Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Felpato_394    31/07/2014    1 recensioni
Dovete immaginare che tutto abbia inizio un paio di anni fa, nell’estate tra la seconda e la terza media: abbronzate per il sole preso in riva al mare, addosso avete un adorabile costume a pois comprato in Italia da Calzedonia, mentre fantasticate sull’ultima cotta per quel ragazzo che frequentava l’ultimo anno della vostra scuola e che nel tempo libero ripiega jeans da Abercrombie. Siete sul vostro comodo divano, mangiando gelato alla panna con la metà dei grassi e guardate la televisione. Appare il volto di una ragazza. La scritta SCOMPARSA sotto esso. È carina – probabilmente più di voi – e ha un’espressione arrogante negli occhi. Probabilmente penserete: Hmm, chissà se anche a lei piace il gelato alla panna. Sei sicura che pure lei troverebbe il ragazzo di Abercrombie un gran figo. E vi chiedete come sia possibile che qualcuno così…be’, così simile a voi sia scomparso. In effetti, avete sempre pensato che a finire nei notiziari fossero soltanto ragazze da copertina.
Be’, ripensateci.
-Questa storia è ispirata ai romanzi Giovani, Carine e Bugiarde. I personaggi sono quasi tutti quelli che si trovano nei libri o nella serie tv, con l'aggiunta dei 5SOS, è leggermente modificata. Buona Lettura.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ehi, Aria!”. 

Era martedì, il primo giorno di scuola, e Aria si stava dirigendo con passo veloce verso la classe di letteratura inglese, che aveva alla prima ora.

Si voltò e vide Luke, portava dei jeans neri aderenti e una maglietta bianca a maniche corte. Si stava dirigendo lentamente verso di lei.

“Ehi”, fece cenno con la testa Aria, sorridendo.

“Be’…come va?”, le chiese scivolandole accanto. Aria lo scrutò con la coda dell’occhio. Era rosso in viso. Sorrise.

“Tutto bene, tu?”

“Anch’io. Che hai alla prima ora?”

“Letteratura inglese, tu?”, chiese lei.

Lui sorrise. “Anch’io”.

Proseguirono fino alla classe in silenzio. In Islanda aveva ricordato quel corridoio così tante volte. Sopra di lei si snodava lo stesso soffitto bianco, mentre in basso ritrovò lo stesso accogliente pavimento in legno da casa di campagna.

Alle pareti erano addirittura appese le stesse foto incorniciate di studenti con uno sguardo fiero, e a sinistra si trovavano i vecchi armadietti di metallo e ammaccati. Risuonava persino la stessa canzone dagli altoparlanti, l’Ouverture 1812. Alla Rosewood si diffondeva musica classica perché era ritenuta “mentalmente stimolante”. Accanto a lei camminavo le stesse persone che conosceva da anni…e tutti la stavano fissando.

Aria chinò la testa. L’ultima volta in cui tutti l’avevano vista era con il suo gruppo di ragazze distrutte dal dolore per la perdita della migliore amica. A quel tempo tutti parlavano di lei. Poi si era traferita in Islanda. 

Adesso sembrava che non se ne fosse mai andata. Ad ogni passo che faceva le pareva di sentire la voce di Ali. Le parve perfino di vedere una coda bionda sparire dietro l’angolo, diretta verso la palestra; quando girò l’angolo oltre l’aula di ceramica, dove incontrava sempre Alison tra un’ora e l’altra per chiaccherare, le sembrò quasi di sentirla urlare: “Ehi, aspetta!”. 

Si fermò e si premette una mano sulla fronte, per assicurarsi di non avere la febbre.

Luke la guardò, piegando la testa da un lato. “Tutto bene?”.

Aria lo guardò. Tirò un sorriso. “Si…sono solo…brutti ricordi”.

Luke annuì e le sorrise. Quanti sorrisi fa questo ragazzo in un giorno?, si chiese Aria.

“Sai chi avremo come prof?”, le domandò. 

Lei scosse la testa. Non appena girarono l’angolo notò una ragazza in piedi davanti alla porta dell’aula di inglese: aveva un aspetto familiare ed estraneo allo stesso tempo. Fisico da modella, lunghi capelli biondi, una minigonna blu e aderente, zeppe viola e le pendeva dal polso un braccialetto di Tiffany.

Il cuore iniziò a batterle forte. Si era sempre preoccupata di come avrebbe potuto reagire nel rivedere le sue vecchie amiche, ed ecco Hanna. Cosa diavolo le era successo?

“Ehi”, disse Aria con un filo di voce. Hanna si girò e la squadrò dall’alto al basso. Dai lunghi capelli rossi, alla maglietta dei Green Day a maniche corte, fino ai tacchi neri.

“Ommioddio!”, esclamò. “Dove sei stata? Cecoslovacchia?”, le chiese.

“Be’ si, circa”. C’era andata vicino in fondo.

“Figo!”. Hanna le rivolse un sorriso tirato. Poi guardò Luke. “Il tuo ragazzo?”, domandò.

Aria arrossì e Luke continuò a guardare il pavimento.

“No, noi siamo solo amici”, rispose.

Hanna la prese per un braccio e la avvicinò di più a sé. 

“Peccato perché è davvero carino. E mi sa che gli piaci!”, le sussurrò all’orecchio.

Aria guardò Luke, che era ancora fermo sulla porta.

“Kristen ha l’aria di una che è appena tornata da South Beach!”.

Una voce stridula interruppe la loro conversazione. Una ragazza dai lunghi capelli color platino, una minigonna rosa e tacchi altrettanto rosa stava venendo verso di loro.

Aria piegò la testa cercando di riconoscerla. Strabuzzò gli occhi. Mona Vanderwaal? L’ultima volta che l’aveva vista Mona stava andando in bicicletta con in testa un miliardo di treccine da ragazzina.

“Perché, non l’ha fatto?”, annuì Hanna. Poi alzò e spalle e si rivolse ad Aria e Luke, dicendo: “Mi dispiace ragazzi, potete scusarci?”.

Aria annuì. “Siete bellissime”, si complimentò con entrambe.

Hanna sorrise. E sta volta era un vero sorriso. 

“Grazie”, le disse Mona sorridendo.

Aria entrò in classe e occupò il primo banco libero, di fianco a lei si sedette Luke.

“Le conosci?”, chiese alludendo ad Hanna e Mona.

Aria annuì. “L a prima è Hanna Marin, era una delle mie migliori amiche in seconda media. L’altra è Mona Vandewaal e…be’ non la conosco molto bene”. Aria decise di non dirgli che la prendevano in giro.

Luke alzò un sopracciglio. “Era? Avete litigato?”, le chiese.

Aria sospirò. “È una storia lunga. Però se hai tempo dopo scuola posso raccontartela”. Aria avrebbe voluto tirarsi un pugno. Sapeva che se avesse ricordato si sarebbe messa a piangere.

“Se te la senti, ci sto”. Aria sorrise. Forse raccontare tutto a qualcuno le avrebbe tolto un peso dal petto.

“Okay”, sussurrò.

Aria si guardò intorno. La classe odorava di libri e detersivi per pavimenti. Le enormi finestre, rivolte a sud, davano sul giardino e, oltre, sulle verdi e dolci colline. Le foglie di alcuni alberi avevano già iniziato ad ingiallirsi. Accanto alla lavagna era appeso un grande cartellone pieno di citazioni shakespeariane, e un adesivo con su scritto “La gente meschina puzza”, che qualcuno aveva attaccato al muro. Sembrava che il bidello avesse provato a staccarlo, per poi rinunciare a metà dell’opera.

“Aria?”

Aria alzò la testa. In piedi davanti al suo banco una ragazza dai capelli rossicci e bruciati dal cloro, occhi marroni e jeans troppo larghi le stava sorridendo.

“Emily?”, chiese, nonostante sapesse già la risposta.

Si alzò e abbracciò la sua vecchia amica Emily Fieds.

“Non sapevo che eri tornata”, le disse sciogliendo l’abbraccio. Aria storse il naso.

“Ci siamo perse di vista, Emily”, le ricordò. Emily annuì.

Poi guardò verso la porta. “Hai visto Hanna e Mona?”, chiese.

Aria annuì. “Cosa cavolo è successo a quelle due?”

Emily sospirò e si sedette nel banco davanti a quello di Aria.

“Sono diventante amiche nell’estate tra la terza media e la prima superiore. Avevano deciso di cambiare e be’, ora sono le ragazze più popolari della scuola”, spiegò l’ex amica.

Aria era sorpresa. Poi vide che Emily sgranò gli occhi quando un ragazzo dalla pelle olivastra, gli occhi leggermente a mandorla e i capelli scuri e spettinati entrò, salutandola.

“E lui chi è?”, le sussurrò Aria scuotendole un braccio.

“Calum!”, esclamò Luke. Le ragazze lo guardarono.

“Lo conosci?”, dissero in coro. Luke annuì. Intanto questo Calum si stava sedendo davanti a Luke, cioè di fianco ad Emily.

“Si, è il mio migliore amico”, disse loro, dando una pacca sulla spalla all’amico.

“Oh!”, sussurrò Emily. Calum le sorrise.

Vide Emily senza parole così allungò una mano verso Calum. “Ciao, sono Aria”, si presentò.

“Oh, ciao. Luke mi ha parlato di te!”.

Lei guardò il diretto interessato, che iniziò a giocherellare con il piercing. 

“Ragazzi, buongiorno. Sono la nuova professoressa di letteratura, la signorina McLoren”.

La professoressa entrò in classe e iniziò a scrivere il suo nome sulla lavagna.

Ad Aria arrivò un messaggio.

“So che sono nuova, ma ho pregato di spegnere i cellulari, signorina…?”, le chiese. 

Aria la guardò. “Montgomery. Aria Montgomery”. La professoressa sgranò gli occhi.

Aria trattenne il respiro. Lunghi capelli biondi, occhi azzurri, un tatuaggio con una ragnatela rosa sul braccio. Indossava una giacca grigia e una gonna nera aderente che le arrivava al ginocchio.

Lei la conosceva.

Era Meredith. Quella che aveva beccato baciare suo padre tre anni prima, insieme ad Alison.

Senza farsi vedere prese il telefono e lesse il messaggio.

Aria: sorpresa! Rapporto studente-insegnante. Tuo padre ne sa qualcosa, vero?

-A
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Felpato_394