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Autore: rebby25    01/08/2014    1 recensioni
Cari lettori questa fanfiction lo scritta leggendo vita da mercenario... mi era piaciuta molto ma non aveva un continuo ... ora pubblicherò i suoi capitoli ma con il finale creato da me bacioni rebby
Genere: Avventura, Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hojo, Kagome, Squadra dei Sette
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 10 - Ritornare sui propri passi Da qualche minuto Bankotsu si era fatto pensieroso. Dopo il viaggio e tutti gli avvenimenti che lo avevano segnato, aveva quasi dimenticato il vero obiettivo di quella spedizione. E adesso si stava davvero preoccupando. Anche a ripensarci, non riuscì, in tutta la sua vita, a trovare un momento in cui era stato lontano dai compagni per così a lungo. Si sorprese improvvisamente a chiedersi se i fratelli stessero bene. Non doveva assolutamente far correre rischi alla squadra. Non voleva perdere i suoi compagni mentre lui rimaneva in vita. Non di nuovo, almeno. Tentò di rassicurarsi dicendosi che probabilmente stava andando tutto bene, che avevano trovato Suikotsu e ora lo stavano aspettando in un posto sicuro; la cosa non sortì molto effetto. Lanciò un'occhiata alla porta del bagno, trovandola come al solito chiusa: finalmente era riuscito a convincere Kagome ad andare a cercare un modo per riprendere i resti di Kyokotsu, ma adesso la ragazza si era chiusa in bagno per "prepararsi", e ci stava mettendo un'eternità. Finalmente sentì la chiave girare, e Kagome fece il suo ingresso nell'atrio. Guardò per qualche secondo Bankotsu e poi sorrise, vedendo l'ombra della preoccupazione sul suo viso. "Stai tranquillo, andiamo subito. Capisco che tu sia in pensiero per i tuoi amici ma non credo che abbia molto senso preoccuparsi, no? Conoscendoli, giurerei che stanno benissimo!" disse allegramente, prendendo per mano il mercenario e stringendosi un po' a lui. Sorpreso da quell'atteggiamento, Bankotsu assunse un colorito violaceo e simulò un colpo di tosse per cercare di nascondere la cosa. Ovviamente la ragazza finse di non notare nulla, e in tutta risposta si avvicinò ancora di più. Percorsero in fretta il tranquillo sentiero che portava verso la città, in cerca di un grande negozio di meccanica che Kagome aveva visto spesso senza farci troppo caso. Durante il tragitto, la ragazza notò uno strano atteggiamento di Bankotsu: inspiegabilmente continuava a voltarsi come se avesse notato qualcosa dietro di loro, ma poi, con un'espressione dubbiosa, continuava a camminare come se niente fosse. "Ma insomma, che ti succede?" chiese Kagome un po' irritata quando lo fece per l'ennesima volta. Bankotsu si diresse con incedere deciso verso un cassonetto, e da dietro di esso tirò fuori un ragazzo dell'età di Kagome, trascinandolo per il colletto della camicia. "C'è questo tipo che continua a seguirci da quando siamo usciti di casa!" esclamò irritato. Kagome gemette flebilmente... Tra tutte le persone che potevano incontrare durante il tragitto, quella era la peggiore. Probabilmente, avrebbe preferito imbattersi in un muflone rabbioso piuttosto che dover dare delle spiegazioni a Hojo. Il ragazzo si liberò dalla stretta di Bankotsu, rivolgendogli uno sguardo colmo d'odio. "Ciao! Che cosa ci fai qui?" iniziò Kagome cercando in ogni modo di sembrare felice di vederlo. Fu subito interrotta. "C-Chi è quello?" urlò Hojo paonazzo, puntando un dito accusatore verso il povero Bankotsu "E pensare... E pensare che ero venuto a portarti i fazzolettini portafortuna!!" Detto questo, lanciò a terra un pacchetto di fazzoletti dai colori improponibili e corse via in lacrime. Kagome non ci fece troppo caso; sapeva fin troppo bene che la volta successiva sarebbe tornato alla carica con ancora più tenacia. "Che strana gente..." borbottò Bankotsu un po' stordito, ma pronto a ripartire verso il negozio. Ma ormai era deciso che quella breve camminata sarebbe stata più lunga del previsto. Non fecero più di una decina di passi prima di essere interrotti di nuovo. In lontananza, videro avvicinarsi un tir. La reazione di Bankotsu fu fulminea. Spiccò un salto e dal marciapiede atterrò al centro della strada. Con un solo gesto liberò la Banryu dalla carta di giornale in cui era stata avvolta per farla sembrare un semplice pacco, e puntò la lama davanti a sè, dritta verso il veicolo. Il guidatore si accorse improvvisamente dello strano individuo in mezzo alla via, e tentò una frenata all'ultimo secondo. Le ruote davanti si fermarono a pochi centimetri dai piedi dell'ansimante mercenario, ma quelle posteriori slittarono di lato perdendo aderenza, facendo sì che l'intero rimorchio andasse a sfasciarsi contro un muro. dopo essersi ripreso dall'urto, il conducente scese a passi pesanti dalla vettura, avvicinandosi a Bankotsu. Bastava fare due più due per capire che un feroce guerriero con un gigantesco spadone in mano non avrebbe esitato ad uccidere un uomo indifeso che cercava di prenderlo a pugni. Kagome si appartò in un angolo e tirò fuori l'arco dallo zaino. Assicurandosi di non farsi vedere dai due, scoccò una freccia contro uno dei finestrini. Distratto dal frastuono del vetro distrutto, il guidatore si volse per qualche secondo; abbastanza da permettere a Kagome di sparire in una via laterale, tirandosi dietro Bankotsu. Nascosti tra i cespugli che costeggiavano il viale, attesero che l'uomo rinunciasse a vendicarsi e se ne andasse per la sua strada. Appena il tir fu sparito dalla loro vista, riemersero dal nascondiglio, ripulendosi dalle foglie e dal terriccio. Finalmente, dopo qualche passo, videro la grande insegna gialla del negozio, ed entrarono dalla grande porta d' ingresso che, con gran sorpresa di Bankotsu, si spalancò da sola appena si furono avvicinati. Dopo aver chiesto al compagno di aspettare lì (non senza rivolgergli un'occhiata omicida come avvertimento), Kagome si diresse verso la cassa informazioni. Chiese all'uomo dietro il bancone se avessero qualcosa di piccolo e semplice con cui si potesse scavare senza problemi. Il nerboruto individuo grugnì in risposta, e guidò la ragazza attraverso il labirinto di scaffali contenenti ogni genere di attrezzi. Si fermò davanti ad una scatola di medie dimensioni, ricoperta di foto di un piccolo braccio meccanico dotato di ruspa. Nonostante le dimensioni finali della macchina, era un kit fai da te da montare sul momento, perciò la scatola sarebbe passata senza troppi problemi attraverso il pozzo. Kagome ringraziò l'uomo e fece per sollevare la scatola. Non aveva calcolato il suo peso. Era difficile perfino trascinarla sul pavimento, l'ipotesi di sollevarla era a dir poco assurda. Improvvisamente, da dietro un cumulo di scatoloni fece capolino Bankotsu, che evidentemente l'aveva seguita per tutto il tempo, ignorando bellamente le sue parole. Il mercenario prese la scatola con una mano e procedette verso l'uscita, prima di essere prontamente fermato dalla sicurezza al suono dell'allarme. Kagome si battè una mano sulla fronte e gli corse dietro. Ci volle tutta la sua buona volontà per convincere tutti che "il suo amico veniva da un paese sperduto dove era ancora in uso il baratto". Bankotsu non ebbe il coraggio di negare, rimanendo sempre più stupito dai modi in cui quella ragazza riusciva sempre a cavarsela. Quasi un'ora dopo riuscirono a pagare e a uscire dal negozio, per dirigersi di nuovo verso il pozzo e verso la pericolosa era Sengoku. Il pomeriggio era quasi al suo termine quando, a pochi passi da casa, Kagome cominciò a sentire un lieve rumore di voci concitate. Tre ragazze spuntarono da dietro l'angolo, immerse in chissà quali discorsi. "Ciao ragazze!" esclamò Kagome appena le vide. "Ciao Kagome!" fecero in coro le tre, correndo a includere anche la quarta ragazza nei loro discorsi. Poi notarono la presenza di Bankotsu, e rimasero pietrificate. Si avvicinarono ancora di più e una di loro sussurrò "Ma non te la facevi con quel gangster decolorato?" Colta alla sprovvista, Kagome tentò di balbettare qualcosa in risposta "No... è che...cioè, l'ho lasciato e..." Evidentemente gli aveva dato ciò che volevano sentirsi dire. Cominciarono a parlottare ad una velocità tale che risultava difficile distinguere una parola dall'altra. Intanto Bankotsu ne approfittò per fare la sua entrata in scena. "Come ve la passate, ragazze?" chiese con totale naturalezza sistemandosi in mezzo al trio. Contagiate dalla spontaneità dello sconosciuto, le ragazze cominciarono a riempirlo di domande come se lo conoscessero da secoli. "Hai già un lavoro?" "Da quanto sei arrivato in città?" "Come mai tieni i capelli in quel modo buffo?" "Cos'è quell'involto di carta di giornale?" Un allarme risvegliò la mente di Kagome, che già da qualche minuto stava provando un inspiegabile ed irrefrenabile impulso di prendere Bankotsu e portarlo via, oltre a quello ancora più forte di tirargli uno schiaffo. Fece appena in tempo a seguire il primo di essi prima che il mercenario mostrasse tutto orgoglioso la Banryu alle ragazze. "Mi dispiace ma dobbiamo andare..." disse scoccando uno sguardo acido al ragazzo, che la seguì malvolentieri. Arrivarono in silenzio davanti alla casa, Kagome salutò la famiglia e ancora in silenzio giunsero in prossimità dell'antico pozzo. Bankotsu stava ormai per scavalcare il muretto e gettarsi dentro quando Kagome prese quel minimo di coraggio per chiedergli: "Ma mi vuoi spiegare dove hai trovato tutta quella sfacciataggine?" il mercenario si volse per un secondo, poi, gettandosi nell'oscurità, esclamò: "Me lo fa notare sempre anche Jakotsu... Con gli estranei ci so fare, è con le persone a cui tengo che divento piuttosto riservato!" Kagome sorrise istintivamente, ripensando a tutte le volte che lo aveva visto arrossire. Poi, confusa per via di quei pensieri, lo seguì giù per il pozzo. Mentre viaggiavano attraverso i secoli, Bankotsu si sentì sollevato: finalmente, dopo un lungo periodo di inattività, l'avventura sarebbe ricominciata, e la sua vendetta contro Naraku avrebbe avuto compimento. FINE CAPITOLO
   
 
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