a guardarsi attorno terrorizzato. Gli occhi spalancati
corsero da T-Dog a Dale con rapidità, per poi tornare a
T-Dog e Dale
non potè fare a meno di inarcare le sopracciglia chiedendosi
"che
diavolo ha stamattina il ragazzo?". Poi Glenn, incapace di
sopportare quegli sguardi che sembravano scavargli all'interno,
afferrò il suo cesto delle pesche e si allontanò
velocemente
dirigendosi verso Lori, per chiederle come si sarebbe comportata con
Rick e il bambino in arrivo.
Andrea
prima di andare da Rick andò da Daryl per chiedergli come
stava:
dopo che lo aveva quasi ucciso sparandogli addosso i sensi di colpa
la tormentavano. Voleva solo provare l'ebrezza di sparare, di essere
utile al gruppo difendendolo e dimostrando a tutti la sua forza e il
suo valore. E invece aveva fatto un buco nell'acqua....e un graffio
sulla fronte di Daryl.
Glenn
venne richiamato da Shane per avere il suo binocolo e magari riuscire
a scroccare qualche pesca, e ancora una volta Glenn mostrò
tutto il
suo lato da ragazzo sincero, non riuscendo a fare la faccia da poker.
Qualcosa tormentava il ragazzo, ormai tutti se n'erano accorti, ma
pochi se ne preoccuparono. Sapevano che da poco aveva cominciato ad
avere una certa complicità con Maggie, la figlia di Hershel,
e
probabilmente i suoi erano solo i primi piccoli problemi di cuore.
Per il momento la cosa più importante era trovare Sophia,
non c'era
altro nelle loro teste. Tranne che nella testa di Shane che vedeva in
tutto questo solo una perdita di tempo: la bambina è morta,
era
questo che sosteneva e non voleva mettere a repentaglio la sicurezza
del gruppo per un cadavere. Ma il capo ora era Rick...non lui.
Bisognava obbedirgli.
Patricia
e Beth si avvicinarono al gruppo di Ricck, chiedendo imbarazzate di
poter partecipare all'addestramento di sparo che Shane stava
organizzando, fuori dalla fattoria, e ricevendo come risposta un
<<
Devo parlare con Hershel >> da parte di Rick, che
già aveva
avuto discussioni riguardo a chi deve badare chi.
Nel
frattempo il piccolo Carl era solitario, in disparte, intento ad
appuntire un bastone con un coltello, per qualche strano motivo che
nemmeno lui riusciva a cogliere. Era semplicemente un "qualcosa
da fare". Desiderava anche lui imparare a sparare, desiderava
anche lui aiutare e proteggere il gruppo...era grande adesso! Voleva
rendersi utile, non essere solo un impiccio, un fagotto da portarsi
dietro e da proteggere. Ma questo suo padre e soprattutto sua madre
non l'avrebbero mai capito: lui era solo un bambino ai loro occhi, e
mai avrebbero acconsentito ad un suo avanzamento di livello. Troppo
pericoloso, avrebbero pensato, quasi ignorando che ormai tutto il
mondo, la stessa sopravvivenza, era troppo pericolosa.
Nascosto
sotto il suo enorme cappello donatogli dal padre continuava a
rimuginare su tutto questo, all'ombra del camper, mentre gli adulti
continuavano a parlare tra loro di ricerche da organizzare,
addestramento e cercare di convivere con Hershel che non sembrava
molto ben disposto a tenere i suoi ospiti in casa sua.
Sbuffò
tra sè e sè, e lanciò lontano il
legnetto, facendo due passi per
sbollentare e farsi passare quei pensieri. Doveva trovare il modo di
convincere i suoi genitori.
Girò
intorno al camper, calciando un sassolino che aveva trovato la
sfortuna di ritrovarsi sotto i suoi piedi, poi, quasi spinto da
chissà quale forza, alzò lo sguardo
all'orizzonte, verso la
recinzione più esterna della fattoria e lì i suoi
occhi fecero una
scoperta. Due puntini neri, lontani, si stavano avvicinando
abbastanza velocemente. Che fossero stati zombie? Socchiuse gli
occhi, cercando di contrastare il sole e cercando di puntare lo
sguardo il più lontano possibile. Fece due passi avanti,
sempre con
la speranza di capire cosa fossero quelle due macchioline che si
avvicinavano spedite, ma ancora senza successo.
<<
Papà! >> chiamò allora. Suo padre
avrebbe avuto le risposte,
lui ce le aveva sempre, e avrebbe saputo cosa fare...come sempre.
Rick girò velocemente la testa in direzione di suo figlio,
leggermente allarmato della chiamata, allarme che aumentò
ancora di
più quando vide Carl indicargli un punto lontano da loro,
oltre la
staccionata. Spostò lo sguardo dove Carl gli suggeriva e
anche lui
vide le macchioline nere che si avvicinavano, ma anche lui non
capì
subito cosa fossero. Troppo sole...e troppo lontane. Shane, anche lui
giratosi alla chiamata, approfittò subito del suo binocolo
appena
conquistato da Glenn e se lo portò al volto, cercando di
vedere cosa
si stesse avvicinando, e facendo due passi avanti.
<<
Cosa sono? Zombie? >> chiese Rick al suo amico,
già
preparandosi a correre in quella direzione per andare ad uccidere
eventuali invasori. Ma l'espressione di Shane in qualche modo
placò
la sua fretta e gli lasciò solo tanta curiosità.
<<
Ma guarda un po' >> si lasciò sfuggire Shane,
sorridendo
divertito dalla scoperta << Guarda tu stesso
>> disse
ancora, porgendo a Rick il binocolo, ancora sorridendo. Cosa aveva
visto di tanto divertente? Sicuramente non zombie...non avrebbe
reagito in quella maniera. Rick inarcò le sopracciglia alla
vista
dell'espressione divertita dell'amico e si portò lentamente
il
binocolo alla faccia. Poi anche lui sorrise <<
Incredibile >>
<<
Cosa? >> chiese Jimmy, il fidanzato di Beth, non capendo
cosa
ci fosse di tanto divertente ai confini di casa sua. Intanto Shane
aveva già cominciato a correre incontro alle due macchioline
nere,
pronto ad accoglierle << Vieni Carl >>
aveva chiamato, e
il bambino non se l'era lasciato ripetere due volte. Non aveva idea
di cosa avessero visto suo padre e Shane, ma si fidava di lui, e se
non c'era bisogno di armarsi un motivo c'era.
Rick
sorrise e abbassò il binocolo << Una singolare
coppia sta
venendo a farci visita >> rise.
Carl
sembrava entusiasta mentre giocava col cane appena arrivato e quasi
aveva dimenticato il suo desiderio irrefrenabile di imparare a
sparare. Rideva mentre il Border Collie gli leccava il viso, e rideva
ancora più forte le volte che il cane cercava di alzarsi su
due
zampe, posando le anteriori sul petto del ragazzino e finendo col
spingerlo a terra. Quella scena era la cosa migliore che succedeva
negli ultimi mesi, una cosa così banale, che un tempo
sarebbe stato
quotidiano e non certo stimolo di tanta felicità. Ma in
momenti come
quelli vedere un bambino giocare divertito con un cane, e ridere
così
forte, era una scena paradisiaca. Lori, seduta sulle scale
all'entrata di casa, aveva quasi le lacrime nel vedere suo figlio, e
si stringeva forte a se stessa. Aveva dimenticato la risata di suo
figlio, e ora che la riascoltava sembrava che il paradiso avesse
aperto le sue porte.
<<
E' davvero incredibile >> disse Maggie avvicinandosi alla
donna
seduta << Sembra un segnale di Dio. Ci ha voluto mandare
un
segno di speranza. Non credi? >>
Lori
tirò su col naso, e voltandosi verso la ragazza si
limitò
semplicemente ad annuire. Aveva un nodo in gola, e non voleva
rischiare di scoppiare a piangere in quel momento, proprio mentre le
era stata fatta una domanda.
<<
Papà, possiamo tenerlo? >> chiese Carl,
voltandosi verso suo
padre e correndogli incontro, inseguito dal cane che non aveva smesso
un attimo di scodinzolare. Suo padre si trovava di fianco al cavallo
che era arrivato insieme al cane, insieme a Hershel, che gli aveva
portato acqua e fieno per nutrirlo, e Dale. E stranamente avevano una
faccia cupa. La gioia della scoperta, il divertimento nel vedere
arrivare un cavallo al seguito di un cane, era sparito nell'istante
in cui avevano notato che il cavallo era sellato...ma sulla sua
schiena non c'era nessun cavaliere. E di questo stava parlando in
quel momento con gli altri due uomini, ma Carl questo non lo
notò
nemmeno. Nel momento in cui, prima, Shane si era avvicinato ai due
animali il cane si era fermato di colpo e aveva cominciato subito a
ringhiare e a mostrare i denti. Il cavallo, obbediente si era fermato
dietro di lui a brucare un po' d'erba. Shane aveva provato ad
avvicinarsi lentamente, cercando di sembrare il meno minaccioso
possibile, rivolgendogli parole tranquille, ma il cane aveva risposto
con altri ringhi ed altri abbai. Ma non appena era arrivato anche
Carl tutto era cambiato. Il cane d'istinto aveva tirato una
scondinzolata appena visto il ragazzino, e anche se era rimasto
guardingo e malfidente, sembrava essere indeciso sul da farsi. Aveva
smesso di ringhiare e aveva cominciato ad arretrare piano piano. Carl
aveva sorriso, affascinato dall'animale, e chinandosi in avanti aveva
sporto una mano verso il cane, aspettando che fosse lui ad
avvicinarsi e ad annusarlo.
<<
Vieni >> lo aveva incoraggiato, facendo qualche piccolo
passo
in avanti << Va tutto bene >> aveva
continuato, e il cane
era sembrato l'avesse capito perchè aveva scodinzolato
ancora un
paio di volte. Poi si era acquattato e allungando il muso il
più
possibile aveva cercato di avvicinarsi lentamente al ragazzino, gli
aveva annusato la mano, aveva capito che non era come la gente che
puzzava di morte, che lui era buono e subito si era sbilanciato in
avanti leccandogli una guancia. Era stato amore a prima vista.
<<
Certo Carl che puoi tenerlo >> sorrise suo padre e lo
incoraggiò con un gesto della mano a ritornare a giocare,
cosa che
fece subito << Ti chiamerò Jack!
>> disse felice Carl
verso il suo nuovo animale. Poi Carl corse via, inseguito dal cane
che probabilmente da tempo non si sentiva libero di divertirsi data
l'energia e la gioia che dimostrava con le sue scodinzolate e i suoi
abbai.
<<
Allora capo, che ne pensi? >> chiese Shane, avvicinandosi
a
Rick.
<<
Questo cavallo apparteneva a qualcuno, e probabilmente questo
qualcuno ha tentato per un po' la fuga. >>
indicò la sella <<
C'è del sangue rappreso. >>
<<
Probabilmente allora anche il cane apparteneva alla stessa persona,
visto che viaggiavano assieme. >>
<<
Già. Ora la domanda è se questo qualcuno
è morto o è ancora vivo
da qualche parte. Gli animali seguono l'istinto, forse sono fuggiti
via da una situazione pericolosa lasciando il loro padrone.
>>
disse ancora Rick, facendo congetture campate in aria.
<<
I cani non fanno queste cose >> intervenne Dale
<< Se il
padrone è in pericolo loro lo difendono fino alla morte.
>>
<<
Io penso che se il cane fosse veramente fidato come dici tu, e se il
padrone si fosse trovato in pericolo, a quest'ora lui non sarebbe
qui, ma sarebbe rimasto accanto a lui finendo con l'essere sbranato.
>> disse Hershel mentre si occupava del cavallo
<< E poi
vorrei farvi notare che le redini del cavallo sono tagliate di netto.
>> le mostrò agli altri uomini
<< Sono state tagliate
con un coltello, o qualcosa giù di lì, e anche
con molta fretta
data l'imprecisione del taglio. Forse il suo padrone, in una
situazione di allarme, ha tagliato le redini per liberarlo e
permettergli la fuga. >>
<< Stai dicendo che secondo
te è stato il padrone stesso a mandargli via, a farli
fuggire? >>
chiese Rick, e in tutta risposta ricevette da parte dell'uomo un
mugolio che stava a significare "forse".
<<
Vi state facendo troppe fantasie secondo me. E qualsiasi sia la
risposta penso che sia irrilevante, non sono faccende che ci
riguardano, non sappiamo nemmeno chi sia questa persona.
>>
disse Shane, e Rick sapeva che sotto sotto aveva ragione.
Ciò
nonostante non riusciva a non essere turbato, e sentirsi in qualche
modo tirato in causa. Una sensazione, una voce, gli diceva che quegli
animali erano arrivati lì in cerca di aiuto. E se fosse
stato
proprio il padrone a mandarli? Con la speranza che magari qualcuno
li avesse trovati, e fosse tornato a salvarlo? Non riusciva a non
porsi queste domande.
Fattoria di Hershel, mezzanotte passata
<<
Carl, tesoro vieni nella tenda. Devi dormire. >> disse
Lori a
suo figlio, che si trovava in piedi, vicino a un albero. Si
avvicinò
a lui e gli mise una mano sulla spalla. Sapeva cosa stava osservando
e riusciva a cogliere la sua preoccupazione e dispiacere.
<<
Non si è più mosso di lì, neanche
quando sono andato a prenderlo.
>> rispose il ragazzino. Gli occhi erano puntati sul suo
nuovo
amico, Jack, il Border Collie che era giunto correndo dal bosco e
seguito da un cavallo. In quel momento l'animale era steso su un
masso leggermente sopraelevato, la coda che cadeva giù
morbida, le
orecchie abbassate e lo sguardo fisso sul bosco oltre la staccionata
della fattoria. Da quando era scesa notte si era messo lì e
più
s'era mosso, non aveva più scodinzolato nè
cercato il ragazzino per
qualche coccola. Se ne stava lì, solo, ignorando chiunque
gli si
avvicinasse e piangendo senza tregua, intervallando i guaiti ogni
tanto con dei leggeri ululati. Il tutto sempre molto basso, per non
fare troppo rumore, com'era stato abituato. Lori guardò il
cane e
riuscì anche lei a percepire il dolore che provava.
<<
Gli manca il suo padrone. >> disse Carl, capendo al volo
cosa
poteva passare per la testa del suo nuovo amico << Lo sta
aspettando, per questo guarda in quella direzione. >> la
tristezza nelle parole di suo figlio erano più dolorose dei
guaiti
del cane. Lori lo abbracciò e cercò di portarlo
nella tenda, ma
Carl con una scrollata di spalle si separò da sua madre e
andò a
sedersi vicino a Jack, facendogli qualche carezza sulla testa. Ma
anche quello sembrò non coinvolgerlo minimamente: Jack
rimase
immobile, come se non avesse percepito la presenza del ragazzino, e
continuò a piangere e aspettare con ansia di veder sbucare
dal bosco
una sagoma nera dall'odore familiare.
Nello stesso momento, in un villaggio non molto lontano da lì.
Una
trentina di zombie potevano essere contati, se lì ci fosse
stato
qualcuno a farlo. Ammassati e rumorosi, porgevano le loro braccia
fameliche verso l'alto, come se l'insistenza prima o poi li avrebbero
ricompensati, come se prima o poi quelle mani avessero potuto
miracolosamente allungarsi e afferrare il loro succulento pasto.
Alcuni di loro, quelli più vicini al tronco dell'albero che
avevano
accerchiato, graffiano con le unghie la corteccia, in un primitivo
tentativo di arrampicarsi. Tentativo ovviamente fallimentare, data la
loro scarsa capacità di movimento e la loro pessima
intelligenza che
non li faceva appigliare in maniera adeguata. Ma l'ostinazione era
una delle loro migliori caratteristiche, e finchè la preda
sarebbe
rimasta lì loro avrebbero continuato a tentare, come avevano
fatto
in quei due giorni. Mai si erano allontanati perchè lei era
lì,
profumata e invitante, e diamine prima o poi l'avrebbero presa, ne
erano certi!!
E a lei puntavano i loro occhi putrefatti, e lei
richiamavano con le loro voci roche e disumane. Lei, la preda, che si
trovava proprio sopra le loro teste, stesa su di un grosso ramo, con
braccia e gambe penzoloni, ormai esausta, assetata e affamata. Due
giorni, forse tre ormai, era rimasta lì, senza acqua
nè cibo, sotto
il sole cocente del giorno e il vento gelido della notte, e quel
ronzio continuo degli zombie sotto di lei. La testa penzolava da un
lato e gli occhi erano chiusi, in cerca di riposo, ma senza trovarlo
pienamente. La paura di perdere l'equilibrio nel sonno e cadere dal
suo rifugio era troppo grande. Ma cominciava veramente a non farcela
più. Aveva sete ed era esausta. Ma l'istinto di
sopravvivenza e la
sua forza di volontà la tenevano ancora ben salda su quel
tronco.
Finchè sarebbe rimasta lì sopra sarebbe stata al
sicuro da quei
mostri, e l'importante era non diventare la cena. Non sarebbe stato
carino.
Un
occhio si aprì debolmente, ma poi si richiuse. La testa
penzolava e
cercava di rimanere sveglia penzolando da un lato all'altro, cercando
di tenersi sempre attiva. Ogni tanto sonnecchiava, si appisolava, ma
al minimo cenno di perdita dell'equilibrio saltava svegliandosi e
aggrappandosi al ramo sotto di sè. E intanto i mostri sotto
di lei
continuavano a far rumore e a brontolare << Piuttosto
divento
cena degli avvoltoi. Non ve la do la soddisfazione di avermi.
>>
borbottò rivolta agli zombie sotto di lei.
Sospirò e ciondolò
ancora la testa, e ancora e ancora, mentre un pensiero ricorrente le
teneva compagnia.
<<
Max. >>