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Autore: ShanHoward    31/07/2014    1 recensioni
Converse nere, pantaloncini di jeans, una canottiera indossata almeno un miliardo di volte, un paio di Ray-Ban sul naso , un vecchio ipod in una mano e un’immensa valigia nell’altra…
Brooke, una ragazza come tante, in un luogo a lei sconosciuto...
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Turner, Altri, Jamie Cook, Matt Helders, Nick O'Malley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3 Capitolo...spero vi piaccia, qualche commentino però potreste anche lasciarlo =) Buona lettura a tutti... 

 

Would a kiss be too much to ask?


 

Il Lunedì, Brooke era indaffarata a prepararsi per andare a lavorare, e non riusciva a togliersi dalla mente quello stramaledetto messaggio.
Tentava di ricordarsi in quale preciso momento si fossero scambiati i numeri di telefono ma non gli saltava alla mente niente di niente.


Ricordava la serata a dir poco strana ed imbarazzante; l’umiliazione subita da Lauren e il disprezzo da parte di Alex.
Non aveva avuto voglia di sentire nessuno durante la domenica ed ora, era pronta per uscire e cercare di liberare la mente.


Si presentò puntuale come un orologio svizzero davanti il negozio, dove Claire stava per aprire le porte.
Con un piccolo sorriso si salutarono, ed iniziarono la loro giornata lavorativa. 


Di tanto in tanto Claire tentava di approcciare su un qualunque argomento potesse sciogliere il silenzio imbarazzante.


Trascorsero così un’intera ora nella quale Claire spolverava gli strumenti musicali esposti, mentre Brooke smistava le nuove scatole di cd musicali arrivati da poco. Entrambe si sentivano combattute tra il chiedere scusa all’altra, e l’aspettare che l’altra facesse il primo passo.

Alla fine, cedette Claire…


“Brooke, mi dispiace da morire per la sera della festa. Avrei dovuto avvertirti, o quantomeno metterti in guardia da alcune persone. Non avevo idea che Lauren si sarebbe comportata in quel modo” disse affiancandosi a Brooke
“Non preoccuparti. Avrei dovuto aspettarmelo…non è il mio ambiente e devo farci ancora l’abitudine” rispose lei
“No, hai ragione. Ti ho praticamente abbandonata nel covo delle vipere, ma credimi non sono come loro. Siamo state compagne di scuola, siamo cresciute insieme ed in nostri genitori si conoscono da tanto tempo. Per me è normale e capisco che per te non è stato affatto piacevole”
“Va tutto bene Claire” … “non sono arrabbiata con te; o meglio non lo sono più. Diciamo che quando mi hai lasciata sola, mi sono trovata il mio da fare”
“Quindi tra noi è tutto ok?” chiese Claire speranzosa
“Ma certo! Non serve nemmeno chiederlo” sorrise abbracciandola


Dopo essere tornate ognuna al proprio lavoro, Claire sbirciò per diverse volte nella direzione di Brooke per assicurarsi che veramente non ci fossero problemi.


Aveva detto che fra loro era tutto ok; che la rabbia era passata e che anche se il suo era stato uno dei peggiori debutti in quel tipo di società, ce la stava mettendo tutta.
Ma il sorriso apparso sul volto di Brooke durante il loro abbraccio, sembrava non fosse mai avvenuto.


Dopo essere uscita un paio di minuti per portargli un caffè, la vide aprire la penultima scatola di cd e sospirare sommessamente. 
Senza farselo ripetere due volte, le si accostò lentamente.


“Brooke, ti ho portato un caffè!” si annunciò
“Oh, grazie Claire. Ci voleva proprio una pausa” sorrise


Dopo aver bevuto una grande sorsata, Claire tentò di spronarla a parlare.


“Ehy, che cosa c’è che non va?” chiese
“Nulla. Perché?” rispose perplessa
“Dai Brooke; quella non è la faccia di una persona tranquilla!”
“E’ tutto a posto Claire” ripeté
“So che non si tratta di noi due. Non si tratta nemmeno del tuo lavoro, perché va a gonfie vele. I tuoi genitori li senti tutti i giorni…”


Si fermò un attimo a riflettere, tentando di leggere il suo  sguardo.
Dall’altra parte, Brooke non distolse mai gli occhi da lei.

Finché…


“Non avrai mica incontrato qualcuno alla festa?” ipotizzò ridendo
“Ma no, no figurati!” rispose forse con qualche secondo in ritardo
“O cavolo! Allora è davvero per un ragazzo!!! E chi è, chi è???”
“Oh, niente di che…si è trattato solo di un certo comportamento, tutto qui” rispose lei
“Mmm…va bene, ti credo. Ora facciamo qualche altro minuto di pausa e raccontami bene”


Brooke attese un paio di minuti prima di rispondere, tentando di valutare tutti quegli aspetti ed elementi che poteva o non poteva rivelare. Perciò, decise che avrebbe rivelato lo stretto indispensabile per soddisfare la curiosità di Claire, ma anche per dare sfogo alle sue emozioni.
In fin dei conti era l’unica amica che aveva.
Prese un respiro  profondo, ed iniziò a raccontare la sua vicenda.


“Allora…da dove comincio…ah, si. Dunque, prima di venire qui a Los Angeles, mi trovavo all’aeroporto di Manchester e a causa di un ritardo del volo, sono finita a pranzare insieme ad un completo sconosciuto. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere e sono sicura che ci siamo trovati in una buona sintonia. Poi il volo è stato chiamato e ci si siamo persi di vista” concluse
“Finché?” chiese Claire presa dalla storia
“Finché non me lo sono ritrovato davanti al bancone alla festa di Lauren”
“O santo cielo! Mi stai dicendo che il tizio dell’aeroporto e quello della festa, sono la stessa persona? Capperi Brooke! Non dovresti essere contenta?” chiese sorridendo
“Dovrei, ma come ti ho detto non è stato molto educato con me”
“E perché mai?” disse corrugando la fronte
“Beh, mettiamola così…era tutto carino e felice del fatto che vivessi qui a Los Angeles, ma non appena il suo amico ha accennato al fatto che stesse parlando con me…”
“Lui ha negato tutto” concluse Claire per lei
“Esatto” confermò con un’alzata di spalle


Dopo un breve momento di silenzio, Claire riprese.


“So che vuoi mantenere la cosa privata ma, posso almeno sapere chi è?”
“Non so se posso dirtelo”
“Come vuoi” disse abbracciandola


Dopodiché, Brooke estrasse il cellulare dai jeans, selezionò il messaggio e lo porse a Claire. Lo rilesse per ben tre volte prima di alzare lo sguardo verso Brooke, che nel frattempo stava riordinando alcuni scaffali.
Sorrise leggermente andandogli incontro e scuotendo la testa.


“Fammi capire; lui ti scrive messaggi del genere e ancora gli tieni il broncio?”
“Beh, mi ha trattata come uno straccio!”
“Sono uomini Brooke. La coglionaggine fa parte di loro!” la rincuorò
“E se così non fosse?” chiese
“Allora questo sms non sarebbe mai esistito”


E così Brooke dovette arrendersi al fatto che probabilmente la sua amica avesse ragione e che dopotutto quel messaggio stava ad intendere che Alex volesse  chiedergli scusa.
In questo modo, riuscì finalmente a rilassarsi, e a proseguire la sua giornata.


Più tardi tornò a casa e fu nuovamente assalita dai pensieri.
Si fidava del discorso fattogli quella mattina, ma non ne era completamente convinta. Trascinandosi sotto la doccia, pensò che forse non avrebbe dovuto accanirsi così tanto; che forse Claire diceva la verità e che forse, avrebbe dovuto lasciar correre tutta quella faccenda.
Era comunque una persona importante e lei a confronto era pressoché nessuno.  Così facendo, si distese sul divano davanti la tv guardando un film di sua scelta.
Il cellulare prese a vibrare, segnalando l’arrivo di un nuovo messaggio.


Alex: Non ne vuoi proprio sapere di me vero? Non hai tutti i torti, dopotutto…


Brooke rimase leggermente interdetta all’arrivo di un ulteriore messaggio, e proprio nel momento in cui stava per rispondere, ne sopraggiunse un altro.


Alex: Sono stato un idiota Brooke. Mi dispiace sul serio…vorrei rimediare in qualche modo. Ma se non vuoi non fa nulla…


Seguendo il consiglio di Claire, Brooke tentò di rispondere.


Brooke: Ciao Alex

Alex: Allora ci sei =)

Brooke: Si, ci sono. Ho risposto per dirti che non devi preoccuparti, la rabbia è passata.

Alex: Ripeto che mi dispiace…so che forse sono avventato, ma credi che prima o poi posso riuscire a vederti? Le scuse telefoniche non sono il massimo.

Brooke: Forse…


Detto questo, Brooke spense il cellulare ancora non realizzando pienamente che cosa fosse successo. Nei messaggi non si era sbilanciata per nulla, e poi non voleva dargli nessun segnale riguardo il suo comportamento.
Era molto felice che lui l’avesse cercata di nuovo, ma in fondo in fondo, era ancora un pochino infastidita.
Si gettò sul letto e si addormentò pensierosa come solo lei era in grado di fare…


A qualche chilometro di distanza, e più precisamente a casa di Matt, Alex e gli altri stavano trascorrendo una semplice serata fra amici.
La breve conversazione con Brooke si era conclusa, perciò mollò il telefono e tentò di godersi il resto della serata.


Il mattino seguente avevano milioni di cose da fare.
Tra prove, interviste e tentativi di perfezionare la scaletta del prossimo live, temevano di non avere il tempo nemmeno di respirare.
E così fu, per ben due lunghe, intense e sfiancanti settimane.
Un concerto in Texas, uno a Las Vegas, un altro ancora a Seattle…
Macinavano km su km ed il cellulare di Alex non squillò nemmeno una volta. O meglio, non ricevette messaggi o telefonate che potessero suscitargli grande interesse.
Così, una volta tornati nella bella e soleggiata California, lui ed i suoi amici al completo, si dilettarono fra spiaggia, piscina sauna e videogiochi appena usciti.


“Ehy Al, passami un’ altra birra!” esclamò Jamie


Alex si guardò intorno fra le bottiglie abbandonate sul pavimento e le cartacce stipate in ogni dove.


“Cooks sono finite. Non ne vedo più in giro” rispose
“Impossibile! Ne abbiamo aperta una confezione da sei un’ora fa!” disse voltandosi
“Ti dico che qui non è rimasto nulla che abbia la vaga fattezza di una bottiglia di birra” reclamò
“Cavoli” fu la risposta di Jamie
“Senti, voi continuate pure. Io faccio una passeggiata e ne compro altre” disse Alex


Senza alcuna affermazione contraria, Alex prese le chiavi della sua auto ed uscì dall’edificio. Sperava con tutto sé stesso di non incontrare agenti della polizia, altrimenti avrebbe passato qualche nottata in prigione.
Con tutto l’impegno che possedeva, tentò di rispettare al meglio la condotta stradale, fino a fermarsi nel supermarket dove spesso comperava ogni cosa potesse servirgli.
Fece lo stesso percorso di sempre fra gli scaffali, accelerando però il passo quando avvistò il reparto bevande varie e alcolici.
Prese la confezione di birre e perse un po’ di tempo a curiosare, dopo aver notato che le casse erano abbastanza affollate.


Dopo un po’ si sistemò fra la fila e quando mancavano solo tre persone prima di lui, vide Brooke uscire dal negozio di fronte che teneva in mano un paio di cd ed un bicchiere di Starbucks. 
Fremeva dalla voglia di parlarle, di chiederle scusa e tentare di avere una conversazione civile il più possibile. Quando mancava solo una persona, stava per avere una crisi di nervi. Il tizio in questione, aveva svaligiato metà negozio e la sua roba sembrava non avesse fine. Alex tentava di mantenere il controllo mentre pregustava l’attimo in cui con uno scatto degno di un velocista, avrebbe letteralmente lanciato le banconote al cassiere e sarebbe finalmente uscito di li.


Nel frattempo, Brooke stava camminando lungo la strada diretta verso la spiaggia.
Era stata una giornata un po’ faticosa a causa delle innumerevoli quantità di strumenti che aveva dovuto spostare da un posto ad un altro.
Perciò Claire la fece andare via presto, e lei si concedette una sosta da Starbucks e l’idea di andare a rilassarsi un po’ guardando l’Oceano Pacifico.
Stava aspettando con ansia la telefonata di Eric per dargli conferma che il trasloco dei suoi genitori fosse andato  a buon fine. Non aveva voluto chiamare direttamente loro per evitare di stressarli troppo.
Ma era sicura che tutto fosse andato alla perfezione.
La tanto attesa telefonata arrivò proprio nel momento in cui stava controllando il cellulare.


“Eric! Stavo aspettando proprio te!” esclamò rispondendo al volo


Trascorsero una decina di minuti al telefono sorridendo di tanto in tanto, nonostante Brooke non riusciva a sentirlo molto chiaramente a causa del clacson insistente di qualche auto nei paraggi.
Si voltò spazientita con una mano su un orecchio e con l’altra teneva il telefono…


“Scusa un attimo Eric” … “Si può sapere che diavolo vuoi???” urlò contro l’auto dai vetri scuri


Per tutta risposta, l’auto la superò ed andò a posteggiare qualche metro più avanti, lasciando che Brooke la oltrepassasse e si dirigesse verso la spiaggia.


Due ore più tardi, quando il sole iniziava a scomparire lungo la linea dell’orizzonte inondando tutto di un caldo ed accogliente arancione, Brooke scattò una bellissima foto e raccolse tutte le sue cose incamminandosi verso casa.
Era ancora di buon umore dopo la telefonata con Eric, ma crollò tutto quando constatò che l’auto contro cui aveva urlato qualche ora prima la stava seguendo.
Decise quindi di cercare di ignorarla e proseguire il suo cammino. Si sentiva braccata e leggermente a disagio mentre immaginava innumerevoli scene poco positive su quelle faccenda. Quando si accorse che l’auto si stava facendo più vicina, Brooke iniziò a correre tentando di ricordare se ci fosse qualche scorciatoia che avrebbe anticipato il suo rientro a casa.


Raggiunse il cancello e lo chiuse con forza, facendo altrettanto con la porta di casa…
Si assicurò che non fosse stata seguita e poi prese il suo Ipod isolandosi del mondo intero.
Istintivamente scelse una canzone degli Arctic Monkeys, nella speranza che la voce di Alex potesse dargli sollievo.
Fin quando non urlò di spavento nel momento in cui il telefono vibrò…


Alex: Ehy, ciao Brooke…disturbo?

Brooke: Ciao! No, non disturbi affatto

Alex: Bene! Se sei a casa passo a prenderti fra un’ora…niente domande! A tra poco, Al


Rimase stupita da quella affermazione.
Non lo aveva più sentito da quella sera di diverse settimane indietro, ed in quel momento non sapeva se fare affidamento al suo messaggio oppure ignorarlo.
Decise poi che avrebbe indossato qualcosa di comodo in modo da non risultare patetica al suo stesso riflesso nello specchio, nell’attimo in cui Alex non si sarebbe presentato affatto. Indossò un paio di jeans, una canottiera e le sue Converse rosse.
Una mise più che adatta per affrontare qualunque cosa.  Esattamente un’ora dopo, il campanello suonò…


“Ciao!” disse Alex sorridendo
“Ciao! Ma…”
“No, no, no…ho detto niente domande, vieni con me e ti spiegherò tutto” promise
“Va bene” acconsentì lei


Salirono in macchina nel più completo silenzio.
Brooke con il cervello a mille e Alex con il sorriso sulle labbra pregustando finalmente la sua tanto attesa chiacchierata riparatoria.
La osservava con la coda dell’occhio, mentre cercava di tenere a mente tutto quello che aveva da dirgli.


Parcheggiò nei pressi della spiaggia e la invitò a seguirlo.
Camminarono per un paio di minuti fino a fermarsi in prossimità di un mucchio di sassi fra i quali torreggiava della legna pronta per ardere. La invitò a sedersi sulla sabbia mentre estraeva un paio di sandwich e delle lattine di cola.
Dopodiché, iniziò ad accendere il piccolo falò, per poi sedersi al suo fianco.


“Allora, che te ne pare?” chiese speranzoso
“E’ un bel posto” … “e ho apprezzato molto il gesto” rispose
“Grazie” disse sorridendo


Dopo un breve attimo di silenzio, Brooke riprese la parola.


“Allora Alex…perché mi hai portata qui?” chiese tranquillamente
“Beh…ecco…vedi…” rispose colto alla sprovvista
“Coraggio” lo incalzò lei “stai tranquillo” sorrise
“Ok” sorrise di rimando
“Sono tutta orecchie”
“Innanzitutto, volevo chiederti ancora scusa per come mi sono comportato alla festa di quella ragazza, Lauren. Ti ho praticamente disprezzata davanti a Nick e non te lo meritavi per nessuna ragione al mondo. Non le pensavo assolutamente quelle parole che ho detto e mi dispiace molto perché ho visto la tua reazione e mi sono reso conto troppo tardi di quello che avevo provocato. Non sapevo come rimediare e così mentre eri voltata ho visto il tuo cellulare ed ho fatto una telefonata verso il mio in modo da avere il tuo numero”


Alzò lo sguardo verso Brooke per cogliere anche solo un minimo accenno a qualunque tipo di reazione.


“Ah, ecco come è successo. Ho passato giorni interi a tentare di ricordare” ammise
“Già. Ammetto che è stata la prima cosa che mi è venuta in mente”
“Beh, se sono qui significa che tanto male non ti è andata” disse dandogli una piccola spallata
“No, per niente affatto” sorrise


Si sentiva molto più a suo agio in quell’istante.
Si aspettava quasi una piccola sfuriata che però non era arrivata.
Così decise di dirle l’ultima cosa per poi passare una tranquilla serata senza pensieri.


“Devo confessarti una piccola cosa” proruppe
“Sarebbe?”
“Non so come dirtelo. Oggi pomeriggio sono uscito in città ed ero leggermente ubriaco. E credo di averci dato giù pesante a cercare di seguirti”


Brooke si alzò di scatto con lo sguardo più spaesato e accusatorio che mai.


“Eri tu allora su quell’auto? No dico, ma sei pazzo o cosa?” urlò
“No Brooke aspetta!!!” esclamò non appena la vide dirigersi verso l’oceano
“No che non aspetto!” rispose accelerando il passo


Si alzò di scatto anche lui, poggiando a terra la lattina che teneva in mano e maledicendosi per aver detto forse troppo.
La serata stava andando bene e lui aveva appena trovato il modo di rovinarla.
Corse così verso la sua direzione e l’afferrò per un braccio.


“Brooke ascoltami! Non ero in me mi dispiace”
“Non capisci Alex. Sono letteralmente morta dallo spavento! Sulle prime sono stata tranquilla ma poi mi sono fatta prendere dal panico. Mi sono chiusa in casa ad ascoltare le tue canzoni perché hanno lo strano effetto di calmarmi. E ora vieni a dirmi che dentro quell’auto c’eri tu?”
“Scusami. Non credevo avessi esagerato fino a questo punto” si giustificò lui
“Non è stato molto bello” confessò
“Hai ragione, sono stato un completo idiota” … “ mi sa tanto che ti ho rovinato la serata”
“Non fa nulla” rispose dopo un paio di minuti “meglio sapere che eri tu e non uno schizzato”
“Dici sul serio?” chiese sorpreso
“Dico sul serio” si placò Brooke


E sorrise…gettò la testa indietro in quel suo modo strano e bizzarro che induceva chiunque a non capire se fosse un bambino semplicemente divertito oppure un uomo adulto che si trovava in una situazione che lo faceva sorridere. E si soffermò ad osservare Brooke.
Un lampo fulmineo attraversò il suo sguardo mentre la strattonava.


“Ti va un bagno notturno nell’oceano?”
“Che cosa?” disse lei


Non se lo fece ripetere due volte.
Se la caricò sulle spalle e corse come meglio poteva fra le onde fino a buttarvisi dentro. L’acqua era tiepida e l’oceano leggermente mosso.
Riemersero nel medesimo istante con i vestiti completamente appiccicati addosso ed i sorrisi sulle labbra. Brooke lo ammonì con uno sguardo di finto rimprovero; Alex per tutta risposta le schizzò dell’acqua sul viso.
Rimasero immersi per quasi un’ora ridendo, urlando, saltandosi addosso l’un l’altra e cantando sotto le stelle, godendosi al massimo la loro serata alternativa.
Una serata che entrambi desideravano da diverso tempo; sia per la compagnia sia per la semplice voglia di non pensare a nulla per qualche ora, e sentire il cuore, la mente e l’anima leggera.


Con un ultimo sguardo verso le stelle, Alex tolse il braccio dalle spalle di Brooke e si diresse verso la spiaggia con lei al suo seguito.
Estrasse due asciugamani dallo zaino che aveva portato, e gliene porse uno.


“Hai pensato proprio a tutto eh” disse lei asciugandosi
“Se volevo riacquistare la tua fiducia dovevo fare le cose per bene” ribatté


Trascorsero un’altra mezz’ora ad asciugarsi vicino a ciò che rimaneva del piccolo falò.


“Brooke?” disse d’un tratto corrugando le sopracciglia
“Si?”
“Perché in aeroporto hai fatto finta di non conoscermi?”
“Perché tu hai detto di chiamarti Jamie” rispose semplicemente
“Non ti fidavi o?” tentò di capire
“Ho solo pensato che se ti eri presentato con quel nome, volessi restare nascosto”
“Ma è comunque il nome di un membro della band!” disse suonando ovvio
“Si, lo so. Ma credo che ci sia stato un motivo se ti sei presentato come Jamie e non come Alex”
“Si. Si, c’era. Eri l’unica che non urlava e scattava foto a non finire”
“E hai pensato che fossi diversa dagli altri o comunque estranea alla vostra fama”  sorrise
“Esatto, non avrei saputo spiegarlo meglio” disse sorridendo di rimando


Scambiate quest’ultime parole, Alex affermò che era ora di riaccompagnarla a casa.
E così Brooke si offrì di dargli una mano a rimettere le cose in macchina.
Gettarono un po’ di sabbia per spegnere il fuoco e salirono in macchina diretti verso l’abitazione di Brooke.
Diversi minuti dopo, Alex entrò attraverso il cancello e spense il motore dell’auto.


“Grazie!” esclamò
“Sono io che dovrei ringraziarti, Alex” rispose
“Lo so, ma sono stato talmente bene da sentirmi in dovere di farlo” pronunciò
“Sono stata bene anche io” disse fissandolo “ne avevo un gran bisogno” concluse arrossendo


Non distogliendo lo sguardo nemmeno per un istante, Alex si fece improvvisamente troppo vicino. 
Avvicinò il viso a quello di Brooke prima di chiudere gli occhi e baciarla nel modo più innocente del mondo, intensificandolo a poco a poco.
Alcuni istanti dopo, Brooke si staccò allontanandolo.


“Non posso Alex”
“Perché Brooke? Siamo stati benissimo questa sera. Sarebbe troppo chiederti un bacio?”
“No. No assolutamente. È stato magnifico ma…” si interruppe
“Ma cosa?”
“…Non voglio essere una delle tante…” ammise abbassando lo sguardo


All’improvviso, Alex si rese conto delle parole proferitegli da Brooke.
Lei aveva ragione, lui era una persona popolare, e si sa che i personaggi famosi posseggono una vita sentimentale abbastanza movimentata, a maggior ragione le Rockstar come lui. Provò a mettersi nei suoi panni, ed annuì con il capo sospirando.


“Se non te la senti, non fa nulla” rispose
“E’ proprio questo il problema. Io me la sento, me la sento eccome!!!”
“Ma vuoi andarci cauta” finì per lei
“Esattamente”





“Va bene. Allora, buonanotte” disse abbracciandola
“Notte Alex” disse uscendo dall’auto “ah, la tua giacca!”
“Tranquilla, puoi tenerla se vuoi” sorrise soddisfatto


Con un sorriso ed un’alzata di spalle, estrasse le chiavi di cada mentre Alex metteva in moto e si allontanava dal viale.
Di lì a poco, ognuno in casa propria, entrambi fecero una doccia per lavare via la salsedine, e Brooke indossò nuovamente la giacca per poi guardarsi allo specchio più sorridente che mai.

Lei crollò addormentata con addosso ancora la giacca di Alex; ed Alex, si addormentò fischiettando una canzone con ancora in mente la bellezza di quella serata…

   
 
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