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Autore: rebby25    01/08/2014    1 recensioni
Cari lettori questa fanfiction lo scritta leggendo vita da mercenario... mi era piaciuta molto ma non aveva un continuo ... ora pubblicherò i suoi capitoli ma con il finale creato da me bacioni rebby
Genere: Avventura, Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hojo, Kagome, Squadra dei Sette
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 9 - 21° CENTURY MERCENARIES Quando uscì dal pozzo, Bankotsu credette che il viaggio non avesse funzionato. Ogni cosa nei dintorni era esattamente identica a prima. Poi, inaspettatamente, notò qualcosa di molto strano: in lontananza si ergevano delle case altissime e coperte di finestre azzurre. Il mercenario rimase come fulminato, e per qualche tempo non notò la mano di Kagome che sventolava davanti alla sua faccia, cercando di farlo tornare in sè. Ancora inebetito, seguì la ragazza in un sentiero tra gli alberi, che li condusse in uno strano tempio adibito ad abitazione. Sulla soglia stavano una giovane donna, un vecchio e un bambino, abbigliati in modo strano quasi quanto quello di Kagome.Presumibilmente dovevano essere la sua famiglia. "Mamma, Sota, Nonno!" gridò Kagome. Era da parecchio che non riabbracciava i propri parenti, e nel frattempo era successa una marea di cose... Il vecchio la abbracciò, le consegnò uno strano amuleto ricoperto di piume, poi notò la presenza di Bankotsu, e cominciò a fissarlo con una certa inquietudine. "Quel tipo chi è? Mi ricorda qualcuno... E non mi dice nulla di buono..." Kagome improvvisamente si ricordò del compagno che stava aspettando in disparte. "Giusto! Prima le presentazioni! Come avrai capito questa è la mia famiglia: mio nonno, mia madre e mio fratello Sota. Questo è il mio compagno di viaggio, è venuto qui per cercare di aiutare un suo amico... Si chiama Bankotsu e..." Il resto della frase fu coperto da un urlo di terrore. Il nonno correva verso il garage, urlando frasi insensate sulla fine del mondo. Ne uscì subito dopo, caricando un fucile e protendendo davanti a sè una vecchia formula per scacciare gli spiriti. Puntò la canna tra gli occhi di Bankotsu, che stava lì fermo in attesa di informazioni da parte di Kagome. Senza distogliere lo sguardo dal nemico, si avvicinò agli altri e disse "Scappate subito dentro casa! Ho sentito il suo nome in antichi libri e rapporti. E' un pericoloso guerriero dedito al male e alla distruzione! Ci sarebbe dovuto essere scritto anche in molti dei libri che ti ho dato sull'epoca Sengoku! Ma li hai letti almeno?" "Certo!" mentì prontamente Kagome (quei libri erano stati di grande utilità per accendere il fuoco durante i primi mesi trascorsi nel passato) "Ma non tutto è come sembra! Ho trascorso già tre giorni con lui, e se durante essi non mi ha ucciso non vedo perchè dovrebbe farlo adesso!" La canna del fucile non accennava ad abbassarsi, e il dito del vecchio si avvicinava sempre di più al grilletto. Bankotsu, indeciso sul da farsi, cominciava a sudare freddo e non riusciva a trattenersi dall'avvicinare la mano all'impugnatura della Banryu. "Nonno, smettila! Bankotsu è un mio amico, quindi togligli quel fucile dalla faccia!" urlò Kagome esasperata. Senza smettere di fissare minacciosamente il mercenario, il nonno rientrò in casa correndo. Intanto, la signora Higurashi, notando che l'aria di tempesta era svanita, si sporse dalla finestra dicendo "Venite dentro, vi preparo qualcosa da mangiare!" Kagome fece per entrare, ma si accorse che Bankotsu non la seguiva. Era rimasto immobile dov'era prima, con un sorriso da idiota stampato in faccia. Chiedendosi cosa ci fosse ancora, Kagome lo scosse, chiedendogli "Ma che fai adesso?? Ti hanno appena puntato un fucile addosso e ridi!!!" Bankotsu allargò il suo sorriso da un orecchio all'altro "Primo, sono stato promosso da te al rango di amico, e secondo... Sono famoso!!!!" Più tardi, si ritrovarono insieme alla madre di Kagome in cucina. Il nonno aveva trovato una scusa per andarsene di casa alla svelta, e Sota stava giocando in camera sua. "Mi dispiace davvero per ciò che è successo. Davvero una cosa terribile." commentò la signora dopo aver ascoltato le disavventure degli ultimi tempi, mentre portava in tavola tre tazze di tè "Avresti almeno dovuto avvertirmi, Kagome! Devi ricordarti che anche se tutti sono contro di te, la tua famiglia ci sarà sempre nel momento del bisogno. Quanto a te..." continuò rivolgendosi a Bankotsu "Non so se odiarti perchè l'hai rapita o esserti grata perchè in un modo o nell'altro l'hai riportata qui sana e salva." All'improvviso, Kagome si portò una mano alla fronte. "Il compito di algebra! E' domani!" urlò preci pitandosi in camera sua. Quando il rumore dei passi si fu spento, calò il silenzio. "Ah, scusa mio padre per prima, è fissato con le storie antiche e parla spesso a sproposito..." iniziò la signora Higurashi "Non c'è problema, in effetti nella mia epoca non sono molto...benvoluto. Senta...ecco... non è che... insomma... immagino di non poter girare vestito così... non è che ha qualcosa che posso mettermi?" "Beh, veramente no, ma se puoi aspettare vado al mercato qui vicino e prendo qualcosa" "Grazie mille signora mamma di Kagome ma...io non credo di avere niente per pagare..." "Nessun problema, lì le cose costano pochissimo. Semplicemente, non aspettarti un abito di Armani. Ah, lascia perdere" si corresse accorgendosi dello sguardo interrogativo del mercenario. "Allora vado subito...Cerca di non disturbare Kagome, quando studia è molto suscettibile. Tornerò tra poco!" Bankotsu tirò un sospiro di sollievo, sperando di aver fatto bella figura. Pensare così tanto alle parole era una tortura per la sua povera testa. Intenta nello studio, Kagome non notò subito le voci e le risate che provenivano dal piano di sotto. Eppure, presto il rumore diventò insopportabile. Con passi lenti e pesanti scese le scale, ed entrò nella camera di sota, da cui proveniva il vociare. Subito si preoccupò notando la presenza allarmante di Bankotsu, ma dopo un po' si calmò. Stavano solo giocando col Lego. Eppure, c'era qualcosa di strano. Al centro del tappeto, stava un castello di mattoncini, mezzo distrutto. Dentro e intorno ad esso giacevano molti omini. Kagome volle credere che stessero solo dormendo. Dal castello in rovina stavano uscendo sette omini vivi e vegeti, uno di fianco all'altro. Un terribile sospetto si fece strada nella mente di Kagome. "E così, i sette piccoli mercenari tornarono dalla spedizione, pronti per la prossima avventura! Fine." Concluse Bankotsu con un larghissimo sorriso. Sota sembrava essersi parecchio divertito. Poi, il mercenario vide Kagome "Ciao! Spero che non ti dispiaccia se gioco con tuo fratello. Sai, tutti dicono che ci so fare con i bambini!" Il volto di Kagome stava cambiando colore, passando dal rosa al rosso e poi al viola. "BANKOTSU!!!!!!!!" urlò prendendolo per un orecchio e trascinandolo via dalla stanza. Fu per fortuna di Bankotsu interrotta dal rumore delle chiavi nella porta. La padrona di casa era tornata. Cercando di dissimulare l'accaduto, Kagome respirò lentamente per qualche secondo, aprì la porta e aiutò la madre a portare i sacchetti. Prima di seguirla, si avvicinò al ragazzo e gli sussurrò all'orecchio con una voce che faceva paura "Questa storia non finisce qui, ricordatelo..." Bankotsu prese il sacco che la signora gli porgeva, ringraziando timidamente, ed entrò in uno stanzino per cambiarsi. Madre e figlia aspettarono impazienti, mentre si chiedevano cosa sarebbe uscito da quella porta. Lentamente, la porta si aprì. Bankjotsu indossava dei jeans corti al ginocchio e una canottiera da basket. Kagome notò che vestito così era quasi...normale! "Aspetta" disse "devi metterti almeno una fascia sulla fronte per nascondere quello strano segno viola" Bankotsu non fece storie. Aveva imparato che quella ragazza faceva paura se la si contraddiceva. Le due ci misero qualche minuto per spiegare a Bankotsu come allacciarsi le scarpe, ma non ci furono altri problemi. La trasformazione era completata. Se non altro nell'aspetto, il pericoloso mercenario dell'epoca Sengoku era diventato un comune ragazzo del 21° secolo! FINE CAPITOLO
   
 
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