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Autore: _Laine    31/07/2014    1 recensioni
Mi accarezzò delicatamente una guancia, ma già sapevo che quel tocco così leggero non aveva nulla a che fare con ciò che voleva realmente.
“Ti voglio…” la sua mano scese ad accarezzarmi il collo, per poi muoversi fino alla scollatura, ma lo fermai. “Aspetta, andiamo via di qui.”

Credevo di essere destinata ad una vita infelice e alquanto squallida. Non ero assolutamente preparata all'avventura che avrei vissuto di lì a poco; non sapevo che tutto stava per cambiare radicalmente.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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- Capitolo quindicesimo -



È uno scherzo, ti prego, dimmi che non è vero.


"Ah, mi sono scordata di dirti che si chiama Adam, non è un nome bellissimo?"

Inutile dire che rimasi senza parole e dalle mie labbra non uscì più alcun suono.

No, non è vero. È solo un brutto sogno.

"S-scusa, ora devo andare..."

E mi alzai di scatto; quel movimento brusco mi provocò le vertigini. Sotto shock, camminai con passi incerti attraversando il salotto, senza fare caso a Richard che mi chiamava.

Mi precipitai su per le scale e poi in camera, poi chiusi la porta alle mie spalle ed iniziai a piangere.
Si è innamorato di un'altra persona!

Le cose avevano iniziato nuovamente ad andare male tutte insieme e io ero giunta alla conclusione di non poterne più. Non arrivai nemmeno al letto, mi sedetti accanto ad esso e lasciai che tutte le lacrime che avevo percorressero le mie guance.

Pochi istanti dopo la porta si aprì. "Jill, cosa succede?"

Richard mi si avvicinò immediatamente,  si accomodò accanto a me e mi strinse a sé, cingendomi le spalle con un braccio ed accarezzandomi il visto con l’altro.

Piansi talmente forte che non riuscii a parlare per diversi minuti. Non so con precisione per quanto restammo in quel modo, ma a me parve un'eternità.

"Ti prego, dimmi perché piangi..."

"Perché sono una stupida illusa che si mette in testa delle idee che non corrispondono alla realtà. E per di più ora mi faccio schifo da sola per quello che sono e ho fatto."

Avvertii la sua perplessità e fu allora che mi sfogai, dando voce a tutte le preoccupazioni e i sentimenti: "Credo di essermi innamorata di uno dei miei clienti e lui ovviamente non ricambia, capisci? Sono stata io che non ho capito nulla. Ma non doveva succedere in ogni caso, non avrei dovuto lasciarmi coinvolgere. E non ha importanza perché adesso Adam frequenta tua sorella ed è per questo che non mi ha più contattata. Sono solo una scema. E per di più ora mio padre è riapparso dal nulla nella mia vita e io vorrei solo che morisse proprio come lui ha finito per uccidere la mamma."

Richard non disse nulla, probabilmente perché erano troppe informazioni da metabolizzare. E comunque non mi ero mai confidata con lui in questo modo ed era senza dubbio rimasto disorientato.

Durante il monologo avevo continuato a piangere e lui a tenermi stretta; si limitò ad accarezzarmi dolcemente senza dire una parola. "Stai tranquilla, ci sono io con te" disse semplicemente, per poi lasciarmi un bacio sui capelli.

Poi, senza bene sapere come, mi addormentai di colpo.

 
***

Quando riaprii gli occhi mi accorsi di essere sdraiata sul letto e le braccia di Richard mi avvolgevano di nuovo. Istintivamente mi alzai e lui dovette avvertire quel movimento, perché si svegliò subito.

"Jill, ti senti meglio?"

La testa mi martellava con insistenza e in quel momento mi resi conto di ciò che era accaduto la sera prima.

"Sì, mi sento meglio, ma non sto affatto bene. Per l'ennesima volta nella mia vita mi ritrovo a dover rimettere insieme i pezzi. Sicuramente in parte è anche colpa mia, che mi metto in condizione di ingigantire anche i minimi problemi,  che sommati a quelli più grandi mi fanno inevitabilmente crollare. Ci deve essere qualcosa che non va in me."

Richard mi si sedette accanto. "Non sono d'accordo. Non c'è niente di sbagliato in te, è solo che sei sensibile ed evidentemente ciò che ti è accaduto nella vita ti ha portata a reagire in maniera particolare alle sfide che devi affrontare. Da quel poco che ti ho conosciuta ho capito che sei veramente una persona speciale, coraggiosa,  dolce ma combattiva, e sono sicuro che riuscirai a superare tutto. Non ho mai conosciuto nessuno come te."

Lo abbracciai, commossa dalle sue parole.

"Io credo di amarti..."

Mi ritrassi immediatamente. "Ti prego, dimmi che stai scherzando."

"Non sono mai stato più serio in tutta la mia vita."

"No, no!" Mi alzai dal letto e cominciai a camminare nervosamente per la stanza. "È tutto sbagliato, io sono sbagliata, non fare l'errore di innamorarti di una come me!"

"Purtroppo non è una cosa su cui ho il controllo. Ascoltami, potresti essere felice con me, avresti tutto ciò di cui hai bisogno." Si alzò e mi si avvicinò per poi cingermi le spalle. "Ti riempirei di regali e potresti avere una vita meravigliosa!"

Gli presi le mani tra le mie e risposi: "Sei un ragazzo meraviglioso e sono davvero felice che tu sia entrato nella mia vita, ma non potrei stare con te solo per interesse,  è una cosa che non farei mai e poi mai."

Andai verso l'armadio da cui presi la mia valigia. "Mi dispiace ma è giunta l'ora che io torni a casa..."

"Cosa?! No!"

"Non riesco più a stare qui a fingere di essere la tua ricca e perfetta fidanzata. Inoltre ci sono delle cose che devo sistemare a casa... E tu devi assolutamente trovare il coraggio per dire la verità ai tuoi."

Cominciai a riporre nervosamente gli abiti nella valigia, quando ad un tratto qualcuno bussò alla porta e, senza attendere una risposta, Claire Hamilton entrò nella stanza. Ciò che si presentò davanti ai suoi occhi era una scena decisamente inusuale: suo figlio era seduto sul letto in evidente disagio, mentre la sottoscritta,  su di giri per la situazione,  si muoveva per la stanza raccogliendo oggetti di ogni tipo.

"Ragazzi, posso sapere cosa sta succedendo? "

Non sapevo bene cosa rispondere ma non ce ne fu bisogno, poiché fu Richard a prendere la parola. "Mamma, c'è una cosa che devo dirvi..."

 
***
 
La signora Hamilton era sdraiata sul divano in evidente stato di shock, mentre il marito le teneva la mano e cercava di confortarla.

A dire il vero anche io ero rimasta stupita dalla improvvisa decisione di Richard di rivelare loro tutta la verità.

"Mi dispiace di avervi delusi, non era mia intenzione,  ma non avreste dovuto insistere perché mi fidanzassi così in fretta, soprattutto dopo che vi avevo detto di non essere affatto pronto per sposarmi."

"Forse hai ragione, figliolo" disse Thomas Hamilton. "Avremmo dovuto darti ascolto allora e cercare di trovare un punto d'incontro."
Sua moglie invece non aveva ancora ritrovato l'uso della parola.

Ci trovavamo tutti in soggiorno e mi sembrava di vivere una scena surreale: Richard aveva finalmente trovato il coraggio di affrontare i suoi genitori e uno di loro l'aveva persino presa bene.

"Mi dispiace per tutto ciò che è successo" intervenni io. "Ho cercato di aiutare Richard; credo che aspettasse solamente il momento giusto per parlarvi a cuore aperto."

La signora Hamilton parlò per la prima volta: "Ma allora tutta questa messinscena serviva solo a convincerci che avevi deciso di sistemarti... Quando pensavi di dirci che era tutta una farsa?"

"Inizialmente tutto è cominciata come un gioco, ma poi ho iniziato ad affezionarmi a Jill, perché è stata lei a darmi la forza di andare avanti ed avere coraggio, anche se è entrata nella mia vita da poco. Grazie a lei mi sento una persona migliore."

Mi regalò uno dei suoi sorrisi più dolci e mi commossi. In quei giorni stavo provando un intricato insieme di sentimenti contrastanti e piangevo come mai mi era accaduto nella vita.

Comunque Richard non rivelò mai loro la mia vera identità; gli Hamilton non seppero cosa facevo per guadagnarmi da vivere, ma solo che non ero ricca come loro.

"Dato che vuoi tornare a casa, sarò felice di accompagnarti" concluse infine.

I bagagli erano ormai pronti.

"Scusate ancora" dissi agli Hamilton, sulla soglia della loro splendida villa.

"Non preoccuparti cara” disse il padre di Richard. "Credo che da questa storia abbiamo tutti qualcosa da imparare."

Claire invece, che era di poche parole, e si limitò a dire: "Fate buon viaggio."

Infine salutai anche Eden.

"Arrivederci Jill, è stato bello averti qui, sono felice di averti conosciuta."

"Lo stesso vale per me" ed ero sincera.

Non ero arrabbiata con lei per Adam; non poteva nemmeno lontanamente immaginare che già ci conoscessimo. E, visti i nostri trascorsi, forse era meglio che non lo sapesse.

Terminati i saluti mi sedetti accanto a Richard sui sedili posteriori e, con Brandon alla guida, partimmo alla volta dell'aeroporto. 
  
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