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Autore: Filmaustencat    31/07/2014    1 recensioni
-Secondo te mangio cibo per gatti?- gli feci stizzita ricordando la domanda.
-Era una supposizione: una volta ho visto un programma in tv. Parlava di gente che rimaneva reclusa un casa e mangiava solo cibo per gatti. Il tuo abbigliamento me lo ha ricordato- mi disse passando la prima scatoletta. Ok, questo bellissimo e odioso ragazzo mi aveva appena detto che gli ricordavo uno squallido programma;
-Non è appropriato dire queste cose ad una signorina benché meno ad un cliente- osservai stizzita.
-Beh- riprese lui passando la seconda scatoletta e alzando lo sguardo su di me -Mettiamola così: non è appropriato nemmeno andare in giro in pigiama- concluse sorridendo.
Uscire in pigiama per andare al supermercato non era stata una buona idea. Sofia lo capirà ben presto quando si troverà a discutere con un bizzarro cassiere che le darà del filo da torcere. Saranno battute al vetriolo e messaggi inusuali a farli avvicinare ma, "nel ragazzo bellissimo del supermercato" oltre alla battuta sempre pronta, si celano segreti che aspettano solo di essere svelati.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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NEMESI


-Non ci credo!- mi ripeté ancora una volta il ragazzo che avevo di fronte. L'appuntamento che, per chissà quale fortuna, ero riuscita a non perdere nonostante le varie macchinazioni di quel commesso doppiogiochista stava procedendo come la sceneggiatura di un film: la scenografia era splendida con tanto di candela al centro del meraviglioso tavolo vista cucina che ci era stato assegnato; trucco e parrucco sembravano esser dalla mia parte, non che mi controllassi freneticamente, scambiando un coltello per uno specchio ma. Sembrava stessi esercitando una certa attrazione su Tommaso. O forse era semplicemente il buonissimo vino che continuavano a servirmi che mi aveva resa intraprendente e su di giri in modo esagerato. Avevo perfino iniziato a sbattere le ciglia compulsivamente come si suggerisce di fare per ammaliare. Probabilmente sembravo in preda ad un tic nervoso, ma poco importava. Anche lui, rosso in viso, non sembrava esser perfettamente sobrio mentre ridendo mi ripeteva ancora:
-È impossibile- stavamo parlando ormai da parecchio di come il mio ragazzo mi avesse lasciata, non ricordo nemmeno perché finimmo a parlare di lui forse ha ragione Alice quando dice "al primo appuntamento non parlare mai dei tuoi ex"; comunque non credo avessi iniziato io il discorso in un momento di delirio, ero piuttosto certa che quello che non si faceva i fatti suoi fosse lui: altrimenti, fosse stato per me non gliene avrei parlato nemmeno dopo il matrimonio: non amavo esser certo compatita e benché meno esser messa in dubbio su una cosa così seria. 
-Ti faccio ridere- gli dissi piccata cercando un'altra volta di terminare il discorso. 
-Scusami- disse riacquistando contegno -davvero, sto solo ridendo perché...beh perché lui è un idiota- mi fece sorridendomi dolce -è proprio un idiota: io al posto suo non ti avrei mai lasciata- concluse lasciandomi di sasso.
"So come tratta le ragazze" 
Mi ricordai le parole di Christian e il mio sorriso svanì subito lasciando Tommaso interdetto. 
-Ho...ho detto qualcosa di male?- mi chiese preoccupato.
-No, assolutamente- cercai di rassicurarlo, tornando a mangiare in silenzio. Piluccavo il cibo senza mai inforcare qualcosa.
-Sofia, tutto bene?- mi fece ancora lui.
-Si, davvero. Sono solo stanca- ero un'idiota. La regina degli idioti. Questo era il primo appuntamento e io come me ne uscivo? Dicendo alle 20.46 di essere stanca. Complimenti. Ora penserà che sei una vecchia che passa le giornate a dormire. Lui però, non sembrò farne questo gran problema, oppure voleva solo concludere quel supplizio velocemente, così chiamò garbatamente il cameriere chiedendogli il conto. Quando il tizio tornò lo vidi estrarre il portafoglio ma lo fermai. 
-No, Tommaso. Ho rovinato tutto: lascia che paghi la mia parte- lo supplicai.
-Sofia, il giorno in cui una donna pagherà quando è con me non arriverà mai- mi disse rimanendo sempre gentile e cordiale. Non lo meritavo affatto.
Usciti iniziai a dirigermi verso la macchina ma lui mi trattenne per un braccio. 
-Vai via così?- mi chiese sembrando dispiaciuto -sono così mortificato: ti ho annoiata a morte-.
-No!- esclamai fin troppo veemente -Tommaso sei stato fantastico, io ho fatto un casino: sono arrivata tardi e ho fatto la parte della bambina capricciosa volendomene andare- gli dissi.
-Allora non ti ho annoiata...- si disse lui.
-No, affatto. Mi hai fatta star bene come da tanto non stavo. Volevo solo andar via per non farti trovare una scusa per non rivedermi- gli confessai. 
Lui mi guardò attentamente -E se io volessi rivederti?- mi disse.
-Non sei obbliga- iniziai -Sofia. Io voglio vederti ancora. Sei bellissima e simpatica. Quindi vorresti uscire con me, stavolta senza intermediari?- me lo chiese con la stessa intensità che credo si usi per fare una proposta di matrimonio. Il mio povero cuore sarebbe scoppiato di felicità prima di poterlo salutare in modo intrigante e seduttore. 
-Anche io vorrei rivederti- gli dissi in un sospiro. Non ero decisamente intrigante: sembravo piuttosto sul punto di buttarmi ai suoi piedi. 
-Perfetto, che ne dici di dopodomani alle 17? Mandami il tuo indirizzo ti porterò in un posto speciale- mi fece esaltato. 
-Va bene, ti mando un messaggio- dissi imbarazzata e felice per il fatto che fosse impaziente come me di rivedermi. 
-Ti accompagno alla macchina- disse facendomi segno con la mano di precederlo. 
Camminammo fianco a fianco finché arrivai alla mia 500. Lo vidi girarsi verso di me e abbassarsi. 
Ci siamo. Avrei baciato qualcuno dopo nove, ripeto nove mesi. E non era un ragazzo qualsiasi ma il migliore che potessi sperare. Le sue labbra erano sempre più vicine così chiusi il occhi e il bacio arrivò. Sulla mia guancia. Mi diede un bacio sulla guancia. Prima che si staccasse feci un'espressione delusa. Ma poi mi ritenni soddisfatta.
"So come tratta le ragazze" evidentemente no, caro Christian. 
-Ci vediamo- mi disse staccandosi da me e andandosene. Rimasi imbambolata davanti alla macchina per 10 minuti buoni poi mi decisi a partire. Passai la mezz'ora di tragitto a cantare a squarciagola ogni canzone che passava alla radio, se non conoscevo le parole un buon "nanana" risolveva il problema. Ero decisamente euforica. Arrivai alla porta di casa ballando e prima che potessi infilare la chiave nella toppa, Alice, che mi aveva aspettata, mi aprì sorprendendomi a muovere la testa a ritmo. 
-La danza della vittoria- constatò -devo dedurre sia andata più che bene- continuò rimanendo alla porta con un braccio alzato impedendomi di passare.
-Dici che posso entrare in casa mia?- le chiesi sarcastica.
-Solo se prometti di raccontarmi tutto- disse perentoria. 
-Prometto- feci alzando un braccio mentre mi lasciava entrare richiudendo la porta.
-Aspetta un attimo però...sei tornata dopo nemmeno due ore...sei ubriaca?- mi chiese alzando la voce.
-No!- replicai offesa -Un po'- mi corressi -ma Alice!- continuai prendendole le mani e puntandole lo sguardo -ho trovato l'uomo della mia vita!- dissi sognante lasciandola e buttandomi sul divano con un sospirone. Lei si sedette accanto a me con più grazia. 
-Raccontami tutto- mi disse eccitata.
-È perfetto. Mi sono comportata da vera stronza ma lui è stato dolce per tutto il tempo-.
-Perché ti sei comportata da stronza?- mi chiese arrabbiata.
-Ero incavolata: quel deficiente che ha organizzato l'incontro, un suo amico, mi aveva ingannata dicendomi che il ristorante era qua vicino- le spiegai. Non credo le avessi accennato di Christian prima. -Ma!- continuai prima che mi potesse interrompere per chiedere spiegazioni -ci rivedremo tra due giorni: mi viene a prendere per portarmi in un posto speciale!- le dissi.
-Un posto speciale? IL poso speciale?- mi fece urlando -Sofia! Quello è cotto di te!- concluse.
-Alice siamo solo al primo appuntamento non correre!- non potevo credere che per lui fossi la persona speciale da portare nel famoso posto speciale. Lui poteva non esser cotto ma io forse lo ero già. 
Passai ancora un po' di tempo con Alice raccontandole tutti i particolari mentre finivano un barattolo di gelato. Lei mi ascoltava attentamente. Sembrava commossa: non mi vedeva felice da tanto e lei mi voleva un bene dell'anima. 
-Sarà meglio che vada- mi disse ad un certo punto: si era fatto tardi e l'indomani avremmo dovuto lavorare entrambe. 
-Grazia Alice- le dissi accompagnandola alla porta -grazie di tutto- ripetuti. 
-E di cosa Sofi? Sono felice che lui non sia un coglione- mi disse abbracciandomi. 
-Già anche io...- le dissi salutandola. 
Rimasi sola in casa, era tardi ma ero ancora sveglissima così decisi di togliermi il vestito e rilassarmi in pigiama davanti alla tv.
Ben presto il mio telefono suonò. 
"Sono stato davvero bene Sofia". Era un messaggio di Tommaso, quale miglio modo di concludere la serata? 
"Grazie. Anche io molto. Ah, abito in via Serrani 17" gli scrissi ricordandomi della sua richiesta.
"Ricevuto. Sogni d'oro bellissima." 
Oh li avrei fatti veramente d'oro quei sogni dopo il suo ultimo messaggio. Non risposi decidendo di non voler sembrare una quindicenne che sbava dietro alla sua prima cotta e, dopo aver spento tutto, mi avviai in camera e mi infilai sotto le coperte. Romeo mi aspettava già accoccolato.
-Presto avrai un nuovo papà- gli dissi accarezzandolo -non come il bastardo di prima questo è molto me...-sobbalzammo tutti e due quando sentimmo battere prepotentemente alla porta. Alice...mi dissi. Ogni sera se non si dimentica qualcosa non è contenta. Mi alzai e mi diressi alla porta; la luce che accesi mi abbagliò ed andai ad aprire alla porta con gli occhi ancora socchiusi. Grande errore. Perché alla porta non c'era Alice.
Lui era lì davanti a me: alto e bellissimo come lo ricordavo. Sembrava scosso e preoccupato ma, guardandomi, gli comparve un sorriso disteso. 
-Sembra proprio che dobbiamo incontrarci solo quando sei in pigiama- mi disse scansandomi per entrare. Non potevo credere che Christian fosse qui. Ci volle un po' perché riuscissi a comprendere la situazione. Come si permetteva a piombare qui? E soprattutto...
-Sei uno stalker?- gli chiesi seriamente intimidita. Lui sembrava non curarsi dell'impressione che mi aveva dato venendo qui e continuava ad aggirarsi per la sala. 
-No- rispose prendendo ed esaminando una mia foto da una mensola.
-Esci immediatamente da casa mia- gli feci più seria.
-Come è andato l'appuntamento?- mi chiese invece lui. 
-Come cazzo fai a sapere dove abito?- gli urlai al limite. Stavo per prendere un coltello. 
Lui si girò d'improvviso capendo forse di avermi terrorizzata a morte. 
-Tommaso...- mi disse posando la foto avvicinandosi mentre io arretravo -è venuto al bar dove di solito ci riuniamo la sera dopo il vostro appuntamento e ho letto per sbaglio il tuo ultimo messaggio- mi spiegò. 
-Per sbaglio?- gli feci sarcastica, lui mi scoccò un'occhiata infastidita. 
-ciò non cambia il fatto che tu sia qui. In casa mia di notte- gli ricordai.
-Già...ma tu mi hai chiesto se sono uno stalker,  non un assassino e ti ho provato che non lo sono- mi disse candido. 
-Bene e io ti ho anche detto di andartene- 
-Non intendo farlo- mi disse serio -non finché non mi avrai ascoltato- concluse.
Dovevo scegliere se difendermi da sola con l'unico coltello da 10 centimetri che avevo o chiamare la polizia..."dove diavolo è il telefono?" Pensai guardandomi attorno.
-Sul divano- mi disse lui riscuotendomi dai miei pensieri.
-Cosa?-
-Il telefono è sul divano, ma non ti servirà- mi disse sedendosi su una sedia della cucina. 
-È una minaccia?- gli chiesi.
-No, Sofia...-mi disse esasperato -ok, non lo faccio spesso ma volevo scusarmi. Non avevo nessun diritto a farti ciò che ho fatto. Sono qui per scusarmi: non so cosa mi sia preso- mi disse guardandomi sincero. Non mi era mai sembrato un tipo violento nemmeno quando poco prima ebbi paura che fosse un assassino. Decisi di sedermi all'altro capo del tavolo. 
-Credo sia tardi per le scuse- feci arrabbiata -hai avuto più di un occasione per dirmi la verità- gli ricordai riferendomi a quando gli avevo chiesto se quello fosse il vero numero di Tommaso e quando gli chiesi dove fosse il Dino. 
-Mi sto scusando: lo faccio perché evidentemente quando dovevo non ho fatto la cosa giusta- mi ricordò piccato.
-Perché lo hai fatto? E non dirmi che era per proteggermi perché non ci credo- gli domandai ancora. Lui non rispose. -Che c'è adesso non ti degni nemmeno di rispondere?- lo rimbeccai.
-Sofia, ti ho fatto una domanda più o meno 5 minuti fa e non hai risposto, perché dovrei farlo io?-. Aveva la dannata capacità di portare tutto a suo favore. Ma non avrei fatto il suo gioco. 
Come è andato l'appuntamento? Era questo che voleva sapere 
-Bene, è andato benissimo nonostante te- gli dissi cattiva. Lui mi fissò a lungo. -Visto che siete così amici potevi chiedere a lui visto che vi siete visti...-conclusi. 
-Ti ho già detto che lui ha una certa idea delle donne e non mi andava di sentirlo straparlare e vantarsi di come ti avrebbe usata- mi disse.
-Tu sei fuori di testa se pensi che lui sia così. È stato dolcissimo!- gli urlai alzandomi. Lui fece lo stesso e ci trovammo a fronteggiarci vicini.
-Credimi Sofia!- ribadì stanco.
-Mai. Sei una contraddizione continua. Un giorno mi umili e l'altro ti proclami mio paladino-
-Non so cosa tu abbia passato- mi fece più tranquillo -ma so riconoscere le persone tristi: ti ho vista Sofia. Ho visto il tuo sguardo quando parlavamo di Tommaso e dell'appuntamento ieri e non so chi ti abbia fatta soffrire in passato ma non hai bisogno di star male ancora- mi disse guardandomi negli occhi. Lui sapeva: aveva capito come mi sentissi. Dal mio sguardo. Così capii che in casa non c'era una sola persona che cercava di ricostruire il suo cuore a pezzi ma due. Lui lo aveva capito prima ma adesso, guardandolo bene, rividi me stessa in lui: stesso sguardo perso e triste ma ciò non cambiava il fatto che lui avesse cercato di uccidere la mia ritrovata felicità. 
-Christian- dissi il suo nome con calma -io non ho bisogno di essere salvata, ti ringrazio ma Tommaso potrebbe essere cambiato- gli dissi. Lui mi guardò con tristezza.
-Sofia...non puoi illuderti così...- riprovò.
-Io non mi sto illudendo- scandii. 
-Ok, non volevo dirtelo...ma devi sapere: stasera se n'è andato con una biondona. Credimi, lui non cambia.- 
-Te lo stai inventando- gli feci spazientita.
-No, ho deciso di non mentirti più- 
-Vattene- gli feci ormai esausta prendendolo per un braccio e cercando di sbatterlo letteralmente fuori. Lui mi seguì anche se avrebbe potuto benissimo opporsi. 
Era alla soglia quando si girò un'ultima volta. -Non voglio che tu soffra-.
-Sai cosa Christian, credo che tu stia facendo di tutto per vedermi distrutta: non sopporti che qualcuno trovi la felicità. Se non lo sei tu non lo può esser nessuno, giusto?- gli feci chiudendogli la porta in faccia. Quel litigio mi aveva sfiancata, crollai seduta dietro alla porta prendendomi la testa tra le mani. Da quando lo avevo conosciuto sembrava che tutto il dolore che cercavo da seppellire riaffiorasse ancora più forte. Christian era la mia nemesi. 

Note dell'autrice: nuovo capitolo in cui si sa qualcosa in più su Christian, sto aggiornando velocemente per darvi un inizio di storia più approfondito e completo. Spero vi piaccia il capitolo; se vi va fatemelo sapere con una piccola recensione,ringrazio ancora le persone che lo hanno già fatto.
Con affetto, F. 
  
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