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Autore: emily12_    31/07/2014    1 recensioni
Il rumore del fon mi surriscaldava le orecchie, ma i capelli non ne volevano sapere di asciugarsi.
Sentii il rumore di una macchina in strada: doveva essere della vicina.
Abitavo in una via con poche case dove non passava mai nessuno.
Sono sempre stata una persona molto impressionabile, così, essendo in casa da sola avevo acceso lo stereo.
E fu un attimo: la luce saltò e io rimasi con quel fon in mano come arma e i capelli che mi sgocciolavano sulle spalle.
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUANDO SCATTO' LA LUCE


Il rumore del fon mi surriscaldava le orecchie, ma i capelli non ne volevano sapere di asciugarsi.

Sentii il rumore di una macchina in strada: doveva essere della vicina.

Abitavo in una via con poche case dove non passava mai nessuno.

Sono sempre stata una persona molto impressionabile, così, essendo in casa da sola avevo acceso lo stereo.

E fu un attimo: la luce saltò e io rimasi con quel fon in mano come arma e i capelli che mi sgocciolavano sulle spalle.

Mugolai presa da una leggera disperazione al il pensiero di dover scendere al piano di sotto, aprire la porta del garage e nella notte riattivare la luce che si trovava dietro una porticina del cortile.

Non avevo scelta e facendomi luce con il cellulare feci per uscire dal bagno.

Ma prima i miei occhi caddero sullo specchio: sapevo che non avrei dovuto farlo, non bisogna mai guardare uno specchio se sei in casa da sola al buio.

C'erano due grossi occhi dalle iridi troppo azzurre.

Nient'altro che due occhi alle mie spalle.

Loro non si muovevano e io rimasi pietrificata a fissarli: anche se ero più che sicura che non potessero essere reali.

Non esistono occhi senza corpo che ti fissano senza uno scopo.

Allo specchio vidi una mano appoggiarsi alla mia spalla: era nera, senza profondità , vuota come quella di un fantasma.

Mi misi una mano sulla spalla dove allo specchio c'era la mano fantasma, ma non trovai altro che la mia maglietta bagnata dai capelli.

Gli occhi erano scomparsi e io mi stavo già maledicendo per la mia sfrenata fantasia, pensando che forse avrebbero fatto bene a rinchiudermi in un manicomio.

Scesi le scale con il cuore in gola, ma andavo troppo forte, così inciampai sull'ultimo gradino perdendo il telefono.

OK, in quel momento ero seriamente in panico.

Mi alzai in piedi: era casa mia, conoscevo a memoria dov'era la porta, potevo farcela.

Barcollai un po' al buio fino a che non raggiunsi la parete di fronte a me.

Mi voltai verso la porta e inorridì ritrovando la mano di prima sospesa a mezz'aria che mi porgeva il cellulare.

Presi il cellulare tremando e cominciando a piangere per reazione isterica.

E adesso come facevo a convincermi che era solo uno scherzo della mia mente?

Gli occhi azzurri riapparvero assieme ad una doppia fila di denti aperti in un sorriso.

La paura mi tolse il fiato di gridare quando la bocca si mosse come a dirmi qualcosa.

Corsi in garage sbattendo la spalla contro lo stipite della porta: dovevo prendere la chiave, aprire questa seconda porta e sarei stata fuori.

Non mi voltai per paura di quello che avrei visto, presi la prima chiave che trovai tra quelle appese al muro e la infilai nella serratura.

Chiave sbagliata. Spinsi inutilmente la maniglia.

Mi girai a destra per trovare la chiave giusta e la vidi galleggiare davanti ai miei occhi.

Ora gli occhi avevano preso posto in una grossa massa più scura del buio della stanza e mi fissavano impenetrabili se non fosse stato per quei denti bianchissimi che sorridevano.

Grazie.” sussurrai prendendo la chiave.

Dovevo essere pazza: ora parlavo anche con le ombre.

Per risposta quei denti si aprirono in un sorriso ancora più grande.

Infilai la chiave nella toppa e schizzai fuori inciampando nei miei stessi piedi.

Qualcosa di umido mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi: ora quella massa scura dagli occhi azzurri aveva quasi forma umana.

Chi sei?”

Sentivo il suo alito sulla faccia: sapeva di acquazzone e di salsedine.

Mi venne da vomitare, ma mi trattenni per paura di come avrebbe reagito quell'essere.

Non aveva lasciato ancora la mia mano che stava diventando a poco a poco sempre più fredda, come se potesse assorbire il mio calore.

Si portò la mia mano alla bocca e mentre io inorridivo senza riuscire a muoversi, ne baciò il dorso senza smettere di sorridere.

Non avevo mai avuto così freddo

Okay...” balbettai poco convinta.

Okay.” ripeté l'ombra allontanandosi un poco da me.

Vai via.” gli dissi tremando.

In risposta fece ancora qualche passo indietro.

Aprii la porticina e cercai il bottone per far scattare la luce.

Appena prima di schiacciarlo vidi l'ombra dagli occhi azzurri che si allontanava verso gli alberi e che mi salutava.

Mi accorsi che in fondo non mi faceva più tanto paura: sembrava così sola e gentile...

Premetti il dito sul pulsante e nella casa tornò la luce.

Rientrai mentre il mio cuore batteva ancora un po' più velocemente del normale e mentre io cercavo di ricordarmi come respirare.

Tornai in bagno con la mente vuota da ogni pensiero e finii di asciugarmi i capelli.

Poi mi sedetti sul divano e accesi la tv.

Prendendo il telecomando notai di sfuggita la mia mano: aveva ancora della brina sul dorso.

Cercai di non mettermi a tremare e cambiai il canale della tele.

Il ricordo dell'ombra si era cancellato dalla mia mente fino ad oggi.

Ero appena uscita dalla fioraia che ha cominciato a piovere e io non avevo l'ombrello.

Mi sono riparata sotto una grondaia, aspettando che smettesse, ma non ho dovuto aspettare molto.

Quei due occhi sono riapparsi poco distanti da me e una mano scura e trasparente mi ha offerto un ombrello a righe arancioni.

Mi rimane solo qualche domanda: sono impazzita io e mi sto immaginando tutto? Se esiste cos'è quell'essere? Che sia qualcosa come il mio angelo custode?

Lo guardo sparire tra la folla.

Non riesco a trattenermi dal sorridere: in fondo mi sembra semplicemente un amico.


  
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