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Autore: Ray Wings    31/07/2014    1 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anfitrione

Fattoria di Hershel, prima mattina.

<< Buongiorno >> disse Glenn ad Andrea, non appena gli passò davanti, uscita dal camper. Il gruppo si era svegliato da poco e già tutti erano indaffarati nelle loro faccende, immersi ognuno nei propri pensieri e preoccupazioni. Sophia, gli zombie nel fienile e il nuovo bambino in arrivo di Lori. Ognuno padrone del proprio pensiero, ognuno intento a domare la propria fiera personale. Solo l'uomo delle pesche, così soprannominato quella mattina Glenn, si ritrovava ad affrontarne non una, ma tutte e tre insieme! Unico padrone di tre preoccupazioni, di cui due segrete, e unico incapace a mantenerli.
<< Buongiorno >> rispose Andrea prima di allontanarsi velocemente, dirigendosi verso Rick e gli atri che come ogni mattina stavano organizzando le ricerche per trovare la piccola Sophia, smarrita qualche giorno prima, speranzosi tutti di trovarla viva.
<< Tieni Dale, qui ci sono delle pesche >> disse ancora Glenn passandogliene qualcuna. Gli occhi smarriti si guardavano attorno, guardinghi, quasi terrorizzato, come se avesse una grossa macchia sulla faccia di cui si vergognava. E questo non sfuggì a T-Dog, nonostante si stesse stropicciando gli occhi intento ancora a svegliarsi << Che succede? >> chiese guardandolo. Domanda che fece aumentare quella macchia e quello sguardo piena di terrore e vergogna << Niente. >> si affrettò a rispondere, continuando a guardarsi attorno terrorizzato. Gli occhi spalancati corsero da T-Dog a Dale con rapidità, per poi tornare a T-Dog e Dale non potè fare a meno di inarcare le sopracciglia chiedendosi "che diavolo ha stamattina il ragazzo?". Poi Glenn, incapace di sopportare quegli sguardi che sembravano scavargli all'interno, afferrò il suo cesto delle pesche e si allontanò velocemente dirigendosi verso Lori, per chiederle come si sarebbe comportata con Rick e il bambino in arrivo.
Andrea prima di andare da Rick andò da Daryl per chiedergli come stava: dopo che lo aveva quasi ucciso sparandogli addosso i sensi di colpa la tormentavano. Voleva solo provare l'ebrezza di sparare, di essere utile al gruppo difendendolo e dimostrando a tutti la sua forza e il suo valore. E invece aveva fatto un buco nell'acqua....e un graffio sulla fronte di Daryl.
Glenn venne richiamato da Shane per avere il suo binocolo e magari riuscire a scroccare qualche pesca, e ancora una volta Glenn mostrò tutto il suo lato da ragazzo sincero, non riuscendo a fare la faccia da poker. Qualcosa tormentava il ragazzo, ormai tutti se n'erano accorti, ma pochi se ne preoccuparono. Sapevano che da poco aveva cominciato ad avere una certa complicità con Maggie, la figlia di Hershel, e probabilmente i suoi erano solo i primi piccoli problemi di cuore. Per il momento la cosa più importante era trovare Sophia, non c'era altro nelle loro teste. Tranne che nella testa di Shane che vedeva in tutto questo solo una perdita di tempo: la bambina è morta, era questo che sosteneva e non voleva mettere a repentaglio la sicurezza del gruppo per un cadavere. Ma il capo ora era Rick...non lui. Bisognava obbedirgli.
Patricia e Beth si avvicinarono al gruppo di Ricck, chiedendo imbarazzate di poter partecipare all'addestramento di sparo che Shane stava organizzando, fuori dalla fattoria, e ricevendo come risposta un << Devo parlare con Hershel >> da parte di Rick, che già aveva avuto discussioni riguardo a chi deve badare chi.
Nel frattempo il piccolo Carl era solitario, in disparte, intento ad appuntire un bastone con un coltello, per qualche strano motivo che nemmeno lui riusciva a cogliere. Era semplicemente un "qualcosa da fare". Desiderava anche lui imparare a sparare, desiderava anche lui aiutare e proteggere il gruppo...era grande adesso! Voleva rendersi utile, non essere solo un impiccio, un fagotto da portarsi dietro e da proteggere. Ma questo suo padre e soprattutto sua madre non l'avrebbero mai capito: lui era solo un bambino ai loro occhi, e mai avrebbero acconsentito ad un suo avanzamento di livello. Troppo pericoloso, avrebbero pensato, quasi ignorando che ormai tutto il mondo, la stessa sopravvivenza, era troppo pericolosa.
Nascosto sotto il suo enorme cappello donatogli dal padre continuava a rimuginare su tutto questo, all'ombra del camper, mentre gli adulti continuavano a parlare tra loro di ricerche da organizzare, addestramento e cercare di convivere con Hershel che non sembrava molto ben disposto a tenere i suoi ospiti in casa sua.
Sbuffò tra sè e sè, e lanciò lontano il legnetto, facendo due passi per sbollentare e farsi passare quei pensieri. Doveva trovare il modo di convincere i suoi genitori.
Girò intorno al camper, calciando un sassolino che aveva trovato la sfortuna di ritrovarsi sotto i suoi piedi, poi, quasi spinto da chissà quale forza, alzò lo sguardo all'orizzonte, verso la recinzione più esterna della fattoria e lì i suoi occhi fecero una scoperta. Due puntini neri, lontani, si stavano avvicinando abbastanza velocemente. Che fossero stati zombie? Socchiuse gli occhi, cercando di contrastare il sole e cercando di puntare lo sguardo il più lontano possibile. Fece due passi avanti, sempre con la speranza di capire cosa fossero quelle due macchioline che si avvicinavano spedite, ma ancora senza successo.
<< Papà! >> chiamò allora. Suo padre avrebbe avuto le risposte, lui ce le aveva sempre, e avrebbe saputo cosa fare...come sempre. Rick girò velocemente la testa in direzione di suo figlio, leggermente allarmato della chiamata, allarme che aumentò ancora di più quando vide Carl indicargli un punto lontano da loro, oltre la staccionata. Spostò lo sguardo dove Carl gli suggeriva e anche lui vide le macchioline nere che si avvicinavano, ma anche lui non capì subito cosa fossero. Troppo sole...e troppo lontane. Shane, anche lui giratosi alla chiamata, approfittò subito del suo binocolo appena conquistato da Glenn e se lo portò al volto, cercando di vedere cosa si stesse avvicinando, e facendo due passi avanti.
<< Cosa sono? Zombie? >> chiese Rick al suo amico, già preparandosi a correre in quella direzione per andare ad uccidere eventuali invasori. Ma l'espressione di Shane in qualche modo placò la sua fretta e gli lasciò solo tanta curiosità.
<< Ma guarda un po' >> si lasciò sfuggire Shane, sorridendo divertito dalla scoperta << Guarda tu stesso >> disse ancora, porgendo a Rick il binocolo, ancora sorridendo. Cosa aveva visto di tanto divertente? Sicuramente non zombie...non avrebbe reagito in quella maniera. Rick inarcò le sopracciglia alla vista dell'espressione divertita dell'amico e si portò lentamente il binocolo alla faccia. Poi anche lui sorrise << Incredibile >>
<< Cosa? >> chiese Jimmy, il fidanzato di Beth, non capendo cosa ci fosse di tanto divertente ai confini di casa sua. Intanto Shane aveva già cominciato a correre incontro alle due macchioline nere, pronto ad accoglierle << Vieni Carl >> aveva chiamato, e il bambino non se l'era lasciato ripetere due volte. Non aveva idea di cosa avessero visto suo padre e Shane, ma si fidava di lui, e se non c'era bisogno di armarsi un motivo c'era.
Rick sorrise e abbassò il binocolo << Una singolare coppia sta venendo a farci visita >> rise.

Carl sembrava entusiasta mentre giocava col cane appena arrivato e quasi aveva dimenticato il suo desiderio irrefrenabile di imparare a sparare. Rideva mentre il Border Collie gli leccava il viso, e rideva ancora più forte le volte che il cane cercava di alzarsi su due zampe, posando le anteriori sul petto del ragazzino e finendo col spingerlo a terra. Quella scena era la cosa migliore che succedeva negli ultimi mesi, una cosa così banale, che un tempo sarebbe stato quotidiano e non certo stimolo di tanta felicità. Ma in momenti come quelli vedere un bambino giocare divertito con un cane, e ridere così forte, era una scena paradisiaca. Lori, seduta sulle scale all'entrata di casa, aveva quasi le lacrime nel vedere suo figlio, e si stringeva forte a se stessa. Aveva dimenticato la risata di suo figlio, e ora che la riascoltava sembrava che il paradiso avesse aperto le sue porte.
<< E' davvero incredibile >> disse Maggie avvicinandosi alla donna seduta << Sembra un segnale di Dio. Ci ha voluto mandare un segno di speranza. Non credi? >>
Lori tirò su col naso, e voltandosi verso la ragazza si limitò semplicemente ad annuire. Aveva un nodo in gola, e non voleva rischiare di scoppiare a piangere in quel momento, proprio mentre le era stata fatta una domanda.
<< Papà, possiamo tenerlo? >> chiese Carl, voltandosi verso suo padre e correndogli incontro, inseguito dal cane che non aveva smesso un attimo di scodinzolare. Suo padre si trovava di fianco al cavallo che era arrivato insieme al cane, insieme a Hershel, che gli aveva portato acqua e fieno per nutrirlo, e Dale. E stranamente avevano una faccia cupa. La gioia della scoperta, il divertimento nel vedere arrivare un cavallo al seguito di un cane, era sparito nell'istante in cui avevano notato che il cavallo era sellato...ma sulla sua schiena non c'era nessun cavaliere. E di questo stava parlando in quel momento con gli altri due uomini, ma Carl questo non lo notò nemmeno. Nel momento in cui, prima, Shane si era avvicinato ai due animali il cane si era fermato di colpo e aveva cominciato subito a ringhiare e a mostrare i denti. Il cavallo, obbediente si era fermato dietro di lui a brucare un po' d'erba. Shane aveva provato ad avvicinarsi lentamente, cercando di sembrare il meno minaccioso possibile, rivolgendogli parole tranquille, ma il cane aveva risposto con altri ringhi ed altri abbai. Ma non appena era arrivato anche Carl tutto era cambiato. Il cane d'istinto aveva tirato una scondinzolata appena visto il ragazzino, e anche se era rimasto guardingo e malfidente, sembrava essere indeciso sul da farsi. Aveva smesso di ringhiare e aveva cominciato ad arretrare piano piano. Carl aveva sorriso, affascinato dall'animale, e chinandosi in avanti aveva sporto una mano verso il cane, aspettando che fosse lui ad avvicinarsi e ad annusarlo.
<< Vieni >> lo aveva incoraggiato, facendo qualche piccolo passo in avanti << Va tutto bene >> aveva continuato, e il cane era sembrato l'avesse capito perchè aveva scodinzolato ancora un paio di volte. Poi si era acquattato e allungando il muso il più possibile aveva cercato di avvicinarsi lentamente al ragazzino, gli aveva annusato la mano, aveva capito che non era come la gente che puzzava di morte, che lui era buono e subito si era sbilanciato in avanti leccandogli una guancia. Era stato amore a prima vista.
<< Certo Carl che puoi tenerlo >> sorrise suo padre e lo incoraggiò con un gesto della mano a ritornare a giocare, cosa che fece subito << Ti chiamerò Jack! >> disse felice Carl verso il suo nuovo animale. Poi Carl corse via, inseguito dal cane che probabilmente da tempo non si sentiva libero di divertirsi data l'energia e la gioia che dimostrava con le sue scodinzolate e i suoi abbai.
<< Allora capo, che ne pensi? >> chiese Shane, avvicinandosi a Rick.
<< Questo cavallo apparteneva a qualcuno, e probabilmente questo qualcuno ha tentato per un po' la fuga. >> indicò la sella << C'è del sangue rappreso. >>
<< Probabilmente allora anche il cane apparteneva alla stessa persona, visto che viaggiavano assieme. >>
<< Già. Ora la domanda è se questo qualcuno è morto o è ancora vivo da qualche parte. Gli animali seguono l'istinto, forse sono fuggiti via da una situazione pericolosa lasciando il loro padrone. >> disse ancora Rick, facendo congetture campate in aria.
<< I cani non fanno queste cose >> intervenne Dale << Se il padrone è in pericolo loro lo difendono fino alla morte. >>
<< Io penso che se il cane fosse veramente fidato come dici tu, e se il padrone si fosse trovato in pericolo, a quest'ora lui non sarebbe qui, ma sarebbe rimasto accanto a lui finendo con l'essere sbranato. >> disse Hershel mentre si occupava del cavallo << E poi vorrei farvi notare che le redini del cavallo sono tagliate di netto. >> le mostrò agli altri uomini << Sono state tagliate con un coltello, o qualcosa giù di lì, e anche con molta fretta data l'imprecisione del taglio. Forse il suo padrone, in una situazione di allarme, ha tagliato le redini per liberarlo e permettergli la fuga. >>
<< Stai dicendo che secondo te è stato il padrone stesso a mandargli via, a farli fuggire? >> chiese Rick, e in tutta risposta ricevette da parte dell'uomo un mugolio che stava a significare "forse".
<< Vi state facendo troppe fantasie secondo me. E qualsiasi sia la risposta penso che sia irrilevante, non sono faccende che ci riguardano, non sappiamo nemmeno chi sia questa persona. >> disse Shane, e Rick sapeva che sotto sotto aveva ragione. Ciò nonostante non riusciva a non essere turbato, e sentirsi in qualche modo tirato in causa. Una sensazione, una voce, gli diceva che quegli animali erano arrivati lì in cerca di aiuto. E se fosse stato proprio il padrone a mandarli? Con la speranza che magari qualcuno li avesse trovati, e fosse tornato a salvarlo? Non riusciva a non porsi queste domande.

Fattoria di Hershel, mezzanotte passata

<< Carl, tesoro vieni nella tenda. Devi dormire. >> disse Lori a suo figlio, che si trovava in piedi, vicino a un albero. Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla. Sapeva cosa stava osservando e riusciva a cogliere la sua preoccupazione e dispiacere.
<< Non si è più mosso di lì, neanche quando sono andato a prenderlo. >> rispose il ragazzino. Gli occhi erano puntati sul suo nuovo amico, Jack, il Border Collie che era giunto correndo dal bosco e seguito da un cavallo. In quel momento l'animale era steso su un masso leggermente sopraelevato, la coda che cadeva giù morbida, le orecchie abbassate e lo sguardo fisso sul bosco oltre la staccionata della fattoria. Da quando era scesa notte si era messo lì e più s'era mosso, non aveva più scodinzolato nè cercato il ragazzino per qualche coccola. Se ne stava lì, solo, ignorando chiunque gli si avvicinasse e piangendo senza tregua, intervallando i guaiti ogni tanto con dei leggeri ululati. Il tutto sempre molto basso, per non fare troppo rumore, com'era stato abituato. Lori guardò il cane e riuscì anche lei a percepire il dolore che provava.
<< Gli manca il suo padrone. >> disse Carl, capendo al volo cosa poteva passare per la testa del suo nuovo amico << Lo sta aspettando, per questo guarda in quella direzione. >> la tristezza nelle parole di suo figlio erano più dolorose dei guaiti del cane. Lori lo abbracciò e cercò di portarlo nella tenda, ma Carl con una scrollata di spalle si separò da sua madre e andò a sedersi vicino a Jack, facendogli qualche carezza sulla testa. Ma anche quello sembrò non coinvolgerlo minimamente: Jack rimase immobile, come se non avesse percepito la presenza del ragazzino, e continuò a piangere e aspettare con ansia di veder sbucare dal bosco una sagoma nera dall'odore familiare.

Nello stesso momento, in un villaggio non molto lontano da lì.

Una trentina di zombie potevano essere contati, se lì ci fosse stato qualcuno a farlo. Ammassati e rumorosi, porgevano le loro braccia fameliche verso l'alto, come se l'insistenza prima o poi li avrebbero ricompensati, come se prima o poi quelle mani avessero potuto miracolosamente allungarsi e afferrare il loro succulento pasto. Alcuni di loro, quelli più vicini al tronco dell'albero che avevano accerchiato, graffiano con le unghie la corteccia, in un primitivo tentativo di arrampicarsi. Tentativo ovviamente fallimentare, data la loro scarsa capacità di movimento e la loro pessima intelligenza che non li faceva appigliare in maniera adeguata. Ma l'ostinazione era una delle loro migliori caratteristiche, e finchè la preda sarebbe rimasta lì loro avrebbero continuato a tentare, come avevano fatto in quei due giorni. Mai si erano allontanati perchè lei era lì, profumata e invitante, e diamine prima o poi l'avrebbero presa, ne erano certi!!
E a lei puntavano i loro occhi putrefatti, e lei richiamavano con le loro voci roche e disumane. Lei, la preda, che si trovava proprio sopra le loro teste, stesa su di un grosso ramo, con braccia e gambe penzoloni, ormai esausta, assetata e affamata. Due giorni, forse tre ormai, era rimasta lì, senza acqua nè cibo, sotto il sole cocente del giorno e il vento gelido della notte, e quel ronzio continuo degli zombie sotto di lei. La testa penzolava da un lato e gli occhi erano chiusi, in cerca di riposo, ma senza trovarlo pienamente. La paura di perdere l'equilibrio nel sonno e cadere dal suo rifugio era troppo grande. Ma cominciava veramente a non farcela più. Aveva sete ed era esausta. Ma l'istinto di sopravvivenza e la sua forza di volontà la tenevano ancora ben salda su quel tronco. Finchè sarebbe rimasta lì sopra sarebbe stata al sicuro da quei mostri, e l'importante era non diventare la cena. Non sarebbe stato carino.
Un occhio si aprì debolmente, ma poi si richiuse. La testa penzolava e cercava di rimanere sveglia penzolando da un lato all'altro, cercando di tenersi sempre attiva. Ogni tanto sonnecchiava, si appisolava, ma al minimo cenno di perdita dell'equilibrio saltava svegliandosi e aggrappandosi al ramo sotto di sè. E intanto i mostri sotto di lei continuavano a far rumore e a brontolare << Piuttosto divento cena degli avvoltoi. Non ve la do la soddisfazione di avermi. >> borbottò rivolta agli zombie sotto di lei. Sospirò e ciondolò ancora la testa, e ancora e ancora, mentre un pensiero ricorrente le teneva compagnia.
<< Max. >>

   
 
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