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Autore: emily12_    01/08/2014    1 recensioni
Leggera atterrò con un piede sulla ringhiera del balconcino, poi saltò giù e si diresse verso la finestra.
L'aria fresca della sera si infilò sotto il cappuccio e una ciocca scura le finì davanti agli occhi.
La soffiò via e alzati l'indice e il medio della mano gli fece fare un mezzo giro sussurrando qualcosa con le labbra che le tremavano.
* * *
E se apparisse da una finestra la sorella di Howl?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Howl, Markl, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sophie | Coppie: Howl/Sophie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2


Moira sbatté gli occhi due o tre volte: la luce filtrava dalle finestre e il letto di Makl era vuoto.

Come al solito aveva dormito troppo e avevano pensato di non svegliarla.

Si sedette e sbadigliando si sfilò un braccialetto di perline, ne prese una tra le dita, borbottò qualcosa e dal nulla spuntò una valigia che andò ad incastrarsi a metà tra il tavolo e il letto.

Dopo aver scelto un vestito azzurro, abbinò un paio di orecchini e si mise un po' di matita: non poteva certo affrontare Howl vestita come se niente fosse.

Scese di sotto saltando due a due i gradini e atterrò di fronte ad una Sophie intenta a spazzare il pavimento agguerrita.

Moira alzò un sopracciglio senza capire: a lei sembrava già pulito.

“Ti posso aiutare?”

L'anziana la guardò perplessa: “Non fai colazione?”

“No, non ho fame.”

Sophie la squadrò di nuovo da capo a piedi: “Ok, là c'è il secchio con lo straccio. Potresti passare il pavimento del corridoio di sopra?”

“Ok.” disse la ragazza con entusiasmo, trattenendo un sospiro: aveva sempre odiato fare le pulizie, ma ci teneva a fare buona impressione.

Non appena Moira sparì oltre le scale, Sophie scosse la testa: era come vedere la versione femminile di Howl ed inoltre dubitava che fosse in grado di pulire decentemente qualcosa.

Moira si tolse i braccialetti che portava al polso sinistro e li appoggiò su un tavolino nell'angolo.

Sbuffò: lo straccio era ruvido e il legno era freddo e duro sotto le ginocchia.

Dopo dieci minuti mugugnò e si sdraiò per terra di schiena cominciando a fischiettare.

“Ehi Sam?”

Il piccolo demone dell'aria uscì dal pendaglio della collana: “Sì?”

“Sono stanca.”

Il demone scoppiò a ridere: “Sei proprio una buona a nulla. Ma perché le hai chiesto se potevi aiutarla allora?”

“Uffa...quante domande fai!”

“Ma se mi hai chiamata tu...” le fece notare Sam ridacchiando.

Moira proprio non capiva come potesse quel demone ridere per tutto.

La ragazza si alzò in piedi, si rassettò in fretta la gonna e cominciò a guardarsi attorno: le era sempre piaciuto ficcare il naso dove non avrebbe dovuto.


* * *


Ricordava quando doveva rimanere nella scuola praticamente deserta i fine settimana perché i genitori erano come al solito in viaggio e lei ne approfittava per esplorare ogni angolo.

Si sentiva un agente segreto: aspettava che nel corridoio non si sentisse alcun rumore e poi sgattaiolava fuori con il cuore che batteva per la paura di trovare qualche fantasma e si avventurava dietro tutte le porte.

Una sera aveva trovato in fondo ad un corridoio dell'ala ovest, dove si trovavano gli uffici degli insegnanti, una porticina di legno rovinato con delle ragnatele alla maniglia.

Aveva cercato di aprirla senza successo, ma non si era certo arresa.

Aveva passato tutto il giorno seguente sui libri della biblioteca in cerca di qualche incantesimo starnutendo per la polvere e trattenendo gli sbadigli.

Quando era tornata la sera seguente, la porta si era aperta cigolando e lei ci era scivolata dentro, imponendosi di restare calma.

I gradini di legno scuro scricchiolavano sotto i suoi piedi, e i muri scrostati davano all'ambiente un'aria alquanto inquietante.

Arrivata in cima alla scala a chiocciola si fermò per riprendere fiato e si guardò attorno incuriosita: c'era ogni sorta di oggetti e montagne di libri accatastati alla rinfusa e la luce che filtrava dalle imposte si rifletteva sulle ragnatele che scendevano dai ninnoli appesi a soffitto.

Sollevandosi la gonna con le mani scavalcò vari bauli, poi salì in piedi su una sedia e cercò di aprire la finestra.

Fece troppa forza con le dita e quando le ante si aprirono cadde a gambe all'aria nella polvere.

“Accidenti...” sbuffò.

Si rialzò e rimase a bocca aperta vedendo i giochi di luce creati dai pendagli e ninnoli che pendevano da ogni parte.

Si inginocchiò per leggere i titoli di alcuni libri: “L'altra faccia della magia” , “Effetti secondari degli incantesimi”, “La magia che non ha un nome”.

Corrugò la fronte davanti a quei titoli assurdi, ma ne prese in mano uno soffiando via la povere dalla copertina e decisa a leggerlo con calma in camera.

Una lenta melodia le arrivò all'orecchio: sobbalzò per lo spavento e si guardò velocemente intorno.

Non c'era nessuno, eppure la musichetta continuava e il cuore di Moira prese a battere sempre più forte.

Stava per scappare di sotto quando notò un carillon sul tavolo vicino alle scale.

Si avvicinò e lo rigirò tra le mani: una ballerina in tutù rosa si muoveva circolarmente agli ordini degli ingranaggi arruginiti.

Era rotondo, piccolo, beige, con il coperchio verde scuro e i bordi dorati; la ballerina danzava sullo sfondo azzurro stellato del coperchio.

Piano, piano le note si spensero e la ballerina si richiuse all'interno dell'oggetto portandosi con se il coperchio che si chiuse con un clack.

Doveva essersi azionato da solo a causa degli ingranaggi usurati o per qualcosa di simile.

Lo portò nella sua camera assieme al libro.

Rimase sveglia buona parte della notte a leggere, perché non capitava tutti i giorni di leggere libri come quello: era pieno di formule, incantesimi e teorie riguardo alla cosiddetta magia nera che veniva però considerata semplicemente come magia particolare che richiedeva un po' più di studio delle altre.

Così nacque nella mente di Moira l'idea che la magia fosse una sola e decise che avrebbe studiato quei libri della soffitta: era una sfida con se stessa e non aveva alcuna intenzione di scoraggiarsi.

Sorrise al carillon e girò la rotellina sul bordo per azionare gli ingranaggi: la ballerina sbucò fuori dal coperchio e a Moira sembrò le sorridesse a sua volta.


* * *

Moira lasciò di nuovo cadere lo straccio nel secchio: aveva quasi finito ormai, ma l'aveva trovata una delle cose più noiose che avesse mai fatto.

Fuori dalla finestra il cielo era attraversato a tratti da qualche nuvola, ma a parte quello era così limpido che riempiva il cuore guardarlo.

Appoggiò i gomiti sul davanzale e sospirò guardando i prati che correvano sotto di loro.

Poi si rabbuiò di colpo e si ritrovò a recitare sottovoce: “Oh tu, colui che catturò una stella cadente, oh uomo senz'anima, il tuo cuore è una mia proprietà.”

Quante volte si era ripetuta quella frase? Anche troppe da quando l'aveva sentita borbottare da Howl quella sera a Natale; in effetti quella frase era diventata anche sua ormai.

Rabbrividì per un attimo, poi tornò al pavimento del corridoio: ci stava mettendo una vita a pulirlo.


* * *


“Ehi Calcifer!”

“Mmm” borbottò il demone.

“Da quando in qua ti fai bistrattare?” gli fece l'occhiolino Moira.

“Non ho nessuna intenzione di ridere delle tue battute che non fanno affatto ridere.” rispose il fuoco offeso.

“Ok, ok.” la ragazza si guardò un po' intorno “Sai quando torna Howl?”

“Capita che stia via un po' di giorni, ma non c'è da preoccuparsi.”

La ragazza sbuffò in risposta: quando erano a casa il fratello era sempre riuscito a fare quello che voleva, mentre lei veniva tutte le volte sorpresa in flagrante.

Non era molto svelta in niente in effetti: sia a scuola che in tutti gli altri ambiti lui l'aveva sempre superata.

Di conseguenza le sembrava ovvio che lì al castello per tutti fosse normale che suo fratello andasse avanti e indietro come gli pareva: perché Howl è Howl e il caso è chiuso.

Tornò di sopra pensando di leggere un po'.

Aveva sempre troppi libri da leggere, troppe cose da imparare e neanche un po' di tempo o di memoria.

Si sedette alla scrivania di Markl e si fece spazio tra le cose del bambino mentre con l'altra mano frugava nello zaino in cerca dell'ultimo libro che aveva cominciato a leggere.

Trovato! Cominciò a sfogliarlo fino al segno, ma fu subito interrotta da una musichetta proveniente dalle cianfrusaglie nella valigia.

“Quante volte ti ho detto di liberarti di quel coso??” Sam era saltata fuori dal ciondolo della collana e svolazzava ovunque arrabbiatissima.

“E' solo un carillon con gli ingranaggi incastrati...” rispose Moira andandolo a prendere per farlo smettere.

“E che parte da solo? Andiamo Moira...non è normale...”

“Uff...ce l'ho da tanti anni Sam: mi ci sono affezionata e non ho alcuna intenzione di buttarlo via. Inoltre non ha mai fatto niente di strano a parte azionarsi da solo.”

“Magari se lo fai vedere a tuo fratello lui ti sa dire cos'è.”

“Ti ho già detto che non ce n'è bisogno.” rispose Moira seccata, perché in realtà sapeva bene che la lucina aveva ragione.

“Allora quando prenderà vita di notte e ti ucciderà senza che tu possa fare nulla, ricordati chre ti avevo avvertito.”

“Ok ok.” Moira scoppiò a ridere e ripose il carillon al suo posto.


* * *

Sophie cuciva seduta al tavolo: stava per un po' concentrata sul suo lavoro, ma appena sentiva qualche rumore o Calcifer scoppiettava improvvisamente alzava lo sguardo dalla camicia, sospirava e dava un'occhiata alla porta d'ingresso.

Si scostava qualche ciocca di capelli che le era sfuggita davanti agli occhi e riprendeva a cucire, scuotendo la testa di tanto in tanto o picchiettando un piede sotto il tavolo.

Infine guardava l'orologio e sospirava tristemente di nuovo.




  
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