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Autore: NightWatcher96    31/07/2014    4 recensioni
Quasi due anni erano trascorsi dalla nascita delle gemelline Hamani e Reiki e le cose erano leggermente cambiate... in sentimenti.
Sì perché Donnie e Mikey avevano reso chiaramente pubblica la loro relazione, dimostrando quanto forte era il loro amore e ancora una volta il sensei non aveva trovato obiezioni. I suoi figli avevano del tutto campo libero e fiducia.
E adesso, nella tana, aria differente si inalava.
La gioia dei papà Leo e Raph saliva al culmine quando la mattina le loro piccole entravano nel letto matrimoniale per accoccolarsi nel caldo protettivo; oppure vedere quei piccoli piedini compiere grandi passi. La vita era rosa e fiori... ma il male sempre in agguato...
T-Cest LxR / DxM Mprgn
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Mpreg
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"S... Serling?" biascicò Leonardo, abbassando le spalle tese.
"Mi sorprende che vi ricordiate ancora di me" si pavoneggiò il robot, notando Hanami sorridergli dolcemente: "Avete messo su famiglia, vedo e tu, Michelangelo... hai preso qualche chilo di troppo".
"Non ti facevo così scostumato, Serlino! Guarda che aspetto, non sono mica ingrassato!" derise Mikey, a braccia conserte.
Il robot inclinò il capo in confusione ma tornò a Leonardo, che da sempre gli sembrava il meno "tonto".
"Dimmi, Serling... se tu sei qui, questo vuol dire che siamo stati..." pronunciò l'azzurro, raccogliendo la katana per rinfoderarla nel fodero sul guscio.
"Teletrasportati, esatto" completò l'altro: "Non sappiamo chi ci sia dietro a tutto questo ma la situazione è pericolosa".
"Quindi ci sono anche gli altri?!" chiese speranzoso Mikey.
"Forse" mormorò il robot, allargando le braccia: "Aggrappatevi a me. La O'Neil Tech ci aspetta".
"Cavoli, non vedo l'ora di rivedere il piccolo Cody!" sorrise l'arancione.
"Tutti crescono" ricordò il robot, alzandosi in volo con estrema facilità.
Hanami guardò in basso e si strinse maggiormente al suo papà, timorosa ed eccitate nel veder per la prima volta quegli edifici diventare sempre più piccoli, man mano che salivano verso le nuvole...


....

"Ecco fatto, Raphael. Con questo respiratore, ti sentirai meglio" sorrise Cody, soddisfatto del suo lavoro.
Aveva applicato un respiratore con armatura blu incorporata che ricordava molto quella del 2105.
Il rosso sorrise dolcemente, cercando di non approfittare del letto in cui era per riposarsi un po'. Aveva promesso a sé stesso, prima di perdere i sensi, che non si sarebbe dato pace fino a quando non avrebbe ritrovato le sue gemelline.
Ma il peso di quella febbre lo irritava così tanto, perché quando si ammalava, i gradi segnati dal termometro aumentavano a dismisura nel giro di poche ore.
"Grazie, Cody. Il 2105 non è poi cambiato così tanto...".
"2105?" ripeté il ragazzo, con le mani sui fianchi: "Guarda che ti sbagli, Raphael. Siamo nel 2111".
"Sei anni sono trascorsi? Caspita...! Beh, sono molto felice di rivederti".
E detto ciò, si spinse fuori dal letto, cercando di combattere sia la forte vertigine febbrile sia le mani di Cody premute dolcemente sui suoi pettorali per evitare di farlo uscire fuori e ammalarsi ulteriormente.
"Ti prego di restare a riposo. Serling starà per tornare e chissà che non ci porti buone notizie".
"Sono proprio d'accordo".
I due si voltarono ferocemente verso la porta sferica del laboratorio di Cody, dove una bassa figura si stava muovendo lentamente, picchiettando un bastone di legno sul pavimento di un caldo grigio lucido.
"M... maestro Splinter?!" esclamarono all'unisono.
Una macchia scarlatta fresca capeggiava sulla spalla destra e il sensei aveva il viso scolpito dal dolore evidente, ma il suo sorriso sperava di inspirare a chiunque che si trattasse di un semplice graffietto.
"Maestro Splinter!" ripeté Cody, aiutandolo: "Venga, si sieda. Adesso chiamo Starlee e la farò curare".
Il sensei ricambiò con un cenno del capo, mentre si sedette su una sedia accanto a un Raph sudato e continuamente alla disperata voglia di non tossire più. La sua gola bruciava ogni volta come lame di coltello che graffiavano sempre più facilmente.
"Mi sono risvegliato davanti all'ingresso della O'Neil Tech e ho subito intuito" spiegò il topo: "Devo essere caduto, stando alla mia ferita. Probabilmente da quello squarcio dimensionale".
"Sensei... non hai trovato con te Hanami e Reiki?" biascicò Raph, con occhi spiritati.
Splinter chinò le orecchie e negò.
Ma il destino aveva altre sorprese per Raphael, molto più di quanto potesse immaginare, in effetti e se ne sarebbe rallegrato.
Senza un motivo apparente, aveva alzato la testa, come se una mano invisibile gli avesse inclinato il mento verso l'alto, con fare dolce e immediatamente si illuminò. Aperta la bocca per dire qualcosa, alzò un braccio, puntando verso l'entrata del laboratorio, varcate qualche minuto prima anche da suo padre.
Splinter, vedendo una reazione tipica dall'avvistamento di un fantasma, sbatté le palpebre, cercando di capire cosa suo figlio stesse cercando di dire.
"R... R..." balbettò il rosso, tremando: "R... Re... iki...!".
Il topo si era girato adesso, scosso dal nome della sua nipotina e subito comprese. Lì, fermi sull'uscio, vi erano il terzogenito con la nipote.
"Donatello! Reiki!" esclamò, correndogli incontro per abbracciarli.
Il genio aveva una faccia completamente stremata e sorridendo si appoggiò allo stipite della porta, lasciando che la vispa Reiki corresse verso Raphael per abbracciarlo con la più grande gioia che il suo cuoricino potesse contenere.
"Beh... camminare è il metodo più semplice... ma... stanca se si tratta di fare sette chilometri...!" ansimò Don, sorridente.
Il topo lo fece sedere sulla stessa sedia che lui stesso aveva occupato e gettò un'occhiata a Cody che era andato nell'hangar a chiamare Starlee per rifornimenti medici. Chissà che faccia avrebbero fatto i ragazzi quando avrebbero visto una delle piccole!
"Reiki, amore mio adorato..." piagnucolò Raph.
"Non ricordavo di quanto fosse bella una semplice sedia...!" pronunciò Donnie, ancora con i piedi fumanti.
Si stava rilassando così bene che pensò di guardarsi un po' intorno per ricordare che il laboratorio di Cody fosse rimasto scolpito nella sua mente, in un puzzle indelebile. E vedere tutti quei cavi, pc, attrezzi da lavoro erano meglio di qualunque risposta.
"Che nostalgia..." mormorò.
"Papà, scotti..." evidenziò Reiki, guardando Raph che sorrideva in rassicurazione.
Il rosso gli raccolse la manina premuta contro la sua guancia e la baciò, tremando per i brividi di freddo. Splinter sospirò, allora: Raphael era più malato di quanto non avesse ammesso giorni prima. Lo aveva visto un po' lento nei riflessi, stanco, con qualche starnuto sempre più frequente e la tosse notturna sempre più forte ma non aveva capito subito.
"Cody, sono davvero curiosa di vederli!".
Una bella ragazza magra e formosa li stava guardando, adesso, con i suoi occhi azzurri spalancati, i capelli morbidi su di essi e la tuta con quei pattini lilla. La sua pelle verde acqua era inconfondibile.
"Starlee?" biascicò Donnie, alzandosi di scatto.
Alla ragazza servirono qualche secondo prima di pattinare e saltare al collo del genio, per abbracciarlo... e soffocarlo!
"Allora è vero! Siete stati catapultati di nuovo nella nostra epoca! Che bello!".
Reiki sbuffò: lei odiava non essere presa in considerazione e ancora di più non sapere conoscenze vecchie dei suoi genitori. Quindi, iniziò a gridare, facendo ronzare la testa già dolorante di Raph, che emise un piccolo gemito di protesta.
"Ma che bambina graziosa!" commentò, andandole vicino: "Io sono Starlee Hambra. E tu?".
"Reiki!".
"E il cognome? Ricordi cosa ti ho insegnato?" aggiunse divertita una voce alla loro spalle.
"HANAMI!" gridò semplicemente Raphael, sentendo il peso sul cuore alleviarsi sempre più: "Leo... Mikey...".
Infatti, alla porta vi erano Leonardo, Michelangelo, Hanami e Serling, che prese posto accanto a un Cody dall'espressione curiosa, rivolta al grembo gonfio di Michelangelo.
Donatello non ci pensò su due volte per abbracciarlo fortemente, dandogli un bacio veloce sulle labbra... in pubblico, poi.
"Mikey... ecco..." iniziò Cody, imbarazzato: "Non vorrei essere scortese, ma...".
L'arancione che aveva già sentito la stessa domanda -ma in modo molto più scortese da parte di Serling- se la rise semplicemente e solo quando si sedette sul lettino, accanto a Raphael che coccolava Hanami, iniziò a raccontare. E a storia conclusa, si morse le labbra affinché non scoppiasse a ridere alle espressioni incredule dei suoi amici del futuro!
Beh, non poteva negare che faceva uno strano effetto ma stringendosi nelle spalle con noncuranza, si accarezzò la pancia.
"Incredibile! E non posso che farvi le congratulazioni" esclamò Starlee, abbracciandolo.
"Grazie!" risposero viola e arancione, all'unisono.
Passarono alcuni secondi in silenzio, prima che Starlee si alzasse per curare tutti i suoi amici. Serling, sotto le direttive di Cody, aveva già condotto, durante il racconto di Mikey, due barella per far sistemare Michelangelo e Splinter. Raph si era addormentato quasi subito aver poggiato la testa sul cuscino per essere visitato. La febbre lo sfiancava più di una semplice lotta.
Non appena Cody e Starlee videro lo squarcio profondo nella spalla del sensei, si incupirono. La pelle era strappata in alcuni punti e molti peli erano stati tranciati, come se nella caduta avesse urtata qualcosa di appuntito. 
"Sensei, ricorda di aver colpito qualcosa durante la caduta?" chiese Cody.
"No. Ero svenuto. L'urto contro il cemento mi ha risvegliato".
Starlee afferrò il suo kit di pronto soccorso e iniziò a pulire, dando un'occhiata a Raphael che riposava tranquillamente, con il volto pacifico e liberato dal dolore. Era decisamente sollevato, considerando che oramai tutta la sua famiglia si era riunita.
Mikey anche si era disteso sul letto a pancia all'aria e scambiava sottovoce paroline affettuose con Donatello.
"Oggi c'era la tua ecografia, mi hai detto" evidenziò Starlee, mentre ricuciva lo squarcio sapientemente.
"Sì" rispose Mikey, scurendosi: "Ma credo che debba saltarla... e così facendo non vedrò il piccolo...".
"Non sono d'accordo" replicò dolcemente la giovane: "Abbiamo una fornita infermeria, al piano superiore. E ormai sono diventata una brava e amorevole dottoressa. Ho studiato molto sodamente in questi sei anni e ho conseguito un attestato valido per ogni pianeta".
"Davvero? Tu potresti fare l'ecografia al mio Michelangelo?" formulò basito Donnie, alzandosi in piedi per l'emozione.
Starlee annuì, felice di potersi rendere utile ai suoi migliori amici.
Leonardo non era che raggiante, nonostante la nuova disavventura li avesse divisi ancora una volta, rendendoli facili vittime della disperazione. Vedere Michelangelo e Donatello così entusiasti del bimbo che avrebbero finalmente visto lo riempiva di gioia, paragonata a quando era lui in dolce attesa. Nonostante le pecche causate dai nemici, ricordava di essere così raggiante di vedere il suo ventre per la maggior parte della sua vita piatto e scolpito crescere dolcemente. 
Gonfiarsi proporzionato alle due uova.
Ma il suo cuore pianse alla vista di Raphael. Da giorni lo aveva notato un po' appannato, poco lucido e reattivo. Non aveva nemmeno colpito il suo sacco, come generalmente faceva. Nemmeno mangiato un pasto decente e alla fine, era crollato.
-Raphie...- pensò tristemente, raccogliendogli una mano.
"Molto bene, Mikey! Ho finito e possiamo passare a te" cinguettò Starlee, togliendosi i guanti sporchi del sangue di Splinter.
"Non si può aspettare che anche Raphie si svegli?" chiese, giocherellando con le sue dita.
Leonardo guardò nuovamente il suo amato focoso e negò con un triste sorriso: Raphael era troppo profondamente addormentato e non si sarebbe risvegliato per un solo giorno.
"Spiacente, fratellino. Anche se apprezzo la tua voglia di condividere, credo che Raph si accontenterà di vedere il nipotino in una stampa dell'ecografia".
"Chi lo ha detto? Possiamo registrare il tutto per vedere" corresse Starlee, indicando l'uscita del laboratorio a Don che stava già spingendo la barella.
L'azzurro annuì e preferì restare accanto al compagno, insieme a Hanami e Reiki... visto che si erano addormentate su un altro lettino!

....

Mikey e Donnie non erano più nella pelle: finalmente, con l'aiuto di Starlee avrebbero visto il loro piccolo!
L'arancione cercava di non muoversi troppo sul lettino, a ritmo della sua crescente eccitazione e fortunatamente per lui, la sua curiosità lo portò a fissare monitor, computer e... una sorte di mouse bianco e un flaconcino di gel trasparente nelle mani della dolce Starlee.
"Bene. Non c'è bisogno che mi prolunghi nelle parole. Contano i fatti" disse lei.
Spremette, quindi, il gel sulla parte più gonfia della pancia di Mikey, che non poté fare a meno di rabbrividire al netto contrasto della sua pelle calda contro il freddo di quel liquido molle e solidificato, che adesso Starlee stava espandendo anche verso la vescica, con quella sonda.
Digitando qualcosa sul notebook alla sua sinistra, uno schermo sbucò dal soffitto, mostrano chiaramente l'interno della pancia di Michelangelo. 
In quei colori reali e non il monocromo abituale nel loro presente, iniziavano a vedere qualcosa di piccolo, come un bozzolino: Donatello fu il primo a capire che era il bambino. Una tartarughina adorabile con le zampette strette al petto e i pugni vicino al musetto.
Un solo bambino.
"E'... è... lui...?" balbettò Mikey, con voce incrinata dal pianto.
"Sì. E vedo che è in ottima salute!" confermò Starlee, continuando a premere sulla pancia: "Volete sapere il sesso?".
Sicuramente sarebbe stato un sì, ma Donnie e Mikey si guardarono con uno sguardo complice e negarono. Erano disposti a conoscere il sesso del bambino solo al momento della nascita.
"Va bene. Adesso stampo l'ecografia" concluse la ragazza: "Don, aiuteresti Michelangelo a ripulirsi dal gel?".
"Sicuro".
Con un po' di carta, il genio pulì i pettorali gonfi, aiutando Mikey a mettersi seduto sul lettino. Però, Starlee non aveva finito: indicò una bilancia alla tartaruga incinta per controllare il peso.
"Qual è il tuo peso, in genere?" chiese la "dottoressa".
"Sono generalmente sui cinquantotto - sessanta chili" rispose Mikey: "Vedo che ho preso circa tre chili. Sessantatré!".
"Sei troppo sottopeso. Devi mangiare di più".
"E' quello che gli dico sempre" borbottò giocosamente Donnie: "Da oggi in poi lo farò ingozzare!".
"Sì, come no!".
I tre se la risero bonariamente... fino a quando il buio divorò ogni fonte di luce, spegnendo anche qualsiasi edificio o lampione in tutta la città. Un lampo bianco esplose nel cielo, rimbombando e la pioggia seguì poco dopo.
"Un altro black-out?" fece Mikey, abbracciandosi a Donnie per conforto.
"Sì e quella luminescenza nel cielo non mi piace per niente".
Starlee indietreggiò dall'ampia finestra dell'infermeria, cercando di non lasciarsi travolgere dalla paura. Il suo cuore batteva molto intensamente, spremuto dall'ansia e lei si poggiò la mano su di esso, respirando lentamente. Ultimamente lei e Cody avevano avuto molti guasti nell'impianto elettrico della O'Neil Tech, causati da scariche elettriche misteriose. Avevano inizialmente sospettato di Viral ma essendo stata distrutta non avrebbe potuto esserci il suo zampino.
E allora? Chi poteva essere il promotore di tutto?
"Starlee" chiamò Cody, seguito dal fedele Serling: "Un altro black-out... e uno squarcio dimensionale".
Fuori dalla finestra, nel grigio oscuro del cielo, si era appena aperto un buco brillante, dove una luce bluastra lampeggiava a giorno: tempo di tre minuti prima di sparire.
"Non mi piace questo...".
Un luccichio azzurro avvolse Michelangelo, sotto lo sguardo sconcertato degli altri. Donatello che gli stava stringendo la mano, iniziò a percepire una consistenza sempre meno presente fra le sue dita e non ci impiegò molto a comprendere il problema!
"Donnie, aiutami!" gridò.
"Mikey, ti stai dissolvendo!" urlò il genio, cercando di afferrarlo.
"Donnie! Non voglio svanire!".
Improvvisamente la corrente tornò e con essa ogni forma di luce urbana, che si era sparsa già a macchia d'olio dappertutto, illuminando tutto sotto il potere della luna nascosta dalle nubi oscure.
Mikey riacquistò presto consistenza e del pallore non ne rimase più traccia.
"D... Donnie..." piagnucolò.
Il genio lo abbracciò il più strettamente possibile, con il cuore che spingeva sotto ai piastroni ancora nel terrore. Gli baciò le labbra, accarezzando la pancia e lo tenne al petto, sfregandogli il guscio, sperando che i tremori si sarebbero fermati.
"Ho avuto... così tanta paura...".
"Lo so" concluse Donatello.
"Che cosa è accaduto?" chiese Leonardo, entrando nell'infermeria.
"Il black-out è stato sicuramente causato dalla massiccia concentrazione di fotoni nell'aria e lo prova lo squarcio dimensionale che si è appena richiuso" iniziò Cody, accanto a Starlee: "Quello che è successo a Michelangelo potrebbe manifestarsi su anche voi altri".
"Perché?" borbottò Mikey, la cui voce era soffocata per via delle labbra premute contro il petto del suo compagno.
"Perché la forza che apre e chiude questi portali tenta di riportarvi nella vostra epoca, ma non può avvenire in quanto c'è troppa poca energia".
La situazione, a quanto pare, era molto complicata. Più del previsto. Sembrava non ci fosse più soluzione ma la caratteristica principale dei nostri eroi era una: la caparbietà! Non si sarebbero arresi così facilmente e senza combattere! Sarebbero morti provandoci, almeno.
"Dobbiamo individuare le tracce energetiche che i fotoni rilasciano" iniziò Donnie: "Su di noi devono esserci rimaste ancora delle particelle".
"D'accordo. E poi?" spronò Starlee.
"A quel punto basterà combinare il tutto per poter avere la soluzione della prossima apertura nel tempo" concluse Cody, sorridente.
"Ottimo piano. Peccato per una cosa: come potete evitare di smaterializzarvi quasi?" pronunciò Starlee.
"A questo posso pensare io. Costruirò dei braccialetti in grado di schermare questo risucchio di particelle fotoniche".
"Mi piace questo piano, Cody!" sorrise Donnie.
Mikey si era già staccato da quella conversazione tra geni e senza farsi notare troppo, era tornato dal resto della sua famiglia. Il suo cuore si strinse un po' alla vista di Raphael così fragile nel lettino e le bambine che riposavano tranquille su un'altro lettino, affiancate da Leonardo.
Notò Splinter guardarlo e si avvicinò dolcemente.
"Stai bene, figlio mio?" chiese.
"Ora sì. Ma prima ho avuto un terrore terribile..." e iniziò a raccontare brevemente di ciò che era accaduto poco prima.
"Dobbiamo essere prudenti" sussurrò Leonardo, che aveva sentito ogni cosa.
Michelangelo annuì e guardò il suo pancino: l'avventura a cui erano stati chiamati non era capitata a pennello, non con la sua gravidanza, almeno. Però, di una cosa era felice: aveva rivisto i suoi amici del futuro, anche se in una circostanza stramba.
"Chi potrebbe celarsi dietro questa storia?" continuò Leonardo.
Una domanda senza risposta. Per lo meno, non ora. Il puzzle di quella storia era ben articolato e difficile sarebbe stato raggiungerne il centro.
"Potremmo pattugliare" mormorò piano Michelangelo: "Potremmo avere semplicemente più indizi".
"Nelle tue condizioni è fuori luogo" stoppò Leonardo: "Ma l'idea è buona".
L'azzurro guardò Raphael e gli palpò la fronte: purtroppo bruciava ancora...
"Dovremo fare a meno di lui per un po'" sussurrò sottovoce.
"Voglio rendermi utile, Leo" ribatté piano Michelangelo.
"Ma così rischi di mettere in pericolo la vita del bambino!".
"Non se starò attento! Sono un ninja, ricordi? So combattere, ho le mie armi e tutto!".
"Basta, Michelangelo! Tu-non-verrai-con-noi! Fine argomento!" tagliò corto Leonardo, stizzito.
L'arancione era sbalordito: Leonardo non si fidava di lui? Non credeva nelle sue possibilità? Abbassò lo sguardo, stringendo le palpebre ma poi si ricordò: lui era un peso per la famiglia. Un pesante fardello. Un bamboccio. E non sarebbe stato all'altezza di prendersi cura del cucciolo.
Donnie aveva ragione. Non avrebbe dovuto rimettersi con lui perché meritava di meglio.
Le lacrime gli si formarono negli occhi, striando le sue guance fiammeggianti e annidandosi nell'incavo del collo: Leo aveva ragione e lui stava facendo una scenata patetica, ma non certamente volontaria. Erano gli ormoni!
Splinter sospirò pesantemente e poggiò la mano sulla spalla di Leonardo, indicandogli silenziosamente ciò che aveva commesso. Il cuore dello spadaccino congelò a quell'immagine infranta del fratellino che aveva sempre protetto per tutta la vita, ma la bocca gli rimase perfettamente chiusa, in una linea orizzontale e inespressiva.
Michelangelo indietreggiò, pronto per rifugiarsi da qualche parte, lontano dagli occhi addolorati di suo fratello maggiore e scelse il bagno, anche perché la voglia di piangere era aumentata così a dismisura che non sarebbe stato in grado di frenarla.
Chiuse la porta dietro al guscio e si appoggiò al lavandino, stringendone duramente il bordo fino a sbiancarsi nelle nocche. Si guardò: l'aspetto gli ricordava il codardo sempre piagnucolante e incapace di pensare razionalmente. Poi guardò la sua pancia...
-Sarò in grado di prendermi cura di te?- pensava spesso, anche nella notte.
Michelangelo si sedette sul wc, stringendosi le ginocchia al petto e affondando la testa nella ciambella delle braccia. Non lo sapeva. Non era più sicuro di niente. Ed era come se Leo gli avesse appena aperto gli occhi, togliendogli una maschera che si era creato in questi mesi di gestazione.
Più lacrime stavano fluendo: Mikey si morse le labbra per soffocare un singhiozzo e ne uscì ugualmente un suono distorto e basso. Alzò il capo per assicurarsi che nessuno fosse lì ad ascoltarlo e aprì il rubinetto, iniziando a singhiozzare, premendosi le mani sulla bocca.
-Leo ha ragione! Non servo a niente!- gridò mentalmente...

....

"Sì, buona idea!" esclamò, infine, Donnie: "Sei d'accordo, Mikey?".
Il genio non si era accorto che il compagno gli era scivolato dall'abbraccio né che ora era in bagno a singhiozzare per alleggerire il peso sul cuore.
"Ma dov'è?" si chiese, guardandosi intorno.
"Ero convinto che fosse qui... forse è andato dagli altri" mormorò Cody: "Beh, abbiamo finito qui e io inizierò a lavorare sul progetto dei bracciali anti-fotoni, sperando che il prossimo squarcio non vi porti via da qui, ora che abbiamo bisogno di voi".
"Non preoccuparti, piccolo ninja. Il male non vincerà finché siamo nei paraggi" sorrise Donnie.
Cody abbassò lo sguardo, con una leggera smorfia. Per sei anni non aveva più sentito quel nomignolo affettuoso che solo le tartarughe gli avevano affibbiato e adesso gli provocava solo nostalgia. In questo lungo tempo si era sempre allenato, ricordandosi dei saggi insegnamenti del maestro Splinter e anche se non proprio come Leo e gli altri, si destreggiava abbastanza bene nel ninjitsu.
"Ho detto qualcosa che non va?".
"No. Figurati, Donatello. E' solo che... questi sei anni sono stati i più lunghi per me... si è sentita molto la vostra mancanza".
"Preferirei non associarmi a questo, padroncino Cody. La O'Neil Tech non è mai stata più ordinata e priva di minacce da allora" profferì Serling.
Donnie rise, scompigliando i capelli del ragazzo: "In effetti, siamo calamiti per canaglie!".
"Ma grandi amici" sottolineò Starlee: "In un primo momento abbiamo cercato di portare dalla nostra parte i Dark! Clones ma hanno un cuore troppo annerito per capire cosa significhi combattere per il bene".
"Dark! Clones?" ripeté Donnie: "Sapete? Li avevo proprio dimenticati!".
"Beh. Chissà, un giorno la smetteranno di rincorrere il male" concluse Cody, accompagnando tutti nel laboratorio.
Ma come appena entrarono i loro sorrisi caddero all'espressione cupa di Leonardo che fissava New York sotto un temporale pazzesco, dando il guscio a tutti e tutto. Che cosa era accaduto per lasciarlo quasi diventare un robot senz'anima?
"Leo?" chiamò Donnie: "Che succede? Tutto a posto?".
"No. Nulla è ok... ho ferito Michelangelo".
"Cioè?" replicò il genio, corrucciandosi leggermente: "Che vorresti dire?".
Leonardo sospirò amaramente, abbassando le spalle e voltatosi, raccontò del leggero litigio che aveva prontamente troncato sul nascere con Michelangelo e non si dimostrò affatto intimorito dall'espressione infuriata che Donatello creò e nemmeno emise respiri taglienti nel vederlo scattare dalla sedia e correre dritto al bagno.
"Beh... non si possa certo dire che l'abbia presa bene" mormorò Cody.
"Ho ferito nell'orgoglio Michelangelo" ripeté Leonardo, mentre Reiki si mosse un po', sbadigliando.
"Zia Starlee, quando si mangia?" chiese la bambina, stropicciandosi gli occhi.
"Hai fame, piccola? Vuoi un panino?" propose bonaria la ragazza.
Reiki si crogiolò tutta e si lasciò anche prendere in braccio, pronta per essere sfamata nell'elegante cucina della O'Neil Tech!
"Che dolce la tua bambina" si complimentò Cody.
Leonardo sorrise ma si rattristò, cercando di pensare a come Michelangelo si stesse sentendo in questo momento.
E infatti non lo sapeva. L'arancione aveva smesso di piangere ma i suoi occhi si erano tinti di un rosso fuoco e la maschera imbrattata di lacrime, scurendosi. In verità si sentiva un po' meglio. Il peso sul petto si era alleggerito, anche se al posto del dolore ora gravava un vuoto incolmabile.
"Mikey? Sono io, Donnie!" bussò più volte.
Michelangelo non era in vena di vedere nessuno ma sapeva che era poco educato restarsene in un luogo abbastanza importante come il bagno. Quindi, sebbene contro voglia, sbloccò la porta e si lasciò inghiottire da Donatello che lo baciò più e più volte sul viso e sul collo.
Quando ebbe una chiara visuale di quegli occhi rossi, si arrabbiò non poco.
"Mikey..." sussurrò, accarezzandogli la guancia: "Ora ci sono io".
"Sto meglio..." mormorò l'altro: "Ma ho bisogno di te".
Il genio sorrise e insieme uscirono dal bagno, vogliosi di un po' di tempo per stare da soli...

Angolo dell'Autrice

Nuovo capitolo appena messo! Che ne pensate, ragazzi? Eh, eh! Guai sempre più in vista e oltretutto sto alternando diverse forme verbali, per rendere più scorrevole il testo. Voglio ancora ringraziare dal profondo del cuore coloro che mi seguono, commentano e non! Siete molto importanti e siate orgogliosi di ampliare la sezione -fino a qualche tempo fa sguarnitissima- delle TMNT! Booyakasha!
  
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